Riepilogo di macroeconomia. Le politiche economiche. La
politica di bilancio |
❍ Cosa dice la "Legge di Say"?
❍ Perché Keynes pensava che il risparmio delle famiglie non fosse
collegato al saggio di interesse?
❍ Da cosa dipende la produzione o offerta aggregata o reddito
nazionale secondo Keynes?
❍ Traccia ed illustra la funzione del consumo keynesiana, la sua
equazione ed i suoi simboli
❍ Cosa succede nel grafico della funzione di consumo keynesiana, le
imprese decidono di fare investimenti?
❍ Illustra con un grafico la situazione di equilibrio di un sistema
secondo Keynes
❍ Illustra il meccanismo del moltiplicatore keynesiano del reddito
❍ Cosa si intende per “politica economica”?
❍ Quali sono i principali obiettivi di politica economica che lo stato
democratico del dopoguerra si pone?
❍ Cos’è la “politica di bilancio” (“politica keynesiana”)?
❍ Cosa sono la “politica monetaria”, la “politica monetaria
espansiva”, la “politica monetaria restrittiva”?
❍ Cos’è la programmazione economica?
❍ Cos’è la “politica dei redditi”?
❍ Cos’è la “spirale prezzi-salari”?
❍ Cosa si intende per "Politica sociale"?
❍ Cos’è la “politica di bilancio dal lato delle entrate” o “politica
delle entrate pubbliche”?
❍ Cos’è la “politica di bilancio dal lato delle spese” o “politica
delle spese pubbliche”?
❍ La nozione di “spesa pubblica” di cui si parla quando si illustra la
politica di bilancio coincide con la voce “G” della formula “C+I+G+E-M” della
domanda aggregata?
❍ Che differenza c’è tra una manovra di bilancio qualitativa e una
manovra di bilancio quantitativa?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio espansiva” e una “manovra di bilancio
restrittiva”?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa espansiva dal lato delle
spese”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa espansiva dal lato delle
entrate”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa restrittiva dal lato
delle spese”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa restrittiva dal lato
delle entrate”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa espansiva dal lato delle
spese”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa espansiva dal lato delle
entrate”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa restrittiva dal lato
delle spese”? A che serve?
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa
restrittiva dal lato delle entrate”? A che serve?
❍ Come possono le autorità affrontare una situazione di inflazione da
domanda agendo sulle spese?
❍ Come possono le autorità affrontare una situazione di inflazione da
costi agendo sulle spese?
❍ Cosa si intende per “condizione depressionaria” dell’economia? Quali
sono, secondo Keynes, le principali cause di una condizione depressionaria?
❍ Come possono le autorità affrontare una situazione depressionaria
agendo sulle spese?
❍ Cosa si intende per “stagflazione”? Quali ne sono le cause?
❍ Qual è la politica delle autorità di fronte alla stagflazione?
❍ Quanti tipi di squilibri possono esistere nella distribuzione del
reddito?
❍ Come possono le autorità attenuare gli squilibri nella distribuzione
del reddito agendo sulle spese?
❍ Qual è il meccanismo della manovra quantitativa dal lato delle
entrate (“moltiplicatore delle entrate pubbliche”)?
❍ Come possono le autorità affrontare una situazione di inflazione da
domanda agendo sulle entrate?
❍ Come possono le autorità affrontare una situazione depressionaria
agendo sulle entrate?
❍ Come possono le autorità affrontare gli squilibri nella
distribuzione del reddito agendo sulle entrate?
❍ Scrivi e commenta la formula che rappresenta l’effetto combinato del
moltiplicatore della spesa e dell’entrata (“moltiplicatore del bilancio
pubblico”)
❍ Illustra con un esempio il Teorema di Haavelmo
❍ Cosa si intende per “deficit di bilancio” o “deficit” pubblico”? Che
differenza c’è tra “deficit pubblico” e “debito pubblico”?
❍ In quanti modi può essere finanziato il deficit di bilancio dello
Stato?
❍ Quali effetti può avere una manovra di bilancio espansiva in una
economia aperta?
❍ Cosa sono le fluttuazioni cicliche?
❍ Cos'è la "politica anticongiunturale" o "politica
anticiclica"?
❍ In che modo, tramite l'attività finanziaria lo stato attua una
politica anticongiunturale o anticiclica?
❍ In che modo avviene la redistribuzione della ricchezza a favore
delle classi meno abbienti?
❍ Quali sono i limiti e gli inconvenienti della politica di bilancio
keynesiana?
❍ Cosa dice la "Legge di Say"?
Osserviamo il circuito
famiglie-imprese con 3 imprese e 3 famiglie:
si vede come tutto il valore
della produzione si trasforma in un flusso W+P di salari, profitti e stipendi
che vanno alle famiglie.
Se ora osserviamo il circuito
semplificato:
notiamo che il flusso W + P
distribuito alle famiglie il 27 del mese nel mese successivo viene in parte
speso dalle famiglie per l'acquisto di quegli stessi beni che esse hanno
prodotto, e in parte messo in banca (risparmiato) e utilizzato dagli
imprenditori per spese di investimento.
Secondo gli economisti
neoclassici (la scuola neoclassica è la scuola dominante tra il 1850 e il 1920)
la somma delle spese di consumo delle famiglie e delle spese di investimento
degli imprenditori è sempre eguale al valore della produzione (cioè al valore
dei salari, stipendi e profitti distribuiti). In altre parole: le imprese non si debbono
preoccupare di trovare acquirenti per i loro prodotti: tutto ciò che producono
verrà infatti acquistato.
Questa situazione di equilibrio
è assicurata dal funzionamento del mercato dei capitali.
❍ Traccia ed illustra il grafico del mercato dei
capitali
Osserviamo la FIGURA 3
riportata sotto, che mostra le curve di domanda e di offerta di capitali dovute
agli economisti neoclassici:
La domanda di capitali proviene
dalle imprese, che li impiegano per fare investimenti (acquisto di beni
strumentali durevoli e non durevoli), mentre l'offerta di capitali proviene dal
risparmio delle famiglie. La curva di offerta di capitali è ascendente: più
alto è il saggio di interesse "i" più le famiglie sono invogliate a
risparmiare. La curva di domanda di capitali è discendente: più alto è il
saggio di interesse, più le imprese trovano costoso imprestarsi denaro e
limitano i prestiti. Il saggio di equilibrio iEQ è quello al quale
la domanda di capitali coincide con l'offerta: risparmiatori e imprese hanno
trovato un accordo. Al disopra del saggio di interesse di equilibrio si ha
eccesso di offerta di capitali da parte delle famiglie (saggio i1);
al disotto del saggio di equilibrio si ha scarsità di capitali o eccesso di
domanda da parte delle imprese (saggio di interesse i2)
Un eccesso di offerta fa scendere
il saggio di interesse da i2 a iEQ; questa diminuzione fa
scendere il risparmio delle famiglie, e aumentare il loro consumo (esse
preferiscono risparmiare di meno e consumare di più) in modo che il circuito
reddito-spesa risulti in equilibrio.
Nel circuito superiore le
famiglie risparmiano 50 e le imprese investono 25: siamo in una situazione di
eccesso di offerta, che nel grafico corrisponde ad un saggio di interesse i1;
l’eccesso di offerta di moneta, per una nota legge economica, ne fa scendere il
prezzo, cioè il saggio di interesse, fino al livello di equilibrio ieq;
mano a mano che il saggio di interesse scende il risparmio delle famiglie
diminuisce (50 → 35), il consumo delle famiglie aumenta (50 ➙ 65), la domanda di moneta per investimenti
da parte delle imprese aumenta (25 ➙ 35) in modo che al livello di equilibrio ieq
domanda ed offerta di moneta si equilibrano. Questo corrisponde alla situazione
mostrata nel circuito inferiore.
❍ Perché Keynes pensava che il risparmio delle
famiglie non fosse collegato al saggio di interesse?
