P E R F E C T   I N S T R U M E N T S   I N C.


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       Miss April Clarence stava lottando contro il nastro della macchina da scrivere elettrica Underwood che non voleva saperne di rientrare nel suo alloggiamento quando fu chiamata da Larry Billings, il suo datore di lavoro.

       "Vuole un caffè, Mr. Billings?"

       "Siediti, April, dobbiamo parlare". Miss Clarence si sedette, lievemente stupita.

       Dieci minuti dopo usciva scombussolata dall'ufficio di Larry con una lettera di licenziamento. L'anziano titolare del negozio di ferramenta Larry's Hardware aveva ceduto l'attività alla catena K-Mart e si era ritirato dagli affari.

       "Brenda mi ha dato l'ultimatum. Sono stanco, l'anno scorso ho avuto un infarto e un bypass. Vado in Florida a passare in pace con mia moglie gli anni della pensione".

       "Ma Mr. Billings, lei ha appena sessant'anni! E c'è suo figlio Adam che può rilevare l'azienda!" disse Miss Clarence, che ne aveva cinquanta, lavorava da venticinque alla Larry's Hardware e contava di rimanere almeno altri venti anni come impiegata nel negozio.

       "La verità è, April, che la crisi e la concorrenza non mi hanno lasciato scelta. Sono stato fortunato a trovare questa occasione di vendere, perché in realtà ero in passivo ormai da un anno e non vedevo come venirne fuori. Adam ha trovato un posto governativo, con lavoro fisso dalle nove alle cinque, e non ne vuol sapere di prendersi le mie gatte da pelare. Anch'io penso sia decisamente meglio così"

       "E io?" disse Miss Clarence

       "Avrai pure un gruzzolo da parte, April", disse Mr. Billings, "mi sono sempre sforzato di pagarti puntualmente e di darti un buon stipendio".

       Miss Clarence fece una smorfia entro di sé. Aveva lavorato dalle otto di mattina alle sei di sera per vent'anni per 1200 dollari al mese più la gratifica di fine anno e aveva dovuto accudire la madre anziana e bisognosa di cure. La signora Clarence era morta due anni prima e April aveva potuto mettere da parte ben poco. Con venticinque anni di lavoro la fine dei versamenti del suo fondo pensione non era neanche lontanamente in vista.

       "Ti darò una buonuscita generosa" disse Larry Billings, "ma questo sarà tutto quello che potrò fare. Dalla fine del mese dovrai cercarti un nuovo lavoro".

 

 

 

 

 

 

       Iniziò così un periodo completamente nuovo nella vita di April. Dopo venticinque anni si mise alla ricerca di un impiego.

       E si accorse che là fuori c'era una profonda crisi economica.

       April abitava a Troup, un tranquillo quartiere operaio nell'area metropolitana di New Haven. Negli anni '50 le industrie intorno alla città, dalla Olin Brass Mills alla Winchester Arms, annoveravano trentamila dipendenti.

       Alla fine degli anni '90 questa base operaia si era ridotta al disotto delle tremila unità, e con essa gli orizzonti economici delle famiglie che vivevano nella zona. New Haven, come molti altri centri del New England, era sprofondata in un pozzo di povertà, droga e violenza.

       Il quartiere si era ristretto, i dignitosi e ordinati condomini di pendolari e pensionati erano diventati una piccola isola circondata da violenza e degrado. I vecchi volti sparivano. Le famiglie si trasferivano altrove. Ormai Miss Clarence conosceva in tutto una decina di persone nel quartiere. La sua amica dai tempi della scuola, Meredith Butler, si era trasferita in un condominio residenziale dei sobborghi e si vedevano ormai raramente.

       Il negozio di Mr. Billings era situato in un nuovo centro commerciale alla periferia della città, e April partiva la mattina e tornava la sera. Non si era mai resa pienamente conto di quanto lo scenario metropolitano fosse cambiato.

       Una parte della città era in totale degrado e vi vivevano i poveri disoccupati. Qui, anche in pieno giorno, molti bambini e la maggior parte degli adolescenti non erano a scuola. Alcuni si erano ritirati ufficialmente, altri non si erano mai iscritti e altri ancora semplicemente non ci andavano.

       Però erano di casa nel mondo clandestino del crimine, degli affari illeciti, del traffico di corpi e sostanze illegali. Alcuni spacciavano droga, altri armi, altri ancora si prostituivano. Pochi potevano contare sulla presenza di un adulto che fungesse da genitore o da tutore.

       Per molti di loro gli adulti non esistevano più, per scelta o per disgrazia, spazzati via dalla droga, dai criminali, dalla polizia o dai rischi che la povertà infliggeva alla salute. Tra quelli rimasti, pochi si interessavano dei ragazzi che vagavano per le strade del quartiere in cerca di guai. Unica eccezione, gli individui senza scrupoli che cercavano giovani da reclutare per operazioni pericolose.

