Coletti-Henrici-Wild, Guida alla meditazione |
❍ LA SCOPERTA DELLA QUIETE. ESERCIZI DI
MEDITAZIONE OGGETTUALE.
❍ Spiegazioni generali
❍ Generiche & Promiscue
❍ Modi di rappresentazione
❍ Meditazione e vita quotidiana (fine seconda
serie di esercizi)
❍ Passi comuni a tutte le meditazioni
❍ Avvertenze generali sulla meditazione
❍ Scansione degli esercizi & Attività tra
gli esercizi
❍ Attività comuni agli esercizi
❍ Fase di preparazione
❍ Esecuzione della meditazione
❍ Fine della meditazione
❍ Scansione degli esercizi
❍ Tempo della meditazione
❍ Esercizio 1.1.1: Sedere immobili
❍ La posizione
❍ Esercizio 1.1.2: La respirazione
❍ I pensieri disturbanti
❍ Esercizio 1.1.3: Meditazione della candela
❍ Esercizio 1.1.4: Una persona cara
❍ Esercizio 1.1.5: Il fiore
❍ Esercizio 1.1.6: La pietra
❍ Esercizio 1.1.7: Approfondimento di una
meditazione spontanea
❍ Esercizi sulla posizione seduta
❍ La posizione seduta
❍ Esercizio 1.2.1: Coscienza della schiena
dritta
❍ Esercizio 1.2.2: Aperto come le mani
❍ Esercizio 1.2.3: La colonna vertebrale
❍ Esercizio 1.2.5: Saldo come un monte
❍ Esercizio 1.2.6: Ascesa
❍ La meditazione del respiro
❍ La respirazione
❍ Esercizio 1.3.1: Appropriarsi del respiro
❍ Esercizio 1.3.2: Il fluire del respiro
❍ Esercizio 1.3.3: Il respiro doppio
❍ Esercizio 1.3.4: La mia vita comincia nel
respiro
❍ Esercizio 1.3.5: Espirare significa aver
fiducia
❍ Prosecuzione degli esercizi 1.3.4 e 1.3.5
❍ Esercizio 1.3.7: Lo spirito vivente
❍ Annotazioni sul respiro
❍ Primo esercizio per raggiungere la calma
❍ Secondo esercizio per raggiungere la calma
❍ Terzo esercizio per raggiungere la calma
❍ Quarto esercizio per raggiungere la calma
❍ Quinto esercizio per raggiungere la calma (il
triangolo)
❍ Sesto esercizio per raggiungere la calma (il
monte)
❍ Settimo esercizio per raggiungere la calma
(il piccolo ponte)
❍ Ottavo esercizio per raggiungere la calma (la
candela)
❍ L’albero
❍ Esercizio 1.4.1: La forza dell’albero
❍ Esercizio 1.4.2: La crescita dell’albero
❍ Esercizio 1.4.3: L'albero che respira con me
❍ Brani sugli alberi
❍ Esercizio 1.4.4: L'albero interiore
❍ Esercizio 1.4.5: L'albero rovesciato
❍ Esercizio 1.4.6: Sguardo di insieme alla
storia dell’albero
❍ Esercizio 1.4.7: Che cosa mi dice l’albero
❍ La natura della meditazione
❍ La pietra
❍ Esercizio 1.5.1: La pietra
❍ Esercizio 1.5.2: La roccia
❍ Esercizio 1.5.3: Il ciottolo
❍ Esercizio 1.5.4: La pietra che fa male
❍ Esercizio 1.5.5: La pietra da costruzione
❍ Esercizio 1.5.6: Sguardo di insieme: l’essere
pietra
❍ Esercizio 1.5.7: Che cosa mi dice la pietra
❍ Meditazione oggettuale e meditazione non
oggettuale
❍ Note sulla pratica dopo il quinto gruppo di
esercizi
❍ La rosa
❍ Esercizio 1.6.1: La rosa
❍ Esercizio 1.6.2: La rosa insondabile
❍ Esercizio 1.6.3: La rosa senza perché
❍ Esercizio 1.6.4. La rosa di plastica
❍ Esercizio 1.6.5. La rosa come dono
❍ Esercizio 1.6.6. Sguardo di insieme: l’essere
rosa
❍ Esercizio 1.6.7. Che cosa mi dice la rosa
❍ Insegnamenti sul rilassamento
❍ La candela
❍ Esercizio 1.7.1. La candela
❍ Esercizio 1.7.2. La candela e la pietra
❍ Esercizio 1.7.3. L'accensione della candela
❍ Esercizio 1.7.4. La fiamma della candela
❍ Esercizio 1.7.5. La cera
❍ Esercizio 1.7.6. Sguardo di insieme: l’essere
candela
❍ Esercizio 1.7.7. Che cosa mi dice la candela
❍ Questionario 6
❍ Riflessione sulla meditazione della natura
❍ Ottava serie di esercizi della prima parte:
ripetizione
❍ PARTE SECONDA. ESERCIZI DI MEDITAZIONE SUI
RAPPORTI UMANI
❍ La meditazione come impulso
❍ La mia vita è una trama di relazioni
❍ Esercizio 2.1.1. Pesante come la terra
❍ Esercizio 2.1.2. Libero come il cielo
❍ Esercizio 2.1.3. L'influsso della stanza
❍ Esercizio 2.1.4. Filma la tua vita!
❍ Esercizio 2.1.5. Prova in anticipo la tua
vita!
❍ Esercizio 2.1.6. Ogni attimo è prezioso
❍ Esercizio 2.1.7. La sofferenza ha la sua
storia
❍ Il proprio albero genealogico
❍ Esercizio 2.2.1. Una persona cara
❍ Esercizio 2.2.2. La persona determinante
(esercizio A)
❍ Esercizio 2.3.3. La luce dei genitori
❍ Esercizio 2.2.4. La persona determinante
(esercizio B)
❍ Esercizio 2.2.5. La figura luminosa
❍ Esercizio 2.2.6. La parola che ti ha plasmato
❍ Esercizio 2.2.7. La persona determinante
(esercizio C)
❍ Questionario 1 della seconda parte
❍ I confini sono luoghi di passaggio e di
transizione
❍ Esercizio 2.3.1. L'unione con una persona>Esercizio
A
❍ Esercizio 2.3.2. L'unione con una
persona>Esercizio B
❍ Esercizio 2.3.3. Fondare relazioni
❍ Esercizio 2.3.4. Affinità crescente
❍ Esercizio 2.3.5. Tutto il tempo è
presente>Esercizio A
❍ Esercizio 2.3.6. Tutto il tempo è
presente>Esercizio B
❍ Esercizio 2.3.7. Libero come un uccello
❍ Tu sei responsabile della tua rosa
❍ Esercizio 2.4.1. Responsabilità di sé
❍ Esercizio 2.4.2. La qualità è necessaria alla
vita?
❍ Esercizio 2.4.3. La grande famiglia
❍ Esercizio 2.4.4. La famiglia umana
❍ Esercizio 2.4.5. Solo alberi preferiti
❍ Esercizio 2.4.6. I doni sono mezzi di
comunicazione
❍ Esercizio 2.4.7. Coerenza verso una parola
❍ Questionario 2 della parte seconda
❍ Quinta serie di esercizi della parte seconda:
ripetizione
❍ Il prossimo
❍ Esercizio 2.6.1. Non sono solo
❍ Esercizio 2.6.2. Le persone che mi sono
vicine
❍ Esercizio 2.6.3. Il servizio
❍ Esercizio 2.6.4. Anche da me ci si aspetta un
servizio
❍ Esercizio 2.6.5. Il dono
❍ Esercizio 2.6.6. Qualcuno aspetta il mio dono
❍ Esercizio 2.6.7. Lo scambio
❍ Esercizio 2.6.8. Ripetizione
❍ Tutti gli uomini sono degni di amore
❍ Esercizio 2.7.1. Sono sorretto
❍ Esercizio 2.7.2. Sono sorretto e amato
❍ Esercizio 2.7.3. Acconsento ad essere
sorretto e amato
❍ Esercizio 2.7.4. Divido con altri la sicurezza
e l’amore>Esercizio A
❍ Esercizio 2.7.5. Divido con altri la
sicurezza e l’amore>Esercizio B
❍ Esercizio 3.7.6. Divido con altri la
sicurezza e l’amore>Esercizio C
❍ Esercizio 2.7.7. Divido la sicurezza e
l’amore con tutti
❍ Incontri interpersonali
❍ Esercizio 2.8.1. Pensare a una persona
❍ Esercizio 2.8.2. Il ricordo
❍ Esercizio 2.8.3. "La presenza"
❍ Esercizio 2.8.4. Dire "tu"
❍ Esercizio 2.8.5. Vivo grazie a te
❍ Esercizio 2.8.6. Tu devi vivere grazie a me
❍ Esercizio 2.8.7. Tu ed io: “noi”
❍ Esercizio 2.8.8. Ripetizione
❍ Questionario 3 della seconda parte
❍ I valori nei rapporti interpersonali
❍ Esercizio 2.9.1. Verità
❍ Esercizio 2.9.2. Bontà
❍ Esercizio 2.9.3. Fedeltà
❍ Esercizio 2.9.4. Vera amicizia
❍ Esercizio 2.9.5. Amore
❍ Esercizio 2.9.6. Fede
❍ Esercizio 2.9.7. Speranza
❍ Esercizio 2.9.8. Ripetizione
❍ Ciò che divide e come superarlo
❍ Esercizio 2.10.1. La mia colpa
❍ Esercizio 2.10.2. La tua colpa
❍ Esercizio 2.10.3. Concedere il perdono
❍ Esercizio 2.10.4. Sperare nel perdono
❍ Esercizio 2.10.5. La tua morte
❍ Esercizio 2.10.6. La mia morte
❍ Esercizio 2.10.7. "Spero in te per
noi"
❍ Esercizio 2.10.8. Ripetizione
❍ Questionario 4 della parte seconda
❍ PARTE TERZA: LA SCOPERTA DI DIO: ESERCIZI
TRATTI DAL PATRIMONIO DI MEDITAZIONE RELIGIOSA DELL'UMANITA'
❍ Il fascino di una rosa. La dimensione
religiosa dell’esperienza della natura (1)
❍ Introduzione
❍ I passi della meditazione
❍ Esercizio 3.1.1. L'albero
❍ Esercizio 3.1.2. La rosa
❍ Esercizio 3.1.3. Il monte.
❍ Esercizio 3.1.4. L'acqua
❍ Esercizio 3.1.5. Il fuoco.
❍ Esercizio 3.1.6. Sei vivo
❍ Esercizio 3.1.7. Trasmetti la vita
❍ Esercizio 3.1.8. Sfere vitali - Zone di
tensione
❍ La terra, nostra madre. La dimensione
religiosa dell’esperienza della natura (2)
❍ Esercizio 3.2.1. Respirare nello spirito
divino
❍ Esercizio 3.2.2. La terra, nostra madre
❍ Esercizio 3.2.3. Siamo creature della terra
❍ Esercizio 3.2.4 La bellezza del creato:
un’immagine dell’affetto di Dio.
❍ Esercizio 3.2.5. Il soffio della vita
❍ Esercizio 3.2.6. Madre, ordinatore, antenato
❍ Esercizio 3.2.7. In comunione con l’intero
creato davanti a Dio
❍ La riuscita dell’amore: la dimensione
religiosa dei rapporti umani (1)
❍ Introduzione agli esercizi
❍ Le fasi della meditazione
❍ Esercizio 3.3.1. La persona determinante (1)
❍ Esercizio 3.3.2. La persona determinante (2)
❍ Esercizio 3.3.3. Alla fonte della
responsabilità
❍ Esercizio 3.3.4. Tu ed io: “noi”
❍ Esercizio 3.3.5. Il centro dell’amicizia
❍ Esercizio 3.3.6. Accogliere i piccoli
❍ Pace per tutti: la dimensione religiosa dei
rapporti umani (2)
❍ Esercizio 3.4.1. La natura è indifesa
❍ Esercizio 3.4.2. Pace per tutti (1)
❍ Esercizio 3.4.3. Pace per tutti (2)
❍ Esercizio 3.4.4. Pace per tutti (3)
❍ LA SCOPERTA DELLA QUIETE.
ESERCIZI DI MEDITAZIONE OGGETTUALE.
❍ Spiegazioni generali
❍ Generiche & Promiscue
La quiete, la scoperta della quiete, la perdita
della quiete vengono considerate estremamente importanti.
Da una meditazione profonda si deve uscire
lentamente.
Dopo aver meditato su un ricordo che ti lega
alla persona cara (esercizio 2.8.2), ti sentirai forse spinto a dare un segno
di questo ricordo, es. scrivere o telefonare alla persona cara; ma non parlare
con lei (almeno non ora) della tua meditazione. La meditazione è un frutto del
silenzio e va conservata nel silenzio, altrimenti si guasta.
La "coscienza" meditativa non va
confusa con l'osservazione di sé: se meditando osservi te stesso ti precludi
l'esperienza immediata. Per poter sperimentare cosa essa è realmente, dedica
una meditazione ad ascoltare una musica tranquilla e gradevole; dopo aver
raggiunto la quiete ascolta solo la musica assotbila completamente, sii tutto
orecchie, vivila. Poi fai lo stesso con altri oggetti di meditazione (fiore,
albero, prossimo...)
Puoi soffermarti in questa parte del corso
finché vuoi: è importante soltanto che tu faccia in modo di meditare il più
regolarmente possibile, quotidianamente se puoi, Solo grazie a questa
regolarità puoi veramente familiarizzarti con la meditazione e fare progressi:
vedrai che questo piccolo sacrificio di tempo ti sarà riccamente ripagato.
Se gli esercizi della decima serie (colpa e
morte) ti abbattono, affronta dapprima esperienze meno traumatiche. Tieni
presente, però, che ogni terapia meditativa ha dei limiti.
Meno di tre mesi non sono sufficienti a lavorare
sulla seconda parte del corso, perché tali esercizi debbono produrre un
atteggiamento interiore che diventi parte di te. Scegli le due serie che ti
sono più piaciute e dedica ancora un mese a ciascuna di esse.
Un tempo da tre a sei mesi dovrebbe essere
adeguato e sufficiente per gli esercizi della seconda parte.
Se trascuri completamente le applicazioni
pratiche, ti privi della piena efficacia della meditazione: essa non è fine a
se stessa, ma deve pian piano intervenire nella tua vita e cambiarla. Le
applicazioni che ti abbiamo proposto dovevano aiutarti a creare il ponte fra
meditazione e vita quotidiana. Ripeti senza fretta una o due serie di esercizi,
segui con serietà le proposte finali e guarda come ciò interviene nella tua
vita. Non devi eseguirle come un compito scolastico, ma servirtene per gettare
più facilmente il ponte tra meditazione e vita quotidiana. Quando ripeterai gli
esercizi, "inventa" tu stesso altre applicazioni pratiche adatte alla
tua vita. Quando meditazione e pratica si sono approfondite e animate a
vicenda, facendoti scoprire un nuovo stile di vita, sei pronto a passare alla
terza parte del corso.
Dovresti anche, se ripeti soltanto singoli
esercizi o parti di essi, cercare di orchestrare la tua meditazione con le
citazioni di testi che trovi riportate, che ti aiutano a progredire. Se li
avessi inclusi nella tua meditazione ti si sarebbero forse dischiuse dimensioni
nuove e più profonde, a cui non avresti pensato da solo.
Forse l'impronta religiosa di alcuni dei testi
proposti come supporto alla meditazione per i primi due gruppi di esercizi ti
procura difficoltà: ma la meditazione può essere utile anche senza questa
dimensione relgiosa.
Nel terzo gruppo di esercizi, è però proprio la
dimensione religiosa che va approfondita: iniziala solo quando comincerai a
sentire dell'interesse, o almeno della curiosità, per essa. Troverai conferme
al tuo orientamento religioso, ma ti saranno indicate anche nuove dimensioni
della religiosità.
Ancora sull'importanza di ritornare alla quiete,
"vero spazio di sviluppo della meditazione" dopo ogni passo
dell'esercizio.
❍ Modi di rappresentazione
Le serie 2.6, 2.7, 2.8 di esercizi ti hanno
invitato a incontrare altre persone. Ti sarai chiesto cosa accade veramente
durante queste meditazioni. La rappresentazione meditativa non rimane forse una
mera immagine ideale, un'illusione forse consolatoria, o addirittura un
sostituto dell'incontro reale? Quando mediti sulla presenza di una persona
assente, quando vedi addirittura la sua benevolenza scorrere verso di te, non
ti sei forse un po' ingannato, non hai magari attribuito all'altro qualcosa che
non è affatto reale?
Per trovare risposta a queste domande e a questi
dubbi, dobbiamo riflettere su alcune questioni fondamentali riguardanti ciò che
accade veramente nella meditazione e in particolare nella rappresentazione
meditativa di una presona. Se hai eseguito gli esrcizi proposti sinora, e in
particolare i passi della serie 2.8 ("Incontri interpersonali") dal
pensiero, al ricordo e alla presenza, sei ormai in grado di comprendere
correttamente le spiegazoni che seguiranno, specialmente se hai preso sul serio
la ripetuta ammonizione a non scivolare nei sogni.
Gli altri non ci sono presenti solo quando
stanno fisicamente davanti a noi, quando possiamo vederli, udirli e toccarli.
Al contrario: persino il contatto più immediato (es. in un tram affollato) non
garantisce assolutamente che una persona ci sia realmente presente. Il corpo
nel suo "essere qui" sensoriale può significare sia distanza sia
vicinanza. L'autentica presenza è qualcosa di interiore, di spirituale: per questo
negli esrcizi di meditazione bisogna raggiungerla attraversando i due stadi del
pensiero e del ricordo
(1) Quando una madre pensa al suo bambino che è
a scuola o magari in vacanza dai nonni, non si tratta di un pensare teorico a
qualcosa di lontano, di non reale: la madre è veramente "vicina col
pensiero al suo bambino" e il bambino è davvero "lì" per lei,
spesso così vividamente come se lei lo vedesse e lo udisse. Se lo consideriamo
più profondamente, ciò deriva dal fatto che il nostro pensare umano non è affatto
un infruttuoso girare intorno a noi stessi: ogni pensiero mira a una cosa, si
tende (è “intenzionale", dicono i filosofi) verso il suo oggetto e in
questo modo lo tira, per così dire, a sé. Altrimenti non potremmo affatto
pensare "a qualcosa", e i nostri pensieri non sarebbero nulla di più
e di diverso che farfalle svolazzanti nella nostra coscienza. E' così che li
abbiamo considerati nel primo esercizio, ma solo per poter trovare la strada
verso la quiete meditativa e verso noi stessi; negli esercizi successivi
bosognava per lo più trattenere uno di questi pensieri svolazzanti, farlo
emergere nuovo dalla quiete meditativa e (nelle ultime serie) seguire il suo
irresistibile moto verso l'altra presona, proprio come una madre può immergersi
interamente nel pensiero del suo bambino.
(2) Già qui puoi cominciare a capire la ripetuta
ammonizione contro i sogni. Il sogno (parliamo naturalmente del sogno a occhi
aperti) può sembrare maledettamente simile al pensare a qualcuno o a qualcosa:
anch'esso è rivolto a un oggetto, e può assorbirci completamente. Ma la
differenza è che nel sogno io mi immagino persone, situazioni, incontri,
cosìcome mi piacerebbe vederli e viverli. In altre parole: proietto i miei
desideri in un mondo di sogno; costruisco castelli in aria. Mi accorgo di
essere scivolato nel sogno quando mi rendo conto di quanto tutto sia irreale,
inventato. Il vero pensare a qualcuno, invece, cerca la realtà di questa
persona, si orienta a essa, se ne lascia continuamente sorprendere ed è pieno
di stuore; non da ultimo perché vede quanto questa persona che mi sta vicina
sia in realtà inafferrabile, incomprensibile, lontana da me, quanto mi si
sottragga sempre, anche e proprio quando mi avvicino a lei nella meditazione.
Nel pensare meditativo tutto ciò avviene nella quiete interiore e, per così
dire, senza chiari contorni e senza tanto andare e venire (al contrario dei
sogni) mediante una sorta di raggio che va da centro a centro.
(3) Con questo abbiamo detto la parola decisiva:
l'obiettivo della rappresentazione meditativa è il "centro". Per
questo nell'esercizio che seguiva al "pensare" ti è stato chiesto di
"ricordare" (sappiamo che questa parola contiene la radice del
termine “cuore"): già sulla parola stessa ci sarebbe da meditare molto. La
madre pensa al suo bambino perché si ricorda di lui: porta inscritta nel suo
cuore non soltanto l'immagine steriore del figlio, ma soprattutto la sua realtà
interiore. Nell'intimo della madre "vive" il figlio, anche quando
fosse già morto: il ricordare fa risalire alla coscienza ciò che vive
nell'intimo. In questo modo "vivono" in noi, anche se spesso non ce
ne rendiamo conto, tutti i fatti importanti che ci sono capitati, ma
soprattutto quegli incontri che non sono stati un puro caso, ma un incontro
reale. Si potrebbe addirittura dire che il metro per misurare l'importanza di
un fatto è la traccia che ha lasciato nel nostro intimo. Questa profondità è la
nostra vera "memoria", molto di più delle tante cose (nueri di
telefono, slogan pubblicitari) che conosciamo a memoria (ma non intimamente).
Riducendo al silenzio, nella meditazione, la memoria superficiale, troviamo la
via per il fondo, o per il centro, e quindi per la realtà dell'incontro con il
nostro prossimo, che ha impresso le sue tracce nella memoria profonda. Una parola,
uno sguardo possono riaffiorare da questa memoria profonda e ricordarci queste
persone.
(4) Questa profondità, questo centro interiore
si potrebbe chiamare, seguendo un'antica tradizione e l'uso linguistico latino
("re-cordatio"), il "cuore". Naturalmente non s'intende il
cuore fisiologico, benché anche questo, in quanto organo centrale della
circolazione del sangue, costituisca il centro che dà vita al nostro orgnismo;
e non intendiamo neppure i cuori intagliati nella corteccia degli alberi,
simboli di un affatto di carattere più o meno romantico. Il "cuore"
di cui si parla qui è piuttosto quel luogo in cui siamo completamente
"presenti", in cui ci raccogliamo fuori dalla distrazione della vita
quotidiana, e solo nel quale, di conseguenza, possiamo essere completamente
"qui" per un'altra persona: solo nel raccoglimento al di fuori della
distrazione esiste il vero "essere qui l'uno per l'altro". Negli
esercizi abbiamo chiamato questo "essere qui" "presenza":
un'altra parola su cui si potrebbe meditare a lungo. SI tratta infatti di
"attenderci" l'un l'altro: non soltanto tenderci vreso l'altro col
pensiero ma attndere che egli ci venga incontro. "Attendere"
significa anche che non assalgo l'altro con le mie pretese e le mie aspettative
ma lo lascio essere e venire incontro a me così com'è realmente. Negli incontri
interpersonali di ogni giorno ciò ccade in un caos di fattori di disturbo, in
una sorta di "macedonia di onde" (come sulle frequenze radio
sovraccariche), nella quale le parole veramente dette, la musica veramente
suonata si distinguono appena; solo nella quiete meditativa l'altro può, grazie
al ricordo, venirmi incontro nella sua più profonda verità.
(5) Non inganniamoci, quindi, e non facciamoci
illusioni fantastiche quando cerchiamo di sperimentare nella meditazione la
"presenza" di un altro e vi cerchiamo sicurezza (come consiglia la
settima serie di esercizi). Quest'esperienza può essere autantica soltanto se
ci impagnamo realmente con la persona reale, senza sognare un idillio. Per
evitare ogni autoinganno su questo punto, si può eseguire un triplice
controllo:
(5a) In un momento tranquillo al di fuori della
meditazione, puoi chiederti chi veramente ha fatto diventare la tua vita quello
che è (genitori, insegnanti, educatori...) e chi vi contribuisce adesso: in
questa riflessione incontrerai persone di cui si può dimostrare che hanno dato
alla tua vita affetto e sicurezza, e continuano a darli ancora oggi.
(5b) Cerca sempre di estendere la tua
meditazione ad altre persone. Se in questo tentativo di amplamento incontrassi
grandi difficoltà, ciò sarebbe un segno che nelle meditazioni fatte sinora sei
probabilmente soggiaciuto a qualche illusione: magari ti sei basato troppo sui
soli sentimenti o hai meditato in un mondo di sogni. Alla luce di questa
cattiva (e tuttavia buona!) esperienza, ricomincia da capo gli esercizi di
questo volume: la tua fatica sarà premiata da nuove e arricchenti esperienze.
(5c) Nelle ultime serie di esercizi sei stato
spesso esortato a fare, dopo la meditazione, qualcosa di concreto: chiediti se
lo hai fatto realmente e quale esperienza ne hai avuto. La risposta ti darà
chiarimenti sul rapporto della tua meditazoine con la realtà.
(6) Infine si pone ancora la questione dei mezzi
e dei modi che portano a una profonda esperienza della "presenza".
Fondamentalmente vi sono due modi di avvicinarsi a una persona assente: la via
delle immagini e la via dei sentimenti. Entrambi, per quanto riguarda la
meditazione, hanno i loro vantaggi e i loro pericoli. Le "immagini"
sono raffigurazioni percettibili della persona (o dell'oggetto) a cui voglio
rivolgermi nella meditazoine: mi aiutano a destare il ricordo di questa
persona. Dirigendo la mia attenzione su un'immagine (interiore) mi distolgo sin
dall'inizio da me stesso per volgermi all'oggetto. Ma l'immagine nasconde un
pericolo: può indurmi facilmente a dipingermi dei dettagli o, quando mi
raffiguro scene "vive", a elaborarla troppo, scivolando nei sogni.
Allora la mia attenzione non è più rivolta alla persona o all'oggetto, ma alla
MIA immagine che costruisco di essi: l'immagine perde la sua funzione di mezzo
e diventa essa stessa oggetto della meditazione (fuorviata). Il
“sentimento", invece, è l'esperienza o la coscienza dell'eco che la
persona o l'oggetto da meditare destano in me, o anche il mio vissuto e
percettibile orientamento a essi (i sentimenti "che porto loro"). Il
sentimento mi fa riconoscere l'altro dapprima nello specchio di me stesso e
così, a modo suo, assomiglia già al ricordare meditativo; ma il sentimento
percettibile non arriva ancora a quel cuore o centro, nel quale solo può
compiersi l'autentico incontro meditativo. Così esiste il pericolo che il
meditatore si trovi imprigionato nei propri sentiment, vi sguazzi (o ne soffra)
e non giunga affatto alla vera meditazione: invece di farsi condurre verso
l'altro (persona od oggetto), "medita" sui propri sentimenti, i quali
essendo percettibili, gli danno una soddisfazone immediata. Quelli ideali per
preparare la strada alla meditazione sarebbero dunque sentimenti "non percettibili",
o immagini non visibili. Forse hai già incontrato qualcosa di simile nelle tue
esperienze di meditazione.
❍ Meditazione e vita quotidiana (fine seconda serie di esercizi)
(1) Avrai notato che già nella prima parte,
"la scoperta del silenzio", sei stato molto presto distolto dai
semplici esercizi sul modo di sedere e sul respiro per passare alla meditazoine
oggettuale. Il sedere immobili e il controllo del respiro costituiscono il
fondamento indispensabile di ogni meditazoine, la melodia di base sulla quale
si costruiscono tutte le variazioni: per questo sei sempre stato nvitato a
tornare a questi esercizi basilari per approfondire il tuo atteggiamento di
meditazione. Certamente ciò avrà già introdotto nella tua vita una sorta di
quiete di base e di "ritmo" di base. Diversamente che in certe forme
di meditazione orientale, però, l'obiettivo di questo corso non è quello di far
crescere in te una sorta di "vuoto": tu vivi in un mondo di
molteplici oggetti, circondato da altri uomini. La meditazoine non deve essere
per te un afuga da questo mondo quotidiano, ma un aiuto per vivervi più
profondamente e più autenticamente.
Così è stato dato un grande valore al fatto che
proprio la meditazione porta a un più autentico e profondo rapporto col
prossimo, e anche gli esercizi oggettuali della prima parte miravano già a
queta meditazoine sugli uomini. In essi sei stato guidato a sperimenare la
rosa, l'albero, la candela e la pietra come esseri che ti stavano di fronte,
come una sorta di "tu"; e così tutte le meditazioni che hai fatto
sinora dovevano condurti a non vedere più la trama di relazioni in cui si
svolge la tua vita quotidiana come qualcosa di esteriore, casuale e in una
certa misura come una costruzione, ma a sperimetnarla nella sua profonda e viva
verità, come qualcosa che appartiene alla tua vita più intima.
(2) La meditazione come "via verso
l'interno" non dev'essere assolutamente, quindi, una via verso la
solitudine e meno che mai un ritirarsi dagli avvenimenti quotidiani. Poiché
negli incontri con persone e oggetti che ti abbiamo proposto, la stessa vita
quotidiana ha una profonda verità, la meditazione può e deve aiutarti ad avere
più confidenza con questa quotidianità e a viverla più consapevolmente. D'ora
in poi, con l'aiuto di ciò che hai elaborato sinora, puoi tentare sempre più
spesso di rendere oggetto di meditazione la tua stessa vita quotidiana, di
affrontare in una meditazione retrospettiva le tue esperienze piacevoli e
spiacevoli e approfondirle, e di prepararti con un'anticipazione meditativa
(senza sognare!) ai compiti futuri. Soprattutto, però, la meditazione creerà
nella tua vita quotidiana spazi di quiete, di semplice e desta presenza,
durante i quali le tue esperienze, senza che tu ne sia conscio, penetreranno
nella profondità del tuo cuore. Sperimenterai sempre di più che la quiete
meditativa non è vuota, ma piena, e che l'orientamento meditativo a determinate
persone od oggetti non distrae, ma raccoglie.
(3) Data l'inseparabilità di meditazione e vita
quotidiana, potrai giudicare la qualità dei tuoi esercizi in base ai mutamenti
che si verificheranno nel tuo comportamento di tutti i giorni. Negli esercizi
di questo secondo volume sei stato spesso esortato ad assumere nella
meditazione un detrminato atteggiamento verso il prossimo: ciò non doveva
evitarti di affrontare i tuoi problemi quotidiani e sostituire il reale
incontro con il prossimo reale. Al contrario: quegli esercizi dovevano aiutarti
a trasporre nella vita quotidiana l'atteggiamento imparato, affinché agisse in
essa. Certamente avrai già potuto constatare che ciò ha cambiato qualche cosa
nel tuo comportamento.
(4) Forse hai constatato anche che meditare non
comporta soltanto singoli mutamenti, ma spinge a trasformare lintera vita.
Forse cominci a renderti conto che devi cambiare radicalmente qualcuno dei tuoi
atteggiamenti: rinunciare a certe antipatie, pentirti di colpe passate e
chiedere perdono, e forse addirittura impadronirti di un atteggiamento di vita
completamente nuovo, più aperto. Gli esercizi di meditazione possono offrirti
aiuto, luce e forza per compiere un tale mutamento, ma non eseguirlo al tuo
posto: la meditazione ti pone di fronte a un compito che devi assolvere tu
stesso nella vita quotidiana. "Nella tua vita quotidiana" non
significa a breve termine e una volta per tutte, ma a poco a poco, passo dopo
passo, e appunto giorno per giorno; non puoi semplicemente cambiare direzione
alla tua vita con una svolta a U, ma soltanto iniziare a percorrere una curva.
Per prendere questa curva dovrai però mantenere con costanza la nuova
direzione, ed è proprio questa costanza che gli esrcizi di meditazione possono
trasmetterti. Forse hai la sensazione, o credi di sapere per esperienza, che ti
è troppo difficile affrontare da solo una svolta simile: allora dovresti rivolgerti
per iscritto o direttamente a un consulente o a un esperto di meditazione. Ma
anche il miglior consulente non può evitarti la fatica del cambiamento di vita:
esso deve essere, e sarà, opera tua, in forza di ciò che ti viene trasmesso
nella meditazione.