Secondo Keynes è falsa la curva
di domanda di capitali: non è vero che bassi saggi di interesse stimolano la
domanda di prestiti e quindi gli investimenti da parte delle imprese. Le
decisioni di investimento di un imprenditore non sono (solo) dovute al basso
saggio di interesse: se il denaro è a buon mercato, ma vi sono scarse
prospettive di vendita del prodotto, l'imprenditore è pessimista e non investe;
se invece il tasso di interesse è alto, ma l'imprenditore si aspetta di fare
alti profitti, e cioè una grande richiesta del suo prodotto, egli farà alti
investimenti e chiederà alte somme di denaro in prestito.
Secondo Keynes è falsa anche la
curva di offerta di capitali da parte delle famiglie. Secondo i neoclassici,
cui essa è dovuta, se gli imprenditori hanno bisogno di denaro, basterà che
offrano un saggio di interesse più alto per invogliare le famiglie ad offrirlo
in prestito: in realtà, come vedremo, il risparmio di una famiglia non è dovuto
al saggio di interesse, ma al suo reddito. Se i redditi delle famiglie sono
bassi, anche se il saggio di interesse è alto, esse risparmieranno poco e
offriranno pochi capitali alle imprese
❍ Da cosa dipende la produzione o offerta
aggregata o reddito nazionale secondo Keynes?
Una formula fondamentale della
macroeconomia keynesiana è quella che collega domanda aggregata e offerta
aggregata (o produzione):
Y = C + I + G + E – M
Il membro di sinistra
rappresenta l’offerta o produzione: si tratta del PIL o "Prodotto Interno
Lordo": il prodotto di tutte le imprese, anche straniere, che risiedono
nel paese considerato.
Il membro di destra rappresenta
la "domanda aggregata" di beni di investimento, di consumo, di beni
pubblici e di beni di importazione fatta alle imprese residenti.
Per domanda aggregata si
intende la domanda di beni e servizi finali (cioè non intermedi) presso le
imprese residenti e la Pubblica Amministrazione del paese considerato
proveniente da:
● Famiglie
residenti
● Imprese
residenti
● Resto
del mondo
La formula esprime l’idea
keynesiana che la produzione Y dipende dalla domanda
I simboli a destra della
eguaglianza indicano le “componenti della domanda aggregata”:
● "C" è la domanda di beni di consumo
da parte di famiglie residenti (presso imprese residenti e non residenti)
● "I" è la domanda di beni strumentali
durevoli e di beni strumentali non durevoli (incremento delle scorte) da parte
di imprese residenti (presso imprese residenti o non residenti)
● "G" è il valore dei servizi forniti gratuitamente
o semigratuitamente dallo Stato a famiglie o imprese residenti, più il valore
dei beni di investimento prodotti dallo Stato (strade, infrastrutture ecc.)
In sintesi, G = Investimenti
pubblici + Consumi pubblici
I servizi pubblici come la
giustizia o l’ordine pubblico, ceduti gratuitamente, non hanno un prezzo di
mercato. Il loro valore è perciò pari ai
costi sostenuti per produrli.
● "E" è la domanda di beni di consumo,
di beni di investimento durevoli, di beni di investimento non durevoli, di
servizi fatta alle imprese residenti dal
Resto del Mondo
● "M" è la domanda che i soggetti
residenti (famiglie residenti, imprese residenti e autorità nazionali) fanno
alle imprese non residenti, per beni di consumo e beni strumentali durevoli e
non durevoli.
M va sottratto da C + I + G perché
per calcolare il PIL, interessa solo il prodotto italiano contenuto in C + I, e
pertanto sottraiamo ad esempio l’inchiostro giapponese usato dalle imprese
italiane per produrre una penna, o il videoregistratore acquistato da un
turista italiano in Giappone
❍ Traccia ed illustra la funzione del consumo
keynesiana, la sua equazione ed i suoi simboli
Osserviamo la FIGURA 5.
Essa si riferisce ad una
economia chiusa (che non ha rapporti con l'estero): infatti non compaiono né
importazioni né esportazioni. In orizzontale abbiamo il reddito Y, che
identifichiamo col PIL (prodotto interno lordo). In verticale è misurato il
consumo dell'intero paese. La funzione ci dice che con un reddito zero le
famiglie consumano tuttavia beni per l'importo C0. Il segmento
verticale C0 rappresenta quindi il consumo di sussistenza. La
funzione ci dice anche che la famiglia, oltre al consumo di sussistenza,
effettua una spesa aggiuntiva che aumenta all'aumentare del reddito. Come si
vede in prossimità del reddito Y1, noi possiamo scomporre la spesa
di un gruppo di famiglie che riceve un reddito Y1 in una spesa di
sussistenza C0 e in una spesa c ⋅ Y
che dipende dal reddito. "c" è chiamato "propensione marginale
al consumo": è un valore compreso tra zero ed uno che esprime la parte di
reddito che la famiglia destina a consumi. "s" è la "propensione
al risparmio" (la frazione o percentuale di reddito risparmiata dalle
famiglie) e viene ricavata da "c" con la formula: s = 1-c
❍ Cosa succede nel grafico della funzione di
consumo keynesiana, le imprese decidono di fare investimenti?
Osserva i grafici sottostanti
Le grandezze C ed M dipendono
dal reddito, mentre le grandezze I, G ed E non dipendono dal reddito. Le prime
si dicono componenti autonome della domanda aggregata; le seconde si dicono
componenti non autonome della domanda aggregata.
Osserva ora la FIGURA 9
Se al consumo si aggiunge anche
l’investimento e la spesa pubblica, la linea C slitta parallelamente a se
stessa e si trasforma nella linea C+I+G, che non è più la "funzione del
consumo", ma la "funzione della domanda aggregata" (simbolo
della domanda aggregata è "AD"), che ora comprende la domanda C di
beni di consumo e la domanda I di beni di investimento e la spesa pubblica G.
❍ Illustra con un grafico la situazione di
equilibrio di un sistema secondo Keynes
Consideriamo il grafico di
figura 10
Questo grafico ci consente di
confrontare, per ogni livello di reddito, il consumo C (domanda) con la
produzione Y (offerta)
Oltre alla funzione C, nel
grafico è riportata una linea con inclinazione di 45°, che consente di
riportare in verticale i segmenti orizzontali che rappresentano il reddito
Ad esempio, sempre nella figura
10, il segmento OD ha la stessa lunghezza del segmento verticale DF.
Possiamo quindi leggere in
verticale il reddito Y = DF e confrontarlo con il consumo C = DE
Vediamo immediatamente che il
reddito supera il consumo di una quantità EF: in altre parole abbiamo un
eccesso di offerta, dovuto all'elevato risparmio delle famiglie: in altre
parole ancora, il reddito OD distribuito nel corso dell'anno ritorna alle
imprese (come spesa C) solo per la parte DE, mentre la parte BC viene
risparmiata
Questa situazione, che si
verifica a destra del punto di equilibrio P, è detta di “vuoto
deflazionistico”, ed è tipica dei paesi ricchi, dove i consumatori non hanno
normalmente bisogno di spendere l'intero reddito per soddisfare le proprie
necessità
Consideriamo, sempre nel
grafico un caso differente: al livello di reddito OA la domanda AG supera la
offerta (produzione) AH di un ammontare HG, che possiamo considerare risparmio
negativo, o eccesso di domanda. Questa situazione, che si verifica a sinistra
del punto di equilibrio P, viene definjita “vuoto inflazionistico”.
Mentre il “vuoto
inflazionistico” spinge il reddito verso sinistra (diminuzione), il vuoto
inflazionistico lo spinge verso destra (aumento). In entrambi i casi il
movimento è verso il punto di equilibrio.