       Per proteggersi a vicenda i ragazzi si univano in gruppi: le bande di strada, che davano loro un senso di sicurezza collettivo e l'opportunità di esprimere  se stessi compiendo bravate giovanili.

       Il senso di sicurezza era falso quanto le bravate. Molti non sarebbero arrivati sani e salvi a vent'anni. Tra coloro che vi sarebbero riusciti la maggior parte era destinata a trascorrere lunghi periodi in prigione, dove avrebbe appreso metodi ancora più efficaci di recare danno alla società.

       In questi quartieri si registrava la tragica perdita di un bambino dopo l'altro. Per alcuni il futuro poteva svanire di punto in bianco, in un lampo di violenza, con un'overdose o in una retata. Per altri gradualmente, attraverso l'ottundimento progressivo delle aspettative e l'abbandono della speranza.

       I quartieri degradati confluivano in un mare che si frangeva contro poche isole di ricchezza ben difese e allarmate.

       Alle porte della città sorgevano complessi residenziali immersi nel verde, ma steccati e cartelli minacciosi gli aveva tolto l'idilliaco fascino suburbano. I cartelli avvisavano che l'accesso ai viali era consentito solo ai residenti e agli ospiti attesi. Le guardie private avevano istituito posti di controllo.

       Ma anche qui la gente era riluttante ad uscire di casa. Per le strade di queste zone della città non giravano molti giovani. L'attività si svolgeva quasi tutta in casa, sempre che guardare la televisione, sgranocchiare merendine, dormicchiare e dare un'occhiata occasionale e svogliata ai compiti potesse essere considerato "attività". Si respirava un'aria di indifferenza e isolamento.

       La generosa buonuscita di Mr. Billings era costituita da cinquemila dollari. Miss Clarence sospirò rassegnata, aveva sempre saputo che Larry era un taccagno, e comunque non aveva i soldi per un avvocato che le facesse recuperare le spettanze. Per far quadrare i conti fu costretta a riscattare la sua polizza pensione.

       Qui l'attendeva una sgradevole sorpresa. Una delle clausole scritte in piccolo stabiliva una pesante penale per il riscatto prima della scadenza del quarantesimo anno. Venticinque anni di versamenti fruttarono ad April poco più di seimila dollari. In tutto i suoi fondi ammontavano a dodicimila dollari.

       La mattina Miss Clarence usciva con la sua utilitaria, il giornale sul sedile del passeggero aperto alla pagina degli annunci di lavoro e una piantina della città.

       Il suo ottimismo svanì rapidamente. Per i pochi posti disponibili venivano richieste le competenze più assurde ed esagerate. I lavori normali, come bibliotecaria, impiegato delle poste, persino cuoca o sguattera, erano tutti occupati.

       "Come se la cava col tedesco del Tirolo? E con quello della Baviera?", "Il suo Hindi è fluente?", "Saprebbe riparare un autotreno all'occorrenza?", "Sa fare lap-dance? Animazione erotica?", "Sa tenere in  equilibrio tre vassoi contemporaneamente e servire su uno skateboard? Il nostro è un bar acrobatico e attiriamo molti clienti", "Sa acquistare cif online da un porto del Baltico mille bushel di grano duro spuntando il miglior prezzo d'asta telematica?", "E' pratica di controllo qualità del grano geneticamente modificato per irradiazione?".

       Le venne offerto un posto di assistente al set di una casa di produzione di film pornografici (sull'annuncio questo dettaglio non era menzionato) e seppe che all'occorrenza avrebbe dovuto provvedere a far mantenere l'erezione degli attori durante le pause. Le venne chiesto se di quando in quando poteva sostituire un'attrice. Come fringe benefit le fu prospettata la possibilità di acquistare a prezzo scontato cocaina dal pusher che riforniva il cast.

       C'era un posto in un topless bar e le chiesero di far vedere le tette. Una ditta stava cercando venditori porta a porta e le chiese se aveva il porto d'armi. Tre venditori il mese precedente erano stati accoltellati e si erano licenziati.

       Miss Clarence fece una serie di allucinanti colloqui di lavoro in cui le fu chiesto se fosse disponibile a fare servizi sessuali ai frequentatori di bar e tavole calde per camionisti per fidelizzare la clientela ed "elevare gli standard di qualità ampliando la gamma dei servizi disponibili".

