Morte la
vigilia di Natale |
Ai tempi della mia fanciullezza, la
casa dei Boerum m'aveva fatto una grande impressione. Era completamente nuova,
allora, e lucente; una gigantesca costruzione vittoriana, con rilievi e trafori
e vetri colorati, disseminati in una tale confusione caotica, che era difficile
abbracciarla con uno sguardo solo. Fermo davanti a essa, tuttavia, in quella
lontana vigilia di Natale, non riuscivo a trovare l'eco di quella giovanile
impressione.
L'intonaco se n'era andato da lungo
tempo; le parti in legno, vetro e metallo erano tutte immerse in un lugubre
grigiore, e le tende dietro le finestre erano completamente tirate, così che la
casa sembrava fissare i passanti con una dozzina di occhi senza sguardo.
Quando picchiai forte la porta col
bastone, Celia venne ad aprirla.
"C'è un campanello a portata
di mano," disse. Portava ancora il lungo vestito nero fuori moda e
ciancicato che doveva aver scovato nel baule di sua madre, e sembrava più che
mai il ritratto della vecchia Caterina nei suoi ultimi anni: il corpo ossuto,
le labbra strette, i capelli scoloriti talmente tirati indietro sulla fronte da
metteme ogni ruga in evidenza. Mi faceva venire in mente una trappola d'acciaio
pronta a scattare su chiunque incautamente la toccasse.
"Mi consta che il campanello è
stato staccato, Celia," dissi, e passai davanti a lei nel corridoio. Senza
voltare la testa, sentivo che stava guardandomi con occhi di fuoco; poi tirò su
col naso, rumorosamente, e richiuse la porta con fracasso. Subito ci trovammo
nella più fitta oscurità e io mi sentii preso alla gola da un odore di
putredine. Cercai a tastoni l'interruttore della luce, ma Celia disse brusca:
"No! questa non è l'ora della luce".
Mi voltai verso.la macchia biancastra
che era la sua faccia e tutto quanto potevo vedere di lei. "Celia,"
dissi, "risparmiatemi i drammi."
"C'è stata una morte in questa
casa; lo sapete bene."
"Ho le mie buone ragioni per
saperlo," risposi, "ma la vostra commedia non mi impressiona."
"Era la moglie di mio
fratello. Mi era molto cara."
Feci un passo verso di lei
nell'oscurità e le appoggiai il bastone su una spalla. "Celia,"
dissi, "come avvocato della vostra famiglia, lasciate che vi dia un
consiglio. L'inchiesta è finita e la vostra posizione è stata chiarita. Ma
nessuno ha creduto una parola dei vostri preziosi sentimenti, allora, e nessuno
mai vi crederà. Tenetevi questo bene in mente, Celia."
Scattò indietro così bruscamente
che il bastone mi cadde quasi di mano. "È questo che siete venuto a
dirmi?" disse.
"Sono venuto perché sapevo che
vostro fratello avrebbe avuto bisogno di vedermi oggi," risposi. "E
spero non vi dispiaccia se vi suggerisco di starvene per conto vostro mentre
parlerò con lui. Non voglio scene."
"Allora statene lontano anche
voi!" gridò. "Lui era presente all'inchiesta. Ha sentito quando hanno
detto che ero innocente. Tra poco avrà dimenticato tutto il male che pensa di
me. Statene lontano, perché possa dimenticare!"
Sembrava una furia e, per finirla,
cominciai a salire le scale scure tenendomi cautamente alla ringhiera. Ma la
sentii dietro di me e sembrava che in qualche modo misterioso essa non si
rivolgesse a me, ma rispondesse allo scricchiolio degli scalini sotto i nostri
piedi.
"Quando verrà a me, lo
perdonerò," disse. "In principio non ne ero tanto sicura, ma ora lo
so. Ho pregato per avere un'ispirazione, e ho capito che la vita è troppo breve
per odiare tanto. Così quando egli verrà a me, lo perdonerò."
Arrivai in cima alle scale e poco
mancò che non cadessi all'indietro. Bestemmiai mentre ritrovavo l'equilibrio.
"Se non volete accendere la luce, Celia," dissi, "dovreste
almeno tenere sgombro quassù. Perché non togliete questa roba da qui?"