Nel punto di equilibrio (al
livello di reddito OB) i consumi sono eguali alla produzione: in altre parole,
nel circuito reddito-spesa, che, come sappiamo, mostra i flussi di moneta
scambiati tra famiglie e imprese, le somme W+P pagate dalle imprese alle
famiglie come salari, stipendi, profitti, ritornano integralmente alle imprese
come spesa C di consumo.
Sempre nel punto di equilibrio,
Poiché Y = C il risparmio è zero.
OD è il reddito keynesiano di
equilibrio. Esso è il reddito che un paese potrà stabilmente ottenere:
qualsiasi altro livello di reddito sarà temporaneo, e presto o tardi si
sposterà verso il reddito di equilibrio.
❍ Illustra il meccanismo del moltiplicatore
keynesiano del reddito
Cerchiamo di analizzare cosa
succede quando nel sistema si verifica un aumento di una cosiddetta “componente
autonoma della spesa aggregata”.
Le “componenti autonome della
spesa aggregata” sono quelle che non dipendono dal reddito: la spesa per
investimenti I; la spesa pubblica G; le esportazioni E
Chiameremo ∆G la
variazione della spesa pubblica da parte dello Stato
Chiameremo ∆Y la
variazione del reddito (=prodotto) nazionale che rappresenta la conseguenza di
∆G
Supponiamo che lo stato, a metà
dell'anno, decida di fare una ulteriore spesa pubblica ∆G = 1.000.000.000
per l’acquisto di autocarri per l’Esercito
Una volta effettuato l'acquisto
da parte dello stato, il miliardo speso dallo stato passa nelle mani delle
famiglie che lavorano nelle imprese che producono autocarri.
Supponendo che tutte le
famiglie della nazione abbiano una propensione marginale al consumo c = 0,8,
avremo entro breve termine un ulteriore spesa di £. 800.000.000 (=
1.000.000.000 · 0,8) che finirà nelle mani di altre famiglie: famiglie
proprietarie di bar (se le famiglie produttrici di autocarri consumano dei
pasti al bar); famiglie che producono generi alimentari (se le famiglie che
producono autocarri acquistano generi alimentari); ecc.
Dopo lo stato e dopo le
famiglie che lavorano alla produzione di autocarri, un terzo gruppo di famiglie
si vede in questo modo trasferire una parte del denaro: queste ultime famiglie,
a loro volta ne spenderanno una somma pari a 800.000.000 · 0,8 = 640.000.000,
risparmiandone il rimanente.
Il processo continua
indefinitamente: ogni famiglia riceve una somma e ne spende l’80% presso
imprese dove lavorano altre famiglie.
Nel corso della seconda metà
dell'anno avremo quindi un aumento della spesa, cui corrisponde un aumento del
reddito nazionale pari a:
∆Y = 1.000.000.000 +
(1.000.000.000 · 0,8) + (640.000.000 · 0,8) + …
e cioè:
∆Y = 1.000.000.000 +
(1.000.000.000 · 0,8) + (640.000.000 · 0,8 · 0,8) + …
e cioè:
∆Y = ∆G + ∆G
· c + ∆G · c · c + ...
e cioè
∆Y = ∆G +
∆G·c + ∆G·c2 + ∆G·c3 + ...
e cioè
Nella formula:
La quantità
è chiamata "moltiplicatore
(della spesa)" e può essere anche scritta come:
dove
s = (1 - c )
è chiamata "propensione
marginale al risparmio"
❍ Cosa si intende per “politica economica”?
"Politica
economica" è l'insieme delle azioni intraprese dalle autorità centrali per
influenzare l'economia utilizzando le conoscenze fornite dalla economia
politica
Le autorità hanno molti
strumenti a disposizione: creazione di divieti o obblighi che impongano ai
soggetti economici determinati comportamenti; incentivi e disincentivi
monetari, fiscali, ecc.; imposte; spese pubbliche; ecc.
"Politica
economica" è anche il nome della scienza che studia, applicando le
conoscenze della economia politica, gli strumenti con i quali si possono modificare
le variabili economiche e i loro effetti.
❍ Quali sono i principali obiettivi di politica
economica che lo stato democratico del dopoguerra si pone?
I principali obiettivi di
politica economica sono:
● massima occupazione delle risorse, specie dei
lavoratori
● controllo dei prezzi e dell'inflazione
● sviluppo economico
● attenuazione delle crisi cicliche
● redistribuzione del reddito
● riequilibrio del commercio con l'estero e del
mercato dei cambi
● corretto funzionamento dei mercati finanziari
e monetari e assicurativi
❍ Cos’è la “politica di bilancio” (“politica
keynesiana”)?
Sono le manovre con cui lo
stato aumenta o diminuisce le spese o le entrate (le imposte) allo scopo di
influenzare la domanda aggregata. Lo stato fa questo allo scopo di evitare
fluttuazioni cicliche (depressioni economiche o situazioni di inflazione) e di
promuovere lo sviluppo economico.
Queste decisioni sono fissate
nel documento di bilancio approvato annualmente dal Parlamento su proposta del
Governo.
Aumenti
o diminuzioni di imposte o di spese pubbliche influenzano (come mostra
l’analisi keynesiana) la domanda aggregata e il reddito nazionale
Mediante un aumento o una
diminuzione di spesa si può influenzare la domanda aggregata di beni e servizi
e quindi il livello del reddito nazionale (vale a dire l'ammontare di beni e
servizi prodotti in un dato anno). Mediante un aumento o una diminuzione del
prelievo fiscale si può egualmente influenzare la domanda di beni e servizi
delle famiglie e delle imprese, con identici effetti.
Si parla di "politica di
bilancio espansiva" quando le azioni delle autorità hanno l'obiettivo di
incrementare la domanda aggregata; di "politica di bilancio restrittiva"
quando l'obiettivo è la diminuzione della domanda aggregata.
Una politica di bilancio
espansiva è attuata aumentando le spese e diminuendo le imposte; una politica
di bilancio restrittiva è attuata diminuendo le spese ed aumentando le imposte.
❍ Cosa sono la “politica monetaria”, la “politica
monetaria espansiva”, la “politica monetaria restrittiva”?
La "Politica
monetaria" è l'insieme delle azioni intraprese dalle autorità per
aumentare o diminuire lo stock di moneta e, in tal modo, influenzare o
controllare variabili macroeconomiche importanti quali livello generale dei
prezzi, saggio di interesse, livello dei cambi, investimenti, ecc.
▸ Fanno
parte della politica monetaria:
· la politica creditizia (solo in parte)
· la politica valutaria
· la politica delle riserve obbligatorie
· la politica di sconto e prestito da parte
della Banca Centrale
· La politica di mercato aperto
La politica creditizia e la
politica valutaria potrebbero tuttavia avere obiettivi diversi dall'aumento o
diminuzione dello stock di moneta.
Si parla di "politica
monetaria espansiva" quando le azioni delle autorità hanno l'obiettivo di
incrementare lo stock di moneta; di "politica monetaria restrittiva"
quando l'obiettivo è la diminuzione dello stock di moneta.
Quando lo stock di moneta
aumenta le famiglie cercano di liberarsene acquistando beni di consumo o
investendo in azioni e obbligazioni. In entrambi i casi fanno aumentare la
produzione.
Quando lo stock di moneta
diminuisce, non c’è sufficiente credito per famiglie e imprese, e la domanda di
beni e servizi diminuisce
La politica monetaria è attuata
dalla Banca d'Italia e dal sistema bancario su direttive del SEBC (Sistema
Europeo delle Banche Centrali)
❍ Cos’è la programmazione economica?
Per programmazione economica si
intende la redazione da parte delle autorità di programmi che fissano per il
sistema economico o per suoi settori o per singole imprese obiettivi (di
produzione, di prezzo, di investimenti, di ricerca ecc.) verso cui si cerca di
far convergere sia le imprese pubbliche sia le imprese private.
La programmazione che riguarda
tutti gli aspetti di un sistema economico è detta globale; se abbraccia un campo
limitato è detta settoriale o territoriale (industriale, tessile, sanitaria,
bellica, regionale, comunale ecc.)