       In altri era previsto per contratto che dovesse andare a socializzare tra i tavoli facendosi palpare, anche dai ragazzini, ma non sotto i 14 anni, precisavano i gestori, "perché non vogliamo guai con la legge". Tuttavia avrebbe dovuto farsi palpare anche dalle ragazzine, perché non volevano una causa per discriminazione sessuale.

 

 

 

 

 

 

       Da ultimo, spinta dalla disperazione, pur non avendo esperienza di lavoro nell'amministrazione scolastica, Miss Clarence si era recata all'Augusta Lewis Middle School di New Haven, una scuola privata situata in uno dei nuovi quartieri residenziali della periferia per un colloquio di lavoro.

       La fuga della popolazione bianca verso la periferia residenziale e verso le scuole private faceva sì che le scuole metropolitane, e in particolare quelle di un quartiere operaio come Troup, fossero frequentate al novantacinque per cento da neri e da ispanici poverissimi e semianalfabeti. Ma neanche all'Augusta la situazione non era allegra.

       I giornali avevano parlato di un epidemia di accoltellamenti che perdurava sin dall'inizio dell'anno e che minacciava quotidianamente studenti e professori. I sofisticati strumenti sistemati all'ingresso delle scuole per individuare il metallo non erano serviti a impedire agli alunni di usare oggetti taglienti per fabbricare armi simili a coltelli da usare contro i compagni e gli insegnanti.

       Un tempo si credeva che il problema fosse limitato agli studenti delle scuole più violente della città, ma ormai esso prescindeva dal ceto sociale e dall'identità del gruppo dei ragazzi. E le femmine non erano da meno dei maschi. Il giornale riportava che la fuga di docenti e di personale amministrativo stava mettendo in seria difficoltà parecchi istituti.

       L'aspetto della Augusta Lewis non era particolarmente rassicurante, pur essendo una scuola frequentata da studenti del ceto medio. Dovunque, all'interno e all'esterno dell'edificio, i muri erano spruzzati di graffiti contro i quali nulla potevano i tentativi simbolici e svogliati di cancellarli da parte dell'autorità della scuola.

       Teste rasate, tatuaggi e bigiotteria pacchiana ornavano la maggior parte dei giovani corpi. Gli studenti indossavano un assortimento eterogeneo di abiti o di indumenti pseudomilitari che ricordavano uniformi da guerra sciupate. La maglietta più in voga del momento riproduceva due scritte in grassetto, una sul petto e una sulla schiena: stufo di tutto e niente da perdere.

       Miss Clarence percorse i corridoi in direzione degli uffici. Un insegnante stava telefonando  a casa di un ragazzo per controllarne la giustificazione e aveva scoperto che era stata falsificata. Un ragazzino era stato mandato in presidenza per aver minacciato il professore con una pistola. Tre studenti erano stati espulsi dall'aula per aver lanciato insulti razzisti a un quarto. Una ragazza si lamentava perché avevano forzato il suo armadietto rubandone il contenuto.

       In un angolo un gruppetto di ragazzi stava facendo da paravento allo spaccio di bustine di droga. In cortile, due ragazze ne avevano afferrato un'altra e l'avevano presa a pugni nello stomaco perché si era messa con il ragazzo sbagliato. Nei corridoi e nelle aule regnava una palpabile atmosfera di disordine e mancanza di rispetto.

       Il dirigente, Mr. Cahill, le disse che non c'erano posti disponibili in amministrazione, ma che l'insegnante di francese, Mrs. Johnson era stata gravemente ferita la settimana prima e ancora non avevano trovato un rimpiazzo.

       "Il mio francese è un po' arrugginito" disse dubbiosa Miss Clarence.

       "Il nostro è un grande paese anche perché è un paese di grandi opportunità" le disse solenne Mr. Cahill. "Qui alla Augusta Lewis noi diamo più importanza all'atteggiamento di disponibilità, apertura e dedizione verso i nostri alunni che alle competenze disciplinari". Le chiese se volesse fare una lezione di prova. Alla fine Miss Clarence, che effettivamente parlava qualche parola di francese, acconsentì.

       "In quest'ora non dovrà fare altro che consegnare un questionario agli alunni. Niente di difficile, è un test di autovalutazione delle abilità sociali, tre pagine in tutto, con caselle da barrare".

       In attesa che suonasse la campanella, Cahill le fece consultare il programma a cui stava lavorando la signora Johnson. Le mostrò un incartamento alto dieci centimetri. Miss Clarence sfogliò le prime duecento pagine. Era un piano didattico dettagliato, ripartito per obiettivi.

       "Questi manuali vengono forniti dalla scuola?" chiese Miss Clarence. Cahill la guardò: "Questi sono programmi individualizzati per le singole classi, che ogni insegnante deve stendere nel tempo libero dalle lezioni".

       "E quanto tempo impiega in media?"

