Sibili alle orecchie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella Kleinseite sorge una vecchia casa in cui abita solamente gente scontenta. Chiunque ne varchi la soglia, viene colto da un tormentoso senso di sgomento. È un qualcosa di tetro che sprofonda nella terra fino al ventre.

In cantina c'è una botola di ferro; se la si solleva, si vede inabissarsi una stretta voragine nera dalle pareti viscide e fredde.

Molti hanno provato a calarvi delle fiaccole appese a una corda, sempre più giù nelle tenebre. ma la luce si fa man mano più fioca e più scura sino a estinguersi del tutto, tanto che la gente dice «Non c'è più aria».

Così nessuno sa dove conduca quel pozzo.

Ma a colui che ha occhi chiari non occorre luce per vedere anche nelle tenebre, quando gli altri dormono.

Allorché gli uomini soccombono alla notte e la coscienza svanisce, l'anima della cupidigia molla la presa dal pendolo del cuore che. brutto e mutevole, riluce di lucori verdastri, perché non c'è amore nel cuore degli uomini.

Gli uomini sono abbrutiti dal lavoro quotidiano che chiamano dovere, poi cercano ristoro nel sonno per distruggere l'indomani la felicità dei propri fratelli, per escogitare il nuovo assassinio da commettere alle prime luci dell' alba.

Allora, quando la notte è in ascolto, le larve della cupidigia sgusciano veloci all'aperto, passando attraverso le fessure delle porte e le crepe delle pareti, e gli animali assopiti guaiscono e si spaventano quando fiutano il loro carnefice.

Con un guizzo esse s'infilano di soppiatto nella vecchia casa tetra, nella cantina ammuffita, giungono alla botola di ferro: il coperchio non pesa, se sono mani di anime a sollevarlo.

Il pozzo verso il fondo s'allarga, è là che si radunano le larve spettrali. Non si salutano e non chiedono: non c'è nulla che una voglia sapere dall'altra, Nel mezzo dello spazio ruota sibilando a velocità pazzesca un disco di pietra grigia: l'ha temprato il Male al fuoco dell'odio, millenni or sono, molto prima che Praga sorgesse.

Agli angoli che girano vorticosamente gli spettri s'affilano gli avidi artigli, quegli artigli che l'individuo di giorno si smussa a furia di graffiare. Gli artigli d'onice della voluttà e i calcagni d'acciaio dell'avidità sprizzano scintille.

Tutti, tutti s'affilano come la lama di un rasoio, poiché il Male ha bisogno di ferire sempre nuove.

E quando l'uomo nel sonno vorrebbe allungare le dita, il suo spettro deve far ritorno al corpo e le unghie devono rimanere curve a impedire che le mani si congiungano in segno di preghiera.

La mola di Satana continua a roteare incessantemente, giorno e notte. Finché il tempo non si fermerà e verrà meno lo spazio.

Se ci si tappa le orecchie, si potrà sentirla sibilare dentro di sé.