(5) Gli esercizi della prossima parte, "La
scoperta di Dio", ti aiuteranno a compiere questo mutamento, ma solo se in
te vi è una fondamentale disponibilità a cambiare. Riprenderemo gli argomenti
su cui hai già meditato da un punto di vista nuovo e più profondo, e cioè
quello religioso: per queto i prossimi esercizi si riallacceranno alle grandi
tradizioni religiose dell'umanità, per farti sperimentare come dietro tutto ciò
su cui hai meditato sinora sta un amore che ci sorregge e ci custodisce. Forse
l'atteggiamento fondamentale della tua vita è già di carattere religioso, e
così ti sentirai a tuo agio in questi eercizi fin dall'inizio: essi ti
aiuteranno ad ampliare e approfondire le tue esperienze religiose e a
consolidare il tuo atteggiamento di vita. Oppure sei lontano da tempo da ogni
religiosità, o forse la religione non ti ha mai detto nulla.PRova lo stesso a
seguirci! Non ti costringeremo a cambiare atteggiamento o ad ingannare te
stesso, ma forse si apriranno nuovi orizzinti della meditazione; forse sarai
aiutato a comprendere meglio la peculiaritàe le molteplicità degli
atteggiamenti di vita religiosi, anche senza che tu debba per forza farli tuoi.
Delle grandi tradizioni religiose dell'umanità fa parte anche la meditazione
specificamente cristiana, nelle sue diverse forme e possibiltà. A tempo debito
deciderai tu stesso se e come vuoi pecorrere con noi anche quest'ultimo tratto,
nella quarta e ultima parte del corso.
❍ Passi comuni a tutte le meditazioni
1) percepisci il tuo corpo e la posizione in cui
sta seduto, calandoti con la sensibilità dentro di esso: nelle palme, delle mani, nelle mani, nelle
braccia, nelle spalle; nelle piante dei piedi, nei piedi, nelle gambe, nella
zona del bacino, nella schiena, e nelle spalle, nella nuca, nel capo, nel
viso.
Due) percepisci il tuo respiro, senza alterarlo.
Osserva il suo movimento in diversi punti: nelle narici, e cavità nasale, nella faringe, all'altezza
dei bronchi, nella parete addominale. Assapora questo movimento.
3) rimani concentrato su queste percezioni e
aiuta la quiete a espandersi in te
4) resta immerso nella quiete
5) appena
ti accorgi della presenza di distrazioni, pensieri e sentimenti, lasciali
andare ed abbandonati alla quiete.
6) dopo
qualche momento di quiete, passa ai punti speciali dell'esercizio che stai
facendo.
7)
immergiti di nuovo nella quiete.
8) quando
vuoi concludere l'esercizio, concentrati nuovamente sul respiro, sul suo
movimento e sui punti in cui diventa percettibile e sperimentabile.
9) alla
fine, rappresentati di nuovo la posizione in cui siedi e il tuo corpo.
10)
abbandona la tua posizione di concentrazione con un leggero movimento
della nuca, come un piccolo inchino, e muoviti lentamente e con cautela. [4]
abbandona l'immobilità con movimenti leggeri e cauti: nuovi circolare mente la
nuca, tende i muscoli, e T h i e infine ha alzati e rimanendo consapevole dei
tuoi movimenti.
La "
meditazione oggettuale " è quella
con cui ci si propone di meditare su 1 oggetto invece che sui sentimenti o sulle
relazioni interpersonali. Prende le mosse
da un singolo oggetto naturale come una pietra, una fiamma, e un albero,
un fiore
❍ Avvertenze generali sulla meditazione
Cercate di evitare che l’assistere passivamente
si trasformi in sogni ad occhi aperti.
Dedicate alla meditazione almeno una seduta al
giorno. Cercate di mantenere quanto possibile questo ritmo; non lasciate
passare più di un giorno senza meditare; ma non cercate neppure di procedere
troppo in fretta: non fare mai più di due esercizi al giorno. per imparare a meditare occorre prima di
tutto una lenta assuefazione: meditare con moderazione, ma regolarmente. Ripeti
gli esercizi fino a che non ti saranno divenuti familiari e gradevoli. Se vuoi
esercitarsi due volte al giorno, scegli come prima meditazione uno degli
esercizi di questo corso, e come seconda ripetilo, meglio ancora, dedicati
semplicemente alla meditazione silenziosa.
I singoli esercizi devono durare, almeno nelle
prime settimane, circa 20 minuti; includendo la preparazione e la conclusione,
quindi, devi riservare alla meditazione una mezz'ora al giorno. Medita sempre
nello stesso posto e, possibilmente, alla stessa ora: anche questo aiutata ad
assuefarsi.
Non sederti davanti al tavolo da lavoro
sovraccarico, ma cerca di fare il modo di non avere davanti agli occhi "
nulla ", o almeno uno spazio libero sufficiente.
Assicurati di non venire a a disturbato. Il
rumore dovrebbe essere assente o ridotto al minimo; quelle che disturbano di più sono le voci umane.
La preparazione e la conclusione vanno fatte
nella stessa stanza, ma non nel posto preciso in cui mediti, bensì, ad esempio,
al tavolo da lavoro, dove per un paio di minuti metterai da parte gli altri
compiti.
Ogni esercizio consiste in tre fasi: a)
preparazione; b) meditazione; c) conclusione
E’ importante trovare un ritmo regolare per la
meditazione. Anche meditare ogni due giorni può andare bene)
Se si è disturbati o a disagio ciò potrebbe
richiedere la scelta di un altro luogo o momento
Attento a non cadere in uno stato di
assopimento, che è facile se trovi la meditazione rilassante
Per regolarizzare le meditazioni e renderle
giornaliere, scrivi cosa secondo te favorisce e cosa va contro la meditazione
❍ Scansione degli esercizi & Attività tra gli esercizi
Devi trovare il modo di ripetere e
approfondire per diversi giorni almeno
uno degli esercizi 1.3-1.6. Al termine, riesamina le tue esperienze di
meditazione (questionario 2) [28] Se l'esercizio della candela (1.3) ti è
piaciuto e ti ha dato qualcosa, puoi ripeterlo nei giorni successivi, come i
primi due.Se invece non hai trovato alcun rapporto interiore con la candela ,
prova l'esercizio della persona cara (1.4), l'esercizio del fiore (1.5),
l'esercizio della pietra (1.6) finché non ne trovi uno che ti piaccia e che
ripeti volentieri. Tutti questi esercizi hanno lo scopo di giungere a un
rapporto più profondo con l'ambiente e con il prossimo
Dopo l'esercizio 1.1 chiediti se la postura ti
era congeniale. Rifletti brevemente su ciò che hai sperimentato con l'esercizio
1.2 e colora le onde della respirazione. Annota le impressioni dopo esercizi
1.3, 1.4 e 1.6, ciò che ti ha detto il fiore in 1.5. Dopo l'esercizio 1.7
(approfondimento di una meditazione spontanea) annota le eventuali variazioni
rispetto alla meditazione spontanea di prima. Dopo 2.2: disegna le tue mani
aperte oppure descrivi l'esperienza che hai avuto e dì in quale momento di
questo giorno vorresti vivere con le mani aperte. Dopo 2.5 (saldo come un
monte): nota se l'esperienza di calma si è ripresentata nel corso della
giornata. Dopo 2.6 (ascesa lungo la colonna vertebrale): chiediti in quale
puntp ti è stato più facile concentrarti
Prima di passare agli esercizi successivi prova
a svolgere l'esercizio 1.7 (approfondimento di una meditazione spontanea). pag
38 Puoi ripeterlo quante volte vuoi.
La posizione gioca un ruolo importante nella
meditazione. Impara bene i primi esercizi sulle posture (serie 2.1-2.3). [45]
Ripeti uno di tali esercizi. prima di passare agli esercizi 2.4, 2.5 e 2.6.
[47] Ripeti uno degli esercizi 2.5 o 2.6
Se non percepisci ancora la differenza tra
inspirazione ed espirazione ripeti alcune volte gli esercizi 3.3, 3.4 e 3.5 e
continua a ripeterli anche in seguito, finché non avrai afferrato pienamente
questo ritmo fondamentale della vita.
Se con gli esercizi 4.1, 4.2, 4.3 sei riuscito a
immedesimarti particolarmente con la sensibilità nell'albero, nella sua
essenza, nella sua crescita nella sua vita puoi passare l'esercizio 4.4 per
cercare di vedere se questa albero può crescere vivere dentro di te. Altrimenti
cerca di ripetere qualcuno, iniziando con quello che ti è piaciuto di più.
Se l'esercizio di crescita dell'albero interiore
(esercizio 4.4) ti è piaciuto, puoi ripeterlo
Dopo l'esercizio 4.5 (crescita dell'albero
rovesciato) se sei riuscito a percepire qualcosa della crescita dell'albero
rovesciato non dimenticarlo, ma fa presto un'altra meditazione su di esso.
L'esercizio 4.6 (sguardo d'insieme alla storia
dell'albero) l'è un riepilogo di tutti gli esercizi sulla albero. Per questo
esercizio impiega comunque molto tempo; se no finisce nei soliti 20 minuti
proseguì semplicemente il giorno dopo. Se invece esaurissi troppo presto il
materiale di meditazione, ricomincia daccapo..
Gli esercizi sull'albero ti daranno una
conoscenza penetrata così in profondità e che non va mai perduta, ma potrà
richiamarla facilmente. Dopo l'ultimo esercizio sulla albero (4.7 che cosa mi
dice l'albero?) scrivi un tema su " il mio albero ".
La meditazione e si svolge in una sfera
spirituale diversa da quella di pensieri dei sentimenti. Perciò ci è sembrato
meglio imparare la servendosi di oggetti, che non sono troppo compromessi da
esperienze intellettuali e sentimentali, con i quali è più facile trovare la
via per una profondità che ci permette di vivere un nuovo rapporto con
l'oggetto meditato. I rapporti umani hanno una tale carica di sentimenti
positivi e negativi che gli esercizi rivolti essi terminano facilmente con un
bagno di sentimenti e non hanno più nulla a che fare con la meditazione.
Occorre avere già acquisito una certa pratica per potersi rivolgere con
profitto la meditazione sul prossimo; ma se essa riesce, non esperienze di cui
non si vorrebbe più fare a meno. E a questo tipo di esercizi che dedicata
prevalentemente la seconda parte del corso.
Per i primi quattro gruppi di esercizi sono
previste almeno otto settimane, per almeno 20 minuti al giorno.
Se la meditazione di sembra un " tempo
nuoto " è consigliabile continuare a ripetere gli esercizi della seconda e
terza serie, per trovare un senso a tale " tempo nuoto ".
Se le note sui primi cinque esercizi sembravano
estranee, come fatte da un'altra persona, vi è ancora un vero fossato fra la
meditazione e la vita quotidiana, che andrebbe riempito ripetendo spesso gli
esercizi che attraggono di più e tornandovi con la memoria anche nel resto della giornata.
Se dopo il quinto gruppo di esercizi ti sembra
più facile e meno faticosa la meditazione non oggettuale prova a ripetere per due
o tre settimane la meditazione non oggettuale cercando di scoprirne l'essenza,
che probabilmente ancora ti sfugge.
Se la meditazione oggettuale è più interessante
e ti sembra che il tempo passi più velocemente, bada a che non assuma il
carattere di "prestazione", e medita per due o tre settimane sempre
sullo stesso oggetto cercando di approfondire uno dei suoi aspetti
Se l'esercizio 6.1 (la rosa) ti ha deto
qualcosa, puoi ripeterlo nei giorni successivi
❍ Attività comuni agli esercizi
(1) (1^ serie)
(sedere immobili) Dirigi la tua attenzione su te stesso: una parte al modo in
cui siedi; unì'altra parte ai pensieri che attraversano la tua mente in questo
momento; una terza parte alla quiete interiore, da coltivare e far
crescere/[15] (respirazione) Rivolgi l'attenzione alla posizione del corpo e
osserva i pensieri senza lasciartene catturare./[28] (candela) dapprima
concentrati brevemente sulla tua posizione, sul tuo respiro e sulla quiete
interiore, poi rivolgiti all'oggetto/[29] concentrati per qualche minuto sulla
posizione in cui sei seduto, sul tuo respiro e sulla quiete interiore/[31]
Dirigi dapprima l'attenzione su te stesso. Poi rivolgila all'oggetto. Dopo gli
esercizi sul respiro stà particolarmente attento a respirare in modo profondo e
regolare.
(2) (1^ serie) (Sedere immobili) Poni fine all'immobilità con
movimenti leggeri e cauti: nuovi circolarmente la nuca, tendi i muscoli,
stiracchiati e infine alzati rimanendo consapevole dei tuoi movimenti/[15]
abbandona la posizione seduta con movimenti leggeri e cauti, iniziandoli
consapevolmente/[28] aspetta un paio di minuti prima di spegnera la
candela/[30] non interrompere bruscamente l'esercizio: saluta la persona cara e
pensa spesso a lei durante la giornata/ [31] saluta il fiore; ponilo dove possa
vederlo durante la giornata / [32] Congedati dalla pietra; ponila dove puoi
vederla nel corso della giornata
(3) (2^ serie)
(coscienza della schiena dritta) Dirigi la tua attenzione su te stesso: ascolta
dentro di te, percepisci il tuo corpo e la sua posizione. Molto lentamente,
renditi completamente cosciente del tuo
corpo: concentra a lungo la tua percezione nelle mani, poi falla risalire,
attraverso le braccia, sino alle spalle. Fermati nei piedi (soprattutto nelle
piante!) e poi sposta lentamente la coscienza attraverso le gambe, sino alla
zona del bacino, dove ti fermerai di nuovo. Ora passa alla spina, facendo
salire lentamente la percezione dalla zona del bacino fino alle spalle, alla
nuca, al capo. Fermati nel viso. Ripeti più volte questa peregrinazione della
coscienza, dandole il carattere di attenzione al tuo corpo e di
rilassamento.[44] renditi cosciente del tuo corpo e della tua posizione e
trasforma la posizione di meditazione esteriore in una interiore. Per due o tre
volte sposta la coscienza dalle mani attraverso tutto il corpo: braccia,
spalle, piedi, gambe zona del bacino, schiena, nuca, capo, viso.
(4) (2^ serie) Abbandona questa posizione
dapprima nella zona della nuca chinando leggermente il capo facendo movimenti
circolari e stendi lentamente le braccia e le gambe [44] Fai attenzione ai primi movimenti delle
mani: li sentirai molto intensamente. Forse avrai voglia di concludere
l'esercizio dando al movimento delle mani un particolare carattere, ad esempio
congiungendole, o sollevandole aperte, o appoggiandole sul viso: fà quello che
ti senti spinto a fare.[45] come nell'esercizio 2.1 (aperto come le mani)
potresti aver sentito il bisogno di atteggiare le mani, con l'esercizio 2.2 (La
colonna vertebrale) potresti fare un'esperienza profonda concludendo con un
lento e consapevole movimento della schiena, ad es. un profondo inchino da
seduto o in piedi
1.1: Inizia come l'esercizio 1.1
1.1: Conclusione come nel punto (2)
1.2: Inizia come l'esercizio 1.1 poi concentrati
sempre più esclusivamente sulla respirazione
1.2: Conclusione come nel punto (2)
1.3: Inizia l'esercizio come nel punto (1)
1.3: E' detto solamente di non spegnere subito
la candela
1.4: Inizia l'esercizio come nel punto (1)
1.4: E' detto solamente di non interrompere
bruscamente e di salutare la persona cara
1.5: Inizia l'esercizio come nel punto (1)
1.5: E' detto soltanto di salutare il fiore
1.6: Inizia l'esercizio come nel punto (1). Stai
ben attento a respirare in modo profondo e regolare
1.6: E' detti solamente di congedarsi dalla
pietra
1.7: raggiungi la quiete come nel punto (1)
1.7: conclusione come nel punto (2)
❍ Fase di preparazione
Prima di iniziare ogni esercizio assicuratevi di
averlo memorizzato, in modo da non dover ricorrere al libro. La fase di
preparazione serve anche a questo punto dopo aver letto come fare l'esercizio,
chiuso di libro e ripassa brevemente col pensiero
Quando è assimilato le istruzioni, metti via il
libro, alzati dal tavolo e vai lentamente e con passo misurato, al posto di
meditazione. Giunto la fermati un attimo, sospendi il movimento, e poi siediti,
sempre in modo " misurato ", per cominciare a meditare.
❍ Esecuzione della meditazione
Il ritmo della meditazione e lo stabilirai tu,
in base alla tua esperienza. Se non riesce a compiere tutti passi non succede
niente. Se compi i passi prima del termine previsto, ricomincia semplicemente
daccapo.
Prepara un timer.
La durata più proficua (escluse la preparazione
la conclusione) è di circa 30 minuti; comunque non inferiore a 20 minuti. Se
vuoi dedicare quotidianamente più tempo alla meditazione, e ti consigliamo di
meditare due volte al giorno.
Importante non è percepire il più possibile;
limitati ad assistere (esercizi 1 e 2)
❍ Fine della meditazione
Dopo aver terminato l'esercizio, siedi per
qualche minuto al tavolo o cammina su e giù per la stanza. Riflette su ciò che
che accaduto durante la meditazione: che cosa ti ha detto il suo contenuto? E
cosa hai imparato sul tuo modo personale di meditare? Sono rimaste aperte
questioni o aspettative.? Se puoi, prendi subito il tempo per scrivere qualche
breve nota sulla tua esperienza in un taccuino a ciò riservato Allo scadere del tempo, tra non interrompere
mai la meditazione bruscamente, ma " staccati " da essa nello stesso
modo lento e misurato in cui di sei entrato. Alzati lentamente, e torna con
passo misurato al tavolo da lavoro; in ogni caso, non uscire dalla stanza in
cui hai meditato prima di qualche minuto.
[15] abbandona la posizione con movimenti leggeri e cauti, iniziandoli
consapevolmente a. Può essere utile, dopo l'esercizio, riflettere brevemente su
ciò che hai sperimentato .
❍ Scansione degli esercizi
Segue sempre lo stesso svolgimento, ma impara
dalle esperienze positive negative, attenendosi alle prime e non lasciandosi
scoraggiare dalle seconde.
All'inizio è consigliabile, in linea di massima,
ripetere a lungo lo stesso esercizio; se ti riesce difficile con l’esercizio
1.1, prova con il 2.2
Anche l’esercizio 1.2 è un esercizio di base e
va ripetuto molte volte
Ripeti 1.1 e 1.2 almeno per due settimane,
possibilmente per tre o più
Quando si sono fatti stessi esercizi per tre
settimane o più si è acquistata sufficiente sicurezza per poter passare con
profitto e ai prossimi esercizi. Solo esercizi ripetuti regolarmente a
intervalli relativamente brevi possono essere efficaci [27] se nei primi due
esercizi (sedere immobile e respirazione) hai diretto la tua attenzione su te
stesso, sulla posizione seduta immobile sul respiro il modo abbastanza
soddisfacente, puoi avanzare di un passo
❍ Tempo della meditazione
L'esperienza insegna che i momenti di mezza luce
del mattino o della prima sera sono i più adatti alla meditazione. Se non si è
sovraffaticati, anche la notte e può essere molto invitante.
❍ Esercizio 1.1.1: Sedere immobili
Dirigi la tua attenzione su te stesso. Una parte
va rivolta al modo in cui siedi (come sento il mio corpo? Sono teso? In qualche
parte di me sta crescendo il bisogno di muovermi?) un'altra parte
dell'attenzione va rivolta ai pensieri che attraversano la tua mente in questo
momento. Limitati ad assistere. Una terza parte dell'attenzione va dedicata
alla quiete interiore. Immagina che in che vi sia il desiderio della quiete,
magari ancora piccolo come un seme: concentrati per farla crescere, finché
tutto in te non sarà immobile. Ripeti giorno per giorno questo esercizio finché
non riuscirà mai a trovare la vera quiete
A fine esercizio chiedersi come ci si è trovato
e se non ci sono posizioni più congeniali
L’impulso di muoversi può essere attenuato
camminando tranquillamente su e giù prima della meditazione
Se l’immobilità ti fa paura, conferiscile il
carattere di apertura e disponibilità interiore
Abituati all’immobilità fermandoti per qualche
momento durante la vita quotidiana
L’impulso a muoversi derivante da inquietudine
interiore col tempo si calmerà. Prova a metterti nel giusto stato d’animo
camminando su e giù
❍ La posizione
Per i primi esercizi trova una posizione che ti
consenta di sedere immobile per un certo tempo e di tenere la schiena eretta e
ben diritta. La sedia a sdraio non è un buon posto di meditazione: la posizione
che ci appare più comoda non è sempre la migliore.
Cerca di trovare una posizione in cui tu possa
sedere con la schiena dritta rilassandoti il più possibile. L'impulso a
muoversi può significare che occorre scegliere un'altra posizione, oppure può
derivare da una inquietudine interiore
❍ Esercizio 1.1.2: La respirazione
Siedi con l'attenzione rivolta alla posizione
del corpo, osserva i pensieri senza lasciartene catturare. Concentrati sempre
più esclusivamente sulla respirazione, ponendoti domande quali: dove percepisco
il processo respiratorio? Quali zone del corpo vi prendono parte? Fatti guidare
anche da domande riguardanti il tuo stato d'animo; ad esempio: sento di avere
respiro corto o lungo? Respiro superficialmente o profondamente? Trovo più
piacevoli inspirare che espirare, o il contrario? Fate in modo che l'esercizio
rimanga sempre osservazione attenta, contemplazione senza forzature! Per questo
esercizio impiega da dieci a 20 minuti.
Cercare in particolar modo di percepire
l'espirazione [21] cercate di non ispirare il modo forzato. Assumete una
posizione più rilassata, e nell'osservare il respiro rivolgete una maggiore
attenzione alle narici: forse, inconsapevolmente, abbiamo voluto regolarlo.
Lasciamolo fluire come un movimento che non dipende da noi. [26] concentrare
troppo l'osservazione sulla zona addominale può provocare qualche disturbo del
ritmo normale. Rivolgete una maggiore attenzione alle narici. Concentrare
intensamente l'attenzione sul fluire del respiro aiuta a non lasciare più
spazio ai pensieri.
Abbandona la medit. Con movimenti leggeri e
cauti. Può essre utile riflettere brevemente dopo l’esercizio.
Se si percepisce più facilmente la inspirazione
si ha ancora un forte impulso all’attività; si provi ad abbandonarsi con
maggior fiducia allo svolgersi spontaneo della meditazione. Se si percepisce
più facilmente l’espirazione sei sulla strada giusta, ma resta aperto al fatto
che ad ogni espirazione segue un’inspirazione
La respirazione diviene più tranquilla quando vi
è un buon atteggiamento meditativo interiore, mentre se diviene più veloce ciò
potrebbe essere per una posizione non adatta o perché ci si lascia afferrare
troppo da pensieri o sentimenti.
❍ I pensieri disturbanti
Concentrare intensamente l'attenzione sul fluire
del respiro aiuta a non lasciare più spazio ai pensieri
Comportati come se non fossero pensieri tuoi:
trattali come un film che viene proiettato molto lontano da te e ti attrae
sempre meno. Se nonostante questo ti sorprende seguire un pensiero, riporta
subito l'attenzione sul flusso del respiro
❍ Esercizio 1.1.3: Meditazione della candela
Poni una candela nel tuo posto di meditazione
collocandola in modo da poterla guardare in alto e da poterla facilmente
prendere in mano mentre siedi. Prima di sedersi a meditare, rimani fermo per un
poco; poi accendi la candela, lentamente e con gesti misurati, e siediti per la
meditazione.
Dapprima concentrati brevemente sulla tua
posizione, sul tuo respiro e sulla quiete interiore, come nel secondo
esercizio; poi rivolgiti alla candela. Guarda la sua fiamma, a lungo con amore: si " tutto occhi
" e occhi aperti e percettivi. Ora chiude gli occhi e cerca di vedere la
candela con lo sguardo interiore. Non deve essere una di quelle immagini che
rimangono sulla retina, e che anzi disturbano: cerca piuttosto di ricordare la
fiamma, di rivederla ardere, splendere, salire... falla ardere nel tuo ricordo.
Quando non vi riesci più, riapre gli occhi riguarda la di nuovo. La fiamma
della candela vive della stessa aria che tu respiri: respira insieme alla
candela. Cerca di diventare più quieto davanti a questa quieta fiamma. Ora,
quando richiederà gli occhi, fai entrare la fiamma dentro di te: alla salire
piano piano, al ritmo del tuo respiro; poi apre gli occhi riguarda la di nuovo.
Continua per una ventina di minuti ad alternare la contemplazione e il ricordo
della fiamma, fino a che non sarai in piena familiarità con essa
un pool Aspetta qualche minuto a spegnere la
candela dopo la fine dell'esercizio.
Scrivi cosa hai sperimentato durante
l'esercizio.
Non spegnere la candela appena hai finito
l'esercizio, ma aspetta un paio di minuti; poi riponila in un luogo dove ti
capiti di vederla spesso durante la giornata
❍ Esercizio 1.1.4: Una persona cara
Pensa alla persona che ti è più vicina
spiritualmente, alla quale ti senti più unito; scegli quella con cui
desidereresti di più essere in questo momento. Non devi averci conflitti con
rapporti di natura prevalentemente sessuale, perché queste due situazioni sono
contrarie alla quiete
Concentrati per qualche minuto sulla posizione
in cui sei seduto, sul tuo respiro e sulla quiete interiore. Chiudi gli occhi, ascolta il tuo desiderio di essere
insieme alla persona, tenta di metterti davanti ad essa. Non vagare col
pensiero ma concentrati su un unico ricordo in cui questa persona è stata
particolarmente vicina. Molto forti sono i ricordi della figura (viso...) della
persona e del suo atteggiamento e i ricordi di certe parole che ti ha detto
(cerca di essere quieto e di farle risuonare in te). Senti come la persona
amata è con te, perché tu sei con lei resta e assaporalo. Resta per 20 minuti
in compagnia di questa persona. Dille "tu" sommessamente. Saluta la
persona cara e pensa spesso a lei durante la giornata.
❍ Esercizio 1.1.5: Il fiore
In un singolo fiore, non un mazzo o un vaso.
Prima di sedere ti sorridi a questo fiore che ti sorride. Come al solito
comincia dirigendo per qualche minuto la tua attenzione su te stesso poi
rivolgila al fiore. Il fiore respira con te, vive della tua stessa aria,
guardalo a lungo e attentamente; bevi, per così dire, la sua bellezza. Continua
così finché ti piace. Poi chiudi gli occhi e rievoca l'immagine del fiore, come
nell'esercizio della candela. Dai al fiore colore e luminosità con
l'immaginazione. Davanti a te sta il fiore; ora è anche dentro di te.. Continua
finché puoi questa contemplazione interiore, poi torna a guardare il fiore e
ricomincia daccapo. Alla fine, come per la candela, puoi cercare di partecipare
al movimento interno del fiore. Guardalo Sbocciare, allargare i petali o il
suo calice, dispiegare la sua bellezza,
tendersi verso di te. Chiudi gli occhi e percepisci con gioia e gratitudine
questo suo sbocciare. Cerca di sentire che cosa significherebbe essere un fiore.
Fallo sbocciare di nuovo dentro di te, tenta di essere tu stesso fiore.
❍ Esercizio 1.1.6: La pietra
Prendi una grossa pietra che ti piace o che tu
abbia sottomano. Soppesala nella mano. Come all'inizio di ogni esercizio,
dirigi la tua attenzione su te stesso: questa volta stai particolarmente
attento a respirare per in modo profondo e regolare. Osserva la pietra a lungo,
insistentemente e come per penetrare al suo interno. Cerca di eguagliare la sua
immobilità. Pesala con l'immaginazione, immagina di averla in mano, senti il
suo peso, la sua freddezza, la sua durezza. Come al solito, dopo un po' chiudi
gli occhi e fai rivivere la pietra nel tuo ricordo. Vedi a occhi chiusi la sua
forma e il suo colore, misura il suo peso, saggia la sua durezza, senti dentro
di te come al tatto... ripeti questa alternanza di osservazione-ricordo finché
ti piace. Puoi tentare di percepire il movimento interno della pietra. Essa non
si muove, non si tende verso di te è semplicemente qui, ma come lo è!
Interamente e senza tentennamenti. Finché non sarai tu a spostarla nulla
cambierà in lei. Ora cerca a occhi chiusi di condividere nel tuo intimo questa
sua esistenza: cosa potrebbe significare esser una pietra? Cerca almeno per
qualche attimo di essere qui come lei, con la stessa interezza e con la stessa
stabilità. Siedi consapevolmente di fronte alla pietra, come in un muto dialogo
con lei. Dopo 20 minuti " congedati " posandola in un luogo in cui ti
capita spesso sotto gli occhi.
Se risulta difficile concentrarsi sull'oggetto,
la prossima volta che si parla con un interlocutore umano, poni mente a come ci
si rapporta con lui e nella prossima
meditazione considera l'oggetto - allo
stesso modo - un interlocutore. [35] Se
ritorni al silenzio per evitare di approfondire il rapporto con l'oggetto
meditato o per stanchezza corri il
pericolo di non scoprire ciò che questo corso vorrebbe farti trovare.
Nella " rappresentazione interiore " o
" visione interiore " evita la
tendenza a raffigurarsi immagini
fantastiche o a costruire intere storie, come in un film. Evita di condurre
durante la meditazione dialoghi immaginari. Evita di invitarti a godere del bel
suono della voce.
Se hai sperimentato piuttosto che il suono o la visione la vicinanza
dell'oggetto sei probabilmente dotato per sperimentare le cose con il cuore.
Evita di invitarti a percepire e gustare tuoi sentimenti e invece di percepire
la persona che li desta.
La meditazione fa aumentare la sicurezza
interiore, e consentendo di affrontare la vita con maggiore apertura. Cerca di
non chiudersi un tale sviluppo e di non vedere la meditazione come un castello
in cui fuggire dalla vita. È vita la tendenza a distribuire i diversi fatti
della tua vita e in scatole ben divise le une alle altre.
❍ Esercizio 1.1.7: Approfondimento di una meditazione spontanea
Dopo aver raggiunto la quiete nel solito modo,
ridesta nel tuo cuore un esperienza passata che ti fu Donata come meditazione
spontanea.. richiama alla memoria le circostanze concrete senza perdersi
nei dettagli e senza lavorare troppo con la mente. Fermati nel nocciolo
dell'esperienza, e assapora di nuovo la gioia, la comprensione, la
soddisfazione che l'avevano accompagnata. Siediti aperto a ricavare nuovi aspetti e una
comprensione più profonda. Per evitare divagazioni di pensiero è possibile
alternare tre-quattro minuti di ricordo e tre-quattro minuti di quiete
interiore fino alla fine della meditazione.
❍ Esercizi sulla posizione seduta
❍ La posizione seduta
La tua posizione e i cambiamenti che fai in essa
hanno un influsso sulle esperienze interiore. Il ruolo più importante è quello
della schiena. Occorre elaborare una posizione che consenta di sedere più lungo
immobile senza fatica È più facile sedere e diretti se bacino è leggermente
inclinata in avanti: per questo ti consiglieremo spesso le posizioni consuete
in Asia, che hanno tutte questo effetto.
Poni sotto al sedere una coperta o due, o
qualche piccolo cuscino un po' duro. Nella mezza posizione del loto un piede è
appoggiato in terra, esattamente sulla linea mediana del corpo (davanti
all'osso pubico). L'altro piede è davanti al primo o sulla caviglia, o sulla
coscia. È consigliabile in questa posizione invertire di tanto in tanto la
posizione dei piedi, mettendo al centro il piede destro e il sinistro davanti o
sopra la gamba destra (sul polpaccio o sulla coscia), in modo che la colonna
vertebrale non sia sollecitata sempre da un solo lato.