La programmazione può
riguardare anche i fattori di produzione (es. con una adeguata politica della
istruzione o degli approvvigionamenti energetici, o del costo del denaro) e i
relativi mercati, in particolare il lavoro e il capitale.
Quando la programmazione
aziendale si spinge fino a privare le singole imprese della possibilità di fare
autonomamente le proprie scelte circa prezzo, quantità, qualità del prodotto,
si usa meglio definirla come pianificazione.
Il modo di attuare la
programmazione può essere molto vario, e andare dall'ordine (es. prezzo
imposto), alla direttiva (che fissa un obiettivo ma lascia il soggetto libero
circa la scelta dei mezzi per raggiungerlo), alla esortazione, al semplice
obbligo di informazione dei propri piani e progetti da parte di un soggetto
economico. Esistono governi autoritari che non attuano programmazione, come
pure governi democratici con rigorose programmazioni (es. Giappone)
❍ Cos’è la “politica dei redditi”?
La “politica dei redditi” è
l'intervento dello Stato per evitare che i salari e i profitti crescano
eccessivamente provocando inflazione.
Uno dei principali pericoli è
l’inasprirsi della conflittualità sindacale. Le autorità intervengono cercando
di promuovere un accordo sui salari che eviti scioperi e paralisi dell'economia
con scioperi ripetuti.
Un secondo grande pericolo è
che si inneschi la cosiddetta “spirale salari-prezzi” (vedi più avanti di cosa
si tratta).
Per evitare questi pericoli e
in generale che i prezzi dei prodotti crescano, lo stato propone a imprenditori
e lavoratori un "patto sociale" di cui egli si fa garante: gli
imprenditori non aumenteranno i prezzi e i lavoratori non chiederanno aumenti
dei salari. E’ importante che ciascuna delle due parti mantenga il patto: gli
aumenti salariali dei lavoratori comprimono i margini di profitto degli
imprenditori, spingendoli ad aumentare i prezzi dei prodotti. A sua volta, se
gli imprenditori aumentassero i prezzi dei prodotti, i lavoratori vedrebbero
aumentare il costo della vita e chiederebbero aumenti di stipendio.
Lo stato, da parte sua, si
impegna ad effettuare tutta una serie di interventi che rendano più facile agli
imprenditori tenere bassi i prezzi ed aumentare i margini di profitto e ai
lavoratori contenere i salari:
● Lo stato interviene per mantenere bassi i
redditi dei proprietari di appartamenti in modo che il lavoratore non debba
pagare affitti troppo alti
● Lo stato interviene per mantenere bassi i
costi dei trasporti pubblici, del gas, dell’elettricità, dell’acqua, che
costituiscono altrettante spese per le famiglie dei lavoratori. Lo Stato può
ottenere questo principalmente controllando le imprese pubbliche che forniscono
servizi alla collettività
● Per determinati prodotti (medicinali ecc.) lo
Stato instaura un regime di prezzi controllati
● Lo stato può cercare di alleggerire alcuni
costi delle imprese
● Lo stato può attuare la “fiscalizzazione
degli oneri sociali” (cioè può accollarsi in tutto o in parte i versamenti dei
contributi previdenziali e assistenziali obbligatori che i datori di lavoro
sono tenuti ad effettuare)
● Lo stato può concedere agevolazioni, ad
esempio tributarie alle imprese, specie a quelle in difficoltà
● Lo stato può concedere alle imprese
incentivi monetari
● Lo stato può concedere mutui a tasso
agevolato
● Lo Stato può potenziare le infrastrutture
(reti di trasporto, porti, dogane ecc.) e rendere più efficienti gli uffici
della Pubblica Amministrazione che si occupano dei rapporti con le imprese, in
modo che le imprese, riuscendo a produrre in modo più veloce ed efficiente,
possano tenere bassi i costi
● Lo stato può incentivare la ricerca
scientifica e la innovazione, in modo che processi produttivi più efficienti
abbassino i costi degli imprenditori
In occasione della
contrattazione collettiva tra sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro
il ministro del lavoro prende parte alla trattativa allo scopo di favorire
l'accordo delle parti sociali.
Lo stato ha poi un potente
strumento per contenere i salari e gli stipendi: infatti è esso stesso un
datore di lavoro, e può cercare di limitare gli aumenti salariali dei
dipendenti pubblici, in modo da non scatenare “rincorse” da parte dei
lavoratori dell’industria privata
❍ Cos’è la “spirale prezzi-salari”?
Gli aumenti salariali dei
lavoratori comprimono i margini di profitto degli imprenditori: il prezzo di
ogni unità di prodotto venduta copre infatti sia i vari tipi di costi (del
lavoro, delle materie prime, dei servizi, degli ammortamenti...) sia la quota
di profitto dell'imprenditore. Se aumenta la parte di costo e il prezzo rimane
invariato, deve diminuire la quota di profitto su ogni unità venduta.
Per salvare i propri margini di
profitto gli imprenditori normalmente, se le autorità non intervengono,
aumentano i prezzi, scatenando la spirale inflazionistica nota come
"prezzi-salari-prezzi": l'aumento dei prezzi dei prodotti fa sì
infatti che il costo della vita aumenti e presto annulli i benefici degli
aumenti di salario. Inizierà così di nuovo il ciclo: i lavoratori chiederanno
nuovi aumenti salariali, che gli imprenditori neutralizzeranno con nuovi
aumenti dei prezzi
❍ Cosa si intende per "Politica
sociale"?
Attua i provvedimenti necessari
per elevare il tenore di vita della popolazione in generale e per garantire a
tutti i cittadini i servizi sociali fondamentali
❍ Cos’è la “politica di bilancio dal lato delle
entrate” o “politica delle entrate pubbliche”?
Con la politica di bilancio dal
lato delle entrate lo stato cerca di influenzare la domanda aggregata
aumentando o diminuendo le spese pubbliche
❍ Cos’è la “politica di bilancio dal lato delle
spese” o “politica delle spese pubbliche”?
Con la politica di bilancio dal
lato delle spese o politica delle spese pubbliche lo stato cerca di influenzare
la domanda aggregata aumentando o diminuendo le imposte (entrate pubbliche)
❍ La nozione di “spesa pubblica” di cui si parla
quando si illustra la politica di bilancio coincide con la voce “G” della
formula “C+I+G+E-M” della domanda aggregata?
Non del tutto: quando si parla
di politica di bilancio, tra le "spese pubbliche" sono comprese anche
le cosiddette "spese di trasferimento" (per pensioni, sussidi di
disoccupazione ecc.) che gli statistici non classificano alla voce
"G", ma considerano consumo "C" delle famiglie
❍ Che differenza c’è tra una manovra di bilancio
qualitativa e una manovra di bilancio quantitativa?
Con la manovra quantitativa lo
stato aumenta o diminuisce le entrate o le spese
Con la manovra qualitativa
invece lo stato, lasciando invariata la quantità complessiva delle entrate e
delle spese, varia il tipo di entrata o di spesa
Se ad es. lo stato aumenta le
spese per investimenti pubblici (ponti, strade) di 1 miliardo mentre
contemporaneamente diminuisce le spese per servizi medici alla cittadinanza,
attua una manovra qualitativa, lasciando invariata la spesa complessiva. Oppure
lo stato potrebbe aumentare la spesa per pensioni e diminuire quella per
sussidi alle imprese
❍ Cos’è una “manovra di bilancio espansiva” e una
“manovra di bilancio restrittiva”?
Con la manovra di bilancio
espansiva lo stato fa espandere la domanda aggregata, diminuendo le imposte o
aumentando la spesa pubblica
Con la manovra di bilancio
restrittiva lo stato fa restringere la domanda aggregata aumentando le imposte
o diminuendo la spesa pubblica
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa
espansiva dal lato delle spese”? A che serve?