"Ah," disse, "sono
tutte le cose della povera Jessie. Charlie sta male se vede qualsiasi oggetto
appartenuto a lei, e la miglior cosa da fare, secondo me, è disfarsi di
tutto."
Sentii una nota d'allarme nella sua
voce. "Ma non lo direte a Charlie, vero? Non glielo direte?" E
continuò a ripetere le stesse parole in tono sempre più acuto mentre mi
allontanavo da lei, così che quando entrai nella stanza di Charlie e richiusi
la porta, sembrava che avessi lasciato un pipistrello starnazzante dietro di
me.
Come nel resto della casa, le tende
nella camera di Charlie erano completamente tirate. Ma una sola lampadina
accesa del lampadario mi abbagliò per un momento, e dovetti guardare due volte
prima di vedere che Charlie era disteso sul letto e con un braccio si copriva
gli occhi. Poi si mise lentamente in piedi e mi guardò.
"Bene," disse finalmente,
accennando verso la porta, "non vi ha dato un po' di luce per venir su,
vero?"
"No," risposi, "ma
conosco la strada."
"È come una talpa,"
disse. "Va in giro meglio lei al buio che io alla luce. Ma è meglio per
lei; altrimenti potrebbe guardarsi allo specchio e spaventarsi di quello che
vede."
"Sì," dissi, "mi
pare che se la pigli molto a cuore."
Rise di un riso breve e secco
simile al latrato di un' otaria. "È perché è ancora piena di paura. Tutto
quel che le sentite dire ora è quanto amava Jessie e quanto sia addolorata.
Forse si immagina che a furia di dirlo, la gente finirà per crederle. Ma datele
un po' di tempo, e tornerà a essere ancora la vecchia Celia."
Misi cappello e bastone sul letto e
vicino il mio cappotto. Poi tirai fuori un sigaro e aspettai che Charlie
cercasse un fiammifero e l'accendesse per me. La sua mano tremava così
violentemente che non vi riuscì subito e borbottò qualcosa prendendosela con se
stesso. Poi io mandai lentamente al soffitto una nuvola di fumo, e aspettai.
Charlie era di cinque anni più
giovane di Celia, ma guardandolo allora mi parve più vecchio di una dozzina
d'anni. I suoi capelli erano dello stesso pallido biondo, quasi senza colore,
così che era difficile dire se stesse incanutendo oppure no. Ma le sue guance
erano coperte da una barba incolta di un bell'argento e sotto gli occhi aveva
due grandi borse di un blu nerastro. E mentre Celia si sforzava di mantenersi
dritta e salda sulla spina dorsale, Charlie, sia seduto sia in piedi, stava
così curvo che sembrava sempre sul punto di cadere in avanti. Mi guardò fisso e
con mossa incerta si tirò un baffo che gli cadeva oltre gli angoli della bocca.
"Sapete perché desideravo
vedervi, non è vero?" disse. "Posso immaginarlo," risposi,
"ma preferisco sentirlo dire da voi."
"Ve lo dirò senza
preamboli," disse. "Si tratta di Celia. Voglio assistere a quello che
sta per succederle. Non la prigione. Voglio che la legge si impadronisca di lei
e la uccida e voglio esser lì a vedere."
Un bel mucchietto di cenere mi
cadde sul pavimento e lo strofinai accuratamente sul tappeto con una scarpa.
"Eravate al processo, Charlie," dissi; "avete visto quello che è
accaduto. Celia è stata dichiarata innocente e se non si può produrre qualche
prova nuova, innocente rimane."
"Delle prove! Mio Dio, che
bisogno c'è di altre prove!
Stavano discutendo violentemente in
cima alle scale e Celia non ha fatto altro che stringersi a Jessie e buttarla
giù dalle scale; così l'ha uccisa. Questo è assassinio, no? È come se avesse
usato una rivoltella o un veleno o qualunque altra cosa avesse voluto usare se
le scale non fossero state lì a portata di mano."
Annoiato sedetti sulla vecchia
poltrona di cuoio e osservai il nuovo mucchi etto di cenere che andava
formandosi all' estremità del mio sigaro. "Lasciate che vi spieghi la cosa
dal punto di vista legale," dissi, e la monotonia della mia voce deve aver
fatto risuonare le mie parole come una formula ripetuta mille volte.
"Prima di tutto, non ci sono testimoni."