A seconda della scioltezza delle tue
articolazioni le tue ginocchia si troveranno molto vicine al suolo, oppure
piuttosto sollevate. Sposta cautamente il tuo peso in aventi, appoggiati alle
ginocchia che ora toccheranno il suolo, e infila sotto il sedere la coperta
ripiegata o il cuscino duro: così ginocchia e sedere formeranno una base
portante, sulla quale la schiena può rizzarsi senza sforzo. Le mani vanno
posate, aperte, sulle cosce.
Se preferisci metterti su una sedia, con l'aiuto
di una coperta/cuscino forma sulla sedia una superficia leggermente più alta
dietro, in modo che il bacino rimanga inclinato in avanti. Siedi in modo che i
piedi siano completamente a contatto con
il pavimento, che le ginocchia si trovino più in basso del bacino e la schiena
stia dritta senza essere appoggiata allo schienale. Le mani vanno posate aperte
sulle cosce.
corpo e psiche sono inseparabilmente connessi.
Per questo è possibile lavorare attraverso il corpo sul lato psichico della
persona oppure avviare attraverso un mutamento dell'atteggiamento psichico è
processi corporali come la guarigione.. Ancora prima di esprimersi in opere
d'arte nella scrittura, la psiche si manifesta nel corpo: nell'atteggiamento,
nei movimenti, nei gesti, nel sorriso. Lo zen, il tiro con l'arco, la scherma,
la lotta corpo a corpo, la cerimonia del te', la disposizione dei fiori sono
metodi orientali che vogliono agire sulla totalità dell'uomo lavorando sul suo
lato corporale.
la posizione del loto, in cui si incrociano le
gambe appoggiando i piedi sulle cosce, è impossibile per la maggior parte degli
occidentali. La mezza posizione del loto riesce con l'esercizio regolare. Solo
una particolare conformazione delle articolazioni dell'anca (quando, gambe
incrociate, le ginocchia non possono basarsi ma rimangono puntate verso l'alto)
la rende impossibile. Sedere sui calcagni alla lunga è doloroso, ma diventa
relativamente comodo se si usa un basso sgabello o si infila tra le gambe una
coperta piegata o un cuscino.
Oltre alla schiena dritta sono le mani aperte
che contribuiscono, con le loro gesto di ricettività a determinare la
posizione. Hanno posate sulle cosce o davanti al basso ventre.
Percepirai il legame con la terra, con il suolo,
e il distacco da esso per entrare nella sfera spirituale, e l'unità di ordine e
libertà, all'armonia.
Siedi in una qualunque delle posizioni indicate
prima in modo eretto e disciplinato, ma non teso o artificioso.
Altre note posizioni di meditazione, oltre a
quelle da seduti, sono camminare con calma e ritmicamente, stare fermi in
posizione eratta, la posizione inginocchiata (che richiede però molta forza),
la prostarzione (in cui si giace proni con il corpo leggermente teso) e la
posizione supina.
La posizione gioca un ruolo molto importante
nella meditazione, perché un eccellente mezzo di concentrarsi è dirigere
l'attenzione sul corpo (e poi sul respiro)
Un modo sbagliato di respirare oppure una
concentrazione troppo forzata possono rendere affaticati. Cerca un tipo di
raccoglimento più " indifferente "
Se non lasci fluire respiro abbastanza
tranquillamente ma interviene consapevolmente o inconsapevolmente puoi
provocare la pressione bassa e le vertigini
La posizione del loto completo va usata solo se
si riesce veramente a farla senza dolore
All'inizio, nella posizione del mezzo loto, ci
si siede troppo in basso. Occorre rialzare un po' il sostegno
La posizione gambe incrociate è una soluzione di
ripiego che alla lunga non è vantaggiosa, e perché bisogna impiegare troppa
energia nella schiena, nella muscolatura dell'addome e nelle gambe. Prova la
mezza posizione del loto, una variante di quella sui calcagni
Se nella posizione sui calcagni le gambe si
addormentano sarà utile rialzare il sostegno o usare un piccolo sgabello il
modo che non vi sia più una pressione diretta sugli stinchi.
Se devi fissare una sedia, fai anche di questa
posizione un atteggiamento disciplinato: non cercare la soluzione più facile.
Un basso sgabello è più indicato di una sedia.
Quando, negli esercizi sulla posizione seduta sì ha l'impressione di
" vivere " il corpo nella meditazione si è scoperta una buona via per
un raccoglimento più profondo e si può proseguire con l'aiuto degli esercizi
successivi
Cerca di percepire la differenza che avverti
passando da una posizione di meditazione all'altra
Gli esercizi non devono essere un punto
dell'ordine del giorno ben separato dagli altri e: quando li ha definiti non
staccare tiene come se girassi un interruttore, ma lasciali riecheggiare spesso
in te durante la giornata.
Spesso una naturale pigrizia dell'intestino può
aumentare quando si siede regolarmente in meditazione
❍ Esercizio 1.2.1: Coscienza della schiena dritta
A differenza che nei primi esercizi, siedi
seguendo le regole minime indicate più sopra. La tua attenzione su te stesso:
ascolta dentro di te, percepisci il tuo corpo e la sua posizione. Molto
lentamente, renditi completamente cosciente
del tuo corpo: concentra a lungo la tua percezione nelle mani, poi falla
risalire, attraverso le braccia, sino alle spalle. Fermati nei piedi
(soprattutto nelle piante!) e poi sposta lentamente la coscienza attraverso le
gambe, sino alla zona del bacino, dove ti fermerai di nuovo. Ora passa alla
schiena, facendo salire lentamente la percezione dalla zona del bacino fino
alle spalle, alla nuca, al capo. Fermati nel viso. Ripeti più volte questa
peregrinazione della coscienza, dandole il carattere di attenzione al tuo corpo
e di rilassamento. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (2)
❍ Esercizio 1.2.2: Aperto come le mani
Siedi in una qualunque delle posizioni indicate
prima in modo eretto e disciplinato, ma non teso o artificioso. Le mani
giacciono rilassate e aperte sulle cosce. Anche le braccia sono rilassate,
senza la minima tensione. Inizia come nel punto (3). Poi concentrati nelle mani aperte, tendendo
l'orecchio a quello che dicono: lascia che determinino tutto il tuo essere. Se
sei inquieto o distratto, ripeti il giro per tutto il corpo e fermati poi di
nuovo nelle mani. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (4)
❍ Esercizio 1.2.3: La colonna vertebrale
Inizia come nel punto (3). Concentrati poi sulla
colonna vertebrale: rappresentati la a sua posizione e la sua formazione, e
mentre la fai entrare nella tua coscienza: sali lentamente dentro di essa, dal
bacino a cui è attaccata sino alla nuca, allo occipite. La colonna può aprirti
diversi campi di esperienza, ad esempio il legame tra basso e alto, fra la zona
del bacino è quella del capo, fra la quiete che confida nella terra e lo
sviluppo nel campo spirituale... e può anche dare l'impressione di crescere
verso l'alto dentro di noi come l'albero della vita. Concludi come nel punto
(4)
❍ Esercizio 1.2.5: Saldo come un monte
Inizia come nel punto (3) Poi indirizza la tua
sensibilità soprattutto verso le parti del corpo attraverso le quali sei unito
al suolo che ti sostiene: falle diventare una grande base, una ampia
superficie. Senti come i grazie a questa base puoi alzarti, rizzarti come un
monte che, saldamente poggiato sulla terra, possa levarsi in alto. Scopr1 tu
stesso come la calma e la sicurezza che nascono nella zona del bacino dal
contatto col suolo si irradiano verso l'alto. Rimani così, calmo come un monte.
Impiega 20 minuti. Concludi come nel
punto (4)
❍ Esercizio 1.2.6: Ascesa
In tutte le tradizioni la concentrazione su
determinati punti del corpo (" meridiani ", " chakra ")
aiuta lo sviluppo interiore. Preparati come nel punto (3). Poi dirigi
l'attenzione sulla zona del bacino, sulla parte inferiore della colonna
vertebrale: raccogliti in quel punto e restaci. Dopo cinque minuti lungo la
colonna vertebrale, sposta lentamente l'attenzione verso l'alto, verso la zona
del cuore: là irradia in forma di amore ciò che che era stato Donato sotto
forma di quiete. Dopo cinque minuti scivola nuovamente nella zona del bacino e
abbandonati di nuovo alla quiete. Con lo stesso ritmo torna nel punto superiore
e dona sotto forma di amore la quiete ricevuta. Impiega 20 minuti .Concludi
come nel punto (4).
❍ La meditazione del respiro
❍ La respirazione
La meditazione del respiro non significa mai
regolarlo consapevolmente o imporgli determinati ritmi: una disciplina
respiratoria sotto la supervisione di specialisti può essere molto utile, ma
non è lo scopo della meditazione del respiro, e nella quale si lascia che esso
vada e venga nel suo ritmo naturale, spontaneo, senza influenzarne in alcun
modo.
Nella meditazione del respiro può aiutare la
finestra aperta, se la stagione, l'ambiente, il rumore lo permettono.
Tensioni e problemi si manifestano attraverso
disturbi respiratori e un modo sbagliato di respirare rende più soggetti alle
malattie. La meditazione del respiro crea un profondo rapporto con i ritmi
fondamentali della vita. Possono allentarsi le tensioni che si erano ripercosse
nella respirazione e questo rilassamento può addirittura avere un effetto sulla
loro vere cause. Normalmente il respiro durante gli esercizi si fa più lento
più profondo. Raccomandiamo prudenza
verso gli esercizi " pranayama " insegnati dai libri di yoga secondo
la tradizione indiana, perché non si adattano ai nostri presupposti e ai nostri
problemi respiratori: invece di rilassare la respirazione inducono a una
malsana elevazione delle prestazioni.
La meditazione del respiro si basa su una
consapevole percezione della respirazione: i punti adatti sono le pareti
interne delle narici, la zona della faringe e la parete addominale. Una
eccessiva concentrazione su quest'ultima può avere all'inizio un effetto di
disturbo: il flusso del respiro si inceppa e si hanno sensazioni di vertigine.
Puoi tornare a un ritmo tranquillo e regolare pensando a qualcosa di vasto, e
magari reffigurandotelo in modo visuale, eseguendo ampi movimenti ritmici
oppure immaginando dei suoni, soprattutto se contengono le vocali " o
" e " u ".
Come esercizio preliminare può essere utile
stendersi supini sul pavimento, e rilassarsi più possibile e poi posare
leggermente le mani sull'addome, una sopra e una sotto l'ombelico, in modo da
percepire " tangibilmente " il ritmo della respirazione nella parete
addominale. In questo modo può imprimersi nella mente ritmo in cui dovrebbe
svolgersi la respirazione rilassata anche durante la meditazione
Nell'atteggiamento di meditazione, due
componenti antitetiche sono disciplina e apertura, forma e movimento,
consapevoel modellamento di se stessi e libertà interiore. La prima componente
si apprende con la disciplina delle posture; la seconda si impara soprattutto
attraverso la sensibilità per il respiro: il respiro è qualcosa che fluisce
costantemente. Vivere consapevolmene il suo fluire ci tiene aperti anche ad
altri processi interiori, di cui non possiamo e non dobbiamo interrompere il
flusso.
"Quando il signore dio fece la terra e il
cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessun'erba campestre era
spuntata - perché il signore dio non
aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava al suolo e faceva salire
dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo - allora il signore dio plasmò l'uomo con
polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne
un essere vivente " (Genesi 2,
4-7).
"Tutte le tue creature da che
aspettano
Che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
Tu apri la mano, si saziano di beni.
Se nascondi il tuo volto vengono meno,
Togli loro il respiro, muoiono
E ritornano nella loro polvere.
Mandi di nuovo il tuo respiro e rinasce la
vita
E rinnovi la faccia della terra "
(Salmo 103, 27 e-30) .
❍ Esercizio 1.3.1: Appropriarsi del respiro
Come esercizio preliminare può essere utile
stendersi supini sul pavimento, e rilassarsi più possibile e poi posare
leggermente le mani sull'addome, una sopra e una sotto l'ombelico, in modo da
percepire " tangibilmente " il ritmo della respirazione nella parete
addominale. In questo modo può imprimersi nella mente ritmo in cui dovrebbe
svolgersi la respirazione rilassata anche durante la meditazione
Inizia come nel punto (3) Concentrati poi sempre più esclusivamente sul
respiro. Osserva nel processo con la maggior precisione possibile, per esempio
all'altezza del naso: cerca di sentire in quale punto esattamente percepisci il
flusso dell'aria ispirata. Che sensazione ti da quest'aria? Dove esattamente
percepisci il passaggio dell'aria aspirata e che sensazione ti dà? Osserva
anche le altre zone del corpo. In che modo il respiro è percettibile in esse?
Cerca di sentire più leggeri movimenti, ad esempio nella parete addominale,
nella zona della cassa toracica, nella schiena, nel bacino. Apriti alla forza
plasmante che emana il respiro. Godi di questo movimento apparentemente
estraneo, che sembra venire da fuori per attraversarti: è il tuo respiro.
Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (4)
❍ Esercizio 1.3.2: Il fluire del respiro
Inizia come nel punto (3). Concentrati sempre
più esclusivamente sul respiro. Collega tra loro i " punti di osservazione
" adatti, cioè narici, zona della faringe e e parete addominale, per poter
sentire il flusso del processo respiratorio. Lasciati prendere dal costante
fluire della respirazione. Il respiro non si ferma un attimo: per anche quando
polmoni fini vuol sembra di essere giunti a una pausa, questa si compone di
singoli momenti molto diversi fra loro. Lasciati trasportare dal flusso della
respirazione, godi del suo effetto liberatorio. Impiega 20 minuti. Concludi
come nel punto (4).
❍ Esercizio 1.3.3: Il respiro doppio
In questo esercizio cerca di divenire cosciente
delle differenze tra le fasi respiratorie e così come le vivi tu personalmente.
Inizia come nel punto (3) abbandonati al flusso del respiro. Senza farne un
processo mentale cerca di percepire come vivi l'inspirazione e l'espirazione.
Forse ti si presenteranno immagini che illustrano quel che esse significano per
te; forse alle fasi della respirazione si associeranno esperienze precedenti,
che indicano quale carattere l'esperienza con lei a queste fasi. Tuo rimani un
silenzioso osservatore, che percepisce con esattezza senza escludere nulla.
Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (4)
Annota paragoni e immagini che caratterizzano la
tua esperienza del respiro o magari disegnalo.
❍ Esercizio 1.3.4: La mia vita comincia nel respiro
La nostra vita si svolge fra il primo all'ultimo
respiro; nell'inspirazione sentiamo una promessa di vita che va oltre il
semplice approvvigionamento d'aria.
Inizia come nel. (3). Concentrati interamente,
non a lungo, ma almeno per qualche attimo, sulla fase di ispirazione. Renditi
conto del significato di questo processo: ti viene data la vita in un movimento
che non dipende da te. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (4). Paragona la tua esperienza del respiro
al racconto della creazione nell'antico testamento.
❍ Esercizio 1.3.5: Espirare significa aver fiducia
Spesso gli uomini hanno paura di espirare: l'ciò ricorda
loro inconsciamente l'ultimo respiro, l'attimo della morte. Abbandonasse
l'espirazione, per mezzo per l'che un atto fortemente legato la fiducia nella
vita, e quindi non può essere forzato: vi si può giungere solo con lenti
passi
Inizia come (3) concentrati sempre più esclusivamente sul
respiro. Dirigi la tua attenzione sulla fase di espirazione: mentre ispiri, di
tanto in tanto, pronuncia lentamente dentro di te parole stimolanti che
contribuiscono a rendere più profondo il respiro, ad esempio: " lasciar
andare - io permetto ". Poi, però,
scivola sempre indietro in uno stato di silenziosa attenzione. Impiega 20
minuti. Concludi come al punto (quattro).
❍ Prosecuzione degli esercizi 1.3.4 e 1.3.5
Ripeti l'una e l'altra meditazione
❍ Esercizio 1.3.7: Lo spirito vivente
Il respiro è strettamente legato alla vita
interiore e allo stesso tempo unisce l'uomo all'ambiente. È misteriosamente
invisibile. La potenza invisibile che mantiene in vita gli uomini e le plasma.
In molte civiltà e respiro la respirazione sono divenuti ponti sui quali agire
divino si avvicina all'uomo. Le parole " aria ", " vento ",
" tempesta ", " respiro ", " anima ", "
spirito ", " vita ", sono
tutte, in ultima analisi, un unica parola.
Medita sul tuo respiro lascia che superi la
dimensione del mero approvvigionamento d'aria. Inizia come (3). Resta immerso
nel respiro, e suo ritmo, nella sua ampiezza; dona a ogni respiro la tua
attenzione. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (4).
❍ Annotazioni sul respiro
"è un'arte non reprimere le proprie paure o
non sbarazzarsene (nella vita è possibile evitarle proprio come è possibile far
tacere i propri istinti, o eliminare e inibire gli appetiti del corpo), ma
distaccarsi da esse ascoltandole come se fossero rumori provenienti
dall'esterno, e non prestando loro più attenzione del necessario ". [Jean
Déchanet ]
Durante la meditazione, come nella vita
quotidiana, dovresti limitarti a percepire e osservaer il respiro, non
controllarlo o regolarlo. Il terzo gruppo di meditazioni ("appropriarsi
del respiro"; "il fluire del respiro"; "Il respiro
doppio"; "La mia vita comincia nel respiro"; "Espirare
significa avere fiducia"; "Lo spirito vivificante") ha lo scopo
di renderti consapevole del tuo respiro, e non di cambiarlo; se credi che ti
occorra una terapia devi iniziare l'allenamento soltanto sotto la supervisione
di uno specialista di provata competenza. Ciò che conta non è controllare il
respiro, ma divenirne sempre più consapevoli sia nella meditazione che nella
vita quotidiana.
Sperimentare la differenza tra espirazione e
espirazione è una importante scoperta.
❍ Primo esercizio per raggiungere la calma
Se meditando ti senti pieno di una inquietudine
interiore o di una tensione che ti tormenta anche fisicametne, prova gli
esercizi che seguono. Gli esercizi di movimento vanno fatti seguendo il ritmo
del respiro, mentre le posizioni fisse vanno mantenute da due a cinque minuti.
In piedi, con le gambe leggermente divaricatee
le mani intrecciate sulla nuca. Ogni volta cheespiri, girati sull'asse della
colonna vertebrale, una volta verso destra e una volta verso sinistra,
durante l'inspirazione ritorna in
posizione normale. Lo stesso esercizio si può fare da sdraiati: le mani stanno
sotto la nuca, spalle e braccia sono ben appoggiate al suolo e così pure la
pianta dei piedi. Ogni volta che espiri inclina le due ginocchia da un lato, in
modo da sollevare l'anca sul lato opposto, lasciando le spalle appoggiate a
terra e girando il capo nella direzione opposta. Menre inspiri ritorna alla
posizione di partenza.
❍ Secondo esercizio per raggiungere la calma
Stando in piedi, cerca di inclinare in avanti le
vertebre con un movimento molto lento,cominciando dalla nuca: prima il collo,
poi le spalle, iil petto ecc. Ad ogni espirazione cerca di muovere una o due
vertebre, non di più. Piegati lentamente in avanti, finché puoi; poi raddrizza
la colona vertebrale con altrettanta lentezza, cercando di muovere solo una
vertebra o due ad ogni inspirazione
❍ Terzo esercizio per raggiungere la calma
Stai in piedi a gambe leggermente divaricate.
Con un lento movimento, eseguito sempre durante l'inspirazione (fermandoti
durante l'espirazione) solleva le braccia finché le punte delle dita non si
toccano. Poi fà il movimento contrario, altretatnto lentamente e sempre durante
l'espirazione, finché le braccia non penderanno rilassate
❍ Quarto esercizio per raggiungere la calma
Appoggiandoti sulle mani e sulle ginocchia,
accompagna il movimento del respiro con un movimento della schiena: mentre
espiri inarcala, mentre inspiri incurvala verso il basso. Puoi contribuire
attivamente all'espirazione contraendo un poco i muscoli addominali; durante
l'inspirazione rialssa il più possibile la parete addominale, in modo che i
polmoni possano riempirsi.
❍ Quinto esercizio per raggiungere la calma (il triangolo)
E' una posizione fissa. Stando in piedi a gambe
molto divaricate, alza le braccia tenendole un pò tese. Durante un'espirazione
porta la mano destra sul piede sinistro o sulla gamba sinistra, o appoggiala
addirittura a terra davanti al piede sinistro, a seconda delle tue possibilità.
Rimani per qualche tempo in questa posizione: quando vuoi smettere, torna alla
poszione di partenza durante un'inspirazione.
❍ Sesto esercizio per raggiungere la calma (il monte)
Stando in piedi con gambe e piedi uniti, solleva
le braccia durante una lunga e profonda inspirazione. Poi, cominciando dal
basso, dai piedi, tendi completamente il corpo, mantenendo contratta ogni sua
parte di cui sei cosciente, fino alle mani e alle dita. L'unica eccezione è la
parete addominale perché devi poter respirare tranquillamente. QUando vuoi
smettere allenta quasi bruscamente la tensione durante un'espirazione e durante
quela successiva abbassa le braccia. Rimani in piedi in posizione abbandonata
fino a che non ti senti rilassato.
❍ Settimo esercizio per raggiungere la calma (il piccolo ponte)
Stenditi sulla schiena, con i piedi posati sul
pavimento; durante un'inspirazione fà forza su di essi, sollevando il bacino, e
aggrappati con le mani alle caviglie (oppure sostieni con le mani la schiena,
in modo da mantenere il bacino alto. QUando vuoi smetere, riappoggia al suolo
la colonna vertebrale, cominciando dalla nuca, durante una lenta espirazione.
❍ Ottavo esercizio per raggiungere la calma (la candela)
Stando sdraiato sulla schiena, alza lentamente e
cautamente dal suolo prima le gambe e poi la schiena, reggila bene con le mani
e cerca di stare in una posizione il più verticale possibile, facendo gravare
tutto il peso del corpo sulle vertebre della nuca e sulle spalle. Quando vuoi
smettere abbassa le gambe tese in direzione della testa, in modo da spostare
ancora di più il peso sulla nuca, appoggia le braccia a terra, incurva la
schiena più che puoi e fà una capriola all'indietro con estrema lentezza,
muovendo le vertebre una per una, possibilmante senza interrompere il flusso
del respiro.
❍ L’albero
❍ Esercizio 1.4.1: La forza dell’albero
Immagina un albero ben preciso che ti ha fatto
una certa impressione. Cerca di tener desto il suo ricordo più che pui,
rievocandoanche le circostanze in cui lo hai inconrato: ora esso sarà il tuo
"albero di meditazione". Se nella tua memoria non trovi nulla del
genere poni nel posto di meditazione una bella immagine d'albero oppure crea con
l'immaginazione il tuo "albero ideale".
Inizia l'esercizio come nel punto (3), con
qualche minuto di consapevole attenzione al tuo corpo e al tuo respiro. Poi
passa al tuo albero
Passa al tuo albero, fai sorgere nella memoria
la sua immagine oppure guarda a lungo e intensamente quella che hai posto
davanti a te. Ora sei vicino al "tuo" albero. Passa qualche minuto
davanti a lui, e magari salutalo: dopotutto deve diventare il tuo amico. Ora
cerca di penetrare nell'essenza nel profondo dell'albero; per oggi ci limiremo
ad osservare un solo aspetto di questa essenza. si dice " forte come
una quercia ": cerca, a occhi chiusi, di misurare e saggiare questa forza.
Appoggiati al tronco; spingilo con le mani, con la schiena. Concediti due o tre
minuti per riprendere fiato e poi cerca di sondare in un altro modo la forza
dell'albero. Con l'immaginazione attraversa insieme a lui tutte le stagioni
dell'anno. Cerca di sentire come l'albero rimane sempre lo stesso anche
nell'alternarsi dei stagioni, per persino quando perde i suoi frutti e le sue
foglie e ne produce di nuove: resiste persino al tempo. Riposa per qualche
altro minuto sotto l'albero poi cerca di andare più in profondità: scendi fino
alle radici, cerca di vedere di percepire come esse si aggrappano saldamente
dentro la terra. In un terreno roccioso si spingono dentro le fessure che
spaccano la roccia. Dedica una ventina di minuti. Saluta l'albero prima di
andartene: domani tornerai da lui. Se nei prossimi giorni ti capiterà di
passare accanto un grande albero sperimenta nella realtà la sua forza. E
tuttavia le sue foglie si muovono al minimo alito di vento.
❍ Esercizio 1.4.2: La crescita dell’albero
Inizia l'esercizio come nel punto (3). Dopo il
consueto raccoglimento sul corpo e sulla respirazione, ritorna dal " tuo
" albero.Ricorda brevemente quello che hai già sperimentato di lui, poi
pregalo di volerti lasciar guardare nella sua vita interiore. Immagina e
ripercorri più volte, lentamente, il suo sviluppo dal seme fino ad avere una
grande chioma. Pensa/Immagina che l'albero continua a crescere. Ogni anno
produce nuove foglie, fiori e frutti e anelli del tronco. Cerca poi di
partecipare a questa crescita. Anche tu eri piccolo e sei cresciuto; anche tu
sviluppi nuovi "anelli annuali", formi nuive cellule, nuovi pensieri.
Passa alternativamente dalla contemplazione della tua crescita a quella dell'albero.
Concludi come al punto (4)
❍ Esercizio 1.4.3: L'albero che respira con me
Inizia come nel punto (3). Raccogliti a lungo e
profondamente sul respiro, lasciati trasportare completamente dal tuo ritmo di
inspirazione ed espirazione. Chiudi gli occhi e pensa che il tuo albero respira
con te. Rappresentatelo e respira davanti a lui o sotto i suoi rami e con lui:
entrambi respirate la stessa aria. Invisibile, quest'aria ti unisce al tuo
albero. Il tuo albero prende la tua anidride carbonica e te la restituisce come
ossigeno. Le foglie che respirano non potrebbero vivere senza la linfa mandata
loro dalle radici, e le radici non potrebbero crescere se le foglie non
mandassero loro nuove sostanze. Visualizza tutto questo. Poi respira di nuovo,
del tutto consapevolmente, con il tuo albero. Anche il tuo respiro sale dal profondo e ridiscende nel profondo.
Forse ci sono altre persone che debbono vivere della profondità del tuo
respiro. Impiega venti minuti. Ringrazia l'albero. Concludi come al punto (4)
❍ Brani sugli alberi
"Ogni volta che ti sentirai smarrita,
confusa, pensa gli alberi, e ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che
un albero con molta chioma poche radici viene sradicato al primo colpo di
vento, mentre il non albero con molte radici poco chioma la linfa scorre a
stento. Radice chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose
starci sopra, solo così potrà offrire ombre riparo, e solo così alla stagione
giusta potrai coprirti di fiori e frutti. E quando poi davanti a te si
apriranno tante strade che non saprai quale prendere, non imboccarne una caso,
ma si di chi aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui ha respirato
giorno in cui si è venuto al mondo, e senza farti distrarre da nulla, aspetta
aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, ascolta il tuo cuore. Quando poi ti
parla, Alzati e va' dove lui riporta. [ Susanna
Tamaro ]
❍ Esercizio 1.4.4: L'albero interiore
Inizia come nel punto (3). Se nell'ultima parte dell'esercizio
precedente e hai sentito il tuo respiro giunge da profondità sconosciute, dalle
radici, puoi iniziare da qui: ripeti l'ultima parte dell'esercizio, cerca di
essere con tutto te stesso un albero che respira, di avere foglie che si
allargano, radici che affondano in profondità sconosciute. Continua finché lo
trovi piacevole. Se invece l'ultima parte dell'esercizio precedente ti ha detto
poco o niente ritorna al numero 2 o 3 dove si parlava dell'albero della tua
spina dorsale. Ripeti questa parte del esercizio (soltanto questa), cercando di
sentire che lì dove sei seduto si leva un albero e che quest'albero sei tu
stesso. Poi tenta sempre ad occhi chiusi di dare a questo albero interiore
caratteristiche sempre più da albero vero. Per questo serviti di ciò che hai
meditato nei giorni scorsi: il respiro dell'albero, la sua crescita, la sua
forza. Non limitarti a vedere tutto ciò in modo generico; cerca di percepirlo
interiormente, di viverlo e assaporarlo. Se un dato aspetto non ti dice nulla,
passa quello successivo, e soffermati maggiormente su quelli che piacciono:
così il tuo personale " albero interiore " acquisterà poco a poco
forma e stabilità. Dedica una ventina di minuti a far crescere il tuo "
albero interiore ", a fargli
prendere forma. Se l'esercizio ti è piaciuto puoi ripeterlo; e forse il
tuo subcosciente non dimenticherà ciò che è cresciuto in te. Concludi come al
punto (4)
❍ Esercizio 1.4.5: L'albero rovesciato
Inizia come al
punto (3). Cerca di sentire e di vivere come in te cresce e vive un
albero, proprio come nell'esercizio 4.4; ma oggi le sue radici stanno in alto,
nella tua testa e di lì continuano a salire fino all'elevatissima regione dello
spirito. Dal capo l'albero cresce, attraverso la tua nuca la tua gola fino
all'altezza del cuore, e là comincia ad allargarsi, a respirare a dare frutti.
Puoi vedere le tue braccia, le tue mani, e tutto il resto del tuo corpo, come
rami carichi di frutti: cerca di sentire la crescita e la vita dell'albero, la
circolazione della linfa. Se vuoi far crescere ancora il tuo albero rovesciato
è consigliabile proseguire la meditazione in piedi: stai eretto e immobile,
bene in equilibrio. Fai attenzione a come il tuo albero vuol continuare a
crescere: cerca di intuire in quali profondità si spinge. Si pieno di fiducia e
lascialo svilupparsi. Impiega 20 minuti.
❍ Esercizio 1.4.6: Sguardo di insieme alla storia dell’albero
Concentra la tua attenzione a lungo e
intensamente sul tuo corpo sul tuo respiro per giungere in profondità nella
memoria. Poi ripassa tutta la serie degli esercizi sulla albero. Non devi
sforzarti di ricordare il testo delle tue notazioni. Neanche ripetere tutti gli
esercizi. Fa riemergere invece a poco a poco le sensazioni che hai avuto
durante le meditazioni, e che si sono in qualche modo impresse in te. Per farlo
con un certo ordine, e anche per ritrovare le impressioni che ora non ricordi,
farai meglio a ripassare gli esercizi nella loro sequenza. Soffermati sulle
impressioni più vivide, o che vi paiono particolarmente importanti: lasciati
tempo per approfondirle, falle rivivere, e ridà loro colore colore, meditale di nuovo. Presta una
particolare attenzione agli eventuali nessi fra i singoli esercizi, alle
relazioni tra i singoli aspetti o anche ad aspetti e connessioni del tuo albero
che prima non avevi colto. Non hai bisogno di andare in cerca di nuove
scoperte, limitati a registrare quello che spontaneamente ti viene in mente e
ti accade. Per questo ripasso impiega comunque molto tempo; non finisci nei
soliti 20 minuti proseguì semplicemente il giorno dopo. Se invece esaurissi
troppo presto il materiale di meditazione, ricomincia daccapo. Dopo questo
esercizio è particolarmente importante scrivere qualche annotazione.
❍ Esercizio 1.4.7: Che cosa mi dice l’albero
Inizia come al punto (3). " Respira "
sempre più profondamente l'immagine interiore del tuo albero, così come in una
foresta d'estate respiri l'ozono dell'aria. Poi rivolgi la tua attenzione
sull'aspetto o sugli aspetti che nel ripasso di ieri e nei giorni precedenti
che hanno toccato in modo particolare, la cui meditazione chi ha "
incatenato " almeno per qualche momento: per esempio il tronco eretto, il
radicamento nel suolo, la figura dell'albero rovesciato... soffermati con tutta
tranquillità su questi aspetti, falli rivivere in te, assorbili profondamente.