       "Circa millecinquecento ore per classe. Miss Johnson ci stava lavorando da tre anni. Ultimata la stesura saranno necessarie solo tremila ore annuali per le correzioni – sempreché non cambino i programmi governativi o la tipologia della classe" disse Cahill.

       La lista di obiettivi comprendeva conoscenze di base, conoscenze specifiche, conoscenze metodologiche, competenze culturali, competenze professionali, competenze civiche, abilità disciplinari, abilità trasversali, abilità sociali, abilità relazionali, abilità etiche, abilità comunicative e andava avanti. Comprendeva in tutto trenta voci.

       "E' il programma del quinquennio?" chiese Miss Clarence. "No, è il programma del trimestre per la singola classe in cui lei farà lezione, Miss Clarence" rispose Mr. Cahill, "Mrs. Johnson doveva somministrare la valutazione standardizzata settimanale per ciascuno degli obiettivi e scrivere il report individuale di ciascuno dei trenta alunni".

       "Valutazione standardizzata?" disse Miss Clarence.

       "Certo. Il sistema di istruzione di New Haven, visti gli scarsi risultati ottenuti dagli insegnanti in passato, è stato dato in appalto ormai da cinque anni ad una impresa privata, la Great Expectations Inc., che solo l'anno scorso ha licenziato i cinquanta professori che hanno totalizzato alle valutazioni standardizzate che ha messo a punto, i punteggi più bassi".

       "Punteggi insufficienti, vorrà dire" lo corresse lei.

       "No, Miss Clarence, vengono eliminati e sostituiti gli insegnanti con i punteggi più bassi relativi ai trenta obiettivi, anche se sufficienti. Inoltre, sufficienti non è la parola giusta per definire ciò a cui puntiamo. La Great Expectations ha fissato come obiettivo minimo il livello A in tutte le discipline, per il 90% degli alunni, ed ha il pieno supporto del Consiglio di amministrazione della Augusta Lewis Middle School".

       "Dovete avere alunni molto brillanti, qui" disse Miss Clarence, che era ottimista per natura.

       "La maggior parte di loro, all'arrivo, non supera i test di ingresso governativi della quarta elementare. Ma lei sa come si dice: più arduo il compito, più grande la gratificazione" disse Mr. Cahill entusiasticamente. Miss Clarence, non avendo altro da chiedere, o non volendo sapere altro, tacque.

       Quando entrò nella classe il suo collega se n'era andato senza curarsi di aspettarla e c'era una rissa in corso, con impiego di sedie, dizionari, bottigliette d'acqua, assorbenti usati e taglierini.

       Miss Clarence corse alla classe vicina e chiese aiuto al collega. Quello gettò uno sguardo annoiato all'interno dell'aula e disse: "Devi applicare lo schema di competenze sociali 2-3-7, non te l'hanno detto?".

       "Schema 2-3-7?" disse Miss Clarence.

       "Sì, è esposto nel manifesto in fondo alla classe, se non l'hanno già strappato. Per ogni situazione di conflitto c'è uno schema di gioco. Sono schemi simili a quelli del football. Devi formare quattro squadre e trasformare l'aggressività in una competizione non-violenta di disegno con pennarelli. Non hai letto Intelligenza emotiva di Daniel Goleman? Il materiale è nell'armadietto, se non l'hanno già scassinato". Detto questo se ne andò.

       Miss Clarence si fece coraggio ed entrò in classe. La curiosità per la nuova arrivata interruppe temporaneamente la rissa. Trenta paia d'occhi la seguirono mentre si avviava alla cattedra e con mani tremanti depositava il questionario.

       "Io sono Miss Clarence, e spero di diventare la vostra insegnante di francese per quest'anno".

       "Già ne abbiamo cambiati cinque" disse una voce scettica dal fondo dell'aula. Ci furono sogghigni e risatine. Miss Clarence fece finta di non aver sentito. Cinque insegnanti in quattro mesi?          

       "Non conosco lo schema di competenze 2-3-7" disse Miss Clarence, "ma propongo di cantare tutti insieme una bellissima canzone francese che senz'altro vi piacerà" e intonò, con voce più ferma possibile, la canzone della Belle Paulette che sua nonna le cantava quando era bambina. La rissa riprese, più violenta di prima.

       Tornata a casa, Miss Clarence cancellò dalla sua lista tutti gli annunci relativi a posti di lavoro nelle scuole.

 

 

 

 

 

 

       Sei mesi dopo, a Novembre, Miss Clarence era ancora in cerca di un lavoro e il suo gruzzolo si era ridotto a duemila dollari. Non sapeva come avrebbe potuto tirare avanti nei mesi successivi.