Lo stato aumenta le spese
Serve a combattere una
situazione di depressione economica
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa
espansiva dal lato delle entrate”? A che serve?
Lo stato diminuisce le imposte
Serve a combattere una
situazione di depressione economica
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa
restrittiva dal lato delle spese”? A che serve?
Lo stato diminuisce le spese
Serve a combattere una
situazione di inflazione da eccesso di domanda
❍ Cos’è una “manovra di bilancio quantitativa
restrittiva dal lato delle entrate”? A che serve?
Lo stato aumenta le imposte
Serve a combattere una
situazione di inflazione da eccesso di domanda
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa
espansiva dal lato delle spese”? A che serve?
Lo stato, lasciando invariata
la spesa complessiva, diminuisce spese con minor effetto moltiplicativo e
aumenta spese con maggior effetto moltiplicativo in modo che la domanda
aggregata aumenti
Ad esempio, lo Stato diminuisce
le spese correnti (stipendi degli impiegati, materiali di consumo della
Pubblica Amministrazione ecc.) ed aumenta le spese per investimenti pubblici.
Normalmente gli studiosi ritengono che le spese per investimento abbiano un
effetto moltiplicativo maggiore delle spese di consumo.
Serve a combattere una
situazione di depressione economica
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa
espansiva dal lato delle entrate”? A che serve?
Lo stato, lasciando invariate
le entrate complessive, diminuisce alcune imposte e ne aumenta altre in modo
che la domanda aggregata aumenti
Serve a combattere una
situazione di depressione economica
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa
restrittiva dal lato delle spese”? A che serve?
Lo stato, lasciando invariate
le spese complessive, aumenta alcune spese che hanno minor effetto
moltiplicativo e diminuisce alcune spese che hanno maggior effetto
moltiplicativo, in modo che la domanda aggregata diminuisca
Serve a combattere una
situazione di inflazione da domanda
❍ Cos’è una “manovra di bilancio qualitativa restrittiva dal lato delle
entrate”? A che serve?
Lo stato, lasciando invariate
le entrate complessive, aumenta determinate imposte e ne diminuisce altre in
modo da far diminuire la spesa delle famiglie
Serve a combattere una
situazione di inflazione da domanda
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione di inflazione da domanda agendo sulle spese?
Occorre anzitutto individuare
se si tratti di inflazione da costi o di inflazione da domanda.
Se si tratta di una inflazione
da (eccesso di) domanda, lo stato può attuare una manovra quantitativa
restrittiva dal lato delle spese, riducendo la spesa pubblica.
Lo stato può attuare una
manovra qualitativa restrittiva dal lato delle spese, modificando la
composizione della spesa pubblica.
Questo è consigliabile nel caso
in cui la spesa pubblica sia "rigida", cioè non facilmente riducibile
per varie ragioni:
● la presenza di impegni giuridici contrattuali
(es. contratti dei dipendenti pubblici) o derivanti da leggi del Parlamento
(es. interventi a favore di zone terremotate), che sono stati presi negli anni
precedenti
● La difficoltà di ottenere una maggioranza
parlamentare su provvedimenti (sempre impopolari) di riduzione della spesa.
Appare spesso preferibile fare manovre qualitative che sono meno avvertite
dalla collettività
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione di inflazione da costi agendo sulle spese?
La inflazione da costi è un
aumento dei prezzi dei prodotti provocato dall'aumento del costo dei fattori produttivi.
Occorre verificare quali costi
delle imprese siano maggiormente responsabili dell’aumento dei prezzi.
Spesso il principale
responsabile è il costo del lavoro (salari e stipendi). In questo caso è
opportuno intervenire con una politica dei redditi (vedi più sopra di cosa si
tratta)
❍ Cosa si intende per “condizione depressionaria”
dell’economia? Quali sono, secondo Keynes, le principali cause di una
condizione depressionaria?
Una situazione di depressione
del ciclo economico è caratterizzata da sotto-occupazione delle risorse, da
ristagno o diminuzione della produzione, della occupazione, dei prezzi, degli
investimenti, della spesa aggregata. In sintesi, tutti i principali indicatori
macroeconomici sono in discesa
Secondo Keynes, responsabile
della condizione depressionaria è la insufficienza della domanda aggregata.
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione depressionaria agendo sulle spese?
Lo stato in una situazione
depressionaria deve attuare una politica di bilancio espansiva, che sfrutti il
meccanismo del moltiplicatore
Con una politica di bilancio
espansiva quantitativa lo stato aumenterà le spese o diminuirà le entrate
sfruttando il meccanismo del moltiplicatore per far aumentare il reddito
nazionale e quindi l’occupazione.
Con una politica di bilancio
espansiva di tipo qualitativo lo stato, lasciando invariate le spese o le
entrate complessive, potrebbe aumentare spese che hanno un effetto
moltiplicativo maggiore, come quelle per investimenti pubblici o per
incentivare la ricerca o gli investimenti privati, e diminuire spese che hanno
un effetto moltiplicativo minore (spese per consumi pubblici, cioè per la
fornitura di servizi alla collettività,
o spese di trasferimento come le pensioni)
❍ Cosa si intende per “stagflazione”? Quali ne
sono le cause?
La stagflazione è una
situazione caratterizzata contemporaneamente da inflazione e da depressione
(cioè da ristagno dell'attività economica). La stagflazione è un fenomeno
relativamente recente, sconosciuto agli economisti della prima metà di questo
secolo, quando una scarsità della domanda si accompagnava non a prezzi
crescenti, ma a prezzi in diminuzione. La stagflazione ha investito le economie
capitalistiche avanzate negli anni '70.
Tra le cause della stagflazione
vi sono:
● L'incertezza provocata tra gli imprenditori
dalla inflazione da costi fa diminuire gli investimenti
Di fronte alle continue
rivendicazioni salariali che fanno aumentare i loro costi, gli imprenditori si
fanno più cauti: alcuni sanno di essere ben piazzati sul mercato e quindi di
poter assorbire l'aumento dei costi del lavoro con un aumento dei prezzi; ma
molti altri non sono sicuri che il mercato consentirà loro di aumentare i
prezzi per assorbire la continua spinta salariale.
Fino agli anni '70 gli
imprenditori sapevano che una situazione di scarsa domanda, che rende loro
difficile aumentare i prezzi, provocava però anche disoccupazione, e quindi
contrastava l'aumento dei salari. Ma dagli anni '70 in poi, grazie alla forza
delle organizzazioni sindacali, gli aumenti salariali non sono più collegati
alla situazione di occupazione o disoccupazione.
Il risultato di tutto questo è
che gli imprenditori si fanno più cauti, ridimensionano i progetti di
investimento.
● Le politiche monetarie restrittive poste in
essere dalle autorità aumentano l’incertezza e il timore tra gli imprenditori e
frenano gli investimenti
Di fronte ad una situazione di
inflazione, facilmente le autorità adottano una politica monetaria restrittiva,
che provoca una scarsità di capitali e un aumento del costo del denaro (saggio
di interesse). Questo fa ulteriormente diminuire gli investimenti degli
imprenditori ed aumenta la situazione di incertezza e di timore da parte loro
● La carenza di investimenti rende il sistema
fragile e non in grado di assorbire con aumenti di produttività l’aumento del
costo del lavoro
Abbiamo visto che in una
situazione di inflazione può facilmente verificarsi una diminuzione degli
investimenti.
Ma un sistema che non investe a
sufficienza è un sistema fragile, in cui la produttività non aumenta nella
misura necessaria per compensare la richiesta di aumenti salariali
In una situazione del genere
gli imprenditori, non potendo assorbire gli aumenti del costo del lavoro
mediante aumenti di produttività del lavoro, sono costretti sistematicamente ad
aumentare i prezzi, innescando la spirale prezzi-salari-prezzi
● L’aumento del prezzo delle materie prime
A partire dagli anni ’70 i
paesi produttori di materie prime, in particolare petrolifere, attraverso una
aggressiva politica di nazionalizzazioni e di accordi di cartello tra
produttori, sono riusciti ad aumentare sensibilmente il prezzo delle loro
esportazioni. Questo ha scatenato nei paesi occidentali una ondata di
inflazione da costi.