Se si tratta di un movimento, continua a parteciparvi nello spirito; se si
tratta di un aspetto statico, cerca di essere immobile nell'albero e con
l'albero. Durante questo raccoglimento apprendi che cosa ha da dire l'albero a
te personalmente. Durante la meditazione non fare il tentativo di formulare in
parole la tua esperienza. Ciò potrebbe distruggere la quiete e il
raccoglimento: lo sai, lo esperimenti, anche se sul momento non puoi
esprimerlo. Non devi neanche temere di dimenticare quello che esperimenti: una
conoscenza penetrata così in profondità non va mai perduta, la potrai
richiamarla facilmente. Se invece ti viene in mente in modo del tutto spontanea
una parola chiave da collegarvi, trattienila e assaporala in bocca come una
caramella. Impiega 20 minuti. Saluta il tuo albero; tornerai presto da lui.
Scrivi un piccolo tema su " il mio albero ".
❍ La natura della meditazione
La meditazione e si svolge in una sfera
spirituale diversa da quella di pensieri dei sentimenti. Perciò ci è sembrato
meglio imparare la servendosi di oggetti, che non sono troppo compromessi da
esperienze intellettuali e sentimentali, con i quali è più facile trovare la
via per una profondità che ci permette di vivere un nuovo rapporto con
l'oggetto meditato. I rapporti umani hanno una tale carica di sentimenti
positivi e negativi che gli esercizi rivolti essi terminano facilmente con un
bagno di sentimenti e non hanno più nulla a che fare con la meditazione.
Occorre avere già acquisito una certa pratica per potersi rivolgere con
profitto la meditazione sul prossimo; ma se essa riesce, non esperienze di cui
non si vorrebbe più fare a meno. E a questo tipo di esercizi che dedicata
prevalentemente la seconda parte del corso.
Non lasciarsi scoraggiare dalle esperienze
deludenti: due mesi e tutto sommato sono un periodo molto breve. Si diventa
maestri nella meditazione e solo dopo anni di esercizio. Ma forse cominci già
ad accorgersi che sta cambiando qualcosa nella tua vita quotidiana: che diventi
più calmo, che prende le cose con maggior serenità, che lavori modo più
tranquille riflessivo.
❍ La pietra
❍ Esercizio 1.5.1: La pietra
Cerca di ricordare ciò che hai sperimentato
nell'esercizio 1.6 (la pietra). Appoggia nel tuo posto di meditazione una bella
e grossa pietra: il più adatto sarebbe un masso spigoloso, che porti ancora le
tracce del distacco dalla roccia; ma puoi anche fare una cosa più raffinata, e
meditare davanti a un cristallo non levigato. Inizia come al punto (3). Quando
hai raggiunto la quiete interiore rivolgi lo sguardo alla pietra che giace
davanti a te: sta lì con la stessa immobilità con cui tu siedi davanti a lei,
anzi molto di più. Immergiti in questa calma immobilità della pietra e cerca di
imitarla dentro di te. Trascorri tutto il tempo della meditazione stando
immobile insieme alla pietra. Se non ce la fai cerca lentamente in modo
misurato di considerare e soppesare dentro di te le altre sue proprietà (peso
durezza solidità freddezza). Dopo aver meditato ciascuna di queste proprietà
ritorna all'immobilità della pietra e mantienila per un po'. Impiega 20 minuti,
poi interrompi delicatamente l'esercizio e congedati dalla pietra.
❍ Esercizio 1.5.2: La roccia
Poni la tua pietra nel posto di meditazione,
meglio se a occhi chiusi, e cerca di immaginare la roccia da cui è stata
staccata. Aiutati con i ricordi, pensa ad una rupe che ti abbia fatto una
particolare impressione, oppure prendi l'immagine di una rupe che ti dica
qualcosa e ponila dietro la pietra. Inizia come al punto (3) e poi guarda la
pietra o, meglio ancora, tieni gli occhi chiusi e rivolgile la tua attenzione
interiore. Cerca di restare immobile con lei per un po' di tempo. Poi
raffigurati il luogo da cui proviene: evoca con l'immaginazione questa roccia
da cui proviene ed osservala. Poi resta completamente immobile davanti alla
pietra: contemplala, lasciala agire su di te. Se ti si impone una idea
associata a quella di roccia, seguila tranquillamente, approfondiscila,
assaporala, esamina attentamente la roccia, tentando di comprendere più
profondamente il suo essere. Impiega 20 minuti, cercando di assorbire la
immobilità e la solidità della roccia.
❍ Esercizio 1.5.3: Il ciottolo
Poni davanti a te un bel ciottolo tondo di
ruscello o di fiume. Inizia come al punto (3), poi calati respirando nella
quiete del ciottolo: resta semplicemente li, così come esso è davanti a te. Poi
rivolgi lo sguardo ad esso e cerca di afferrarlo interiormente. Fai mentalmente
scivolare le dita lungo la sua superficie, senti come può esere piacevole e
attraente. Quando sei riuscito ad avere presenti dentro di te le
caratteristiche del ciottolo, cerca di afferrare meditativamente la sua origine,
dal momento in cui si stacca dalla roccia, o addirittura dalla formazione della
roccia dal magma primordiale, e poi nel suo lungo viaggio, quando viene spinto
e sfregato contro altre pietre. Guarda l'acqua morbida scorrergli intorno con
infinita pazienza, spingerlo avanti e tirarselo dietro, lavorarlo, finché la
pietra stessa non assume qualcosa del suo flusso carezzevole. Cosa ti dice
tutto questo? Paragona l'acqua e la pietra, il duro e il morbido. Cerca di
assorbire completamente, nella tua memoria, la storia del ciottolo, come se
accadesse a te stesso. Percorri con lui questo cammino di sviluppo
infinitamente lento e paziente, senti cosa vuol dire essere levigato e
arrotondato. Interrompi dopo 20 minuti anche se non hai finito. Riprenderai il
giorno dopo. Saluta il ciottolo.
❍ Esercizio 1.5.4: La pietra che fa male
Prendi una pietra poco bella, spigolosa, che non
ti dica nulla, o l'immagine di una selce o di un'ascia di pietra. Inizia come
al punto (3) per diventare calmo interiormente ed esteriormente. Poi considera
tutto quello che non ti piace nella
pietra, tutto ciò che ferisce e offende la tua sensibilità, come la pietra può
ferire, far male e come questi ultimi fatti possano accadere. Rivolgi se hai
tempo lo sguardo a te che hai cercato con gli esercizi di partecipare all'essere
pietra: anche in te ci sono quelle qualità? Ti feriscono? Alla fine della
meditazione puoi gettare o tenere la pietra insieme alle altre due.
❍ Esercizio 1.5.5: La pietra da costruzione
Colloca nel tuo posto di meditazione o rievoca
l'immagine di un edificio in cui siano ben fisibili le singole pietre (una
volta gotica, una piramide, un tempio greco...). Inizia come al punto (3) e
cerca di raggiungere la quiete di una pietra. Poi rappresentati con la massima
vivezza l'edificio e la singola pietra o osserva una pietra della foto. Chiudi
gli occhi e cerca di mantenere l'immagine dentro di te e di stabilire cosa ti
colpisce della pietra (che è una tra tante, che sta salda...). Concentrati su
una proprietà che caratterizza la pietra e cerca di sentire e vivere
interiormente cosa significa essere una pietra da costruzione. Per mantenere
viva la tua attenzione interiore, di tanto in tanto puoi guardare l'immagine.
Dopo aver approfondito per un tempo abbastanza lungo una proprietà puoi
proseguire e chiederti come questa pietra è diventata materiale da costruzione
(come è stata staccata dalla roccia, trasportata, tagliatga, inserita nel
muro...); anche questa volta soffermati sull'aspetto che ti dice di più; cosa
dice la pietra a te personalmente? Impiega almeno 20 minuti poi interrompila
lentamente e delicatamente. Concludi come negli esercizi precedenti.
❍ Esercizio 1.5.6: Sguardo di insieme: l’essere pietra
Rileggi attentamente le note che hai scritto
dopo i cinque esercizi precedenti. Se vuoi utilizzare una o tutte e tre le
pietre che hai usato. Tieni presenti anche le istruzioni dei precedenti
esercizi sulle pietre. Inizia come al punto (3), concentrandoti con maggiore
profondità sul corpo e sul respiro. Ciò su cui mediterai deve emergere
realmente dal tuo intimo, dal tuo ricordo: si tratta di quello che durante gli
esercizi precedenti è divenuto un tuo possesso interiore. Partendo dal tuo
ricordo, ripercorri le meditazoni degli ultimi giorni come puoi. Presta
attenzione a ciò che durante le meditazioni ti ha colpito particolarmente,
imprimendosi nella tua memoria. Fallo rivivere, soffermati su di esso, assaporalo.
Puoi percorrere una volta sola lentamente o più volte velocemente. Gradualmente
si rivelerà al tuo sguardo interiore ciò che per te costituisce l'"essere
pietra", ciò che tu sperimenti come "tipico della pietra". Cerca
di immedesimarti profondamente in questo essere, in questa "pietra
tipica"; vivi ciò che essa vige; chiediti e senti che cosa significherebbe
per te essere una pietra. Per questo esercizio impiega venti minuti, ed
eventualmente ripetilo il giorno dopo. E' importante scrivere qualche nota.
❍ Esercizio 1.5.7: Che cosa mi dice la pietra
Raccogliti a lungo e profondamente come al punto
(3). Così raccolto, dirigi la tua attenzione su ciò che ti ha particolarmente
colpito nell'esercizio 5.6, di solito
non più di una o due cose. Poi guarda interiormente o con gli occhi reali la
"tua" pietra: cerca di vedere come questi tratti particolari si
trovano in lei, come essa li concretizza. Poi lascia che essa ti parli, che ti
comunichi questo tratto particolarmente importante, come ammonimento, ad
esempio, o come promessa.Chieditiche cosa ciò significa per te, che cosa ti
"dice" ora la pietra; cerca di ricevere completamente questa sua
"comunicazione". Ma non fare "esami di coscienza" do fronte
ad essa ("come ho sopportato sino ad ora questa proprietà?";
"che cosa significa ora nella mia vita?"), né buoni propositi
("Come dovrò comportarmi in futuro?"): limitati a lasciar agire su di
te il suo muto linguaggio. Più a lungo vi riesci meglio è. Sii tutto orecchi -
e tutto cuore - per quello che la pietra ti dice. Dopo 20 minuti concludi
lentamente l'esercizio e saluta la pietra dicendole che tornerai da lei. E'
importante che tu scriva qualche breve nota su ciò che hai sperimentato. Se
l'esercizio èproceduto bene le note possono essere ora molto brevi: una
parola-chiave o due, o una breve frase.
E' opportuno a questo punto un "esame di
coscienza" (vedi quanto indicato nell'esercizio 5.7) e/o un "buon
proposito"
❍ Meditazione oggettuale e meditazione non oggettuale
Quando, come nella serie 4-7, ci si orienta ad
un oggetto di meditazione, ciò è chiamato "meditazione oggettuale";
quando invece, come nella seconda e terza serie, l'attenzione viene subito
rivolta soprattutto verso l'interno, si parla di "meditazione non
oggettuale".
❍ Note sulla pratica dopo il quinto gruppo di esercizi
I gruppi 4 e 5 di esercizi erano strutturati in
modo simile: ad una serie di meditazioni in cui stavano in primo piano singoli
aspetti dell'oggetto, ne seguiva una riassuntiva che li univa in uno sguardo di
insieme (il sesto esercizio). In una meditazione conclusiva (settimo esercizio)
ci si chiedeva cosa ci avesse detto l'oggetto.
Cerca di meditare ogni giorno e per la stessa
quantità di tempo. una volta al giorno è ottima. Se si medita una volta ogni
due giorni tieni presente che è decisivo che essa avvenga regolarmente e non
dipenda dal tuo stato d'animo del momento; cerca di giungere egualmente ad un
ritmo regolare, e di impiegare ogni volta un po' più di venti minuti
Non meditare più di due volte al giorno e comunque sempre alla stessa ora. Il legame
fra meditazione e vita quotidiana è altrettanto importante quanto il meditare
spesso.
Se non mediti regolarmente i tuoi eventuali
successi sono un puro caso. Solo con un esercizio regolare esso può diventare
un ritmo della vita
Le ripetizioni sono importanti, specie in quegli esercizi in cui senti che vi è in
gioco qualcosa che ti riguarda: forse proprio da essi ricaverai qualcuno dei
tuoi esercizi favoriti personali. Dovresti aver ripetuto più di una volta
qualche esercizio. Non si tratta di andare avanti in un processo di
apprendimento, ma di scendere in profondità nel tuo cuore, e questo avviene
solo attraverso le ripetizioni
Se le indicazioni sembrassero troppo scarne per
20 minuti di meditazione forse ciò è dovuto al fatto che si intende ancora
troppo la meditazione come svolgimento mentale piuttosto che soffermarsi
sull'oggetto e i suoi singoli aspetti.
E' bene meditare senza fretta ma senza cadere in
sogni o ad estendere artificiosamente, in modo dispersivo, il materiale di
meditazione
Ci si può prendere anche la libertà di porre
occasionalmente accenti personali e di procedere secondo il proprio ritmo.
L'oggetto dovrebbe essere d'aiuto, aiutare a
concentrarsi; se risultasse fonte di pensieri digressivi occorre insistere nel
lasciare che i pensieri ci passino semplicemente davanti, cone muvole nel cielo
cercando di dirigere la propria attenzione sull'oggetto
L'oggetto non deve essere un riempitivo per il
"tempo vuoto" della meditazione
Le note sulla meditazione debbono essere brevi;
l'ma se in altri momenti ti senti stimolato a scrivere qualcosa di più ampio su
ciò che hai meditato fallo senz'altro. Le annotazioni non devono diventare fine
se stesse: l'importante è ciò che accade nella meditazione. A
Non prendere le indicazioni del corso come
prescrizioni, ma come stimoli: seguile soltanto se ti accorgi che ti sono
d'aiuto.
Se non hai mai preso annotazioni o solo contro
voglia devi chiederti onestamente se ti saprai a questa elaborazione per
mancanza di tempo o di comodità fosse senti un blocco interiore nei suoi
confronti. In questo caso ciò può significare che dovreste cercare un'altra
forma di elaborazione, ad esempio, altri
tipi di espressione artistica o corporale: modellare la creta, musica,
danza, preghiera...
Le note andrebbero riviste spesso e utilizzate
durante le ripetizioni
Cerca di coltivare la quiete che dovrebbe
venirti sia dalla meditazione oggettuale che da quella non oggettuale.
Se la meditazione vi fa fare nuove scoperte,
chiediamoci quali conseguenze pratiche derivino da queste scoperte e mettiamole
in atto
Nelle meditazioni che nei gruppi 4 e 5 rivedono
tutti gli esercizi precedenti, non ci si concentri sullo sforzo di progredire
con il pensiero da un aspetto all'altro; ma ci si affidi di più al cuore, che
collega le cose a modo suo ed ha una visione globale.
Le meditazioni conclusive dei gruppi 4 e 5 di
esercizi ci doneranno la grande scoperta della nostra vita, se si insisterà
nell'approfondire gli aspetti che ti attirano di più nell'albero e nella pietra.
La meditazione conclusiva dei gruppi 4 e 5 di
esercizinon va ritenuta più importante degli stadi precedenti, altrimenti vi è
il pericolo che tu mediti soltanto sui tuoi sentimenti invece di percepire il
valore proprio dell'oggetto. Ogni creatura ha il proprio valore.
❍ La rosa
❍ Esercizio 1.6.1: La rosa
Inizia l'esercizio nel solito modo,
concentrandoti per qualche minuto sul
corpo e sul respiro. Ora respira con la rosa, come hai già respirato con
l'albero: dopotutto essa ti viene incontro con il suo profumo. Poi guardala a
lungo e profondamente, "fervidamente": gioiscidi questa visione e
"saziati"delle bellezze dalla rosa, "bevila", coma hai
fatto nell'esercizio 1.5. Quindi chiudi gli occhi e approfondisci la contemplazione.
Non si tratta di riprodurre con l'immaginazione la figura della rosa: non
cercare di dipingerla così come appare esteriormente. Piuttosto fà affiorare
dalla memoria la sua immagine interiore, l'impressione che ti ha fatto, quello
che ti ha "detto". E' probabile che quest'impressione sia in qualche
modo meraviglia, stupore pr la bellezza della rosa, forse persino gratitudine
perché essa ti dona, ti offre questa bellezza; o magari un'ansia, un desiderio
di assorbire un te il profumo della rosa, di imbeverti della sua bellezza. Rimani
in questo stato di stupore, di gratitudine, di desiderio di fronte alla rosa
"interiore, finché ti fa piacere e finché ciò serve ad approfondirne
l'immagine. Allafine, rivolgi di nuovo lo sguardo al fiore reale. Quello che
hai intuito nella contemplazione della "rosa interiore" non è un
sogno o un ideale: è realtà. E' un dono di questa rosa che sta davanti a te.
Alla fine, se vuoi, puoi iniziare un coloquio interiore con la rosa che ti sta
davanti e ti dona la sua bellezza. Dille "Rosa", oppure
"Oh!" o "...bella!", o semplicemente ringraziala di fiorire
così. Non parlare con le labbra, ma forma le parole dentro di te (nella cavità della bocca, nella
zona del cuore...), soppesale ed asaporale; poi potrai sussurrarle alla rosa.
Forse lei ti risponderà... Impiega 20 minuti, poi congedati dalla
"tua" rosa. Poni la tua rosa in un punto d'onore, dove tut possa
veerla spesso durante la giornata.
Chi medita regolarmente si accorge molto presto
che non solo i pensieri ma anche i sentimenti hanno una vita propria. Talvolta
né gli uni né gli altri sembrano avere alcun riguardo per i nostri progetti di
meditazione; peggio ancora: spingono in primo piano i loro programmi e
catturano tutta la nostra attenzione. Per questo sono nate scuole di
meditazione che nei loro esercizi rinunciano totalmente al piano dei
sentimenti, li “disinseriscono” e spiegano come si può trasformarli o
dissolverli, rivolgendo altrove l’attenzione o ponendosi al di furi del proprio
mondo affettivo. Anche nei nsotri esercizi ci serviamo di alcuni elementi di
queste tecniche: in ogni esercizio ti esortiamo a raccoglierti per prima cosa
sul tuo corpo e sulla tua posizione, sul ritmo del respiro e sulla quiete
interiore. Solo a partire da questa quiete può svolgersi la meditazinoe, anche
quando tratta del mondo affettivo. Due serie di esercizi sono dedicate in modo
particolare a questo tipo di raccoglimento: quelle riguardanti la posizione
sedutae la meditazine del respiro. Grazie a queste istruzioni pupi scoprire
anche da solo il modo di affrontare i sentimenti che si fanno avanti durante la
meditazione: concentrarti sul tranquillo flusso del respiro o sulla calma
immobilità del corpo. Il colocarsi al di fuori dei pripri sentimenti viene
adottatyo in tutti gli esercizi in cui deve rivelarsi pienamente il rapporto,
indipendente dalla nostra volontà, tra noi e un altro essere (albero, pietra,
rosa…). Ques’atteggiamento interiore avrà un ruolo importante nella meditazione
sui rapporti umani. Vi è ancora un’altra possibiltà “tecnica” di affronatre i
sentimenti: come in certe meditazioni si deve intensificare un pensiero o
un’esperienza finché non irrompa con corza nel nostro cuore come un dono, così
è possibile prolungare e intensificare un sentimento, approfondirlo e farne un
atteggiamento rpirituale. Per far ciò è di grande aiuto raccogliersi su
un’immagine che ci si raffigura interiormente, per esempio quella di una
esperienza rievocata: è importante che essa rimanga fissa, come una
diapositiva, al contrario di quegli esercizi in cui si deve far “scorrere un
film” dentro di sé. Se una persona è equilibrata nella sua vita affettiva, non
vi è pericolo che la meditazione la renda insensibile, così come la quiete
interiore non distrugge il pensiero; la maggior parte dei meditatori
sperimentano addirittura una chiarificazione, un riordinamento del loro mondo
affettivo, il raggiungimento di una profonda ed autentica fiducia nei propri
sentimenti. Durante il processo di sviluppo può comunque succedere che, in
certe fasi, si provi sfiducia verso i propri sentimenti perché nella
meditazinoe siscopre il loro egocentrismo, la loro vacuità, la loro
inautenticità. In queste fasi cisi estrenia da essi, si diventa insensibili; ma
è una cosa passeggera. Antoine de Saint-Exupéry racconta che il suo “Piccolo
Principe” puliva regolarmente i vulcani del suo pianeta, compresi quelli
spenti: è un’immagine di come bisogna trattare i sentimenti dentro e fuori la
meditazijone. IN questo caso “pulizia” significa concedersi buoni sentimenti,
lasciar quietare l’animo.
❍ Esercizio 1.6.2: La rosa insondabile
I detti dei poeti scaturiscono spesso dalla
meditazione, consapevole o inconsapevole, e così possono a loro volta guidarci
ad essa. Ma perché non siano solo un impulso a riflettere, ma conducano alla
meditazione vera e propria, è importante che li si abbia “dentro”, cioè li si
conosca a memoria. Se questi detti trovano un’eco in noi, si può dirigere la
nostra attenzione principalente su di essi; se invecee ci dicono poco,
concentriamoco, come nell’esercizio precedente, soprattutto sulla
contemplazione della rosa. Per questo le
istruzioni contengono diverse varianti.
Metti di nuovo la “tua” rosa nel posto di
meditazione. Impara a memoria la poesia o almeno scrivila “devotamente” su un
foglio di carta da porre dinanzi a te.
Concentrati dapprima sul tuo corpo e suo tuo
respiro, e respira con la rosa. Bevi col respiro la sua bellezza. Quando la sua
immagine ti è tornata presente, chiudi gli occhi e falla penetrare in te per
qualche momento, poi recitale la poesia
Coglierò per te
l’’ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l’hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare
(Attilio Bertolucci)
Variante 1: Fa’ risuonare questo detto dentro di
te, trattienilo nel tuo orecchio interiore; poi sussurralo alla tau rosa, senza
parlare realmente, e cerca di sentire l’eco che troverà in lei. Passa più volte
dal detto alla rosa e dalla rosa al detto; lascia che la rosa ti spieghi le
parole e che le parole ti spieghino la rosa. Puoi continuare questa semplice
alternanza finché ti fa piacere. Riesci in questo modo a penetrare più
profondamente nel mistero della rosa? Durante la meditazione non fare il
tentativo di tradurre in parole quello che intuisci.
Variante 2: Se la poesia non funziona, ripeti
l’esercizio precedente sussurrando alla rosa “oh, bella”, e cerca di cogliere
l’eco che trovano in essa. Le parole che dici esauriscono la sua bellezza, o,
al contrario, ricevono da lei un suono sempre nuovo? Anche in questo caso passa
dalle parole alla rosa e dalla rosa alle parole, come nella prima variante.
Variante 3: Se non hai percepito alcuna eco puoi
tentare un metodo più intellettuale. Il pensiero è per la meditazione uno
schiaccianoci che rompe il guscio per libeare il contenuto. Chiediti come si
potrebbe spiegare la bellezza della rosa; poi guardala e vedi se la spiegazoine
è azzeccata e sufficiente. Esamina così, punto per punto, tutte le possibili
spiegazioni che ti vengono in mente; non soffermarti mai, però, nella loro
ricerca, ma torna sempre a contemplare la rosa. Che cosa dice delle tue
spiegazioni?
Dopo aver trascorso una ventina di minuti in
questo tentativo (che va fatto con molta dolcezza, senza violenza) di giungere
al fondo della rosa, saluta la “tua” rosa e riponila nel suo posto d’onore.
Se l’esercizio ti è piaciuto puoi ripetere le
tre varianti, una per volta, nei giorni successivi.
❍ Esercizio 1.6.3: La rosa senza perché
Oggi vogliamo meditare sul fatto che la rosa
fiorisce con la massima semplicità
Metti di nuovo la "tua" rosa nel posto
di meditazione. Impara a memoria o scrivi devotamente su un foglietto che
porrai dinanzi a te uno dei seguenti brani: “La rosa è senza perché: fiorisce
perché fiorisce, e non bada a se stessa, non chiede se qualcuno la vede "
(Angelo Silesio) “Che cosa c'è in un nome? Quella che chiamiamo rosa, anche
chiamata con altro nome, avrebbe lo stesso odore soave" (Shakespeare) “La
rosa che qui vede il tuo occhio esteriore / è fiorita in Dio sin
dall'eternità" (Angelo Silesio)
Come nei precedenti esercizi, mentre respiri con
la rosa e la contempli, concentrati sull'esperienza inesauribile che ti si è
dischiusa: puoi anche sussurrare nuovamente alla rosa i versi di Bertolucc. Poi
chiudi gli occhi e pronuncia lentamente e con concentrazione i versi.
Assaporali e poi guarda per qualche attmo la rosa, quindi richiudi gli occhi e
confronta l'immagine interiore che hai di lei con l'interpretazione data dai
versi. Passa più volte dall'una all'altra. E' vero ciò che dicono i versi?
Ti fanno penetrare più profondamente nella rosa,
te la fanno comprendere meglio? E che cosa dice la rosa di questi versi? Puoi
soffermarti ad es. sulle quattro diverse parti della prima composizine,
dedicandovi tutto il tempo dell'esercizio. Tieni gli occhi prevalentemente
chiusi. Senti come dentro di te la rosa sboccia a poco a poco e prende forma
non come immagine esterna o come idea dai contorni netti ma piuttosto come
comprensione interiore, e forse persino come "intesa" con la rosa,
che tuttavia rimane inafferrabile.
❍ Esercizio 1.6.4. La rosa di plastica
Questa è la controprova per stabilire se abbiamo
erroneamente antroporfizzato la rosa.
Poni al posto della rosa vera una bella rosa di
plastica. Poni fuori vista la tua rosa, ad es. dietro le spalle.
Inizia concentrandoti sul corpo e sul respiro;
chiudi gli occhi e rappresentati la tua rosa di meditazione con la maggior
vivezza possibile; fai riaffiorare quello che hai meditato sinora, ripetendo
magari qualche parte degli ultimi esercizi che ti è piaciuta in modo particolare.
Poi apri gli occhi e guarda a lungo e
intensamente la rosa di plastica, cercando di non perdere di vista,
interiormente, la tua rosa di meditazione, ma piuttosto confrontandola con
l'altra. Riesci a trovarla in essa? Insisti, non pensare che sia assurdo.
Se percepisci una resistenza a questo
accostamento, cercane cautamente i motivi. E' forse perché hai attribuito alla
tua rosa qualcosa che non possiede? Vedi se riesci a ripetere uno degli
esercizi precedenti con la rosa di plastica. E' veramente diversa dalla rosa
vera? Cerca di percepire questa diversità, se alla rosa di plastica manca
qualcosa e che cosa oppure che cosa ha in più la rosa vera, ma non sforzarti di
tradurlo in parole. Da ultimo puoi (senza muoverti) accostare, scambiare le due
rose, instaurare, interiormente e senza parole, un colloquio conciliatore tra
di esse, sentire cosa ciascuna di esse "dice" o direbbe all'altra.
Non interrompere prima che siano trascorsi almeno venti minuti. Anche i tratti
aridi sono importanti.
❍ Esercizio 1.6.5. La rosa come dono
Cerchiamo di scoprire perché le rose sono un
dono molto amato chiedendo alla rosa da dove viene.
Se non è più fresca rappresentala con la
memoria. Rammemora brevemente ciò che hai meditato nei giorni scorsi.
Concentrati sul tuo corpo e sul tuo respiro, poi
fà apparire al ritmo del respiro l'immagine della rosa, con tutto ciò che di
bello e di incomprensibile hai scoperto nelle meditazioni degli ultimi giorni.
Ora chiediti, senza distogliere la tua attenzione dalla rosa, da dove essa
viene.
Limitati a raccogliere le risposte che ti
vengono e a metterle intorno alla rosa: ti aiutano ad addentrarti nel suo
mistero, perché in esse sperimenti qualcosa del passato,
dell'"origine" della rosa. Forse l'hai comperata (un dono che ti sei
fatto), forse l'hai colta dal tuo roseto (un dono del tuo roseto). CHiediti
come, con quali elementi, è cresciuta e fiorita: quanti esseri devi ringraziare
per questa rosa!
In conclusione, osserva la rosa stessa a lungo e
in profondità. Essa riunisce in sé tutta la sua molteplice origine; e fiorisce.
La rosa ti si dona con tutto il tuo passato, o forse qualcun altro te la dona?
Impiega almeno 20 minuti per addentrarti nella
rosa. Puoi anche recitar una delle poesie dei giorni precedenti, e chiederti
cosa ti dice sull'origine della rosa.
❍ Esercizio 1.6.6. Sguardo di insieme: l’essere rosa
Potresti proseguire le meditazioni sulla rosa,
ma forse è meglio provare a sentire cosa significa essere rosa, come si è fatto
con la pietra e l'albero: devi sbocciare interiormente insieme alla rosa.
Ora la porti nella memoria, e dopo le
meditazioni degli ultimi giorni non si tratta solo della sua manifestazione
esteriore: meditando sei penetrato nel suo intimo e hai sperimentato come essa
fiorisca da una profondità insondabile.
Cerca di avere ben presenti le esperienze degli
ultimi giorni. Se l'immagine interiore si è consolidata non hai bisogno di
porre materialmente la rosa dinanzi a te.
Con occhi chiusi o semichiusi concentrati sul
corpo e sul respiro e intanto trasportati spiritualmente alla presenza della
"tua" rosa. Respira CON lei, senza vederla.
Ripercorri senza fretta il "movimento"
degli esercizi precedenti, guardando con una semplicissima visione interiore e
prestando attenzione a ciò che ti ha "colpito", a ciò che ti
"hanno detto" le meditazioni.
Se sei riuscito, torna a raccoglierti, ancor più
profondamente, respirando di nuovo con la rosa, e poi cerca di compiere
interiorente il movimento INVERSO, di far sbocciare la rosa iniziando dalla sua
origine e ripercorrendo all'indietro tutta la tua serie di meditazioni. Cosa
significa fiorire? Più riesci a condividere interiormente questo fiorire, più
sentirai cosa significherebbe per te essere una rosa, che cosa significherebbe
per te fiorire. Dedica 20 minuti a questo riepilogo interiore.
Magari ripeti l'esercizio il giorno dopo.
❍ Esercizio 1.6.7. Che cosa mi dice la rosa
Questo esercizio conclusivo ha la stessa
funzione di quelli finali dell'albero e della pietra e va svolto secondo le
stesse istruzioni
❍ Insegnamenti sul rilassamento
Sdraiati bene sulla schiena; eventualmente posa
le gambe su un cuscino per farla aderire completamente al suolo, compresa la
regione sacrale.
Tieni gli occhi chiusi e lascia fluire il
respiro in modo naturale, senza influenzarlo.
Fà della posizione supina una posizione
consapevole, prendendo coscienza del tuo corpo, parte per parte, e mettendo in
atto il contatto col suolo: realizza la tua pesantezza e consentila. Inizia dal
palmo e percepisci via via le mani e le braccia; poi ricomincia dalle piante
dei piedi e fà spostare la coscienza attraverso i piedi, le gambe, il bacino,
la schiena, le spalle, la nuca, sino al viso.
Grazie a questa consapevolezza crea con il tuo
corpo un rapporto interiore così profondo da dissolvere il bisogno di dominarti
fisicamente, di fare le cose con tensione.
Poi diventa cosciente del movimento del respiro,
senza intervenirvi e goditi il leggero movimento della parete addominale.
Lascia che i pensieri perdano peso e significato
e abbandonati alla quiete che comincia a crescere dentro di te, che ti riempie.
Quando vuoi terminare il rilassamento, fallo con
movimenti consapevoli, stendendoti lentamente e stirando i muscoli.