       A Dicembre cominciarono ad arrivare le bollette del riscaldamento e lei rimase indietro coi pagamenti. L'amministratore che gestiva gli affitti per conto della società proprietaria dello stabile le suggerì di trovarsi una sistemazione più economica.

       April, non sapendo cosa fare, chiese a Meredith se poteva temporaneamente venire a stare da lei, in attesa di trovare un lavoro. Meredith acconsentì, ma dopo un mese, resasi conto che lei non poteva pagare la sua parte di spese per il servizio di vigilanza e per il taglio del prato, le diede il benservito e dopo un po' non rispose più alle sue telefonate.

       April si rivolse a diverse agenzie immobiliari, che saputo che stava cercando lavoro, se la toglievano dai piedi. Il titolare dell'ultima, impietosito, le trovò una stanza in un condominio fatiscente in un quartiere degradato e inquinato dalla criminalità. Miss Clarence spese cinquecento dollari di caparra. Glie ne restavano solo altri duecento.

       La maggior parte del tessuto urbano era ormai costituito da quartieri desolati e deserti nel cuore della città. Lo spettacolo che offriva quello di Miss Clarence non costituiva un'eccezione. Era ovunque lo stesso.

       Il pomeriggio alle cinque era ancora giorno, ma gli uffici chiudevano e la zona si spopolava. Ma il senso di vuoto non era un grande cambiamento rispetto a qualche ora prima. Dalle nove alle cinque alcuni uffici governativi e qualche bottega portavano  un po' di vita nel quartiere, ma era una vita confinata e in sordina, che si svolgeva soprattutto all'interno degli edifici.

       La maggior parte dei vecchi cinema e dei negozi della zona erano chiusi da anni. Quelli ancora in esercizio, solo per provvedere alle necessità degli impiegati governativi, erano barricati dietro grate di acciaio contornate da rotoli di filo spinato. Al termine della giornata lavorativa non si trovavano né farmacie né edicole né ristoranti aperti.

       E il perché diventava subito chiaro. Bande di giovani si aggiravano per le strade animando il quartiere, ma era un'animazione macabra e raggelante. Alcuni erano stipati in automobili che spuntavano minacciose da dietro gli angoli come belve in cerca di preda. Altri sfrecciavano attraverso i vicoli correndo o saltando da un tetto all'altro. Si muovevano come in una pantomima rapida e guardinga, lanciandosi segnali con le mani e con gli occhi.

       Poco dopo, quel silenzio vigile veniva lacerato dagli spari e dalle grida, e tra i lampi di fuoco, il fumo, uno stridere di gomme e motori e l'ululato delle sirene della polizia la scena raggiungeva il culmine. I cadaveri dei giovani rimasti vittime della sparatoria venivano portati via in barella. Non c'erano fotografi a riprendere il macabro spettacolo: da tempo questi avvenimenti non facevano più notizia. Seguiva una calma inquietante. Poi, prima che fosse trascorso un intervallo di tempo decente, tutto si ripeteva con tetra prevedibilità.

       Miss Clarence vendette la macchina per ottenere mille dollari supplementari con cui tirare avanti, e quello fu un errore: ora era bloccata nel quartiere, le cui strade erano insicure. Dopo aver subito un tentativo di rapina, per andare alla fermata della metropolitana chiedeva al figlio disoccupato del vicino di accompagnarla, ma quello voleva sempre più soldi.

       Dopo la violenza che aveva subito in strada, ogni scampanellio alla porta la metteva in allarme. Ora vedeva malintenzionati e violentatori dappertutto. Sulla metropolitana, sul bus, alla tavola calda. Si immaginava mille sguardi che la seguivano con la calma inquietante di un serpente.

       Aveva perso l'assicurazione sanitaria. Ogni mattina si guardava ansiosa allo specchio temendo una malattia che non avrebbe potuto curare, non avendo i soldi necessari.

       Una vicina dello stesso palazzo, disoccupata da ormai un anno e mezzo e lasciata dal marito, si era suicidata ingerendo una bottiglia di acido. Le sue urla erano durate dalle nove alle dieci.

       Alle nove e mezzo un vicino spazientito si era deciso a chiamare la polizia e, quando finalmente gli agenti erano riusciti a buttare giù la porta avevano solo potuto constatare che non c'era più niente da fare e portare il cadavere in obitorio.

       Miss Clarence non aveva i soldi per le ultime rate di affitto. Il padrone di casa l'aveva minacciata di venire a riscuotere in natura se entro una settimana non avesse pagato. I vicini avevano sghignazzato.