● Il potere dei sindacati, che sono in grado di
far aumentare le retribuzioni anche in periodi di crisi economica e di scarsa
domanda di lavoro da parte delle imprese
● La spesa pubblica indiscriminata può provocare
“colli di bottiglia” in grado di far esplodere l’inflazione anche in condizioni
di disoccupazione non grave delle risorse.
In condizioni di disoccupazione
non grave la spesa pubblica può provocare inflazione senza far aumentare la
produzione In caso di disoccupazione grave, che colpisca tutti i settori
produttivi, lo stato può aumentare la sua spesa pubblica senza timore che
questo provochi inflazione, e sperando anzi che faccia aumentare la produzione
e l'occupazione. Ma nelle economie del secondo dopoguerra le politiche
economiche messe in atto dagli stati hanno avuto come effetto di mantenere il
sistema in uno stato di disoccupazione lieve, con alcune imprese che producono
sfruttando quasi completamente le proprie capacità produttive e altre che
producono sfruttando solo parzialmente le proprie capacità produttive. In
questa situazione, se la spesa pubblica non è ben indirizzata alle imprese in
condizione di disoccupazione, ma a quelle che già stanno sfruttando tutta la
propria capacità produttiva, si producono con estrema facilità dei "colli
di bottiglia" ("bottlenecks"), delle strozzature, che fanno
crescere i prezzi senza che vi sia un apprezzabile effetto sulla occupazione e
le quantità prodotte. In queste condizioni la spesa pubblica andrebbe ridotta e
soprattutto meglio indirizzata a sfruttare le capacità produttive inutilizzate.
❍ Qual è la politica delle autorità di fronte
alla stagflazione?
Una politica keynesiana che
contrasti l'inflazione può aggravare la depressione e una politica keynesiana
che contrasti la depressione può aggravare l'inflazione.
La stagflazione rappresenta un
problema molto difficile per le autorità. Se esse intervengono per far
diminuire i prezzi e quindi l'inflazione mediante una diminuzione della domanda
aggregata ottenuta con una riduzione delle spese pubbliche o un aumento delle
entrate pubbliche, esse rischiano di aggravare la depressione.
Se viceversa intervengono
contro la depressione aumentando la domanda aggregata tramite un aumento delle
spese pubbliche o una riduzione delle entrate pubbliche, esse rischiano di far
aumentare i prezzi e quindi di scatenare l'inflazione.
In genere le autorità cercano
di risanare il bilancio pubblico e di incoraggiare gli investimenti da parte
degli imprenditori.
Risanare il bilancio pubblico,
come già detto, vuol dire diminuire il deficit annuale e il debito pubblico
complessivo, e, insieme, migliorare la qualità della spesa pubblica, evitando
le spese improduttive e che non creano investimenti e crescita di produttività.
In una situazione di incertezza quale è quella stagflazionistica, si crea una
situazione di timore che frena gli investimenti degli imprenditori. Le autorità
debbono cercare di incoraggiare gli investimenti con provvedimenti a favore
delle imprese (sgravi fiscali, incentivi e contributi, manovre della banca
centrale per far diminuire il costo del denaro, ecc.) che ristabiliscano la
fiducia degli operatori economici e rilancino l'economia.
❍ Quanti tipi di squilibri possono esistere nella
distribuzione del reddito?
Possono esistere diversi tipi
di squilibri:
● Squilibri territoriali (regioni ricche e
regioni povere)
● Squilibri personali (famiglie ricche e
famiglie povere)
● Squilibri settoriali (gli occupati in un
settore, ad es. quello industriale, guadagnano più degli occupati di un altro
settore, ad es. quello agricolo)
● Squilibri nella distribuzione tra i fattori (i
profitti sono più alti dei salari; le retribuzioni degli operai sono inferiori
a quelle degli impiegati)
❍ Come possono le autorità attenuare gli
squilibri nella distribuzione del reddito agendo sulle spese?
La politica più frequentemente
usata è quella dell'aumento delle spese per trasferimento (pensioni, sussidi,
assegni familiari, cassa integrazione guadagni, ecc.) che aumenti i redditi
delle classi meno abbienti redistribuendo a loro favore la ricchezza prelevata
con le imposte alle classi più abbienti.
Un'altra politica è quella di
produrre servizi semigratuiti (sanità, scuola ecc.) o a prezzi che non superino
i costi, tramite imprese pubbliche (trasporti urbani, elettricità, ecc.) in modo
che le famiglie meno abbienti vedano aumentare i propri redditi reali. Inoltre,
le imprese pubbliche rappresentano iniziative produttive che, se realizzate al
sud o in altre zone caratterizzate da depressione economica, possono
contribuire ad elevare i redditi degli abitanti di queste regioni.
❍ Qual è il meccanismo della manovra quantitativa
dal lato delle entrate (“moltiplicatore delle entrate pubbliche”)?
Con la manovra quantitativa
restrittiva dal lato delle entrate lo stato aumenta o diminuisce il prelievo
fiscale sui redditi delle famiglie. Supponiamo che lo stato diminuisca il
prelievo fiscale di € 1.000.000
La variazione delle entrate da
imposte sarà pari a:
∆T = –
1.000.000
La formula del moltiplicatore
delle entrate è leggermente diversa da quella del moltiplicatore delle spese:
❍ In
che modo lo Stato può variare il prelievo fiscale (volume
del carico tributario)?
La diminuzione del prelievo
fiscale può essere attuata in vari modi:
● Lo stato può aumentare o ridurre il numero dei
tributi
● Lo stato può aumentare o ridurre le aliquote
dei tributi
● Lo stato può aumentare o ridurre la estensione
di un tributo, sottoponendo al tributo categorie di reddito che prima non vi
erano sottoposte o esentando categorie di reddito che prima vi erano sottoposte
❍ In
cosa consiste la “manovra qualitativa dal lato delle
entrate”? In quali modi può essere cambiata la composizione delle
entrate mantenendo invariato il gettito tributario?
La composizione delle entrate
può essere variata, mantenendo invariato il gettito, in vari modi:
● Abolendo una imposta e istituendone un'altra
che dia un identico gettito
● Se una imposta ha aliquote diverse a seconda
del reddito, si possono diminuire le aliquote sui redditi più bassi ed
aumentare quelle sui redditi più alti o viceversa.
● Si possono aumentare le aliquote di una
imposta e contemporaneamente diminuendo le aliquote di un'altra:
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione di inflazione da domanda agendo sulle entrate?
● Manovra quantitativa restrittiva dal lato
delle entrate
Lo stato aumenta il prelievo
tributario.
● Manovra qualitativa restrittiva dal lato delle
entrate
Lo stato può attuare una
manovra qualitativa restrittiva dal lato delle entrate aumentando le imposte
dirette sui redditi delle classi meno abbienti e diminuendo quelle sui redditi
delle classi più abbienti, in modo da diminuire la domanda aggregata della
collettività.
Consideriamo l'esempio di una
collettività formata da tre sole famiglie, Rossi e Bianchi (meno abbienti) e
Neri (più abbiente).
Il reddito delle famiglie Rossi
e Bianchi, pagate le imposte, è di 1.000 € ciascuna; il reddito della famiglia
Neri, pagate le imposte, è di 2.000 €
La propensione marginale al
consumo delle famiglie Rossi e Bianchi è di 0,8; la propensione marginale al
consumo della famiglia Neri è di 0,4.
La spesa di consumo delle
famiglie sarà di:
(0,8 · 1.000) + (0,8 · 1.000) +
(0,4 · 2.000) = 2.400
Supponiamo che lo stato prelevi
altre 500 € dal reddito della famiglia Rossi, altre 500 € dal reddito della
famiglia Bianchi, e diminuisca di 1.000 € il prelievo sul reddito della
famiglia Neri.