Sii cauto nei confronti degli esercizi di
rilassamento che impiegano la suggestione o l'autosuggestione (es. training
autogeno). Vanno imparati sotto la guida di uno specialista. Il metodo proposto
da noi rinuncia alla suggestione e pone al centro un processo di raggiungimento
della coscienza: richiede forse più tempo ma in compenso è meno rischioso.
❍ La candela
❍ Esercizio 1.7.1. La candela
Rimetti la candela già utilizzata nel posto di
meditazione. Cerca di ricordare le note o i ricordi dell'esercizio 1.3 sulla
candela.
Guarda a lungo la candela, spostando molto
lentamente lo sguardo dal basso verso l'alto: la parte solida della candela, la
cera che si scioglie, lo stoppino che brucia, la fiamma. Resta immerso nella
contemplazione della fiamma, e cerca di sentire come in essa si raccoglie
l'intera candela: percepisci il movimento che va dalla candela alla fiamma.
Chiudi gli occhi, fai riapparire la candela e
partecipa interiormente a tale movimento.
Ripeti l'intero processo cercando di far durare
il più a lungo possibile le due fasi. Cerca di essere tu stesso, entro di te,
una candela, e di consumarti come una fiamma in un movimento verso l'alto.
Impiega 20 minuti, congedati, lascia ardere la
candela ancora per qualche minuto, rimettila al tuo posto d'onore e salutala
quando le passi vicino durante la giornata.
❍ Esercizio 1.7.2. La candela e la pietra
Cosa sarebbe la candela senza fiamma? Rimetti la
candela nel posto di meditazione senza accenderla, eventualmente con le pietre.
Rileggi le note sulla pietra.
Guarda la candela che sta spenta dinanzi a te.
RIevoca dalla memoria l'immagine della pietra: in cosa le due immagini sono
simili/dissimili?
Chiudi gli occhi e trattieni entro te l'immagine
della candela che non arde. Cerca di sentirne interiormente la sua durezza, la
sua freddezza, la sua immobilità, confronta con la pietra.
Poi guarda nuovamente la tua candela e vedi se
ti conferma l'immagine che te ne sei fatta.
Chiudi gli occhi, paragona le immagini della
candela accesa e della candela spenta. Cerca di misurare la distanza che separa
l'una dall'altra. Vai avanti per 20 minuti. Concludi con un lungo sguardo che
cerca di raccogliere nella candela tutte le esperienze avute. Rimetti la
candela al posto d'onore e promettile che verrà riaccesa.
❍ Esercizio 1.7.3. L'accensione della candela
La crescita dell'albero e lo sbocciare del fiore
si sottraggono al nostro controllo, mentre il bruciare della candela dipende da
noi. Cerchiamo di sperimentare cosa si nasconde in questo avvenimento
misterioso.
Poni la candela nel luogo di meditazione con
accanto un accendino o fiammiferi lunghi, che brucino per un bel po'
Raccogliti per qualche minuto sul tuo corpo e il
tuo respiro.
Rivolgiti alla candela spenta, guardala, fa'
risorgere la sua immagine nella memoria, rievoca ciò che hai meditato su essa,
la sua somiglianza con la pietra; misura, cerca di vivere interiormente la
distanza tra la candela accesa e quella spenta.
Raccogliti un momento in completa immobilità;
prendi lentamente, quasi solennemente l'accendino o il fiammifero e accendilo
con un gesto più solenne possibile. Guarda la fiamma e respira consapevolmente
una o due volte, poi avvicinala alla candela: raccogliti di nuovo per la durata
di un respiro, e accendi la candela. Per un poco contempla la sua fiamma in
completa immobilità, poi posa il fiammifero o l'accendino, muovendoti il meno
possibile.
Chiudi gli occhi, ripeti nel ricordo tutto il
processo, più lentamente che puoi. Cerca di essere completamente desto, attento
a tutto quello che fai o che hai fatto. Puoi ripetere questa rievocazione per
altre due o tre volte. Cosa succede, cosa si verifica? Guarda in perfetta
immobilità dentro di te e cercadi aver ben presente questo avvenimento, di
assaporarlo.
Variante: guardare semplicemente la fiamma
riaccesa e paragonare nel tuo ricordo la candela acesa con quella spenta. Cosa
vi è ora di nuovo, e da dove è venuto? Come hai potuto tu produrre questo?
Prosegui con impegno per una ventina di minuti
questa penetrazione nel processo dell'accensione, poi congedati dalla tua
candela, con la quale forse sei riuscito ora ad ottenere un nuovo rapporto; ma
spegnila soltanto dopo qualche minuto. Metti qualcosa per iscritto.
❍ Esercizio 1.7.4. La fiamma della candela
Hai compreso che la cosa più importante nella
candela è la fiamma, ma non può darsela da sé, devi donargliela tu e non puoi
produrla da solo, ma ringraziare il fiammifero o l'accendino.
Cerchiamo di comprendere la candela a partire
dalla fiamma. Cosa significa per la candela ardere? Ed è possibile per te
condividerlo in qualche modo?
Poni la candela nel suo posto di meditazione ed
accendila col necessario rispetto.
Concentrati per qualche minuto sul tuo corpo e
sul tuo respiro.
Guarda la candela che arde o mantienila presente
nel tuo ricordo; pondera la differenza tra la candela accesa e quella spenta.
Poi concentra la tua attenzione sulla fiamma.
Guarda come sale, come riscalda la cera, la rende molle e la fonde; come la
cera liquida scorre verso lo stoppino e là viene consumata dalla fiamma.
Cerca ad occhi chiusi di imitare interiormente
questo processo, di sentire che SENSO ha.
Accompagna la fiamma più a lungo che puoi in
completa immobilità, respirando con lei, senti cosa significa ardere. Dopo 20
minuti interrompi molto delicatamente.
Conclusione come negli esercizi precedenti
❍ Esercizio 1.7.5. La cera
Se non vi fosse la cera non vi sarebbe la
fiamma; la candela essenzialmente è cera preparata.
Concentrati per qualche minuto sul tuo corpo e
sul tuo respiro, rievoca dalla memoria la candela accesa. Osserva interiormente
la fiamma, fai rivivere ciò che hai sperimentato nelle ultime meditazioni e
cerca di partecipare interiormente a quello che accade mentre la candela arde.
Poi guarda a lungo e in profondità la candela
che hai davanti e precisamente la sua sommità, dove lo stoppino emerge dalla
cera liquefatta e brucia. Osserva come la cera si scioglie lentamente sui
bordi, scorre verso lo stoppino e ne viene assorbita (questo movimento è molto
visibile con candele di cera colorata).
Chiudi gli occhi, rievoca il fluire della cera,
cerca di parteciparvi e di viverlo interiormente. Cosa ti dice?
Dopo aver trascorso molto tempo alternando
contemplazione e ricordo puoi chiederti da dove viene la cera. Immaginati come
la candela è stata fabbricata, la cera versata; osserva l'apicoltore che lha
fusa, le api... Cerca di vivere interiormente quest'origine della candela. Ti
dice qualcosa? Poi guardala di nuovo. Dopo 20 minuti spegni la candela mentre
sei ancora seduto davanti ad essa e osserva la cera raffreddarsi e
solidificarsi...
Scrivi qualche annotazione. Riponi delicatamente
la candela nel solito posto.
❍ Esercizio 1.7.6. Sguardo di insieme: l’essere candela
Sinora abbiamo suddiviso nelle sue componenti il
bruciare della candela per potervi penetrare. Ora dobbiamo mettere a fuoro la
sua unità per poter sentire dentro di noi, così come con la pietra, l'albero e
la rosa, attraverso un ripasso di tutte le meditazioni precedenti, cosa
potrebbe significare essere una candela.
Accendi la candela. Leggi le tue note e ricorda
ciò che hai meditato. Lo svolgimento è lo stesso degli esercizi 4.6, 5.6 e 6.6.
Inizia l'esercizio dirigendo l'attenzione sul
tuo corpo e sul tuo respiro. Pensa che la candela vive della stessa aria di cui
vivi tu. Guarda la candela accesa o, meglio, rievoca la sua immagine dalla
memoria con la massima vivezza.
Desta in te il desiderio di comprenderla, di
penetrare in quel che significa "essere candela". Ripassa uno per
volta, ad occhi chiusi, i punti principali delle meditazion precedenti: cioè
che si sono impressi in modo particolarmente profondo e vivo, senza
preoccuparti di un ripasso completo. Fai questo percorso una sola volta
lentamente o diverse volte; esso deve portare ad una visione riassuntiva e
unitaria di tutto quello che hai meditato a proposito della candela. Cos'è ora
essa per te, per te personalmente? Che cosa significa "essere
candela"? Cerca infine di appropriarti interiormente di quest'immagine
dell'"essere candela", di identificarti con essa. Senti che cosa
significa ardere con lei. Che cosa significherebbe per te essere cera, venir
acceso, alimentare una fiamma?
Dopo 20 minuti interrompi delicatamente senza
perdere il raccoglimento. Scrivi qualche nota.
❍ Esercizio 1.7.7. Che cosa mi dice la candela
L'esercizio è simile al 4.7 e 5.7 e anche 6.7.
Tieni la candela accesa o spenta, a seconda che
ti aiuti o no a meditare. Leggi le ultime note.
Concentrati sul tuo corpo e respiro. Rievoca e
mantieni presente la candela, e dirigi la tua attenzione su quello o quei pochi
aspetti del suo essere che ti ha particolarmente impressionato negli esercizi
precedenti. Parlane alla tua candela, e lascia che lei te ne parli a sua volta.
Stai attento all'eco che questi aspetti trovano in te, e chiediti (senza fare
esami di coscienza e buoni propositi) che cosa significano nella tua vita e per
la tua vita.
Scrivi comunque delle note. Concludi come negli
esercizi precedenti.
❍ Questionario 6
Domanda 6.1. L'oggetto che ti ha detto di più e
quello che ti ha detto di meno sono particolarmente importanti per te:
rispecchiano la tua immagine interiore, sia quella positiva che quella
negativa.
Domanda 6.2 La rievocazione degli oggetti si
svolge allo stesso modo della rappresentazione interiore. Leggi i commenti alla
risposte 4 e 5 nel questionario numero 2 e per migliorare ripeti gli esercizi
nø 1 della quinta e sesta serie. Forse per te ci sono oggetti che aiutano di
più a rievocare. Comunque, cerca di rendere il ricordo sempre più profondo e
non oggettuale. Accosta la rievocazione dell'oggetto a quella di una persona
cara, che può essere vivamente presente nella nostra memoria.
Domanda 6.2 Il ricordo dell'oggetto dovrebbe
essere qualcosa di indescrivibile, una "presenza" interiore
dell'oggetto, e non piuttosto qualcosa di plastico e visivo o puramente
intellettuale o astratto (io "voglio" pensare a questo oggetto).
Domanda 6.3. Dovresti riuscire dapprima a
sperimentare, sentire interiormente alcuni singoli aspetti dell'oggetto (la
pietra è dura, l'albero cresce, la candela brucia) e poi la viva raffigurazione
dovrebbe lasciare il posto ad un rapporto interiore. Non bisogna meditare sui
propri sentimenti, ma lasciare rispettosamente all'oggetto la propria vita. Ci
si dovrebbe sentire unito all'oggetto. Può servire, durante una passeggiata,
toccare, sperimentare ad occhi chiusi un albero fino a che non starà
plasticamente davanti a te e cercar di rievocarlo a casa. O annusare un roseto,
un fiore. O fare tentativi simili con altri oggetti e altri organi di senso.
Poiché siamo abituati a giudicare troppo presto in base alla vista, durante
questi esercizi tieni sempre gli occhi chiusi.
Domanda 6.5. Se hai trovato un nuovo rapporto
con gli oggetti su cui hai meditato e con altri oggetti di tutti i giorni, fa'
consapevolmente anche delle altre cose oggetti di meditazione. Potresti
scoprire nuove dimension della realtà: la quiete, la vita, l'affinità, la
responsabilità, il dono, la dimensione religiosa. Esse indicano la direzione in
cui la tua meditazione può svilupparsi ed approfondirsi. Sii contento se si
aprono nuove direzioni.
Quando mediti, fallo come qualcosa che è
decisivo per la tua vita quotidiana; e durante questa riallacciati sempre alla
meditazione.
❍ Riflessione sulla meditazione della natura
Ormai mediti da più di due mesi ed hai già
acquisito una buona pratica. Negli ultimi 4 esercizi hai praticato la
cosiddetta meditazione sulla natura, uscendo dalla mera interiorizzazione, e
hai accolto nella tua interiorità parti del mondo che ti circonda, hai cercato
di penetrare nel mistero interno di ciò che esiste e non semplicemente preso
conoscenza di qualcosa. Da un lato ciò arricchisce il tuo sguardo interiore,
così che non corri il pericolo di rimanere concentrato su te stesso, e d'altro
lato questo tipo di meditazione può donarti una nuova comprensione del mondo ed
una nuova confidenza con le cose.
Il periodo di due mesi dovrebbe essere stato
sufficiente a farti imparare una tecnica ben precisa e universale, anteriore
alla ramificazione in meditazione orientale e cristiana. Ecco, di seguito, i
punti fondamentali della tecnica.
· Presupposto e fondamento di ogni meditazione sono la QUIETE ed il
raccoglimento interiore. Solo quando tutto tace intorno a me ed in me, quando
non sono sommerso da impressioni esterne o non rincorro determinati pensieri,
posso giungere alle percezioni più raffinate, spirituali, a cui vuol condurmi
la meditazione.
· Lo strumento fondamentale è il ricordo, cioè la capacità non solo
di ricevere impressioni esterne o di avvertire stati d'animo interiori ma di
farle anche riemergere dal nostro stesso intimo. Non si tratta di un'azoine
creativa con cui ci costruiamo un nostro mondo interiore, ma piuttosto di
un'eco (ricordo come funzione della memoria) di esperienze precedenti,
registrate consciamente o più spesso inconsciamente. Il nome latino
"recordatio" (che significa letteralmente "riportare nel
cuore") indica che essa ha sede più nel cuore che nella testa
· Poiché il ricordo è fondamentale per ogni meditazone, negli
esercizi bisognava far riemergere consapevolmente oppure produrre determinati
ricordi. Da qui l'alternarsi di osservazione dell'oggetto e di meditazione ad
occhi chiusi; da qui le costanti ripetizioni degli esercizi: un'antica parola
per la meditazione è "ruminazione". Rifletti su quest'idea.
· Quelle che affiorano nel ricordo sono normalmente
"immagini". Un'immagine raffigura un oggetto o una persona, la
rappresenta, senza essere lei. E' "questo-oggetto-in-me",
nell'interiorità del mio ricordo. Le immagini di cui parliamo e di cui si serve
la meditazione non sono copie esteriori (come ad es. una foto), e neppure
fenomeni fisiologici (come l'immagine della fiamma che rimane sulla retina dopo
che abbiamo chiuso gli occhi): si tratta piuttosto di immagini interiori,
"spirituali", che nascono dalla nostra immaginazoine (ma non dalla
fantasia!).
Quando, ad esempio, penso a mia madre, me la
"pongo davanti": ella mi è presente interiormente senza che io debba
raffigurarmi ogni singolo tratto del suo viso. Perciò queste
"immagini" o raffigurazioni non sono neppure legate al senso della
vista: se ne possono avere per qualunque senso interiore
("spirituale"); per esempio ci si può rafigurare una frase o un
sapore
· La meditazone può avere quindi, in corrispondenza alle attitudini
personali, divesi punti centrali: la maggior parte degli uomini è più inclinata
alla visione interiore, altri all'ascolto. Per questo, nelle meditazioni
precedenti, accanto a molte immagini abbiamo posto anche qualche detto.
· Va distinto un metodo di meditazione puramente intuitivo ed uno
prevalentemente discorsivo, cioè tra una meditazione che con un semplice
sguardo coglie la globalità e non la perde di vista, ed una che procede da un
aspetto parziale ad un altro per elaborare lentaente una visione complessiva.
Comunque, in ogni comprensione ed in ogni pensiero umano sono sempr presenti
sia l'aspetto intuitivo e quello discorsivo. Mancando completamente
l'intuizione, non vi sarebbe comprensione e tanto meno meditazione, perché
questa persegue appunto una comprensione globale intuitiva e tuttavia non può
fare a meno del pensiero discorsivo, perché noi uomini possiamo divenire
consapevoli dei contenuti spirituali solo attraverso un discorso, per quanto
semplice. Senza di esso la meditazione sarebbe un mero vegetare, invece di
destare lo spirito al massimo grado. Per questo gli esercizi sono nel loro
insieme un discorso, un cammino nella meditazione e tuttavia mirano sempre sia
essi che l'intero corso, ad una comprensione intuitiva.
· La comprensione globale non avviene solo attraverso la visione
(interiore), ma ancora di più attraverso gli altri sensi "interiori":
assaporando (interiormente), soppesando (interiormente) ecc. e, per dirla
globalmente, "sentendo". L'invito a percepire con i sensi interiori,
a partecipare alla vita e anzi a identificarsi con l'oggetto di meditazione. In
effetti non c'è altra possibilità.
· Quest'ultimo esempio mostra quale ruolo decisivo abbia nella
meditazione l'esperienza. L'esperienza è qualcosa che ciascuno deve fare da
solo e che non si può in alcun modo insegnare dall'esterno. Io faccio
un'esperienza quando vivo più volte la stessa cosa, così da esserne colpito e
dirigere la mia attenzione su di essa, diventandone "consapevole":
così cresce in me una nuova conoscenza, un "sapere per esperienza",
appunto. Esercizi molto simili tra loro erano designati per farti fare
esperienza.
Quanto al contenuto delle meditaziono ecco
alcune riflessioni:
L'esperienza rende possibile l'IDENTIFICAZIONE
INTERIORE con l'oggetto: far crescere in sé l'albero, far fiorire in sé la
rosa; crescere e fiorire con loro. Non si tratta di antropomorfizzazione: nelle
cose si nasconde un MISTERO INTERNO, una sorta di "anima" che non
puoi mai afferrare interamente, neppure nella meditazione (ricorda quella sulla
rosa) ma alla quale tuttavia puoi in qualche modo partecipare, proprio perché
fra te e le cose della natura esiste una misteriosa AFFINITA'. Scoprirla è lo
scopo della meditazione della natura: così e solo così le cose della natura
possono "dirci" qualcosa e la meditazione su di esse ci arricchisce.
La tradizione orientale (yoga, zen) ricoduce
l'affinità al fatto che tutto ciò che esiste è in fondo una cosa sola, che le
diverse cose e persone onon sono in verità che diverse forme esteriori (diversi
modi di mostrarsi) dello stesso ed unico principio dell'essere. Scopo della
meditazione è avanzare verso questo principio e per questo viene privilegiata
la meditazione non oggettuale, che conduce al fondo di se stessi più
rapidamente e più profondamente.
Dicono gli indù: "La quiete del Sé è
onnipresente: è massima gioia, silenzio, è immobile come una roccia che porti
sulla superficie tutti i moti di ogni attività. In questa quiete silenziosa
affondano le radici di
Dio, le radici dei redenti". "Nello
Yoga la conoscenza è questa condizione che si sviluppa da sé, questo riposare
in se stessi che si presenta da solo de è già lo stato di immersione
indifferenziata: in esso infatti l'animo è al di là di ogni dubbio, il pensiero
non oscilla più fra coppie di opposte possibilità e probabilità, non compie più
distinzioni di alcun genere. E' certo della verità, sente la presenza del
reale. Anche quando si muove nell'attività, sa di muoversi nel reale: nel Sé,
nel massimo essere. La molteplicità delle raffigurazioni ci distrae;
raccogliamoci costantemente nella contemplazione del Sé, che è Dio stesso, e
così essa , con l'andar del tempo, prenderà il posto della distrazione, per
scomparire infine a sua volta: la pura coscienza che rimane alla fine è la
realtà di Dio, e noi siamo veramente coscienti di essa. Questa è la
liberazine" (Sri Ramana Maharshi).
Nella tradizione religiosa e meditativa
cristiana, invece, l'affinità viene ricondotta al fatto che tutte le creature,
avendo avuto origine dalla mano dello stesso creatore, sono simili fra loro,
anche se ognuna conduce per proprio conto la propria vita insostituibile. Così
posso scoprire nelle cose elementi che si trovano o devono trovarsi anche
dentro di me, benché in questo o in quel genere di cose si manifestino magari
più chiaramente: perciò esse hanno veramente qualcosa da dirmi, e io posso
imparare da loro. Quindi la meditazione cristiana è sempre anche una
meditazione oggettuale, che rintraccia nelle cose della natura (e negli eventi
della storia) ciò che ha senso per me e che si evolve in un autentico,
addirittura fraterno dialogo ocn l'altra creatura. Questa tradizione meditativa
cristiana ha trovato un'espressione classica nelle prime strofe del Cantico di
Frate Sole di Francesco d'Assisi: "Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le
tue creature / spetialmente messor lo frate sole, / lo quel'è iorno, et
allumini noi per lui. / Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: / de
te, Altissimo, porta significatione. / Laudato si', mi' Signore, per sora luna
e le stelle: / in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. / Laudato
si', mi' SIgnore, per frate vento, / et per aere et nubilo et sereno et onne
tempo, / per lo quale a le tue creature dài sustentamento. / Laudato si', mi'
Signore, per sor'aqua, / la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
/ Laudato si', mi' Signore, per frate focu, / per lo quale enallumini la notte:
/ ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. / Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra matre terra, / la quale ne sustenta et governa, et produce
diversi fructi con coloriti flori et herba".
Se la meditazione della natura ti è piaciuta,
forse queste strofe ti stimoleranno a fare nuovi esercizi, che adesso puoi
prepararti da solo.
Spesso si tende a vedere la natura come
"cosa". Tieniti invece aperto al fatto che essa può mostrarti dei
lati molto più profondi e per te
❍ Ottava serie di esercizi della prima parte: ripetizione
La ripetizione è estremamente importante: ciò
che avviene durante gli esercizi deve lasciare un'impronta, e questo è
possibile solo con le ripetizioni.
D'ora in avanti deciderai quali esercizi ti sarà
più utile ripetere, sia che tu voglia approfondire i romportamenti da essi
suggeriti facendone un atteggiamento di vita, sia che tu voglia riacquistare
con l'aiuto degli esercizi una sensibilità perduta.
Componi così la tua serie personale.
Un esempio è la seguente serie:
· Aperto come le mani: 2.2
· Il respiro doppio: 3.3
· L’albero respira con me: 4.3
· La pietra da costruzione: 5.5
· La rosa come dono: 6.5
· La fiamma della candela: 7.4
· espirare significa aver fiducia: 3.5.
Questa serie tratta dei fondamentali
atteggiamenti umani: accessibilità, senso della comuità, disponibilità a
donarsi, fiducia. Cerca di lasciarti guidare in questa serie e poi componine
una tu stesso.
❍ PARTE SECONDA. ESERCIZI DI MEDITAZIONE SUI RAPPORTI UMANI
❍ La meditazione come impulso
Queste pagine ti servono per raggiungere
risultati concreti: trovare la quiete, avviare processi interiori, ottenere
mutamenti positivi nel tono e nella qualità della tua vita ecc. Si tratta di
mutamenti sia nel campo privato che sociale, perché la nuova serie di
meditazioni che qui si apre riguarda i rapporti interpersonali.
Si presuppone che tu abbia già seguito gli
esercizi della prima parte, scoprendo la quiete e un rinnovato rapporto con la
natura, con le cose che ti circondano e che costituiscoo il tuo primo e
immediato campo di esperienza. Attraverso tali esercizi hai raggiunto la
necessaria padronanza del metodo che ti permette di meditare con profitto sulla
sfera dei rapporti umani.
Solo se hai già una prolungata e organica
esperienza di meditazione potresti iniziare a seguire il nostrocorso a partire
da questa seconda parte. Incamminati su questa strada con metodica
determinazione e insieme con dolcezza e pace interiore.
❍ La mia vita è una trama di relazioni
❍ Esercizio 2.1.1. Pesante come la terra
La terra ci attrae e rende pesanti. Questa
pesantezza, questo essere legati alla terra, è uno dei fattori della nostra
vita e non possiamo mai disfarcene; per quanto ci sviluppiamo, per quanto
diveniamo spirituali, non possiamo negare la nostra dipendenza e il nostro
rapporto con la terra. Se rifiutiamo di tenerne conto, nascono facilmente
atteggiamenti interiori che alla lunga ci rendono malati: impazienza,
fantasticheria, durezza, mancanza d'amore. E' importante approfondire in una
meditazione questo rapporto con la terra.
Con l'immaginazione fai diventare la zona del
bacino grande, larga e pesante. Rivolgi l'attenzione ai punti del sedere e
delle gambe in cui percepisci il contatto col pavimento. Approfondisci
consapevolmente questo contatto, sino a diventare una cosa sola con il suolo:
lasciati attrarre dal centro della terra. Aiutati immaginando che quando espiri
l'aria non esca dal naso, ma scenda giù nel tuo corpo e si disperda nel bacino,
attratta dalla forza di gravità. Cerca di percepire come in te, insieme alla
pesantezza, si intensifichi una sensazione di quiete e sicurezza, l'esperienza
di essere inserito in un ritmo naturale ed armonico.
Dopo la meditazione, rifletti sulle immagini
interiori che si sono presentate o anche chiediti in quali occasioni corri il
rischio di trascurare imprudentemente la tua pesantezza terrena. Hai voglia di
annotare quali ritmi naturali governano la terra e in quale forma tu partecipi
ad essi, li percepisci?
Potresti ripetere l'esercizio 1.2.5 (Saldo come
un monte) o 1.4.1 (Forza dell'albero)
Puoi anche eseguire questa meditazione sdraiato
sulla schiena.
❍ Esercizio 2.1.2. Libero come il cielo
Se il legame con la terra è un fattore
essenziale della nostra vita, altrettanto lo è la mobilità, la libertà; le
nostre esperienze oscillano tra questi due fattori, i quali spesso agiscono
contemporneamente. La pesantezza si sperimenta in meditazione attraverso la
percezione del corpo, mentre la mobilità e la libertà sono trasmesse da quella
della respirazione.
Dirigi l'attenzione sul flusso respiratorio,
senza influenzarlo. Crea in te come uno spazio vuoto, in modo che il respiro, e
così ogni altro libero movimento, possa dispiegarsi ed espandersi indisturbato
dentro di te. Accogli il movimento del respiro come parte di una grande
vibrazione che agisce indipendentemente da te, ma che ti include nel suo ritmo
liberatore. Lasciati trasportare dal respiro, librati senza peso.
Rifletti sulle immagini interiori che hai avuto.
Chiediti in quali occasioni si corre il pericolo di lasciar gravare troppo la
propria pesantezza terrena e di dimenticare la spinta alla libetà e alla
spontaneità.
Puoi eseguire questo esercizio anche da
sdraiato.
Talvolta l'esercizio di pesantezza o mobilità
non riesce perché ci si sforza troppo: tenendo il pensiero fisso sul proprio
corpo; tentando di evocare una sensazione; scrutando ansiosamente in cerca di
qualche germoglio di esperienza.
Possono affiorare dei veri e propri blocchi. I
blocchi vanno presi sul serio, perché possono nascondere problemi più profondi;
la meditazione dovrebbe fornire gli strumenti per superarli a poco a poco,
specie se la si ripete in modo più aperto, più "infantile" possibile
gli esercizi 1.1. e 2.1-7 della prima parte. Tornando ai primi due della
seconda cerca di dirigere l'attenzione, ora più sciolta, verso la pesantezza o
la mobilità vcon l'aiuto di una musca adatta.
Per la pesantezza il "largo" della
musica classica ed i blues, per la mobilità l'allegro e il rondò della musica
classica e le musiche popolari. Se sai di avere tendenze depressive e
l'esercizio di pesantezza ti ha abbattuto profondamente ti conviene non ripetere
più l'esercizio di pesantezza e quello di mobilità. Possono invece esserti
utili l'1.1.2, quelli 1.3.1-1.3.7 e quelli 2.1.2, 2.1.3 e 2.1.6
Se scopri che uno dei due esercizi ti è
particolarmente facile, può essere segno che per equilibrare il tuo carattere
devi lavorare in modo particolarmente intenso con l'altro
❍ Esercizio 2.1.3. L'influsso della stanza
L'ambiente può cambiare l'uomo: i movimenti, i
gesti, il comportamento, la voce si adattano alle sue caratteristiche. Ci sono
stanze che frequentiamo volentieri, perché ci stimolano; altre che soffocano la
nostra forza vitale. Può dipendere dal loro aspetto esteriore e dall'atmosfera,
ma anche dalla stanza "interiore": "fiutiamo" gli
avvenimenti che si sono scatenati in essa, o, se non è la prima volta che vi
entriamo, veniamo posti a confronto con le nosre esperienze precedenti.
Prima di sederti a meditare abbraccia ancora una
volta la stanza con lo sguardo, imprimila in te in modo da poterla rivedere con
gli occhi chiusi.
Ad occhi chiusi rievoca con la massima esattezza
possibile la stanza in cui mediti; ma se la tua immagine interiore ne
trasformasse l'aspetto, non ti opporre. Cerca di cogliere anche l'atmosfera
della stanza: così com'è ora e in altri momenti del giorno o della notte; gli
avvenimenti che associ ad essa, le persone con cui la dividi o l'hai divisa.
Attento a non perderti in queste percezioni:
esse devono piuttosto condensarsi in un'unica attuale esperiena. Non
abbandonarti ad una voluttuosa raffigurazione pittorica o a pigri sogni, ma
percepisci la stanza con lo spirito completamente desto.
Potresti sentire l'impulso a cambiare la stanza.
Puoi meditare anche su altre stanze della casa,
del tuo posto di lavoro, su parti del iardino o della via che percorri ogni
giorno, sulle località di vacanza, sui luoghi indipenticabili della tua
infanzia, e su tutti gli altri che si sono impressi nella tua memoria.
❍ Esercizio 2.1.4. Filma la tua vita!
Solo se durante questa meditazione rimarrai
libero da valutazioni raggiungerai la comprensione meditativa degli
atteggiamenti fondamentali e degli influssi che determinano la tua vita, a
differenza del vero e proprio esame di coscienza, che esiste nelle tradizioni
religiose.
Dovrai ripassare interiormente un tratto pià o
meno breve della tua vita (l'ultima ora, il pomeriggio appena trascorso, il
giorno precedente).
E' importantissimo che tu lo osservi da una
certa distanza, come se ti vedessi interpretare il personaggio di un film, come
se guardassi la scena dentro di te.
Chiudi gli occhi. Bada che il film rimanga muto
e non ammettere nemmeno la voce di un commentatore (valutazione!).
Osservati con distacco e benevolenza; non
giustificare e non condannare quello che vedi ma limitati ad assistere.
Quando è finito, mantieni la quiete; dopo un po'
proiettalo di nuovo e magari anche una terza volta.
Concludi la meditazione solo dopo un lungo
periodo di quiete.
L'effetto arricchente si manifesta solo dopo
diverse ripetizioni.
Gradualmente diventiamo conssapevoli di modelli
di comportamento, di reazioni tipiche, di situazioni che abitualmente cerchiamo
o evitiamo; ed essendoci osservati da lontano e senza valutazioni, possiamo cambiare
qualcosa senza cadere preda di un esagerato sforzo di conversione
❍ Esercizio 2.1.5. Prova in anticipo la tua vita!
Medita su un periodo di tempo che ti sta davanti
(la prossima ora, un fatto che sai che ti accadrà, la giornata di cui sei
all'inizio). Proietta il periodo come un film muto interiore (senza cercare di
influenzare il futuro come in una magia), anticipando la forma in cui
sicuramente/probabilmente/forse si svolgerà.
Prima di iniziare, stabilisci il periodo.
Inizialmente sono più adatti i periodi brevi. Scegli inoltre un pezzo di vita
quotidiana, non cercare niente di sensazionale.