       Ai primi di Febbraio, Miss Clarence contò con mani tremanti la somma che gli restava: dieci dollari e quaranta centesimi: come avrebbe fatto? New Haven stava subendo la crisi peggiore degli ultimi trent'anni. La criminalità aveva avuto un picco improvviso. Lei non aveva neanche i soldi per andare a cercare lavoro in un'altra città.

       Si era ripromessa di fare il giro dei cassonetti della spazzatura dietro i ristoranti alla ricerca di qualcosa di commestibile, ma la concorrenza dei barboni era agguerrita e violenta.

       Quella sera rubò il cibo per gatti dalla ciotola fuori della porta di Mrs. Murphy e se lo mangiò, cercando di tenerlo nello stomaco e non vomitare. Aveva toccato il fondo.

       L'indomani mattina, pallida e disfatta per una notte insonne, era uscita per gettare l'ultima copia del giornale. L'ultima che avrebbe acquistato. Ormai non aveva più i soldi per comprarlo.

       Stava per gettarlo nella spazzatura quando si accorse di un annuncio che le era sfuggito. Si trattava di poco più di un trafiletto: "Cercasi disoccupato volenteroso" e sotto: Perfects Instruments Incorporated e un indirizzo.

 

 

 

 

 

 

       Miss Clarence, armata della sua borsetta, con il suo trucco migliore, si recò speranzosa all'appuntamento. Era in una zona della città che non conosceva. Per risparmiare fece il tratto a piedi. Arrivò che le dolevano terribilmente le scarpe. Mio dio, si era anche rotto il tacco.

       Una voce alle sue spalle la fece voltare. "Permetta che l'aiuti… Miss Clarence, dico bene? Farò portare dalla mia segretaria la scarpa al calzolaio all'angolo, e potrà riaverla riparata per la fine del colloquio".

       Mr Belman, il titolare, era basso e incredibilmente largo, con una faccia come una rana e due occhi nerissimi. Vestiva in modo inappuntabile. Le servì il the personalmente, con la squisita cortesia di uomo della vecchia aristocrazia del New England.

       Aveva il fare da gentiluomo e un po' paterno che Miss Clarence tanto apprezzava e non aveva trovato nei suoi precedenti colloqui di lavoro. Si sentì subito a suo agio. Capì che lei e Mr. Belman si sarebbero intesi subito.

       Mr Belman, apprese April, possedeva l'industria di pompe funebri più grande del New England, nonché un numero imprecisato di immobili e piantagioni.

       "Abbiamo anche compartecipazioni in quasi tutte le attività della città e dello stato. L'impresa di pompe funebri e di smaltimento di cadaveri, come avrà capito, non è la più redditizia delle iniziative della mia famiglia, ma viene utile per certe esigenze, diciamo così, logistiche. Inoltre, è l'impresa di famiglia da più di due secoli e non può essere ceduta ad estranei".

       "Abbiamo partecipazioni azionarie diversificate e solide. Io, Rupert Belman Junior, siedo in ventitré consigli di amministrazione. Non si pentirà di lavorare per me, miss Clarence". Le fece vedere i ritratti dei Belman, allineati nella sala delle riunioni.

       "E quel posto vuoto tra i quadri, Mr. Belman?"

       "Oh, vede abbiamo alcuni uomini e donne della nostra famiglia che sono stati ricoverati in epoche diverse per crimini violenti. Brillanti ma pazzi, non si dice così? Ma non deve temere. Io faccio parte della metà sana della famiglia".

       Miss Clarence trovò lo scherzo molto umoristico. E Mr. Belman sorrise mettendo in mostra la dentatura perfetta, che doveva essere costata un patrimonio in cure dentistiche.

       "La holding di famiglia, la Perfect Instruments Incorporated, risale indietro di generazioni. Gestisce, oltre che partecipazioni industriali, vaste partecipazioni immobiliari. Il lavoro consisterebbe in questo: lei dovrà farmi un report mensile dell'andamento delle partecipazioni".

       "Noi non temiamo la crisi, Miss Clarence, anzi, oserei dire che nella crisi prosperiamo. Noi abbiamo la ricetta per crescere e sfruttare qualsiasi congiuntura. Nei periodi di depressione, mentre gli altri vendono, noi acquistiamo. Nei periodi di espansione e di eccessivo ottimismo, noi rivendiamo. Noi scaliamo, scorporiamo, frazioniamo, lottizziamo, rastrelliamo e molto altro ancora. La Perfect Instuments Incorporated ha le strategie giuste per profittare di qualsiasi occasione, Miss Clarence".

       Mr. Belman le fornì altri dettagli sul lavoro che lei avrebbe dovuto svolgere per lui.

       "Lei lavorerà soprattutto a casa. Telelavoro. Occasionalmente dovrà rendersi disponibile per alcune commissioni circa le quali di volta in volta riceverà istruzioni"

       "Senz'altro, Mister Belman" disse Miss Clarence, ansiosa di dimostrare la sua buona volontà.