"Ho sentito Jessie gridare e
l'ho sentita cadere," disse con ostinazione, "e quando corsi fuori e
la trovai ai piedi della scala, udii anche sbattere la porta di Celia mentre la
richiudeva. È lei che ha dato la spinta a Jessie e poi come un topo è corsa via
per non farsi trovare sul posto."
"Ma voi non avete visto
niente. E poiché Celia dichiara che non era presente alla scena, testimoni non
ce n'erano. In altre parole, il racconto di Celia cancella il vostro, e poiché
voi non siete stato un testimone oculare, non potete provare che sia stato
compiuto un delitto là dove può esser avvenuto un semplice incidente."
Charlie scosse lentamente la testa.
"Voi non lo credete,"
disse. "Non credete a quello che dite. Perché se ne siete proprio
persuaso, potete andarvene anche ora, e non farvi mai più vedere qui."
"Quello che io credo non ha
importanza; vi sto mostrando l'aspetto legale del caso. Quale il motivo, per
esempio? Che cosa aveva da guadagnare Celia con la morte di Jessie? Né denaro
né immobili certo le facevano gola: essa è finanziariamente indipendente come
voi."
Charlie sedette sull'orlo del letto
e si sporse verso di me con le mani appoggiate sulle ginocchia. "No,"
sussurrò, "denaro e immobili non c'entrano qui."
Allargai le braccia: "Vedete
dunque?".
"Ma sapete di che si
tratta," disse. "Si tratta di me. Prima mia madre, con un attacco di
cuore ogni volta che si profilava una possibile moglie all' orizzonte. Poi
quando morì e pensai d'essere libero, fu la volta di Celia. Dal momento in cui
mi alzavo al mattino fino alla sera quando andavo a letto, a ogni passo, ecco
Celia. Non ha mai avuto marito, o un bambino... ha avuto me!"
Dissi tranquillamente: "È
vostra sorella, Charlie. Essa vi ama", ed egli rise di quello stesso secco
e spiacevole riso.
"Mi ama, come l'edera ama un
albero. Quando ripenso ai tempi andati, ancora vedo come faceva; mi guardava in
un certo modo e io perdevo le mie forze. E fu così finché incontrai Jessie ...
Ricordo il giorno in cui condussi Jessie a casa e dissi a Celia che ci eravamo
sposati. Non disse nulla, ma l'espressione dei suoi occhi doveva essere la stessa
di quando spinse Jessie giù da quelle scale."
"Ma ammetteste voi stesso al
processo," dissi, "che non la vedeste mai minacciare Jessie e fare
qualsiasi cosa che potesse ferirla."
"Certo che non ho mai visto!
Ma quando vedevo Jessie triste e malinconica tutto il giorno senza dire una
parola, o piangere a letto ogni notte senza dirmi il perché, sapevo benissimo
quello che stava succedendo. Sapete com'era Jessie. Non era né elegante né
graziosa, ma era invariabilmente serena, ed era innamorata morta di me. E
quando incominciò a perdere quella fiamma che era in lei dopo soltanto un mese
dalle nozze, ne indovinai il motivo. Parlai con lei e parlai con Celia, ed
entrambe si limitarono a scuotere la testa. Tutto quello che potevo fare era di
perdermi in supposizioni, ma quando la cosa accadde, quando vidi Jessie distesa
lì sotto, non provai nessuna sorpresa. Forse vi sembrerà strano, ma non provai
nessuna sorpresa."
"Nessuno di quelli che
conoscono Celia credo fu sorpreso," dissi, "ma non si può istruire un
processo con questo."
Si diede un pugno su un ginocchio e
barcollò. "Che cosa posso fare?" disse. "Per questo ho bisogno
di voi, perché mi diciate che cosa devo fare. Per tutta la vita non ho potuto
concludere nulla per colpa sua. E lei conta proprio su questo ... che io non
faccia nulla così da potersela cavare. Poi le cose si metteranno a posto e ci
ritroveremo al punto di prima."
"Charlie," dissi,
"vi state guastando il sangue senza scopo." Si alzò, guardò la porta
e poi si rivolse a me: "Ma io posso fare qualche cosa," mormorò.
"Sapete che cosa?"
Attese la mia risposta con negli
occhi il brillio di uno che avesse proposto un difficile indovinello sicuro di
mettere in imbarazzo l'interlocutore. Mi alzai e mi avvicinai faccia a faccia
con lui, scuotendo lentamente la testa.