Quando hai raggiunto la quiete completa, crea ad
occhi chiusi uno schermo interiore e proiettavi il tuo film muto.
Osservati con distacco e benevolenza; non giustificare
e non condannare, ma limitati ad assistere.
Quando il film è finito mantieni la quiete; dopo
un po' proiettalo di nuovo e magari anche una terza volta.
Concludi solo dopo un lungo periodo di quiete.
Dopo, lavora su ciò che hai meditato, ad es. domandandoti:
lascio che il futuro mi porti ciò che vuole o canalizzo in anticipo gli eventi,
impedendo loro di svilupparsi? Sono capace di reazioni nuove e spontanee o
ripeto sempre i consueti modelli di comportamento? Porto nel futuro una gioia
capace di trasformarlo o sono normalmente rassegnato?
Anche questa meditazione andrebbe ripetuta a
lungo: chiarisce con grande efficacia il tuo modo personale di vivere e di
agire.
Se continuavano a venirti commenti, sappi che
occorre un certo tempo per liberarsi dalla tendenza a commentare costantemente.
Esercitati a tacere, anche nel resto della giornata; pensa che in fondo i tuoi
commenti hanno minore importanza di ciò che sperimenti e anzi possono
nasconderne o rimuoverne importanti aspetti.
E' importante che tu impari a vedere senza
mascheramenti ciò che hai vissuto: così ti vedono in realtà anche Dio e gli
uomini
❍ Esercizio 2.1.6. Ogni attimo è prezioso
Individua un avvenimento legato, quando lo hai
vissuto, ad autentica gioia, che è rimasta viva tuttora.
E' decisivo raffigurare la situazione in modo
molto preciso e particolareggiato, ma senza cadere in sogni, divagazioi o
chiacchiere superficiali.
Può aiutare fissarlo come una istantanea, una
diapositiva interiore.
Non cambiare avvenimento durante la meditazione.
Fai ricomparire il luogo, le persone che erano
presenti, tutte le circostanze. Lascia che il tuo cuore si riempia nuovamente
della gioia che provasti, esattamente così improvvisa, intensa, potente come
era allora.
Se il ricordo impallidisce o diventi inquieto e
distratto, dirigi tutta la tua attenzione sul momento presente, sulla quiete,
ma nel tuo cuore conserva la gioia risvegliata dal ricordo: la gioia del
passato ci incoraggia a scoprire il mistero e la gioia del presente. Dopo un
certo tempo torna al tuo avvenimento, meditalo e scopri il suo significato.
Con una quieta alternanza, rivolgi l'attenzione
un po' all'avvenimento meditato, un po' al presente, mantenendo sempre il tuo
cuore orientato alla gioia.
Potresti proseguire la meditazione raffigurando,
in una sorta di albero genealogico, come l'avvenimento che hai appena meditato
si è ripercosso nella tua vita oppure, se dovessi ammettere che gli hai
attribuito troppo poca importanza, come avrebbe potuto ripercuotersi.
❍ Esercizio 2.1.7. La sofferenza ha la sua storia
Se sei portato a pensare molto ai lati oscuri e
tristi della tua vita (o di quella umana in generale), lascia da parte questo
esercizio.
Il nostro sviluppo umano dipende anche da come
ci atteggiamo verso fatti ed esperienze dolorose, penose, incomprensibili,
pesanti.
Questo esercizio è solo una delle tante
possibilità di elaborazione di esperienze dolorose.
Scegli un avvenimento che è stato un'esperienza
dolorosa, un dolore così forte da averti accompagnato per molto tempo, e magari
ancor oggi, ma un fatto che sei capace di affrontare senza lasciartene
sopraffare. Raffigurati la situazione come in una diapositiva interiore.
Fai ricomparire il luogo, le persone che erano
presenti, tutte le circostanze. Lascia che il tuo cuore si riempia nuovamente
del dispiacere, del dolore, della tristezza che provasti allora. Renditi conto
che ora, nel momento della meditazoine , sei sorretto da una sicurezza che
avverti chiaramente, anche se non puoi spiegartela. Fa' confluire tristezza e
sicurezza, e permetti al tuo atteggiamento interiore di adesso, prodotto dalla
meditazione, di rasserenare la tristezza come la luce rischiara l'oscurità e la
rende confortevole. Mentre la tua attenzione rimane rivolta all'avvenimento
meditato, il tuo atteggiamento verso di esso si trasforma gradualmente: il
dolore, che spesso ha formato una crosta di amarezza, si dissolve e magari
riesci persino a scoprire lati nuovi dell'avvenimento.
Se il tuo cuore sta per sprofondare nella
tristezza, distogli l'attenzione dall'avvenimento e concentrala sul flusso del
respiro, finché non ti sei calmato; se anche così non ritrovi la quiete,
interrompi la meditazione.
Cerca di abbozzare un albero genealogico
dell'esperienza meditata.
Questo esercizio poteva essere anche usato per
elaborare tutte le esperienze dolorose della propria vita
Se non hai fatto l'esercizio perché non te la
sentivi di affrontare l'esperienza va bene: vi sono altri modi di elaborare il
dolore. Se invece non l'hai fatto perché non ritieni di non avere dolore da elaborare
ti invitiamo a riflettervi nuovamente
Meditare rafforza le tue capacità di percezione
e quindi la tua apertura ai problemi, e può capitare che vengano riaperte
dolorosamente vecchie ferite. Ma la meditazione ti aiuta anche a vedere i lati
positivi delle cose e rafforza la tua soddisfazione.
Ripeti gli esercizi che ti hanno dato sinora più
gioia e sicurezza.
❍ Il proprio albero genealogico
❍ Esercizio 2.2.1. Una persona cara
Aggiungi all'esercizio che hai già praticato
sulla persona cara, una sfumatura di gratitudine. Chiediti cosa devi a questa
persona, in quale direzione sono stato influenzato da lei e dal suo rapporto
con me.
Non sono adatti coloro con cui abbiamo rapporti
di orientamento esclusivamente sessuale o con forti legami emotivi
Cerca di vedere interiormente il suo volto o
udire la sua voce. Per iniziare è sufficiente rivolgersi ad essa come se fosse
presente, e questa semplice presa di contatto produce poi la visione e
l'ascolto interiori.
Istruzioni per l'esercizio: quando hai raggiunto
la quiete interiore, svilppa una sensibilità per tutte le linee di collegamento
esistenti tra la persona cara e te, sia quelle di cui sei consapevole, sia
quelle di cui non lo sei ancora.
Fa' risuonare (senza cercarvi una risposta)
domande quali: a quale scopo questa persona è entrata nella mia vita? Qual è o
qual era il suo ruolo verso di me? Che cosa ci unisce? Ho riconosciuto e
accettato questo ruolo subito, o solo dopo un certo tempo?
Non fare un lavoro intellettuale: le domande e
le intuizioni che si presentano alla mente, falle diventare una luce che vi
unisce piuttosto che un dialogo intriore e contempla questa luce che dall'altra
presona emana su di te.
Dopo questa meditazione lascia passare un po' di
tempo!
❍ Esercizio 2.2.2. La persona determinante (esercizio A)
Devi meditare sulla persona che nella tua vita
ha avolto un ruolo decisivo, che ha lasciato su di te la sua impronta per lezzo
di un determinato atteggiamento, determinate parole o un suo modo di essere
nella vita.
Una tale persona può accompagnarci a lungo nella
vita ed esercitare la sua influenza lentamente, ma spesso attraversa la nostra
esistenza come un sulmine, luminosa, potente, insostenibile, e ci occorrono
anni per comprendere il significato di questo incontro.
Il procedimento è fondamentalmente lo stesso
delle meditazioni precedenti. Rappresentati la persona su cui hai scelto di
meditare.
Istruzioni: quando hai raggiunto la quiete
interiore, sivluppa una sensibilità per tutte le linee di collegamento fra
questa person e te, sia quelle di cui sei consapevole, sia quelle di cui non lo
sei ancora. Fa' risuonare (senza cercarvi una risposta) domande quali: a quale
scopo questa persona è entrta nella mia vita? Qual è o qual era il suo ruolo
verso di me? Che cosa ci unisce? Ho riconosicuto e accettato questo ruolo
subito o solo dopo un certo tempo? Le domande e le intuizioni che si presentano
alla mente, falle diventare una luce che vi unisce, e contempla questa luce che
dall'altra presona fluisce verso di te.
In questa meditazione potrebbe manifestarsi una
resistenza: non essendo capaci di rispondere alla pretesadi una persona così
detreminante, preferiamo rimuoverla. In tal caso percepiremo soprattutto la
nostra cattiva coscienza, i risultati del meccanismo di rimozione, piuttosto
che la persona meditata. Se in te si desteranno reazioni, come quelle sopra
menzionate, cerca di risolverle scrivendo, per esempio, una lettera alla
persona in questione. Naturalmente non la spedirai, quindi componila con piena
sincerità: scrivi che cosa devi a questa persona, ma anche in che modo essa ti
ha quasi sopraffatto, costringendoti a difenderti e a cercare la tua propria
vita. Forse in questo modo riuscirai a liberare di nuovo la luce che una volta
quella persona ha emanato per te.
❍ Esercizio 2.3.3. La luce dei genitori
Anche in questo esercizio possono comparire i
problemi del 2.2.2.a. Se il tuo rapporto con i genitori è spezzato o gravemente
turbato salta per ora l'esercizio, e ripeti invece quello sulla persona
determinante, magari con un'altra persona: così ti creerai i tuoi
"genitori" affettivi.
Dovrai riprendere coscienza del vero compito dei
genitori, della loro luce sommersa dalle tante cose quotidiane, dalle
ripetizioni, dal ivere insieme con i suoi ocnflitti e i suoi attriti.
Inizia rappresentandoti i tuoi genitori. Quando
hai raggiunto la quiete interiore, sviluppa una sensibilità per tutte le linee
di collegamento fra loro e te. Fa' risuonare domande come: "a quale scopo
sono entrati nella mia vita? Qual o era il loro atteggiamento verso di me? Che
cosa ci unisce? Ho riconosciuto e accettato il loro ruolo, o solo dopo un certo
tempo? Le domande e intuizioni che si presentano alla mente, falle diventare
una luce che vi unisce, e contempla questa luce che dai tuoi genitori fluisce
verso di te.
Se esiste una loro foto che esprime quanto hai
scoperto, ponila in un posto d'onore.
❍ Esercizio 2.2.4. La persona determinante (esercizio B)
La scoperta è la stessa dell'esercizio (a);
rileggi la sua introduzione.
Rappresentati la persona. Renditi consapevole
delle linee di collegamento intriori che uniscono la tua vita a quella della
persona su cui mediti. Cerca di vedere queste linee come raggi di luce: ricevi
consapevolmente la luce benefica dell'altra persona, accetala con gratitudine.
Cerca di percepire come anche l'altro è circondato da luce, come se dovesse
soltanto ritrasmettere qualcosa che riceve. Da dove viene allora la sua luce,
dov'è la fonte del flusso?
❍ Esercizio 2.2.5. La figura luminosa
Le difficoltà nel meditare sulle persone stanno
nel fatto che non incontriamo mai nessuno in uno "spazio vuoto": i
nosri rapporti, e specialmente quelli con le persone che ci sono vicine, sono
sempre disturbati da qualocsa, soggetti a ferite eo già danneggiati da ferite
precedenti. Ciò rende necessario un alto grado di sforzo e di disciplina,
quando meditiamo sugli uomini, e comporta importanti passi nello sviluppo
personale.
Invece in questo esercizio mediterai la persona
ideale, quella che hai sempre aspettato in fondo al cuore o consapevolmente, la
figura ideale che hai sperato o speri sarebbe entrata nella tua vita per
stimolarti e formarti, per aiutarti con la sua forza raggiante a realizzare
tutto ciò che ti appare giusto e buono.
Se vuoi puoi costruirla basandoti sulle persone
che conosci e che hai già meditato, o servirti di immagini (ritratti, foto,
ricordi); ma la cosa migliore è farla emergere dalle profondità del tuo
inconscio, dove dopotutto si trova già da tempo. In questa raffigurazione non
devi comunque limitarti a rincorrere dei sogni.
Abbandonati ad una lunga e profonda quiete
interiore. Fa' apparire nella tua immaginaizne una luce raggiante, benefica:
dentro di essa vedrai a poco a poco, sempre più chiari, i tratti del volto
della persona ideale, e forse la sua intera figura. Cera di far durare questa
visione e fatticorroborare dalla fora emanante dalla figura. Quando ti senti
esaustoo distratto, abbandonati di nuovo alla quiete ed al raccoglimento, e poi
ritenta l'esercizio.
Può essere utile fare, dopo alcuni giorni, un
ritratto della persona.
Se questo esercizio non ti riesce, passa ai
successivi, ma ogni tanto riprovalo.
Non devi "dipingere" la figura in modo
vivo, ma, cercando di cancellare tale immagine, di vedere ciò che affiora
spontaneamente, e non l'ideale che sogni.
Una volta che la figura si è formata, ripeti
regolarmente l'esercizio e permetti alla figura di cambiare, se vuol farlo.
Evita ogni tentativo di interpretarla col pensiero. Essa vuol dare forza al tuo
cuore, e non istruire l'intelletto.
❍ Esercizio 2.2.6. La parola che ti ha plasmato
Come dagli uomini, così anche dalle parole può
emanare una forza trasformante. Esse ci plasmano e ci accompagnano; a volte ci
vogliono anni per andare al fondo del loro significato. Spesso accade che
quando già abbiamo escluso una parola dalla nostra vita, la vediamo rientrarvi
inaspettatamente per affermare le sue conseguenze.
Scegli una parola o frase su cui rifletti già da
tempo o che ti piacerebbe scandagliare. Riduci un testo lungo alla parola o
frase in cui ritrovi maggiormente il suo significato.
Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore, perché per poter cogliere la parola o la frase devi prima
abbandonare e dimenticare ciò che già credi di sapere. Di tanto in tanto ripeti
dentro di te la parola o la frase, lasciandoti riempire dal suo suono.
Dalle il significato di un "principio
general" e tienti aperto alle intuizioni che nascono da quest'intenso
soffermarti su di essa; ma non sforzarti di ricavarne frasi formulabili.
Fissa la parola o frase su un foglio e ponila in
vista durante la giornata.
❍ Esercizio 2.2.7. La persona determinante (esercizio C)
Questa serie di esercizi reca il nome "il
proprio albero genealogico": doveva farci scoprire quanto ciascuno di noi
deve alle altre persone, e allo stesso tempo approfondire la certezza che le
nostre relazioni non sono fatti casuali, ma realizzano in noi un determinato
piano.
Anche tu sei stato certamente per qualcuno la
persona determinante, hai potuto offrirgli aito ed incoraggiamento sul cammino
ella sua vita.
Se credi che ciò non sia capitato, scegli la
persona per la quale ti assumeresti più volentieri questo compito.
Raccogliti intensamente in una grande quiete
interiore. Dirigi la tua attenzione sulla persona scelta, e cerca di percepire
dentro di te il suo viso e la sua figura. Circondala del tuo affetto: fa'
fluire verso di lei, come un fiume di luce, la tua forza e il tuo amore.
Approfondisci il tuo atteggiamento di gratitudine e meraviglia preché hai otuto
essere d'aiuto a un'altra persona.
Concluso l'esercizio, in questo giorno rimani
aperto alle richieste che ti vengono rivolte: spesso non servono ad altro che a
destare la luce interiore, vogliono provocare la nostra vera disponibilità ad
aiutare il prossimo.
❍ Questionario 1 della seconda parte
Per quanto possibile, le osservazioni pertinenti
un singolo esercizio sono state poste sotto il titolo dell'esercizio.
In molti degli esercizi della seconda serie
compare la luce. Sei riuscito a vederla fluire verso di te? Sei riuscito a
farla fluire verso qualcuno? Se sì, ripeti l'esercizio con più persone che
puoi, comprese quelle con cui all'inizio non ti riesce tanto facile.
Se si trova difficoltà a percepire la luce,
questo dipende da capacità percettive scarse o poco esercitate. Immagina in
modo vivo che dalla persona che ti sta di fronte emani un raggio di luce, fino
a che non sarai divenuto capace di percepire anche quest'immagine della
relazione interpersonale.
Può anche darsi che con certe persone riesca
molto meglio. In tal caso si possono ripetere gli esercizi con quelle persone.
Se ti è stato più facile mantenere il contatto
con una persona più con le parole che con la luce, cerca però, meditando più
volte sulle stesse parole, (cosa che ti fa passare sempre più alla meditazione
silenziosa) di scoprire a poco a poco la "parola silenziosa";
altrimenti vi è pericolo che la meditazione delle parole rimanga troppo sul
piano emotivo o intellettuale.
Se invece ti è stato più facile con la luce,
cerca però, esercitandoti assiduamente, di aprirti anche alle parole, perché
solo queste ti danno la certezza che sia veramente un altro a parlarti, e che
la luce non nasca soltanto dalla tua fantasia.
❍ I confini sono luoghi di passaggio e di transizione
❍ Esercizio 2.3.1. L'unione con una persona>Esercizio A
Scegli una persona che ti sia vicina perché
vivete nello stesso ambiente, in modo che durante l'esercizio ti sia facile
rievocare la sua vicinanza in modo quasi sensoriale
Abbandonati ad una lunga e profonda quiete
interiore.
Rievoca poi un momento di intensa vicinanza con
la persona e ridesta la coscienza della sua presenza così come l'hai avuta
allora. Cerca di sperimentare ciò anche nel momento presente, come se questa
persona si trovasse nella stanza insieme a te. Se sai dove si trova in questo
momento, unisci questa conoscenza alla percezione interiore della sua presenza.
Scrivi brevi frasi poetiche che illustrino ciò
che hai provato.
❍ Esercizio 2.3.2. L'unione con una persona>Esercizio B
Ripeti l'esercizio precedente, scegliendo
qualcuno che non appartenga al tuo ambiente immediato, magari una persona che è
separata da te da centinaia di chilometri, o la cui vicinanza non hai più
vissuto da anni.
Abbandonati ad una lunga e profonda quiete
interiore
Rievoca un momento di intensa vicinanza e
ridesta così la coscienza della sua presenza, come l'hai avuta allora. Cerca di
sperimentare ciò anche nel momento presente, come se questa persona si trovasse
nella stanza insieme a te. Se sai dove si trova in questo momento, unisci
questa conoscenza alla percezione interiore della sua presenza.
Forse questo è il momento di lanciare un segnale
alla persona su cui mediti, dovunque possa trovarsi.
Confronta la tua esperienza con questa poesia di
Attilio Bertolucci: "Un altro giorno / senza il caro conforto dei tuoi
occhi / mentre l'ala del tempo più e più sfiora / i tuoi capelli lontani. /
Estivo è ormai questo silenzio / intorno alla mia casa di campagna / e il sonno
dei vivi e dei morti / quando il giorno se ne va".
❍ Esercizio 2.3.3. Fondare relazioni
Scegli tra i tuoi amici, conoscenti o vicini due
persone con le quali hai un rapporto ma che non si conoscono fra loro.
Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore.
Raffigurati poi una delle due persone, il suo
volto, la sua figura. Indirizza temporaneamente verso di lei la tua attenzione
interiore, il tuo ffetto, come se fosse un raggio di luce; fa' parlare questo
raggio, ma per il resto rimani interiormente silenzioso. Prima di stancarti
ritorna alla quiete priva di immagini.
Rappresentati poi la seconda persona, e dirigi
anche verso di lei il raggio di luce. Verso la fine dell'esercizio, quando
ormai trovi naturale dirigere i tuoi raggi verso queste persone, falli correre
anche fra esse, formando un triangolo; la tua luce scorre verso una, poi verso
l'altra e infine torna a te; ciò che emani unisce, e si ripercuote su di te.
Cerca di percepirlo.
Se ti viene voglia di creare pace in questo
modo, ripeti per diversi giorni l'esercizio, con persone sempre diverse.
❍ Esercizio 2.3.4. Affinità crescente
Quelle che trattiamo come barriere, spesso non
sono che confini tracciati da noi stessi; meditare può farci capire quanto
siano fluidi e facili da annullare. Qualche volta proprio queste linee di
demarcazione sono luoghi di passaggio veso nuove esperienze.
Nelle meditazioni precedenti ci siamo chiesti
cosa significhino la vicinanza e l'assenza fisiche, cosa significhi conoscersi
o non conoscersi, in relazione alle persone: nello stesso modo possiamo
eliminare i confini che ci separano dalle altre creature e lasciar spazio
all'esperienza di un legame interiore, di un'affinità.
Preparati a questa esperienza scorrendo gli
esercizi sulla pietra, sull'albero e sulla rosa, aiutandoti con annotazioni e
ricordi di ciò che hai preso coscienza in essi. Se hai tempo ripeti uno o più
di tali esercizi.
Scegli pietra, albero o rosa a seconda di dove
vorresti progredire verso l'affinità. Puoi progredire in tutti e tre i campi
ripetendo tre volte l'esercizio.
Poni una pietra grossa e bella, o l'immagine di
un albero, o una rosa fiorita.
Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Rappresentati la pietra, l'albero o la rosa. Abbandonati alla
forza di attrazione che si desta tr vio: lasciala agire come una vibrazioine silenziosa.
Percepisci come, durante la meditazione sia tu che l'altra creatura cambiate,
cercate la comunione.
Anche dopo l'esercizio continua a trattare la
pietra, l'albero o la rosa come una creatura che ti è affine. Annota brevemente
i successi raggiunti
❍ Esercizio 2.3.5. Tutto il tempo è presente>Esercizio A
Rileggi la meditazione 1.1.6 (Ogni attimo è
prezioso).
Ciò che è passato è presente, a meno che non
siamo noi a rimuoverlo o dimenticarlo: soprattutto le esperienze buone e
benefiche meritano di essererese sempr presenti. Per questa meditazione scegli
unadi queste esperienze.
Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Poi rappresentati nei particolari l'esperienza scelta. Lascia
che il tuo cuore si riempia nuovamente della sicurezza e della forza che hai
sperimentato in quel momento. Rinuncia alla divisine fra "allora" e
"oggi": vivi ora la stessa sicurezza e la stessa forza.
Terminata la meditazione chiediti come tratti le
esperienze importanti e decisive. Quanto spazio concedi loro nella tua vita? Vi
sono motivi per i quali occasionalmente o per lunghi periodi non permetti che
esse ti influenzino o affermino le loro conseguenze?
❍ Esercizio 2.3.6. Tutto il tempo è presente>Esercizio B
Le esperienze buone e benefiche si annunciano e
quindi ci si può preparare meditandole in anticipo. Non si tratta di
canalizzare il proprio atteggiamento così che l'avvenimento atteso possa
svolgersi solo più in un modo, ed in nessun altro: ciò renderebbe staccati dal
mondo e ciechi di fronte alla realtà. Una preparazione meditativa significa
invece che io faccio in modo da esser pronto a cogliere ciò che avverrà in
tutta la sua profondità, nella sua peculiarità e nel suo valore proprio.
Scegli un avvenimento dei prossimi giorni: una
decisione, un incontro, una nuova esperienza che ti attende o semplicemente un
pezzo di vita quotidiana.
Abbandonati anzitutto a una lunga e profonda
quiete interiore. Da' ad essa il carattere di disponibilità a percepire e ad
accogliere ciò che ti verrà incontro. Attento a non precisare l'avvenimento, a
non pianificarlo: lascia la libertà a te stesso ed al futuro. Estendi l'aperta
disponibilità della meditazine ai momenti che stai per vivere. “Ogni giorno è
un buon giorno" (massima zen). Come la interpreteresti e illustreresti per
te personalmente?
Se prefigurare gli eventi ti ha dato poi
sicurezza quando si sono verificati, chiediti però se ciò vale per tutte le
esperienze o se hai fatto attenzione solo a quelle positive
Non dovresti anticipare con la volontà, come una
sorta di buon proposito: dovresti invece far scorrere davanti a te i fatti
della giornata in modo giocoso, come in un film. L'esercizio dovrebbe liberarti
e farti vivere l'evento come un dono. Attenzione però a mantenere il giusto
equilibrio tra pianificazione e apertura agli eventi.
Potresti scoprire che normalmente vivi alla
giornata. Potrebbe darsi che tu abbia paura della vita quotidiana e non la
prenda sul serio. In tal caso dovresti ripetere spesso quest'esercizio. Può
darsi che sia veramente pronto ad accettare ogni evento, qualunque esso sia; in
tal caso ripeti l'esercizio cercando di trovare il punto in cui nasce questa
fiducia.
Se ti riesce facile vivere nella vita quotidiana
ciò che ti si rivela nella meditazione ed assumerti in base ad essa nuove
responsabilità, cerca allora di confrontare la tua giornata realmente vissuta e
l'esperienza di meditazoine ripetendo spesso l'esercizio 2.3.5 ("Tutto il
tempo è presente>Esercizio A"), ma al contrario di quel che dicono le
istruzioni dando anche delle valutazioni ("Ho vissuto responsabilmente la
giornata trascorsa?")
Se non ti riesce del tutto facile vivere nella
vita quotidiana ciò che ti si rivela nella meditazione ed assumerti in base ad
esa nuove responsabilità, sei sulla strada giusta, perché la nostra realtà
rimarrà sempre un passo indietro rispetto a ciò che comprendiamo. E' importante
rendersi conto di questa distanza e sentire il dolore di questa constatazione
come un impulso a spingersi sempre avanti
❍ Esercizio 2.3.7. Libero come un uccello
Gli esercizi 2.1.1 ("Pesante come la
terra") e 2.1.2 ("Libero come il cielo") riguardavano il nostro
legame con la terra e con il vento, l'esperienza della pesantezza e della
leggerezza, della corporalità e della spiritualità della nostra vita. Entrambi
questi lati fanno parte di noi, ma per lo più ci lasciamo influenzare
dall'esperienza della pesantezza, della lentezza, della fragilità e viviamo i
nostri limiti naturali come una limitazine oppressiva. Questa meditazione te li
fa superare in modo giocoso.
Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda
quiete interiore.
Cerca di vederti dall'esterno: guarda la tua
persona seduta, la stanza che ti circonda. Sali fino al soffitto ed osserva te
stesso e la stanza dall'alto. Poi inizia il viaggio, volando sulla rotta scelta
piuttosto lentamente, raffigurandoti in modo pittorico i particolari che vedi:
osserva quanto diverse e nuove appaiono tutte le cose da quest'insolita
prospettiva. Vola a distanza variabile dal suolo, ora più in alto, ora più in
basso. Se vuoi, puoi fermarti un po' nei particolari luoghi o sorvolarli più
volte.
E' molto importante, a fine esercizio, virare,
tornare consapevolmente al punto di partenza, e concludere il viaggio nella
propria stanza.
Vediti dall'alto, ancora immerso nella
meditazione, vedi la tua stanza; avvicinati, rientra nel tuo corpo ed
abbandonati di nuovo alla quiete interiore.
A conclusione potresti disegnare o descrivere il
tuo viaggio.
❍ Tu sei responsabile della tua rosa
Il rapporto con la tua vita, gli altri, il
creato che hai sviluppato nella meditazione non vuole solo approondirsi verso
l'intrno, ma anche manifestarsi nella realtà quotidiana.
Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry è il nostro
cuore, che vive in un mondo isolato, curato e ocntrollato finché non viene
sorpreso dall'amore della rosa. L'incontro è goffo, ferisce persino. Reso
insicuro dall'amore, il principe abbandona il suo piccolo mondo per imparare in
qualche luogo, da qualcuno, come vivere questo amore affascinante e misterioso.
Visita diversi pianeti che lo deludono, perché i suoi abitanti si sono dedicati
al vizio e alle cose mondane. La terra lo delude finché la volpe, attraverso
l'amicizia lo ammaestra come tenere in vita un vero amore e gli dona tre
consigli: "Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli
occhi"; E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che l'ha fatta così
importante; Tu diventi responsabile per sempre di quell che hai addomesticato,
che hai reso tuo. Sei responsabile della tua rosa.
Sono eccellenti regole di base per la
meditazione. Meditare è guardare col cuore; hai sempre impiegato tempo per
capire i nessi. Ora va applicata la terza regola: chi vuole svilupparsi nella
meditazione non deve temere di assumersi la responsabilità di ciò che in essa
gli si rivela.
❍ Esercizio 2.4.1. Responsabilità di sé
Come preparazione possono ripetersi gli esercizi
1.1.1, 1.2.1, 1.2.3, 1.3.4 e 1.3.5
Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda quiete
interiore. Raggiuntala, intensifica la coscienza del tuo corpo, della tua
presenza fisica. Al ritmo del respiro (possibilmente in espirazione) fa'
scorrere un buon sì in tutte le membra. Ad esso collega, via via: a) il
consenso all'atteggiamento di meditazione; b) il consenso al tuo meditare; c)
Il consenso a ciò che ti sta alle spalle; d) il consenso a ciò che ti sta
davanti; e) Il consenso alla tua vita come compito che ti è stato assegnato.
Se questo sì ti percorre come una forza da te
indipendente, consentilo e scorri insieme ad esso.
Potrebbero balenarti le conseguenze di una vita
meno passiva e superficiale. Il mio modo di nutrirmi fa pensare ad una vita
responsabile? E il mio ritmo quotidiano? E il mio atteggiamento verso il
lavoro? Mi concedo ciò di cui ho bisogno per vivere? Mi proteggo dalle
situazioni, dalle persone e dalle sfide da cui so per esperienza che vengo
danneggiato?
❍ Esercizio 2.4.2. La qualità è necessaria alla vita?
Puoi prepararti con gli esercizi 1.3.1-1.3.7 e
1.4.3.
Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda
quiete interiore. Intensifica la coscienza del processo respiratorio. Cerca di
percepire l'odore, la qualità dell'aria che respiri. Compi ogni respiro
consapevolmente, come partecipazione all'attuale situazione dell'aria: ciò che
inspiri è salute o malattia, a seconda della qualità ei quest'aria. Renditi
consapevole di star respirando da un serbatoio che dividi con molte altre
creature, che spesso collaborano, a modo loro, alla rigenerazione dell'aria. E
tu? Ti limiti ad espirare?
Chiunque oggi voglia progredire con l'aiuto di
esercizi di respirazoine, chiunque approfondisca la propria vita con la
meditazoine del respiro, deve prendersi a cuore la questione del miglioramento
della qualità dell'aria, e con ogni mezzo. TU che cosa fai? Quali possibilità
hai a breve termine? Con chi potresti unirti per poter fare qualcosa a lungo
termine? Che cosa fai oggi? Chi potresti conquistare alla tua causa?
❍ Esercizio 2.4.3. La grande famiglia
Assumerci delle responsabilità verso qualcuno
che amiamo è di solito facile; è più difficile con quelle persone che ci sono
poste accanto dalla nostra situazione di vita, ma con le quali non instauriamo
spontaneamente un dialogo. Il fatto di meditare anche su di esse, divenendone
così responsabili, può rilassare ed approfondire il rapporto con loro.
Come preparazione si possono ripetere gli
esercizi 1.1.4, 2.2.1, 2.2.2, 2.2.7, 2.3.1-2.3.3
Scegli qualcuno che appartenga al tuo ambiente
immediato
Abbandonati anzittutto ad una lunga e profonda
quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso la persona su cui mediti, e
considerala come "qualcuno di cui mi prendo cura"
Sostituisci i tuoi sentimenti positivi o
negativi con un sì fondamentale a questa persona. Verso la fine della
meditazione lascia che ti si presentino altri visi, altre persone insieme a cui
vivi, ed estendi il sì anche a loro
Se ti senti quasi schiacciato dalla
responsabilità rivolgiti più spesso ad esercizi nei quali puoi approfondire
l'esperienza di essere tu stesso sorretto e guidato.
❍ Esercizio 2.4.4. La famiglia umana
Questo esercizio ha senso solo nel contesto
dell'esercizio precedente; altrimenti è una fantasticheria.