       Ricevette puntualmente, il mercoledì successivo i dati su cui doveva lavorare. Le dimensioni degli affari della famiglia Belman erano ancora più impressionanti di quanto avesse immaginato. Altro che patrimonio di famiglia, come l'aveva definito il suo datore di lavoro: quello era un impero. Solido, inaffondabile, destinato a durare.

       Capì che aveva finalmente trovato un lavoro sicuro fino alla pensione. L'avrebbe mantenuto ad ogni costo.

 

 

 

 

 

 

       La vita di Miss Clarence cambiò sin da subito e continuò a migliorare gradualmente ma costantemente.

       Abbandonò la topaia in cui era vissuta e prese alloggio in una pensione decorosa. Di lì ad un anno poté trasferirsi in un sobborgo di lusso, con le auto dei vigilanti che facevano la ronda tutto il giorno e si presentavano alla sua porta per controllare che stesse bene. Rimaneva in casa a guardare la grande televisione a schermo piatto che si era comprata e i programmi di quiz, tipo Ok, il prezzo è giusto che le piacevano tanto. Era diventata così brava che ormai non sbagliava di più di qualche dollaro. Non aveva più bisogno di uscire. Un ragazzo le faceva la spesa.

       Decise che poteva permettersi quel nuovo frigorifero General Electric, quello con il dispenser delle bibite ghiacciate all'esterno, che d'estate era tanto pratico. Rinnovò i mobili. Arrivò persino a prendere dei depliant dall'agenzia viaggi della Sesta Avenue, ma poi scartò la possibilità. Troppi pericoli, là fuori.

       Ma ciò che dava più gioia a Miss Clarence era il fondo pensione Aetna Gold Life Insurance che era incluso nel suo contratto di lavoro come fringe benefit. Ogni settimana comprava il Wall Street Journal e consultava soddisfatta l'andamento del suo fondo. A fine mese le arrivava puntuale il riepilogo dei versamenti effettuati e rileggeva con particolare piacere la frase finale: "i versamenti sono stati finora regolari, Miss Clarence. Le siamo grati per aver scelto la nostra Compagnia".

       Le piaceva soprattutto quella parola: "regolari". La sua vita aveva acquisito regolarità.

       Quando fosse arrivato il momento della pensione, Miss Clarence sarebbe andata in Florida. Aveva preso degli opuscoli presso la principale agenzia immobiliare della città. Stava acquistando a rate un appartamento in un grazioso condominio tra le palme nelle vicinanze di Tampa, e avrebbe avuto come vicina di casa Meredith, con cui aveva fatto la pace. Stava anche mettendo da parte un bel gruzzolo. Avrebbero passato il tempo sulla spiaggia o a cercare oggetti curiosi nei mercatini di Key West. Era tutto perfetto.

 

 

 

 

 

 

 

       Erano ormai cinque anni che Miss Clarence lavorava per Mister Belman. Col tempo si era sviluppata una discreta confidenza, e lui aveva preso a chiamarla affettuosamente "MC". Lei, aveva chiesto se poteva chiamarlo "MB" e Mr. Belman aveva acconsentito di buon grado.

       Miss Clarence si trovava bene come il primo giorno. Continuava a svolgere delle incombenze occasionali per Mr. Belman, ma questo non le era assolutamente di peso.

       Il giorno prima lui le aveva chiesto di occuparsi dei gatti in sua assenza.

       "Può dar da mangiare per tre giorni ai miei gatti, MC?"

       "Certamente MB"

       "Benissimo, troverà le chiavi dell'appartamento dal portiere, che è stato già avvertito. I gatti sono nel seminterrato"

       "Che strano", si disse Miss Clarence entrando nel lussuoso palazzo di Mr. Belman, "dei gatti in uno scantinato". Aveva trovato un messaggio per lei: "Cambi le lettiere, MC".

       Miss Clarence continuò a canticchiare il motivo che aveva sentito l'altra sera in televisione mentre scendeva le scale ed accendeva l'interruttore. Digitò il codice che Belman le aveva dato sul keypad della porta blindata.

       Alle pareti della cantina era disposta una diecina di grandi gabbie occupate da ragazze nude, in vari stadi di distruzione fisica. Il tanfo di putrefazione che proveniva dalle gabbie in fondo alla stanza era insopportabile. Dopo un attimo di pausa, Miss Clarence riprese a canticchiare.

       "Bisogna dare aria", si disse. Cosa le aveva detto MB sul sistema di aerazione? Ah, ecco il quadro dei comandi della ventola.