"No," dissi,
"qualunque cosa stiate pensando, cavatevela dalla testa."
"Non mi confondete,"
disse, "sapete benissimo che ce la si può cavare anche nel caso di un
delitto, se si è furbi come è stata Celia. E non credete che io sia altrettanto
furbo?"
Gli strinsi fortemente le spalle.
"Per amor di Dio," dissi, "non incominciate a parlare
così."
Si liberò dalle mie mani e
barcollando andò ad appoggiarsi alla parete. Gli occhi gli brillavano e le
labbra contratte lasciavano vedere i denti. "Che cosa dovrei fare?"
gridò. "Dimenticare ogni cosa, ora che Jessie è morta e sepolta? Star qui
seduto finché Celia si stancherà di aver paura di me e ucciderà anche me?"
Gli anni e la pinguedine mi avevano
tradito in quella piccola lotta con lui, e mi trovai a corto di dignità e di
fiato.
"Vi dirò una cosa,"
dissi. "Non siete mai uscito di casa dai giorni del processo. È tempo
ormai che andiate fuori, anche soltanto per camminare e guardarvi
intorno."
"E perché tutti ridano di me
al mio passaggio!" "Provate," dissi, "e vedrete. Al Sharp
mi ha detto che qualcuno dei vostri amici sarà al suo bar e al suo ristorante,
questa sera, e che gli farebbe piacere vedervi là. Questo è il mio consiglio
... per quello che vale."
"Non vale niente," disse
Celia. La porta si era aperta e lei stava rigida sulla soglia con gli occhi
socchiusi contro la luce della stanza. Charlie si voltò verso di lei, coi
muscoli della mascella contratti.
"Celia," disse, "ti
ho detto di non entrare mai in questa stanza!"
La sua faccia rimase impassibile.
"Non sono nella tua stanza. Son venuta a dirti che il tuo pranzo è
pronto."
Charlie fece un passo minaccioso
verso di lei. "Hai tenuto l'orecchio appiccicato a quella porta abbastanza
per sentire tutto quello che ho detto? O devo ripeterlo per te?"
"Ho sentito un'empia e sudicia
cosa," rispose Celia tranquillamente, "un invito a bere e a
gozzovigliare mentre questa casa è in lutto. Credo di avere tutto il diritto di
oppormi a questo orrore."
Egli la guardò incredulo e lottò
per trovare le parole con cui risponderle. "Celia," disse, "tu
non intendi dir questo! Soltanto l'ipocrita più nero o qualche pazzo potrebbe
pretenderlo."
Queste parole accesero una
scintilla dentro di lei. "Pazzo!" esclamò. "Tu osi pronunciare
quella parola? Tu che sei sempre chiuso nella tua camera parlando con te
stesso, pensando Dio sa che cosa!" Si voltò improvvisamente verso di me.
"Voi avete parlato con lui. Voi dovreste sapere. È possibile che ...
"
"È sano quanto voi,
Celia," dissi duramente.
"Allora dovreste sapere che
uno non va a bere nelle osterie in tempi come questi. Come avete potuto
chiedergli di farlo?"
Mi lanciò la domanda con una tal
aria di malizioso trionfo che persi completamente la calma. "Se non vi
steste preparando a sbarazzarvi di tutto quanto è appartenuto a Jessie, Celia,
prenderei la vostra domanda sul serio."
Era una cosa imprudente da dire, ed
ebbi subito ragione di pentirmi. Prima che potessi muovermi, Charlie,
oltrepassandomi, aveva afferrato le braccia di Celia in una stretta spasmodica.
"Hai osato entrare nella sua
stanza?" gridò scuotendola selvaggiamente. "Dimmi!" E poi,
leggendo la risposta nel panico che si era dipinto sul viso di lei, si staccò
dalle sue braccia come fossero state di ferro rovente, e rimase a testa china
davanti a lei.
Celia tese una mano verso di lui
come a placarlo.
"Charlie," gemette,
"non vedi? La vista delle sue cose ti dà pena. Volevo soltanto
aiutarti."
"Dove sono le sue cose?"
"Sulle scale, Charlie. Ogni
cosa è là."