Scegli una persona che non conosci bene, ma che
ti ha fatto una particolare impressione, es. un incontro passeggero, o
attraverso una foto o in televisione o un viso indimenticabile in mezzo ad
un'immensa folla anonima.
Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso la persona su cui mediti,
prenditene cura, anche se non la conosci bene.
Sostituisci con un sì fondamentale l'attrazione
superficiale che provavi per lei. Verso la fine della meditazione lascia che si
presentino alla tua coscienza (senza che sia tu a sceglierli) altri visi, altre
persone "immagazzinate" nella tua memoria, ed estendi il sì anche a
loro.
Dopo, prova ad abbozzare una biografia
immaginaria della persona.
❍ Esercizio 2.4.5. Solo alberi preferiti
Potresti prepararti con gli esercizi
1.4.1-1.4.7, 2.3.4, 2.4.2
Rappresentati il tuo albero preferito, dalla
memoria o mediante un'immagine somigliante. Puoi anche sedere all'aria aperta
dinanzi all'albero, in modo da far entrare senza muoversi né sforzarsi anche
altri alberi nel tuo campo visivo.
Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso l'albero: fa' rivivere nel
tuo cuore ciò che ti lega ad esso. Accetta l'albero come un compito che ti è
stato affidato, includilo fra le tue responsabilità.
Estendi poi a tutti gli alberi questo
atteggiamento interiore di responsabilità.
Dopo, confronta con la tradizione religiosa
degli indiani Oijbwa: "Un albero è un'immagine della vita. / Cresce. /
Malato, guarisce da se stesso, / esausto, muore. / Un albero è uno specchio
dell'essere. / Si trasforma. / Trasformato, si ricostituisce / e rimane sempre
lo stesso. / Un albero dà la vita. / E' costante. / Dona la vita, / ma la sua
non ne viene diminuita. / Gli alberi mi danno tutto, / tutto ciò che mi
occorre. / Io non ho nulla da dare all'albero / tranne il mio canto di lode"
(Basil Johnston)
❍ Esercizio 2.4.6. I doni sono mezzi di comunicazione
Con un regalo una persona porge un pezzo di sé,
anzi il regalo la rappresenta. Nell'accogliere/rifiutare un dono, la stessa
cosa faccio al donatore. Assumiti la responsabilità per un dono, e quindi anche
per la persona che per mezzo suo ha espresso i suoi sentimenti per te.
Scegli un regalo che illustri la relazione tra
donatore e dono; possibilmente mettilo nel posto di meditazione
Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Poi rievoca la tua valutazione originaria del regalo. Ora
rendilo trasparente, in modo da poter vedere dietro di esso il donator. Accogli
interiormente nella tua responsabilità il regalo e la persona che vi sta
dietro.
Dopo, potresti forse onorare il regalo dandogli
un nuovo posto e valore
❍ Esercizio 2.4.7. Coerenza verso una parola
Potresti rifare l'esercizio 2.2.6
Capita che una parola o frase che ci hanno fatto
pensare scompaiano dalla mente eclissate da qualcosa di apparentemente più importante
o perché temiamo di prenderle sul serio. Cerchiamo ora di conferire ad una di
esse pieno peso, di accoglierla nella tua responsabilità.
Scegli una parola o una breve frase; di un testo
lungo trova il passo che per te è centrale.
Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda
quiete interiore. Ripeti poi possibilmente durante l'espirazione, la parola o
frase che hai scelto, pronunciala nel tuo cuore, prendila a cuore.
Assumiti la responsabilità di questa parola o
frase, e fa' attenzione a come essa, così protetta, può dispiegare la propria
forza
Dopo, fissa la parola o frase meditata su un
foglio e ponilo in un luogo in cui potrai vederlo di nuovo durante la giornata.
Se hai tempo, ricavano un quadretto a cui ispirarti.
❍ Questionario 2 della parte seconda
Se non sei riuscito a sentire consapevolmente la
presenza di una persona fisicamente assente prova a ripetere l'esercizio con
una persona che ti sia più vicina; anche gli esercizi della prossima serie ti
aiuteranno ad andar avanti.
Se l'esperienza è stata inquietante, prova con
un'altra persona. Cerca di vederla semplicemente vicina a te, senza
identificarti emotivamente con lei. Non devi tuttavia avvicinarti alla persona
scelta solo col pensiero
Le ripetizioni sono indispensabili. Meditare è
un lento, ripetitivo girare intorno alla stessa cosa: facendolo scoprirari
qualche esercizio preferito, che diverrà parte di te.
Se hai ripetuto un esercizio perché ti piaceva
particolarmente va bene. Ma non farti influenzare dalla voglia e dall'umore
soggettivi. Necessitano ripetizioni regolari.
Quando hai l'impressione che la ripetizione sia
divenuta un girare a vuoto e non avverti più di farla con profitto, passa
all'esercizio successivo.
Se senti la ripetizione come un peso, ripeti
soprattutto gli esercizi che ti hanno detto di più. In essi sperimenterai al
massimo cosa significhi l'approfondimento meditativo. Ma ripeti almeno una
volta anche gli esercizi che ti hanno procurato particolari difficoltà. In ogni
caso, non compilare un piano di ripetizioni.
❍ Quinta serie di esercizi della parte seconda: ripetizione
Andando avanti nel programma troverai esercizi
molto impegnativi sulle relazioni umane. Per poterli affrontare con profitto
ripeti ancora una volta i seguenti esercizi: 2.1.4 ("Filma la tua
vita!"), 2.1.6 ("Ogni attimo è prezioso"), 2.2.4 ("La
persona determinante>Esercizio B"), 2.2.6 ("La parola che ti ha
plasmato"), 2.3.3 ("Fondare relazioni"), 2.2.7 ("La persona
determinante>Esercizio C"), 2.1.5 ("Prova in anticipo la tua
vita!")
❍ Il prossimo
In precedenti meditazioni hai riconosciuto
quanto gli altri siano determinanti per la tua esistenza. Per questo abbiamo
progettato cinque intere serie di esercizi sul prossimo. Prendi tutto il tempo
che occorre per farli: l'intera trama fondamentale della tua esistenza si
presenterà al tuo sguardo interiore in forma approfondita e ampliata. Infatti
non viviamo solo per noi stessi, ma anche per gli altri e con gli altri.
Una avvertenza fondamentale: è soprattutto nel
momento in cui ci si rivolge al prossimo che si scivola facilmente in sogni o
fantasie: allora io non sono più presente interiormente e spiritualmente
davanti ad una persona, ma mi immagino, mi dipingo una conversazione fra noi, o
come questa persona potrebbe o dovrebbe essere, come potremmo stare bene
insieme un po' come le ragazzine che sognano il principe azzurro. Ma questa non
è più meditazione, perché in essa non incontro più la realtà e la verità
dell'altro, ma solamente i miei sogni. Se invece esegui correttamente queste
meditazioni sul prossimo, esse ti spingeranno in senso opposto, verso la
realizzazione pratica: ti sentirai spinto a rivedere e cambiare il tuo
comportamento o il tuo atteggiamento verso questa o quella persona. Cedi a
quest'impulso, non accontentarti dei sentimenti che nascono in te durante la
meditazione, ma cerca di rasporli anche nella pratica quotidiana: forse un
piccolo esto, una parola gentile, un diverso tono di voce possono già fare
molto. Così la meditazione comincia ad agire nella tua vita di tutti i giorni,
e presto constaterai che grazie a questo diverso atteggiamento quotidiano anche
il tuo meditare guadagnerà in profondità e forza: soprattutto gli esercizi
della settima serie ti offriranno qualche aiuto a questo riguardo.
❍ Esercizio 2.6.1. Non sono solo
In questo esercizio devi divenire consapevole di
quante e quanto diverse persone si trovino effettivamente nel tuo ambiente e vi
svolgano un ruolo. Non deve trattarsi di un elenco preciso, ma piuttosto di uno
sguardo di insieme, che tuttavia dovrà essere tanto ancorato nella tua realtà
concreta da non poterti accontentare di trattarlo come una verità ben nota
("Questo lo sapevo già da tempo...", "Ma è ovvio..."): devi
piuttosto imparare a meravigliarti di tutte queste persone con cui hai
effettivamente dei legami.
Per non dover riflettere troppo durante la
meditazione, prima di cominciare siedi tranquillo al tuo tavolo e per qualche
minuto raffigurati molto brevemente i diversi gruppi di persone che in un modo
o nell'altro hanno un ruolo nella tua vita: la tua famiglia, i tuoi antenati, i
tuoi parenti, conoscenti ed amici; i tuoi colleghi di lavoro con tutto quel
mondo che sta dietro alla tua professione, le persone dalle quali compri il
necessario per vivere (e molte altre cose) e l'intero mondo economico che sta
dietro a loro, i servizi pubblici, coloro he nello stato sono responsabili del
tuo benessere... Quando la schiera comincia a diventare immensa ed
incommensurabile, non spaventarti, ma concediti un momento di silenzioso
raccoglimento ed inizia la meditazione.
Istruzioni: Siedi immobile e respira
tranquillamente alcune volte. Poi puoi dirigere la tua attenzione sul fatto che
questo tuo respiro l'hai in comune con altri: quest'aria è già stata respirata
da altri, e lo sarà ancora. Porta avanti uno dei fili di collegamento che hai
impostato nella preparazione e passa dall'una all'altra delle persone che sono
collegate con te (indirettamente). Se un filo comincia a perdersi
nell'immensità, allacciane uno nuovo e dedicati a un altro collegamento. Alla
fine cerca di abbracciar con un unico sguardo interiore l'intera trama di
persone dentro cui ti trovi. Lascia che si espanda in te l'atteggiamento che
questo sguardo di insieme ti suggerisce: gratitudine, meraviglia, senso di responsabilità...
Mantienilo quietamente per alcuni minuti, prima di interrompere dolcemente la
meditazione.
Probabilmente dovrai ripetere più volte questa
meditazione prima di riuscire a vedere in modo ampio l'intreccio della tua
vita.
❍ Esercizio 2.6.2. Le persone che mi sono vicine
Con un rapido e tranquillo sguardo, prima di
meditare, prova a rappresentarti una delle persone che ci stanno
particolarmente vicine; non qualcuno con cui tu abbia relazioni di carattere
esclusivamente sessuale.
Istruzioni: dopo raggiunta la quiete, fa'
comparire davanti al tuo occhio interiore la persona. Cerca in qualche modo di
scandagliare, misurare questa vicinanza. E' l'altro che ti è vicino o tu che
sei vicino a lui, o non è piuttosto una vicinanza reciproca? In cosa consiste
questa vicinanza in questo caso concreto: un pezzo di vita vissuta in comune,
un'armonia interiore, il fatto che questa persona abbia bisogno di te o che tu
abbia bisogno di lei o che altro?
Quando hai finito di meditare la vicinanza con
la prima persona, puoi passare a un'altra, finché non hai visitato
meditativamente (in un solo esercizio o in varie ripetizioni) tutti coloro che
ti sono vicini. Alla fine dell'esercizio lascia che si renda stabile in te un
atteggiamento corrispondente alla meditazione.
❍ Esercizio 2.6.3. Il servizio
Considera una persona che svolge regolarmente un
servizio per te: ad es. il tuo medico di famiglia, o la panettiera dell'angolo.
E' bene che si tratti di qualcuno con cui hai già un rapporto un po' personale.
Istruzioni: raggiunta la quiete, dirigi la tua
attenzione sul servizio che ti rende concretamente questa persona. Cerca di
vedere come esso vi unisce, pensa ad espressioni quali: "ti sono
obbligato" o: "un sorriso che conquista" e simili. Dimentica che
lo paghi e pensa a come ti viene reso: con attenzione, competenza
professionale. Guarda quanto di proprio questa persona mette nel suo servizio,
come essa "è qui per te". All afine lascia di nuovo che si stabilizzi
in te un atteggiamento corrispondente alla meditazione.
Puoi ripetere questo esercizio, se ti è
piaciuto, considerando un'altra persona e un'altro servizio.
❍ Esercizio 2.6.4. Anche da me ci si aspetta un servizio
Sarebbe ingiusto se tu ti limitassi a ricevere
servizi e non ne prestassi altri in cambio. DI fatto anche da te ci si aspetta
qualche servizi: sul lavoro o nell'ambito della famiglia o verso gli amici...
Per questa meditazione sono necessarie una
quiete e una disponibilità interiore particolarmente profonde.
Dopo aver raggiunto la quiete fa' rivivere in te
il primo esercizio di questa serie (2.6.1) e vedi te stesso dentro la trama del
tuo prossimo. Ora fa attenzione a come una di queste persone ti spetti o si
aspetti qualcosa da te. Forse essa apparirà del tutto spontaneamente davanti ai
tuoi occhi interiori, come se una spia rossa cominciasse a lampeggiare. Oppure
all'inizio non vedrai nulla: chiediti allora quale servizio hai da offrire e
chi potrebbe attenderlo.
Quando avrai trovato la persona prosegui e
cercane un'altra, e un'altra ancora, sino alla fine dell'esercizio.
In conclusione, si tratta di prepararsi
interiormente a rendere nella realtà uno di questi servizi.
Dopo, fissa brevemente quanto compreso e quanto
ti proponi di fare.
❍ Esercizio 2.6.5. Il dono
Il dono si distingue dalla prestazione di un
servizio non soltanto perché è offerto spontaneamente e gratuitamente, senza
pagamento, ma anche perché ogni regalo ha soprattutto un significato simbolico.
In esso vi è qualcosa di interamente personale. Per questo possono essere doni
non soltanto i beni materiali, ma anche parole, piccole attenzioni, una lettera
e i fiori sono il dono più amato. Non è l'oggetto che conta (per quanto i fiori
siano splendidi...), ma ciò che esprime: per mezzo suo il donatore vuol dare se
stesso. Cerchiamo di scandagliare questa profondità di significato del dono.
Considera un regalo che hai ricevuto con grande
gioia e ti è ancora caro, o almeno uno che attendi o speri da una persona cara
e vicina: niente di favoloso, altrimenti cadrai nei sogni invece di meditare.
Istruzioni: raggiunta la quiete, indirizza il
tuo sguardo interiore sul regalo scelto: guardalo a lungo e profondamente, fa'
riemergere la gioia e la gratitudine che ha destato. Vedi uello che il dono
voleva dirti e come il donatore è relamente presente in esso. Ricevi un'altra
volta (come non hai mai smesso di ricevere) il suo dono. Qual è la tua
risposta?
Dopo, per un paio di minuti, confronta la tua
esperienza di meditazione di oggi con quella della vita quotidiana: forse ti
pesa ricevere un dono, e ti oppini interiormente; forse ricevi doni molto pià
spesso di quanto te ne sia reso conto finora; forse ti proponi di fare tu
stesso un dono...
❍ Esercizio 2.6.6. Qualcuno aspetta il mio dono
Altrettanto importante del ricevere, è dare un
dono. Forse dovresti fare ora un dono autentico, personale: forse qualcuno lo
aspetta da te, già da molto tempo. Nella meditazione di oggi vogliamo
rintracciare una di queste persone e riconoscere in lei che cosa significa
veramente donare.
Forse sei già interiormente consapevole di tale
attesa. Altrimenti, ripassa lentamente col pensiero la cerchia di coloro che ti
sono vicini chiedendoti chi di loro ha bisogno di qualcosa (e non cosa puoi o
vuoi donare) che potresti dargli.
Nel raggiungere la quiete, tenta di avere questa
persona davanti a te e di sentire la chiamata che ti rivolge. Per udirla meglio
potresti calarti nel ruolo di chi chiede, di chi aspetta; oppure pensare ad un
mendicante timido, che ha urgente bisogno di un'elemosina, ma non osa
chiederla. Ora odi di nuovo la chiamata (muta, senza parole), e pensa a come
rispondere.
Dopo, supera i blocchi e fa' il dono che
qualcuno attende da te
❍ Esercizio 2.6.7. Lo scambio
Il rapporto col prossimo consiste in fondo in
uno scambio, ed è nello scambio che giunge a compimento.
Rileggi rapidamente le istruzioni (solo quelle)
delgi esercizi di questa serie e rievoca brevemente ciò che ti si è
"dischiuso" in essi.
Raccogliti per raggiungere la quiete. Poi,
ripercorri brevemente gli esercizi di questa serie, con un semplice attento
sguardo a ciò che hai meditato nei singoli esercizi, così come in una galleria
d'arte passi di quadro in quadro.
Percorri questo cammino all'indietro, iniziando
dall'ultima meditazione. Come ti appare ora il servizio? Cosa ti dicono le
tante persone che hai incontrato nel primo esercizio?
Alla fine lascia espandere l'atteggiamento che
corrisponde maggiormente a queste meditazioni e mantienilo per un po',
quietamente.
Dopo, dovresti riflettere con calma sulle
esperienza fatte in questa serie e descriverle estesamente per iscritto.
❍ Esercizio 2.6.8. Ripetizione
Probabilmente avrai trovato molto materiale; fai
pure, se lo desideri, qualche ripetizione, tanto a lungo e tanto spesso quanto
vuoi, Inizia con gli esercizi che ti hanno detto di pià ma poi non tralasciare
quelli che all'inizio ti hanno procurato delle difficoltà.
Non aver paura di "perdere tempo".
Tutto il tempo che ti conduce più in profondità nella meditazione, e che
approfondisce il tuo rapporto con il prossimo, è tempo guadagnato. Questa
preparazione gioverà ai prossimi esercizi.
Se hai difficoltà insuperabili nei rapporti con
qualche persona e se esse continuano a disturbarti nella meditazione, oppure se
hai l'impresione che in questi esercizi l'umanità appaia un po troppo
"sana" allora esegui prima quelli della serie successiva.
❍ Tutti gli uomini sono degni di amore
E' ovvio che non possiamo avere con tutti un rapporto
della stessa intensità e che fra noi e gli altri nascono continuamente
tensioni. Gli esercizi di questa serie vogliono condurti a smantellare i
pregiudizi che generano facilmente tensioni e a donare un sì fondamentale ad
ogni prsona indipendentemente dall'affetto o dall'antipatia che provi per lei.
Dovresti affrontare il passo successivo solo
quando sei sicuro di aver compiuto il precedente tanto da potervi contare anche
nella vita quotidiana: non si debbono sottovalutare gli ostacoli e precipitarsi
in modo sentimentale verso l'altra persona per poi, giunto lì, fallire di
nuovo, poiché non si incontra l'altro ma il muro di pregiudizi e di antipatie
che ci si è costruiti interiormente intorno a lui. Gli esercizi seguono le
indicazioni consolidate da secoli di esperienza nella meditazione.
❍ Esercizio 2.7.1. Sono sorretto
Questo esercizio e il successivo si richiamano
ai primi di tutto il corso, e li conducono alla loro meta. In questa
meditazione approfondirai a tal punto la coscienza delcorpo da poterla
trasformare nell'esperienza della sicurzza, un'esperienza che non puoi produrre
per forza, perché nasce soltanto dalrilasamento. Percepisci bene il tuo essere
corporeo!
Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete
interiore. Concentrati poi sulle singole percezioni che ti si impongono: punti di
pressine determinati dal modo di sedere, punti di contatto fra la pelle e gli
abiti o la stanza (es. la temperatura dell'ambiente), tensioni, zone ben
rilassate.
Percepisci con precisione ogni singolo segnale,
ma senza soffermarti troppo e senza perderti in esso o riflettrvi sopra. Cerca
di avvolgerti, di rifugiarti in queste percezioni. Se qualcosa si muove nella
tua psiche, percepiscilo e tratta anch'esso come una sorta di involucro, che
circonda il tuo nucleo profondo, ma non lo costituisce. Resta immerso in queste
percezioni, sistemati dentro di esse come in uno spazio accogliente.
Dopo, trasponi in colori la sicurezza che è nata
in te, totalmente o in parte. Se ripeti per diversi giorni questo esercizio
osserva bene se e come cambiano i tuoi colori.
❍ Esercizio 2.7.2. Sono sorretto e amato
Abbandonati a lungo alla quiete interiore.
Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi
consapevole di ciascuna di esse come di un segnale e cerca di avvolgerti in
loro. Con le percezioni sul piano peichico procedi nello stesso modo: prendine
coscienza senza perderti in esse.
Concentrati sul respiro, ma senza influenzarlo.
Goditi il flusso dell'inspirazione come un sì che ti mantiene in vita, come un
segno d'amore di cui non puoi cercare l afonte, ma che costituisce la tua vita.
Al sicuro e amato, aventurati sempre di più nella quiete interiore, che
contempla e accetta senza parole la sicurezza e l'amore.
La riuscita di questa meditazione decide
l'attecggiamento fondamentale con cui affronti la vita. Imprimi bene in te lo
stato l'animo che hai raggiunto durante l'esercizio, in modo da poterlo
richiamar nel resto della giornata. Come lo descriveresti?
❍ Esercizio 2.7.3. Acconsento ad essere sorretto e amato
Se nella tua vita hai potuto sperimentare la
sicurezza e l'amore, ciò ti srà servito da base per la meditazione precedente,
e non dovrai faticare per rivivere quel che hai sperimentato in essa. Se invece
nella tua vita mancano queste esperienze, o se sono messe in ombra da quella di
essere indifeso, solo e indesiderato, è ora necessario che tu dica del tutto
consapevolmente il tuo sì a ciò che hai vissuto nella meditazione: devi
prendere partito e dare protezione alla nuova esperienza positiva di fronte
agli asalti del dubbio.
Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete
interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano
corporale, renditi consapevole di ciascuna di esse come di un segnale e cerca
di avvolgerti in loro. Con le percezioni sul piano psichico procedi nello
stesso modo: prendine coscienza senza perderti in esse. Concentrati sul respiro
ma non influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazione come un sì che ti
mantiene in vita, come un segno d'amore di cui non puoi cercare la fonte, ma
che costituisce la tua vita.
Da' all'inspirazione il carattere di un
amorevole consenso, dì sì all'amore che fluisce verso di te. Con ogni
espirazione fa' diffondere nel tuo corpo e nel tuo cuore il respiro e il
consenso. Quando tutto il tuo essere acconsente alla sicurezza e all'amore,
abbandonati di nuovo alla quiete interiore.
Dopo: a seconda del tuo cammino di vita, devi
attenderti di incontrare qualche resistenza contro questo consenso: prendi
tempo, non forzare nulla, ma passa il prossimo esercizio solo quando questo
sarà andato a buon fine
❍ Esercizio 2.7.4. Divido con altri la sicurezza e
l’amore>Esercizio A
Scegli una persona da cui ti senti attratto, per
la quale desideri dal più profondo del cuore l'esperienza della sicurezza e
dell'amore.
Istruzioni: abbandonati a lungo alla quiete
interiore
Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni
sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca
di avvolgerti in esse.
Con le percezioni sul piano psichico procedi
allo stesso modo.
Concentrati poi sul respiro, ma non
influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazine come un sì, come un segno
d'amore che fluisce verso di te.
Raccogli in un luminoso augurio la sicurezza e
l'amore che ricevi e mandalo alla persona che hai scelto per la meditazione:
fa' proseguire verso di lei ciò che fluisce verso di te e ti dà vita. Di tanto
in tanto accompagna il tuo augurio con una semplice frase come ad es. "Ti
auguro di esser sorretto dalla sicurezza e dall'amore"; "Ti accolgo
nel mio consenso"; "Il mio sì ti avvolge, così come sei".
Se le reazioni affettive si facessero troppo
pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.
Concludi l'esercizio con un periodo di quiete
interiore.
Dopo, osserva come si trasforma il tuo rapporto
con la persona che hai coinvolto nella meditazione.
❍ Esercizio 2.7.5. Divido con altri la sicurezza e
l’amore>Esercizio B
Scegli, oltre alla persona dell'esercizio 2.7.4,
un'altra con cui tu abbia un rapporto del tutto quotidiano, insignificante,
banale, qualcuno verso cui non ti senti inibito, ma neppure attratto.
Istruzioni: abbandonati a lungo alla quiete
interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano
corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca di
avvolgerti in esse. Con le percezioni sul piano psichico procedi nello stesso
modo. Concentrati poi sul respiro, ma non influenzarlo. Goditi il flusso
dell'inspirazine come un sì, come un segno d'amore, e unisci all'espirazione il
tuo sì, il tuo consenso a questo amore che fluisce verso di te. Raccogli in un
luminoso augurio la sicurezza e l'amore che ricevi e mandalo alla persona verso
cui ti senti attratto. Acompagna l'augurio con le stesse parole che hai
pronunciato nell'esercizio precedente. Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati
di nuovo nella consapevole percezione del processo respiratorio e nella quiete.
Manda poi lo stesso augurio, accompagnato dalle
stesse parole, anche alla persona con cui hai un rapporto del tutto quotidiano:
fa' proseguire anche verso di lei ciò che fluisce verso di te e ti dà vita.
Se le reazioni affettive di tipo negativo si
facessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete. Concludi
con un altro lungoperiodo di quiete interiore.
Dopo, osserva in che modo si trasforma il tuo
rapporto con le persone che hai coinvolto nella meditazione.
❍ Esercizio 3.7.6. Divido con altri la sicurezza e
l’amore>Esercizio C
Prima di iniziare scegli oltre alle persone
dell'esercizio 2.7.5, una terza con cui tu abbia un rapporto difficile ma che
vorresti migliorare e cambiare, almeno per quanto sta a te
Istruzioni: Abbandonatia lungo alla quiete
interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano
corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca di
avvolgerti in esse. Con le perceezioni sul piano psichico procedi nello stesso
modo. Concentrati poi sul respiro, ma non influenzarlo. Goditi il flusso
dell'inspirazione come un sì, come un segno d'amore, e unisci all'espirazione
il tuo sì, il tuo consenso a questo amore che fluisce verso di te. Raccogli in
un luminoso augurio la sicurezza e l'amore che ricevi e mandalo alla persona
versocui ti senti attratto. Accompagna l'augurio con le stesse parole che hai
pronunciato nell'esercizio precedente. Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati
di nuovo nella consapevole percezione
del processo respiratorio e nella quiete.
Manda poi lo stesso augurio, accompagnato dalle
stesse parole, anche alla persona con cui sinora non sei riuscito ad avere
buoni rapporti: fa' proseguire anche verso di lei ciò che fluisce verso di te e
ti dà vita.
Se le reazioni affettivee di tipo negativo
sifacessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.
Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati di
nuovo nella consapevole percezione del processo respiratorio e nella quiete.
Rivolgiti poi ancora una volta alla seconda
persona e dopo un momento di calma interiore anche a quella a cui hai mandato
per prima il tuo augurio luminoso. Concludi con un altro lungo periodo di
quiete interiore.
Dopo, osserva in chie modo si trasforma il tuo
rapporto con le persone che hai coinvolto nella meditazione.
❍ Esercizio 2.7.7. Divido la sicurezza e l’amore con tutti
Concentrati nuovamente sulle stesse tre persone
che hai scelto per l'ultima meditazione.
Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete
interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano
corporale, rifugiati dentro di esse.
Con le percezioni sul piano psichico procedi
allo stesso modo.
Concentrati poi sul respiro: lascialo giungere
come un sì che ti viene detto, e all'espirazione unisci il tuo sì alla tua
vita. Sii in armonia con l'amore che giunge a te e che attraverso di te vuol
scorrere verso altri.
Irradialo come un augurio, ccompagnato da alcune
semplici parole, verso la persona da cui già ti senti attratto.
Dopo una pausa in cui ti dedicherai alla quiete
e alla coscienza del respiro irradia lo stesso amore verso la persona che ti è
indifferente e infine, dopo una seconda pausa, anche verso quella dalla quale
ti senti respinto.
Se le reazioni affettive di tipo negativo si
facessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.
Dopo un'altra pausa, in cui ti dedicherai alla
quiete e alla coscienza del respiro, irradia lo stesso amore senza rivolgerti
più a una determinata persona: ciò che fluisce verso di te e ti dà vita
trasmettilo come atteggiamento fondamentale a tutti, senza limitazioni o
specificazioni. Rimani in armonia con l'amore che giunge a te e che attraverso
di te vuol scorrere verso altri.
Dopo, osserva in che modo si trasforma il tuo
rapporto con gli altri.
❍ Incontri interpersonali
Per questi esercizi dovrai scegliere una persona
che ti è particolarmente vicina (anche una degli esercizi precedenti), con cui
devi avere un rapporto vivo, personale, amoroso, ma non deve essere un amore di
carattere esclusivamente sessuale.
Stai bene attento al pericolo dei sogni:
attieniti strettamente a ciò che è (o è stato) reale, e non ai tuoi desideri.
Soltanto la realtà possiede quella profondità che può aprirsi alla meditazione.
❍ Esercizio 2.8.1. Pensare a una persona
Non preoccuparti di cercare il partner
"migliore": basta che sia qualcuno con cui hai un rapporto vivo e
intimo. Se vuoi, dopo aver terminato la serie, puoi avvicinarti meditativamente
anche ad altre persone, ripetendo gli esercizi.
Se hai un oggetto che ti ci faccia pensare,
mettilo nel posto di meditazione.
Istruzioni: Quando hai raggiunto la quiete,
cerca in modo estremamente semplice di pensare a questa determinata persona.
Puoi aiutarti immaginando dove si trova adesso, che cosa sta facendo... Puoi
raffigurarti il suo aspetto e il suo comportamento, l'impressione che ti fa...
Forse hai davanti a te un suo ricordo, qualcosa
che indirizza spontaneamente i tuoi pensieri verso di lei: abbandonati a questa
spontaneità, cerca molto semplicemente di essere "vicino a lei" con i
pensieri, e tendi l'orecchio all'eco o alla risonanza che questi pensieri
trovano in te.
Questa non è una meditazione profonda, dalla
quale si debba uscire lentamente. Tuttavia non va lasciata semplicemente
disperdere, ma conclusa con un pensiero gentile verso la persona meditata,
magari un saluto mentale; nel resto della giornata cerca di essere spesso
"vicino a lei col pensiero".
❍ Esercizio 2.8.2. Il ricordo
Pensare a qualcuno rimane qualcosa di esteriore:
il pensiero mi porta accanto a lui solo dal di fuori e l'oggetto che me lo
ricorda sta davanti a me come una cosa. Ma di una persona che ci è cara ci
rimangono molti “ricordi" interiori, e quando la ricordiamo, quando
ascoltiamo nell'intimo della nostra memoria, scopriamo che vi è autenticamente
e profondamente presente.
Preparati raccogliendoti brevemente, rivolto
alla stessa persona dell'esercizio precedente: pensa a un determinato
episodio/situazione che hai vissuto insieme a lei e il cui ricordo è ancora
vivo in te.
Istruzioni: Quando hai raggiunto la quiete,
resta aggrappato a questo ricordo. Cerca poi di ricordare attivamente: non di
dipingere dei particolari o di mettere assieme brandelli di ricordi, ma di
andare sempre più in profondità nella tua memoria interiore, finché ciò che hai
vissuto allora (potrebbe e dovrebbe essere qualcosa di molto semplice) sarà
tornato vivo e presente. Cerca di trattenerti nella situazione che hai fatto
rivivere (cioè non devi cercare tanto di "trattenerla", quanto di
"non allontanartene") e assapora la presenza ricordata della persona
cara.
Dopo, ti sentirai forse spinto a dare un segno
di questo ricordo, es. scrivere o telefonare alla persona cara; ma non parlare
con lei (almeno non ora) della tua meditazione. La meditazione è un frutto del
silenzio e va conservata nel silenzio, altrimenti si guasta.
❍ Esercizio 2.8.3. "La presenza"
Le persone che sono realmente vicine fra loro
nello spirito, non sono mai davvero lontane: consapevolmente o no, con i
pensieri e con il desiderio sono sempre presso la persona amata.
In questa meditazione, per cogliere la realtà di
questo reciproco essere presenti nello spirito, devi stare particolarmente
attento a non cadere nei sogni, a non "dipingerti" ogni sorta di
cose.