Ora, la spesa complessiva di
consumo sarà di:
(0,8 · 500) + (0,8 · 500) +
(0,4 · 3.000) = 2.000
Come si vede, le entrate dello
Stato sono rimaste invariate, ma la spesa aggregata è diminuita da 2.400 a 2000
€
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione di inflazione da costi agendo sulle entrate?
Lo stato può attuare una
manovra quantitativa dal lato delle entrate mediante sgravi fiscali alle
imprese e riduzione della imposizione sui capitali finanziari e sulle società.
Questo diminuirà i costi delle imprese e consentirà loro di recuperare i
margini di profitto, evitando che esse ricorrano all'aumento dei prezzi, che
scatenerebbe inflazione
❍ Come possono le autorità affrontare una
situazione depressionaria agendo sulle entrate?
Manovra quantitativa espansiva
dal lato delle entrate: questa manovra, consiste nella diminuzione del prelievo
fiscale
❍ Come possono le autorità affrontare gli
squilibri nella distribuzione del reddito agendo sulle entrate?
● Lo stato può attuare una discriminazione
quantitativa dei redditi
La discriminazione quantitativa
si attua con la imposta progressiva, che colpisce con aliquote più elevate i
redditi più alti rispetto ai più bassi
● Lo stato può attuare una discriminazione
qualitativa dei redditi
La discriminazione qualitativa
si attua tassando di più certi redditi, tipici dei ceti medio-alti (redditi da
lavoro autonomo, da capitale e da impresa) rispetto ad altri redditi, tipici
dei ceti meno abbienti (redditi di lavoro dipendente e redditi dei terreni)
● Lo stato può offrire sgravi fiscali per i
settori o le zone che sono in crisi rispetto ai settori e alle zone ricche.
❍ Scrivi e commenta la formula che rappresenta
l’effetto combinato del moltiplicatore della spesa e dell’entrata
(“moltiplicatore del bilancio pubblico”)
In questa formula, il primo
addendo:
che ha segno positivo,
rappresenta gli effetti della variazione della spesa pubblica ∆G, mentre
il secondo addendo:
che ha segno negativo,
rappresenta gli effetti della variazione del prelievo pubblico ∆T
❍ Illustra con un esempio il Teorema di Haavelmo
Supponiamo che lo stato aumenti
contemporaneamente entrate e spese di € 1.000.000, e che la propensione media
al consumo delle famiglie sia di 0,75
Applicando la formula del
moltiplicatore combinato della spesa e dell'entrata si avrà:
Come si vede, la spesa pubblica
rimane la stessa, ma la domanda aggregata e quindi il reddito nazionale
aumentano di 1.000.000
❍ Secondo il teorema di Haavelmo, se il
moltiplicatore delle entrate è eguale al moltiplicatore delle spese, lo stato
deve sopportare un deficit di bilancio per poter attuare una politica di
bilancio espansiva?
No: si ha un effetto espansivo
anche in una situazione in cui lo stato aumenta le spese nella stessa misura in
cui aumenta le entrate, e quindi il saldo del suo bilancio non subisce
variazioni: se il bilancio era in pareggio, rimane in pareggio; se il bilancio
era in deficit, il deficit rimane invariato (non aumenta né diminuisce)
❍ Cosa si intende per “deficit di bilancio” o
“deficit” pubblico”? Che differenza c’è tra “deficit pubblico” e “debito
pubblico”?
Per "deficit di
bilancio" o "deficit pubblico" si intende il saldo che
annualmente si registra tra entrate e spese pubbliche.
Mentre il "deficit
pubblico" è il debito che lo stato fa in un singolo anno, il "debito
pubblico" è l'insieme di tutti i debiti che si sono accumulati nei vari
anni, anche cioè di quelli dovuti ai deficit di bilancio degli anni precedenti.
❍ In quanti modi può essere finanziato il deficit
di bilancio dello Stato?
Sono possibili diversi modi di
finanziamento:
● Emissione di titoli di stato a breve termine
(BOT)
● Emissione di titoli di stato a medio o lungo
termine (BTP, CCT e simili)
● Anticipazioni (prestiti a brevissimo termine)
che lo Stato ottiene dalla Banca d'Italia sul conto corrente che ha presso di
essa
● Prestiti allo Stato da parte di banche
pubbliche o private
● Emissione di moneta
❍ Quali sono gli effetti del finanziamento del deficit di bilancio
finanziato con prestiti pubblici?
Tra gli effetti si possono
ricordare:
● "Effetto spiazzamento"
("crowding out")
Lo stato fa concorrenza alle
imprese private per accaparrarsi il risparmio delle famiglie. Se le imprese non
utilizzano tutto il risparmio delle famiglie per investimenti, lo Stato può
ottenere le somme necessarie senza perturbare i piani di investimento delle
imprese, e la spesa pubblica ha il benefico effetto di sfruttare risparmio che
altrimenti rimarrebbe inutilizzato. Ma se le imprese stavano già utilizzando
tutto il risparmio disponibile per fare investimenti, lo stato sottrarrà loro
una parte di tali risparmi. Diminuiranno perciò gli investimenti privati, ma
soprattutto, poiché le spese dello stato sono in larga parte spese correnti e
non spese per investimenti, diminuiranno gli investimenti complessivi del
sistema economico
● Effetto di drenaggio della liquidità
In una situazione di eccesso di
domanda aggregata, che crea inflazione, la vendita di titoli del debito
pubblico priva le famiglie di moneta e impedisce che questa, venendo spesa per
l'acquisto di beni e servizi, aggravi l'inflazione.
❍ Quale effetto ha il finanziamento del deficit pubblico tramite
emissione di moneta?
Si possono avere due
possibilità:
● Le famiglie possono utilizzare la nuova
ricchezza per acquistare titoli
La spesa pubblica aumenta la
ricchezza delle famiglie. Queste possono decidere di investire una parte di
questa ricchezza in titoli.
In questo caso, aumenta la
domanda di titoli, e, per un meccanismo ben noto, diminuisce il saggio di
interesse degli stessi.
La diminuzione del saggio di
interesse invoglia gli imprenditori a fare nuovi investimenti, cioè aumenta la
componente I della domanda aggregata e, tramite il moltiplicatore, questo fa
aumentare il reddito nazionale
● Le famiglie possono utilizzare la nuova
ricchezza per acquistare beni di consumo
In questo caso, se si è in
situazione di inflazione, questa si aggraverà.
❍ Quali effetti può avere una manovra di bilancio
espansiva in una economia aperta?
● Una manovra espansiva che aumenta il reddito
può far aumentare le importazioni e far andare in deficit la bilancia dei
pagamenti
Secondo Keynes, le
importazioni, esattamente come i consumi dipendono dal reddito dei soggetti:
M
= m · Y
dove 0 = m = 1 ha, rispetto
alle importazioni, lo stesso ruolo che la propensione al consumo c ha rispetto
ai consumi
Una manovra espansiva che
aumenti il reddito nazionale può in tal modo far aumentare le importazioni e far
andare in deficit la bilancia dei pagamenti di un paese
● Una manovra espansiva può provocare inflazione
e questo, rendendo i prodotti nazionali meno competitivi rispetto a quelli
esteri, può far andare in deficit la bilancia commerciale
● Una spesa pubblica finanziata tramite
emissione di titoli pubblici provoca un aumento di offerta di titoli, e quindi
una diminuzione del prezzo dei titoli, un aumento del saggio di interesse, e
questo, attirando capitali stranieri, farà andare in attivo la bilancia dei
pagamenti
❍ Cosa sono le fluttuazioni cicliche?
L’attività economica, il
reddito e l’occupazione sono variabili caratterizzate da fasi di espansione e
di depressione chiamate cicli economici o fluttuazioni cicliche. Durante le
fasi di espansione si assiste ad un aumento del reddito e dell’occupazione;
durante quelle di depressione queste grandezze variano in senso opposto.