Egli uscì sul pianerottolo e mentre
il suono dei suoi passi incerti si allontanava, sentii i battiti del mio cuore
riprendere lentamente il loro ritmo normale. Celia si voltò a guardarmi, e la
sua faccia esprimeva un tale odio furente, che sentii soltanto un disperato
bisogno di uscire subito da quella casa. Afferrai cappotto e cappello e feci
per passare oltre di lei, ma mi sbarrò il cammino.
"Non vedete che cosa avete
fatto?" mormorò con voce aspra. "Ora dovrò impacchettare di nuovo
tutto. Sarà una faticata, ma dovrò farlo ... e tutto per colpa vostra."
"Questo riguarda soltanto voi,
Celia," dissi freddamente. "Stupido," disse, "vecchio
stupido. Dovreste esserci stato voi con lei, quando io ... "
La colpii col bastone su una spalla
e la sentii vacillare sotto il colpo. "Come vostro avvocato, Celia,"
dissi, "vi consiglio di esercitare la lingua soltanto nel sonno, quando
non potete esser ritenuta responsabile di quello che dite."
Non disse più nulla, ma mi
assicurai che fosse sempre davanti a me finché non mi trovai sulla strada.
Dalla casa dei Boerum al ristorante
e bar di Al Sharp c'erano soltanto pochi minuti di cammino, e li percorsi
rapidamente, grato dello stimolo che mi veniva dalla fresca aria invernale. Al
era solo dietro il banco del bar, intento a pulire i bicchieri, e quando mi
vide entrare mi salutò allegramente. "Lieto Natale, avvocato!" mi
disse.
"Anche a voi," risposi, e
lo guardai mentre metteva sul banco una bottiglia dall'aspetto promettente e
due bicchieri. "Siete puntuale come le stagioni, avvocato," disse Al,
versando due bicchieri colmi. "Vi stavo aspettando proprio ora."
Bevemmo alla nostra salute e Al si appoggiò amichevolmente sul banco.
"Venite direttamente da lì?"
"Sì," dissi.
"Avete visto Charlie?"
"E Celia," dissi.
"Bene," disse Al.
"Non c'è nulla di eccezionale. Anch'io l'ho vista, quando passa per andare
a fare qualche commissione. Corre con la testa bassa avvolta in quello scialle
nero come se fuggisse davanti a qualche cosa. Penso che sia quello."
"Anch'io," dissi.
"Ma Charlie non l'ho più
visto. Gli avete detto che mi piacerebbe vederlo qualche volta?"
"Sì," dissi,
"gliel'ho detto." "E cosa ha risposto?"
"Niente. Celia ha detto che
non era giusto che lui venisse qui mentre era in lutto."
Al fece un fischio sommesso e
despressivo, e si toccò la fronte col pollice. "Ditemi," disse,
"credete che non sia pericoloso per loro star così soli insieme? Voglio
dire che, stando così le cose, e sapendo come la pensa Charlie, potrebbe
verificarsi ancora qualche incidente."
"Sembrava proprio che dovesse
succedere questa sera, per un certo momento," dissi, "ma poi è
sfumato."
"Pino alla prossima
volta," disse Al. "Io sarò là," dissi.
Al mi guardò scuotendo la testa.
"Nulla cambia in quella casa," disse. "Proprio nulla. Perciò si
possono sapere tutte le risposte in anticipo. Perciò sapevo che voi sareste
stato qui ora a parlarmi di questo."
Avevo ancora nelle narici l'odore
di putredine di quella casa e sapevo che ci sarebbero voluti giorni per
togliermelo di dosso.
"Questo è un giorno che mi
piacerebbe togliere dal calendario per sempre," dissi.
"E si dovrebbe lasciarli soli
coi loro fastidi. Gli starebbe bene."
"Non sono soli," dissi.
"Jessie è con loro. Jessie sarà sempre con loro, finché quella casa e
tutto quello che contiene non siano distrutti."
Al aggrottò la fronte. "È la
più strana cosa che sia mai accaduta in questa città. La casa tutta buia, lei
che correva per le strade come fosse inseguita, lui che giaceva in quella
stanza con nient'altro che i muri da guardare, per ... quando fu che Jessie
cadde giù dalle scale, avvocato?"
Alzando un poco gli occhi, potei
vedere dietro ad Al il riflesso della mia faccia: le guance rosse e incavate,
l'espressione un poco incredula:
"Vent'anni fa," mi sentii dire. "Vent'anni fa, proprio questa sera."