       "E poi bisognerà ispezionare quelle gabbie laggiù. Temo che vi sia qualcosa di morto, a giudicare dall'odore. Dovrò metterlo in un sacco e portarlo via con me uscendo".

       "Per l'amor di Dio!" le gridò una ragazza con un occhio cavo e sanguinante da dentro una gabbia. "Per l'amor di Dio! Per l'amor di Dio!".

       Miss Clarence si avvicinò alla gabbia. "Sst, i vicini potrebbero sentire".

       "Tsk Tsk", fece notando uno schizzo di sangue sul pavimento. Prese un tubo di metallo cromato che trovò lì vicino e percosse le mani della ragazza perché si facesse più indietro e la lasciasse pulire vicino alla gabbia.

       Pulì con estrema cura. Mister Belman non doveva trovare sporco e pensare che lei fosse stata negligente.

       Forse era stata troppo energica col tubo cromato: aveva fratturata qualche dito? Cosa avrebbe detto Mister Belman? Beh, nessuno è perfetto, si disse. L'avrebbe perdonata. Lui apprezzava soprattutto la buona volontà. Glie l'aveva detto tante volte.

       Sulla via del ritorno a casa ripensò agli inizi con Mr. Belman

       "Miss Clarence, le daremo un lavoro di prova. C'è un tizio, un certo Mr. Sagan, che sta avanzando reclami nei confronti della nostra ditta. Un vero rompiscatole, se posso esprimermi così. Lei dovrà riceverlo domattina nel nostro ufficio del decimo piano, farlo accomodare, ascoltare i suoi reclami e farci una relazione accurata. Mantenga la calma e il sangue freddo".

       "So delle cose, sulle attività di Mr. Belman, che potrebbero distruggerlo" le aveva detto Sagan con aria di sfida.

       "Distruggere la ditta che mi dà lavoro?" aveva pensato Miss Clarence. Aveva preso una coppa e si era avvicinata da dietro a Mr Sagan.

       L'indomani Mr. Belman l'aveva ricevuta nell'ufficio con pannelli di mogano in cui si erano visti la prima volta.

       "Apprezziamo moltissimo i dipendenti con spirito di iniziativa, Miss Clarence. Non avevo dubbi su di lei. E' senz'altro assunta".

       A Miss Clarence si era gonfiato il petto per il complimento del suo nuovo datore di lavoro.

       "Non avrà mai motivo di lamentarsi di me, Mister Belman" disse con orgoglio.

       Le richieste di Mr. Belman erano sempre ragionevoli e cortesi, ed era un piacere svolgere le incombenze.

       "MC, potrebbe occuparsi di caricare sul mio yacht le esche per la pesca?". Alcuni dei sacchi perdevano sangue, ma Miss Clarence aveva fatto del suo meglio per non lasciare tracce sporche in giro.

       "MC, purtroppo ho dovuto lasciare la saletta degli ospiti in tutta fretta, potrebbe occuparsi di rimettere tutto in ordine?". Miss Clarence aveva trovato un vero disastro, sedie rovesciate, uno specchio rotto con tracce di lunghi capelli biondi insanguinati tra le schegge, schizzi rossi sulle pareti. Aveva pensato che Mr. Belman non sarebbe stato contento se avesse chiamato una ditta di pulizie, e si era sobbarcata tutto il lavoro. Ne era valsa la pena, perché l'indomani aveva ricevuto una scatola di cioccolatini con un assegno di diecimila dollari e un biglietto di ringraziamenti da parte di MB.

       La settimana prima MB le aveva telefonato per un lavoro urgente.

       "MC, ho una donna molesta che continua a stazionare sotto il mio palazzo, potrebbe provvedere?"

       "Senz'altro, MB, mi recherò in auto sul posto le comunicherò quando l'avrò rimossa"

       "Grazie, MC, le spese per la riparazione del paraurti dell'auto saranno ovviamente a mio carico"

       Sempre così inappuntabile e premuroso, Mr. Belman.

       Miss Clarence aveva preso le chiavi dell'auto fischiettando.

 

 

 

 

 

       Miss Clarence riattaccò il telefono dopo la chiacchierata serale con Meredith.

       L'indomani era lunedì e avrebbe dovuto provvedere a far recapitare un mazzo di fiori da mettere nell'ufficio di Mr. Belman. Mise il post-it sulla porta, in modo che l'avrebbe visto prima di uscire.

       Sospirò soddisfatta. Mr Belman era sempre così distinto e corretto. Era un piacere lavorare per lui, come il primo giorno.

       Spense la luce e attese che il sonno arrivasse. Poco prima di addormentarsi pensò: "forse dovrei prendere un gatto anch'io, non sarebbe un'idea così cattiva".

       E si addormentò.