Bisogna distinguere i cicli
economici dallo sviluppo. Si hanno i cicli quando varia il livello di attività
economica ma le potenzialità produttive del paese rimangono sostanzialmente
fisse (e così pure il reddito potenziale). Si ha invece lo sviluppo quando le capacità
produttive di un paese ed il suo reddito potenziale si accrescono.
Il ciclo economico è costituito
da quattro fasi: l’espansione (caratterizzata da un aumento degli investimenti,
dei consumi e dell’occupazione); il punto di svolta superiore, o “crisi”
(interruzione dell’espansione); la depressione (stagnazione o recessione) (che si
manifesta attraverso la caduta degli investimenti e dell’occupazione); il punto
di svolta inferiore o “ripresa”, in cui il sistema economico esce dalla fase
recessiva per cominciare ad espandersi di nuovo.
La “recessione” è una fase di
rallentamento dell’attività economica, con conseguente disoccupazione. In un
periodo di recessione il declino disegna una curva continua e prolungata, senza
picchi eccessivi, che segnerebbero invece una depressione. Per gli economisti
un paese incappa in recessione tecnica
quando la crescita del Prodotto Interno Lordo è negativa per almeno due
trimestri consecutivi. Durante le fasi di recessione economica, mancando sia il
consumo sia l’opportunità di investimento interno, entra in crisi anche il
risparmio, spesso attratto da opportunità di investimento estero. In sostanza,
con il rallentamento della crescita del PIL, scende il fatturato delle imprese
e, di conseguenza, c’è rischio di perdere posti di lavoro.
La “stagnazione” è una
situazione in cui la produzione e il reddito nazionale non crescono né calano.
Il termine si può riferire a una situazione temporanea, ed è quindi affine a
recessione o deflazione. Di solito però si riferisce a periodi più prolungati:
in tal caso l’espressione viene utilizzata per indicare una prospettiva di
graduale estinzione della crescita economica del paese. In questo senso viene
usato anche il termine “ristagno”, una prospettiva analizzata più volte dagli
economisti con conclusioni diverse. In sostanza si tratta di un blocco dello
sviluppo economico che prosegue piatto, su livelli di crescita nulla o
estremamente ridotta. I corollari sono l’alta disoccupazione e il reddito
costante o in diminuzione.
Il "ciclo economico"
o "congiuntura" dura in media, nella sua forma più breve ed
accentuata, tre-cinque anni, e si compone di una fase di espansione, durante la
quale il reddito nazionale si contrae o cresce in modo più lento, e di una fase
di depressione, espansione, durante la quale il reddito nazionale aumenta o
cresce in modo più accentuato.
Possiamo così visualizzare la
crescita del reddito nazionale di un paese come una linea con delle
ondulazioni:
❍ Cos'è la "politica anticongiunturale"
o "politica anticiclica"?
Con la politica anticiclica lo
stato cerca di diminuire la durata e l'intensità delle oscillazioni del ciclo
economico (fasi di depressione e di eccessiva espansione)
❍ In che modo, tramite l'attività finanziaria lo
stato attua una politica anticongiunturale o anticiclica?
Durante i periodi di
depressione lo stato aumenta le proprie spese e riduce le imposte: il bilancio
dello stato va in deficit e aumenta la domanda aggregata.
Durante il successivo di
espansione economica lo stato diminuisce le spese e aumenta le imposte: il
bilancio dello stato va in surplus e i deficit del precedente periodo vengono
ripianati. La domanda aggregata diminuisce e l'inflazione da domanda scende.
Alla fine del periodo il
bilancio dello stato si trova in pareggio.
Lo Stato può anche, in
alternativa, utilizzare politiche monetarie: in sintesi, le politiche
(monetaria o di bilancio) espansive vengono utilizzate per contrastare la
recessione e la stagnazione, che rappresentano il punto più basso del ciclo
economico; le politiche (monetaria o di bilancio) restrittive vengono
utilizzate per contrastare l’inflazione e l’eccesso di domanda, che
rappresentano il punto più alto del ciclo economico.
❍ In che modo avviene la redistribuzione della ricchezza
a favore delle classi meno abbienti?
Con un sistema progressivo, le
famiglie più abbienti pagano aliquote più alte delle classi meno abbienti.
Attraverso servizi pubblici gratuiti o semigratuiti, pensioni, sussidi, lo
stato utilizza il denaro prelevato alle classi più abbienti a favore delle
classi meno abbienti
❍ Perché la redistribuzione della ricchezza a
favore delle classi meno abbienti normalmente provoca un aumento della domanda
aggregata?
Supponiamo di avere un gruppo A
di famiglie ricche, la cui propensione al consumo è di 0,5 e un gruppo B di
famiglie povere la cui propensione al consumo è di 0,8.
Se preleviamo un milione dal
reddito delle famiglie ricche e lo redistribuiamo alle famiglie povere perch‚
lo spendano avremo una diminuzione della spesa aggregata pari a:
1.000.000 * 0,5 = -500.000 che
rappresenta la parte del milione che le famiglie ricche avrebbero destinato a
consumo
Avremo anche un aumento della
spesa aggregata pari a:
1.000.000 * 0,8 = +800.000 che
rappresenta la parte del milione che le famiglie povere spenderanno.
Facendo la somma algebrica si
avrà:
800.000-500.000 = +300.000
Come si vede, a seguito della
redistribuzione dalle famiglie ricche alle famiglie povere la spesa aggregata è
aumentata di 300.000.
❍ Cosa si intende per "inflazione per conto
dello Stato"?
L'eccessiva spesa pubblica
dello stato assistenziale provoca inflazione da domanda.
❍ Quali sono i limiti e gli inconvenienti della
politica di bilancio keynesiana?
● L’aumento della spesa pubblica finanziata con
deficit di bilancio può provocare un effetto chiamato “di spiazzamento” nei confronti
degli investimenti privati: le imprese non riescono più a trovare capitali per
i loro investimenti, sia per un aumento del tasso di interesse, disincentivante
per gli imprenditori, sia perché le famiglie destinano i loro risparmi non
all’acquisto di azioni ma di titoli del debito pubblico.
● L’aumento di spesa pubblica, specie se
finanziato con il deficit pubblico, può provocare inflazione
❍ La crescente importanza della politica
monetaria nel secondo dopoguerra
La politica monetaria non era
considerata da neoclassici e keynesiani un efficace strumento per influenzare
le variabili reali della economia
reddito, consumi, investimenti,
occupazione, ecc. Si riteneva generalmente che un aumento della quantità di
moneta in circolazione avrebbe influenzato unicamente le variabili monetarie,
principalmente elevando il livello dei prezzi, senza modificare le variabili
reali.
La
politica monetaria ha assunto, a partire dal secondo dopoguerra, un rilievo
sempre maggiore, con la scuola di Chicago
A partire dagli anni '50 la
scuola monetarista (“scuola di Chicago”) e poi un sempre maggior numero di
altri economisti, da un lato hanno denunciato gli aspetti negativi delle
politiche di bilancio di tipo keynesiano e dall'altro hanno mostrato come le
variabili monetarie sono in molti casi in grado di influenzare le variabili
reali della economia.
Col
tempo la politica di bilancio è diventata sempre più difficile da attuare
La politica monetaria è
diventata sempre più importante anche per un'altra ragione. Nel corso del tempo
la spesa dello stato, destinata per una parte sempre maggiore a coprire le
necessità correnti (stipendi, materiali di consumo, ecc.) è diventata sempre
meno modificabile.
Una efficace politica keynesiana
di bilancio, basata su variazioni della spesa per far fronte alla congiuntura
economica, è divenuta quindi praticamente impossibile, e l'unico strumento
importante di politica economica in mano alle autorità è rimasta la politica
monetaria.