Preparati raccogliendoti brevemente, facendo
rivivere il ricordo che hai meditato con l'esercizio precedente.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, pensa
alla persona cara, respira insieme a lei. Poi ricordala attivamente; ma non più
un singolo episodio del passsato, bensì la persona stessa, che in questo
momento pensa a te ed è spiritualmente "con te".
Sta' molto attento a mantenere il tuo sguardo
interiore sempre rivolto a lei, e non a te stesso. Resta nella percezione di
questa presenza, di questo reciproco "essere qui", finché puoi e
vuoi.
Staccati da questa meditazione in modo
particolarmente lento e amorevole, in modo da poter portare la presenza
ricordata nella tua vita quotidiana, più intatta che puoi.
Forse questa volta è meglio non prendere
appunti. Puoi scrivere però una lettera alla persona cara, mandandola veramente
e non menzionando la meditazione.
❍ Esercizio 2.8.4. Dire "tu"
A tante, forse troppe persone diciamo
"tu". Ma dire davvero "tu" significa qualcosa di più
profondo: "tu" sei una persona senza la quale io non posso essere
"io". Quando dico "tu" non intendo la mia immagine ideale di
te, ma tu stesso così come sei e come sei qui per me. Poter dire "tu"
è un dono che mi fai.
Come preparazione, ripensa brevemente alla tua
infanzia e alle prime persone a cui hai detto "tu": tua madre, tuo
padre, i tuoi fratelli o sorelle, la nonna, la zia... Poi ricorda la tua
persona cara.
Istruzioni: per questo esercizio cerca di
raggiungere una quiete particolarmente profonda. Respira lentamente e
profondamente, nel ricordo e alla presenza della persona cara.
Quando essa sarà completamente presente in te,
dille piano "tu" e continua a ripeterlo, anche senza parole: forse il
modo migliore per riuscirvi è porre il "tu" in ogni espirazione (cfr.
esercizio 2.7.4)
Concentrati su questo "tu" come su un
sentiero che conduce TE alla persona cara: non prenderlo come una formula
magica che debba farla apparire. Fà vibrare in esso tutto ciò che ti muove
interiormente.
Staccati lentamente e con amore da questa
meditazione e cerca di trasporre nella vita quotidiana un po' della tua
meraviglia per il miracolo che "tu sei qui", che "tu
esisti".
❍ Esercizio 2.8.5. Vivo grazie a te
"Tu" non sei semplicemente qualcosa,
un oggetto che è qui e in cui posso addentrarmi con la meditazione o che posso
far "rivivere" in me come la pietra, l'albero, la rosa o la candela:
tu sei inconfondibilmente te stesso, non la mia immagine di meditazione di te,
e con il tuo "essere tu" ed "essere così" agisci nella mia
vita, contribuisci a determinarla, "mi fai vivere".
Preparati ricordando la meditazione precedente
(esercizio 2.8.4) e pensa al "tu" che hai scoperto in essa.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete,
raccogliti, rivolto al tuo "tu": cerca di respirare interiormente in
armonia con lui, trasforma il tuo respiro in un silenzioso "dire tu"
Quando il tuo "tu" sarà interamente
presente, riporta lo sguardo su te stesso: quale aiuto ti offre questa persona?
Quali limiti pone alla tua vita? Quali compiti ti pone davanti? Sforzati di
vedere soprattutto i lati positivi e l'arricchimento che ti dona. Cerca infine
di cogliere con un semplice sguardo interiore, come questo tu sta al centro
della trama della tua vita, come una buona parte della tua forza vitale
proviene da lui.
Dopo, forse vedrai più chiaramente tutto ciò che
nella tua vita devi a questo "tu": continua a sentirlo anche nella
vita quotidiana. Probabilmente scoprirai ancora altri "tu" grazie ai
quali vivi e puoi vivere. Fissa in un paio di annotazioni la tua esperienza.
❍ Esercizio 2.8.6. Tu devi vivere grazie a me
Se io vivo grazie a te, non sarà vero anche
l'inverso? Non posso scoprire con certezza se e come tu vivi grazie a me, a
meno che tu non me lo dica. Ma come per il dono (esercizio 2.6.6), posso
sentire interiormente, nella meditazione, la tua attesa nei miei confronti.
Preparati rileggendo le istruzioni e note
dell'esercizio 2.6.6 ("Qualcuno aspetta il mio dono"). Questo
esercizio si svolge sotto molti aspetti in modo parallelo, ma su un piano più
profondo, più personale.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete cerca di
sentire interiormente che vivi grazie al tuo "tu": raccogli nel tuo
respiro tutta la forza vitale che egli ti dona. Osserva attentamente come il
respiro entra ed esce, senti che è un costante scambio.
Vediti unito al tuo "tu" da uno
scambio analogo, di natura spirituale; non sei solo tu che vivi grazie a lui,
ma anch'egli vuole e deve vivere grazie a te. Sei pronto a donare la tua vita,
o ti chiudi come un riccio?
Lascia spazio dentro di te al tuo respiro,
lascialo fluire liberamente, lasciati andare. Mettiti a disposizione del tuo
"tu".
Cerca di vedere in quali parti della tua vita ti
attacchi ancora a te stesso, senza concedere al tuo "tu" di
partecipare al suo fluire.
Dopo, cerca di portare nella tua vita quotidiana
quanto più possibile di ciò che hai intuito in questa meditazione; non fare
però precisi propositi (a meno che non ti siano addirittura imposti surante la
meditazione) ma rieti l'esercizio spesso e a intervalli regolari, e cerca di
essere aperto a coloro che da te attendono qualcosa di più di un dono.
❍ Esercizio 2.8.7. Tu ed io: “noi”
Anche il "noi" si è logorato nella
vita quotidiana. E tuttavia "noi" significa qualcosa di molto
profondo e meraviglioso: una nuova realtà formata da tu ed io insieme.
Preparati rappresentandoti ancora una volta le
esperienze delle ultime due o tre meditazioni e concentrati sulla presenza del
tuo "tu".
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, nota
come respiri insieme al tuo "tu": non "io reapiro" e
"tu respiri" ma "noi respiriamo" magari con lo stesso
ritmo. Tutto giunge da una grande profondità comune e tende a una maggiore
comunione. Fa' attenzione a come, sul cammino tra il fondo comune e la
comunione cercata, avvengono fra di voi alcuni scambi.
Considera poi le diversità esistenti fra voi, e
vedi come il "noi" riesca a superarle: puoi pensare all'immagine di
un ponte, o alle linee di forza fra i due poli di un magnete, o a due candele
che donano una sola luce... Alla fine soffermati con un semplice sgurdo sul
ponte formato dal "noi".
Probabilmente non riuscirai ad esaurire in
un'unica meditazoine la profondità e la molteplicità del "noi":
ripeti iquindi quest'esrecizio, rivolgendoti allo stesso "tu"; e
porta nella tua vita quotidiana un po' dello stupore per il miracolo del
"noi".
Dovresti eseguire gli esercizi sul dire "tu"
(2.8.4, 2.8.5, 2.8.6, 2.8.7) almeno con altre due o tre persone. Ottimo sarebbe
cercare di estenderli a poco a poco a tutti.
❍ Esercizio 2.8.8. Ripetizione
Ora che sei giunto alla fine della serie, puoi
meditare anche su altre persone che ti sono care.
Bada a eseguire per ogni persona la serie
intera; puoi abbreviarla unendo vari eser izi, ad es. passando in una sola
meditazoine dal pensiero al ricordo e alla presenza. In ogni caso non saltare
questi esercizi introduttivi, che sono la via verso una meditazione più
profonda e ti proteggono dall'illusione di poter incontrare immediatamente
(nemma meditazione) una persona come un "tu". Quando avrai compiuto
questi passi preparatori su QUELLA persona potrai ripeter ele ultime
meditazioni della serie in modo immediato.
❍ Questionario 3 della seconda parte
Se hai provato difficoltà a far oggetto della
meditazione una persona ben determinata, qualcosa disturba il rapporto; prova
con un'altra.
Difficoltà generali a meditare sul prossimo
possono essere dovute al fatto che porti troppe emozioni nella meditazione. Le
esperienze positive e negative patecipano troppo intensamente, impedendo di
raggiungere la vera quiete meditativa. In questo caso dedica più tempo alla
quiete e medita dapprima su persone che non ti sono particolarmente vicine
affettivamente
Difficoltà generali a meditare sul prossimo
possono esistere perché intuisci che la meditazione ti mostrarebbe quanto
profondo e bello può essere un rapporto e senti che ti viene chiesto troppo. In
questo caso medita prima di tuto sui rapporti che ti sono già donati: esercizi
2.2.3, 2.2.4, 2.6.2, 2.6.3, 2.6.5, 2.7.1, 2.7.2, 2.7.3.
Dicono gli autori che se non si ha l'impressione
di avere alcuna difficoltà in rapporti del genere probabilmente non si è capito
quanto profondi e seri posano essere i rapporti umani. Bisognerebbe in tal caso
chiedersi se non si è ancora avuto un autentico conflitto con qualcuno. Alla
sua luce occorrerebbe ripetere la serie
Se la serie non è riuscita a farti superare
neanche una difficoltà su cui ti sei concentrato, ripetila rivolgendoti ad un
conflitto meno gravoso. Se anche questa volta non riuscissi a superarlo, può
essere un segno che desideri riconciliarti con l'altro principalmente sul piano
emotivo (sogni litigate o colloqui di riconciliazione). La meditazione vorrebbe
invece condurti fuoridal groviglio delle emozioni, su un piano più profondo:
possono aiutarti in questo soprattutto la meditazoine silenziosa e gli esercizi
2.2.1 ("Una persona cara") e 2.2.4 ("La persona
determinante>Esercizio B").
In questa serie di esercizi dovevi esser
condotto dal mero pensare a una persona cara fino all'esperienza della sua
presenza, con lo scopo di vivere in modo nuovo il mondo e le tue relazioni,
immedesimandoti in questa persona. Anche in caso di successo occorre stare
attenti a raggiungere veramente l'altra persona; non limitarsi a rispecchiare i
suoi sentimenti.
Se non ti è possibile calarti con la meditazione
nei panni di un altro, prova con diverse persone. Ripeti gli esercizi con
qualcuno che sia meno importante per te.
Se hai la sensazione che potresti perdere te
stesso ripeti soprattutto gli esercizi 2.8.5 ("Vivo grazie a te") e
2.8.7 ("Tu e io: 'noi'") ponendo l'accento sul fatto che siete
realmente l'uno di fronte all'altro.
La "coscienza" meditativa non va
confusa con l'osservazione di sé: se meditando osservi te stesso ti precludi
l'esperienza immediata. Per poter sperimentare cosa essa è realmente, dedica
una meditazione ad ascoltare una musica tranquilla e gradevole; dopo aver raggiunto
la quiete ascolta solo la musica assotbila completamente, sii tutto orecchie,
vivila. Poi fai lo stesso con altri oggetti di meditazione (fiore, albero,
prossimo...)
Se dopo questa serie dire "tu" ti dà
un senso di confidenza che ti fa sentir bene, chiediti se l'oggetto della tua
meditazione è veramente l'altro, oppure i tuoi sentimenti: probabilmente essi
ti danno così tanta soddisfazione che non giungi affatto alla persona
dell'altro. Per andare oltre devi eseguire di nuovo, sriamente, le serie 2.4, 2.6
e 2.8: potrai scoprire ancora grandi tesori nel campo dei rapporti umani.
Se dopo questa serie dire "tu"
rappresenta per te un'espressione della tua intima unione e del tuo amore per
l'altro, ripeti l'esercizio con persone con le quali ti riesce più difficile
trovare la via verso questo "tu".
La cosa migliore sarebbe che il "tu"
rappresentasse niente di più e niente di meno che un "consenso" che
approfondisce e rafforza il vostro rapporto.
Prendi sul serio le proposte di comportamento
pratico (disponibiltà ad aiutare, doni, lettere), specie se non è cambiato
niente nel rapporto.
Se hai seguito le proposte, anche se ritieni di
no, probabilmente qualcosa è cambiato in te. Per vederlo più chiaramente,
ricorda spesso gli esercizi durante la giornata, per due o tre minuti, e cerca
di conciliare consapevolmente meditazione e vita quotidiana.
Se gli esercizi ti hanno tolto un po' della tua
spontaneità e ti senti più inibito, probabilmente ti immagini i rapporti col
prossimo in modo molto idealizzato e ti sforzi troppo di raggiungere questo
ideale. Tieni conto dei limiti di ogni realtà umana e lascia ai rapporti il
tempo di svilupparsi.
Se hai seguito correttamente gli esercizi e ne
hai tratto profitto dovresti cominciare a guardare il prossimo con altri occhi
e sentirti diventare più aperto nei suoi confronti.
Le serie 2.6, 2.7, 2.8 di esercizi ti hanno
invitato a incontrare altre persone. Ti sarai chiesto cosa accade veramente
durante queste meditazioni. La rappresentazione meditativa non rimane forse una
mera immagine ideale, un'illusione forse consolatoria, o addirittura un
sostituto dell'incontro reale? Quando mediti sulla presenza di una persona
assente, quando vedi addirittura la sua benevolenza scorrere verso di te, non
ti sei forse un po' ingannato, non hai magari attribuito all'altro qualcosa che
non è affatto reale?
❍ I valori nei rapporti interpersonali
Nell'incontro interpersonale entra in gioco una
serie di atteggiamenti a cui attribuiamo un grande valore: solo attraverso essi
l'incontro diventa "giusto" e autentico.
Allo stesso tempo in questi atteggiamenti si manifestano
profondità della nostra esistenza che sinora non avevano scoperto: cercheremo
di farlo in questa serie di meditazioni.
Negli esercizi che seguono devi partire sempre
dal rapporto con un "tu", così come l'hai scoperto nella serie
precedente; devi compiere, cioè la tua meditazoine all'interno di un tale
rapporto, per così dire "fra me e te". Nella quiete meditativa, senza
parole, dovrai cercare di percepire ciò che vibra e fruttifica in questo
rapporto "fra tu e tu".
Ti presentiamo questi esercizi in una
successione ascendente, ma stavolta puoi anche cambiarla. Se in base alle tue
esperienze ti pare che alla meditazoine di un dato atteggiamento si
riallaccerebbe meglio quella di un certo altro che in questo corso viene
nominato solo più tardi puoi anticipare l'esercizio corrispondente; sta' solo
attento a meditare, via via, tutti gli atteggiamenti che trattiamo.Forse
proprio quelli che subito ti dicono poco sono particolarmente importanti e
preziosi per te. La meditazoine ti aiuterà a scoprire terre nuove.
❍ Esercizio 2.9.1. Verità
Il fondamento di ogni più profonda relazione
umana è lasincerità interiore ed esteriore, verso se stessi e verso il
prossimo: dobbiamo cercare di "incontrarci nella verità" e di
familiarizzarci sempre più profondamente con essa. Ma la piena verità o
sincerità nel senso di completa trasparenza, per me e per il prossimo non è
possibile in questa vita, e neppure desiderabile: attingiamo sempre da un fondo
d'oscurità impenetrabile sia a noi che agli altri, e anche il nostro tu vive in
(e da) un tale impenetrabile sottosuolo. E' un'espressione della profondità
della nostra esistenza, e un riparo contro la profanazione.
Ma là dove per noi vi è (o può esservi) luce,
possiamo e dobbiamo cercare, insieme, l'uno per l'altro, di essere luce.
Preparati considerando un determinato
"tu" a cui sei unito da un rapporto intimo e coltivato assiduamente.
Ricorda, se puoi, un determinato dialogo che vi ha condotti più vicini l'uno
all'altro e ha approfondito il vostro rapporto.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, poniti
davanti al tuo "tu"; fa' attenzione, come nella seconda e terza
serie, alla luce che fluisce avanti e indietro tra voi, unendovi.
Ora concentrati su tutto quello che impedisce
questo libero fluire della luce, prima dalla tua parte, poi da quella del tuo
"tu": volgere via la faccia, indossare una maschera, nascondersi
dietro un velo...
Cerca poi di allontanare gli ostacoli, quelli
che stanno dalla tua parte, in modo che la luce possa di nuovo correre libera;
se un nuovo ostacolo vuol mettersi in mezzo, ripeti il gesto.
Dopo, se vuoi, rifletti sulle parole di Gesù:
"Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché
non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la varità viene alla luce, perché
appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Giovanni
3,21)
❍ Esercizio 2.9.2. Bontà
Essere buono verso qualcosa è l'inizio
dell'amore e del rapporto con un "tu". Al tempo di Goethe le ragazze
dicevano "sono buona con lui" invece che "lo amo". GLi
uomini buoni sono umili e amabili.
Essere buoni significa accettare ogni persona
così com'è, lasciare che abbia ciò che è buono per lei, passar sopra a molte
cose non buone. E' una benevolenza che si esprime nei fatti.
Vi sono persone che "irradiano bontà"
in senso letterale: sicuramente anche tu ne conosci una. Prendila a modello per
la seguente meditazione.
Preparati ricordando una persona buona e il tuo
"tu", con il quale compirai questa meditazione.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete,
concentra il tuo sguardo su queta persona buona, vedi come "irradia
bontà". Poi chiediti, volgendo lo sguardo al tuo "tu", se anche
voi siete buoni l'uno con l'altro, se anche tu irradi", se dovresti
irradiare di più.
Forse ciò ti aiuterà a vedere che la bontà ha
due lati: dare benevolmente e ricevere benevolmente. Vedi come sono questi due
lati nel rapporto con il tuo "tu". Lascia che i raggi della bontà
corrano liberi fra di voi.
Dopo, fa' un paio di brevi annotazioni su ciò
che hai sperimentato in queso esercizio: forse è bene ripeterlo ogni tanto, e
confrontare la nuova esperienza con le tue note.
❍ Esercizio 2.9.3. Fedeltà
Il rapporto con un "tu" vuol durare,
anzi, non dovrebbe mai aver fine: per questo da entrambe le parti bisogna
superare situazioni di crisi e dare sempre nuova forza al rapporto. E' quello
che chiamiamo fedeltà. La fedeltà è forse la più importante delle
caratteristiche che richiediamo ad un "tu", e anch'egli la richiede a
noi.
Preparati ricordando qualche situazione di crisi
nel rapporto su cui mediti.
Istruzioni: Cerca di essere completamente
immobile, occhi negli occhi con il tuo amato "tu": rimani alla sua
"presenza" finché la vostra unione non ti stia davanti salda e viva.
Ora ricorda la situazione di crisi e rivivila
tutta, sempre con gli occhi negli occhi del tuo "tu". Che cosa ti è
riuscito difficile? Di cosa hai avuto timore? In che modo la crisi è stata
infine superata?
Soffermati su ciò che vi ha fatto superare la
crisi, fallo rivivere e trattienilo. E' possibile esprimerlo con un'immagine?
(ad esempio: stretta di mano, catena saldata...)
Dopo, se hai trovato un'immagine della fedeltà
che supera le crisi, cerca di disegnarla, e medita su questo disegno se il
rapporto con il tuo "tu" incontrerà un'altra crisi.
❍ Esercizio 2.9.4. Vera amicizia
Cos'è l'amicizia ognuno lo sa dentro di sé;
ognuno desidera l'amico/amica ideale, con cui si può dividere tutto e a cui si
può conunicare tutto, e l'amicizia ideale, l'"essere qui l'uno per
l'altro". Ora, con le tue meditazioni, sei giunto abbastanza in profondità
in un vero rapporto "io-tu" da poter far emergere in te anche
l'immagine ideale dell'amicizia senza cadere in sogni entusiastici.
Preparati rileggendo le tue note sugli esercizi
2.6.7 ("Lo scambio") e 2.8.7 ("Tu ed io: 'Noi'"). Ricorda
la tua immagine del "noi".
Se vuoi, puoi trarre ispirazione anche dal
colloquio del Piccolo Principe con la volpe (A. de Saint-Exupéry, Il Piccolo
Principe, cap. XXI).
Istruzioni: Prenditi tutto il tempo che occorre
per raggiungere la quiete. Poi fa' apparire davanti a te l'immagine del vero
amico o dellavera amica: non c'è bisogno che abbia lineamenti precisi, basta
che sia "qui". Digli/dille "tu". Forse hai già trovato il
vero amico: in questo caso ricorda semplicemente lui. Se invece lo aspetti
ancora, evoca l'identità che ne hai fatto.
Chiediti cosa cerchi veramente nell'amicizia;
non dipingerti tanti singoli aspetti, ma pensa semplicemente una o due parole
di riconoscimento con le quali caratterizzeresti la "tua" amicizia.
Dopo, scrivi o disegna brevemente l'esperienza
avuta e paragonala con la frase di Saint-Exupéry: "L'amicizia non consiste
nel vedersi l'un l'altro, ma nel guardare insieme nella stessa direzione".
❍ Esercizio 2.9.5. Amore
Dopo aver contemplato l'immagine ideale dell'amicizia,
puoi rivolgerti di nuovo a uno dei tuoi rapporti con un "tu": esso è
in qualche modo in cammino verso la vera amicizia, altrimenti non sarebbe un
rapporto con un "tu". Come si realizza la vera amicizia in un tale
rapporto? Che cosa "vive" in esso, che cosa lo "sostiene",
per renderlo autentico?
Preparati pensando al tuo "tu", sul
quale hai meditato negli esercizi precedenti.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete,
concentrati sulla "presenza" vivente della persona cara; dille
"tu" al ritmo del respiro. Senti he questa persona ti ama? Da che
cosa lo riconosci? Concentrati poi su te stesso e sul tuo amore per lei. Non si
tratta di provare il sentimento dell'amore, ma di vedere quando e come il tuo
comportamento pratico verso questa persona è determinato da esso. Ti si
presenta un'immagine o una parola che esprima in qualche modo quest'amore?
Terminato l'esercizio: probabilmente è troppo
ricco per una sola meditazione: eseguilo quindi poco per volta, in divrerse
ripetizioni. Quando sei giunto alla fine, puoi paragonare la tua esperienza di
meditazione con le frasi di Sant'Agostino: "Amor meus, pondus meum"
("il mio amore è il mio centro di gravità"); "Plus vivit anima
ubi amat quam ubi animat" ("L'anima vive di più in ciò che ama che in
ciò che anima").
Oppure confrontala con le parole di San Paolo:
"La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non
si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non
si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si
compiace della verità" (1 Corinzi 14,4-6)
❍ Esercizio 2.9.6. Fede
Per poter amare una persona devi crederle: devi
prestar fede a ciò che dice, a ciò che mostra di sé, a come si comporta verso
di te, accettare tutto ciò come onesto e vero senza poterlo controllare, ma
semplicemente perché lo dice lei. Ciò ti porta alla fine a credere in lei, a
farne un punto di riferimento fisso e un sostegno per la tua vita; conti sulla
sua fedeltà, sulla sua discrezione, suo suo amore per te, e questa sicurezza ti
aiuta a vivere. FOrse la tua fiducia è anche una sfida a questa persona...
Preparati rileggendo le tue note sulla sesta
serie di esercizi ("Il prossimo") e rappresentati il suo svolgimento
generale.
Istruzioni: Cerca dapprima di raggiungere la
quiete. Respira in comunione con tutte le persone su cui hai meditato nella
sesta serie.
Prima parte: Ripassa tutta la serie di queste
persone e vedi come hai prestato loro fede: ai tuoi genitori, ai tuoi
insegnanti, a coloro che ti offrono i loro servizi... Cerca di sentire come
queta fede ha sorretto e reso possibile la tua vita.
Seconda parte: Guarda ora la tua persona cara e
dille "tu", ponendo in questa parola tutta la fede, tutta la fiducia
che le porti. Cerca di sentire come la tua vita trova sostegno e forza in
questa fiducia, come il tuo "tu" ti sostiene e ti aiuta a vivere.
Dopo, fissa in un paio di note la tua esperienza
di oggi e paragonala co le parole di Gesù: "Chi di voi al figlio che gli
chiede un panhe darà una pietra? O se gli chiede un pesce darà una serpe? Se
voi dunque che siste cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più
il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele
domanderanno!" (Mt 7,9-11)
❍ Esercizio 2.9.7. Speranza
Nella speranza il rapporto con il "tu"
giunge a compimento. Lasperanza è quell'atteggiamento di vita nel quale, per il
mio e per il nostro futuro, non mi appoggio più a me stesso, ma a te: ciò che
non posso aspettarmi e calcolare, lo spero da te, e tu da parte tua mi dai
sicurezza, perché spero in te. Così come la fede, andando oltre l'accettazione
di tante singole verità, inge a credere fondamentalmente in te, così la
speranza va oltre le tante singole aspettative per gingere alla speranza
fondamenale in te. La speranza è la fede perfetta: una fiducia che è divenuta
un "affidarmi a te" ricco di futuro.
Preparati il tuo "tu" e le aspettative
che riponi in lui.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete reapira
alla presenza del tuo "tu" e in armonia con lui: osserva come il
respiro va avanti e indietro fra voi.
Prima parte: Poniti davanti l'immagine di una
donna che, come si dice, "è nella speranza" (aspetta un bambino:
cerca di sentire in che cosa consiste la sua speranza. Vi sono molte singole
cose che si aspetta: spera che questo e quest'altro vadano bene.
Puoi raffigurarti brevemente queste varie
aspettative. Poi, però, spingile tutte via come un involucro e vedi come
"svelataa" l'unica, essenziale speranza di queta donna: ella spera
NEL SUO bambino. Cerca di penetrare in questa sua speranza: forse ti viene in
mente un'immagine o una parola che la caratterizzi...
Seconda parte. Con quest'immagine di speranza
davanti agli occhi, rivolgiti al tuo "tu". Tu speri in lui. Che cosa
significa? Anche il tuo "tu" spera in te? Che cosa significa ciò per
te, per la tua vita?
Dopo: probabilmente quest'esercizio è troppo
ricco per poterlo eaurire in un asola meditazoine: dividilo in più parti e
ripetilo tanto spesso e tanto a lungo quanto ti piace. Per prima cosa però
disegna brevemente l'immagine che hai avuto della speranza, o scrivi la parola
che ti è venuta in mente, e amplia queste note via via che la tua esperienza di
meditazione si approfondisce.
Alla fine paragona la tua esperienza con la
frase di Gabriel Marcel: "il modo più completo per esprimere ciò che
s'intende con la parola "speranza" è "Io spero in te per
noi".
❍ Esercizio 2.9.8. Ripetizione
Segui gli stimoli che ti ha dato questa serie e
approfondiscili con esercizi di ripetizione.
Puoi arricchire gli esercizi mettendo i vari
atteggiamenti in relazione fra loro, come in un libero gioco meditativo, e
notando i collegamenti che esistono tra essi. Forse in questo modo, riuscirai
con il tempo a vedere tutti questi atteggiamenti in UN
UNICO sguardo, senza doverli separare ed
enumerare: questa sarebbe la completa immagine di meditazione del rapporto con
un "tu". Sii attento soprattutto a non limitare le tue esperienze al
luogo e al tempo di meditazione. La meditazoine dorebbe renderti accessibile e
sensibile a questi valori nella reale vita quotidiana: cerca di vederli, di
viverli, di promuoverli in essa. Può esserti d'aiuto il fatto di non pensare
nelle ripetizioni, sempre alla stessa persona, ma di allargare il più possibile
la tua cerchia di "tu".
❍ Ciò che divide e come superarlo
Anche le relazioni con un "tu" non
possono essere sempre armoniche. Già molte volte, in particolare nella settima
serie di esercizi, abbiamo meditato sui problemi a cui sono soggette; quando
avverti uno di tali problemi, ripeti qualcuno di quegli esercizi.
Le difficoltà non sono sempre lievi. Talvolta
fra me e te si insinua qualcosa di estraneo che ci separa, che minaccia il
nostro rapporto e rischia addirittura di spezzarlo. Queste forze separatrici
sono soprattutto la colpa e la morte: se vogliamo miditare in modo realistico
dobbiamo prendere in considerazoine anch'esse. Allora sperimenteremo che il
rapporto con un "tu" può essere più forte di loro.
Gli esercizi seguenti vanno compiuti se
possibile in un periodo "tranquillo", in cui tu non sia oppresso da
attuali esperienze di colpa o da una morte: altrimenti i sentimenti che provi
offuscherebbero il tuo sguardo e la meditazione, invece di sollevarti, non
farebbe che abbatterti di più. Ma quando avrai eseguiti seriamente questi
esercizi in un peirodo di tranquillità, potrai ripeterli e trovarvi coraggio e
aiuto anche quando sarai oppresso da una colpa presente o dall'esperienza di
una morte.
❍ Esercizio 2.10.1. La mia colpa
Spesso mi rendo conto della manchevolezza del
mio comportamento, solo più tardi, vedendone le conseguenze. Cerchiamo di
penetrare la natura di una tale "colpa"
Preparati ricordando un caso in cui hai fatto
del male ad una persona cara, un caso ancora ben vivo nella tua memoria.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, portati
alla presenza della persona cara, e respira insiemea lei. Ora puoi osservare
che il respiro che esce da te è sempre inquinato: tu dài a respirare al tuo
ambiente e al tuo prossimo "aria usta" (se vuoi, puoi fare una
meditazione solo su questo argomento).
Guarda la persona e ricorda il dolore che le ha
procurato la tua azione: cerca di sentirlo anche tu, renditi conto che "fa
male". Poi guarda di nuovo te stesso: tu sei colpevole di questo dolore.
Non fare tante riflessioni sul perché, e su come avrebbe potuto andare se ti
fossi comportato diversamente, ma assumiti semplicemente la responsabilità del
male fatto al tuo "tu". Alla fine dichiara esplicitamente questa
responsabilità
Dopo, non cercare di liberarti al più presto del
peso della colpa con propositi affrettati o tentativi di riparazione: portala
con te per qualche giorno.
❍ Esercizio 2.10.2. La tua colpa
Durante una discussione ci si scambia
rimproveri. E' duro e difficile riconoscere che un "tu" che amo mi ha
fatto male e per sua colpa. Ma anche questo fa parte della verità e della
realtà di un autentico rapporto con un "tu".
Preparati ricordando un caso, ancora ben vivo in
te, in cui una persona cara ti abbia fatto del male e, devi presumere, per sua
colpa.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, portati
alla presenza della persona cara e respira insieme a lei.
Osserva come anche il respiro che esce
dall'altra presona e giunge a te è inquinato. Noi respiriamo in un'atmosfera
inquinata: è la nostra situazione umana.
Ricorda il dolore provato e cerca di sentire
come in esso ti è presente il tuo "tu", magari ancora più vivo perché
più doloroso.
Cerca, senza recriminazioni, di guardare in
faccia il fatto "che sei tu che mi dai un tale dolore".
Dopo, anche stavolta, non prendere misure per
cercare di "mettere le cose a posto" con il tuo "tu", ma
porta con te il dolore interiore sino ai prossimi esercizi.
❍ Esercizio 2.10.3. Concedere il perdono
Non si può cancellare il comportamento, ma la
colpa può essere perdonata, la barriera che ha introdotto nel rapporto con il
"tu" si può eliminare se io e te riusciamo a ritrovarci, magari più
profondamente, nellarichiesta del perdono e nella sua concessione.
Il vero perdono di una colpa esiste dunque solo
nell'incontro reale fra me e te e ha bisogno di un'espressione visibile: una
parola, un gesto... Ma nella meditazoine solitaria possiamo almeno cercare di
sperimentare che cosa significa veramente perdonare una colpa, ed esercitare la
nostra disponibilità al perdono.
Preparati ricordando di nuovo lo stesso
"tu" e lo stesso fatto dell'esercizio precedente
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, renditi
completamente presente il tuo "tu": il respiro va e viene, anche se è
inquinato. Vedi come la colpa del tuo "tu" (e forse anche la tua
parte di colpa) sta fra voi, dividendovi: la vostra libera comunicazione è
interrotta, o resa difficile. Prendi molto sul serio il peso o il dolore che
questa barriera comporta per entrambi. Cerca poi di superarla: non negarla, non
minimizzarla: "Non pensiamoci più!", ma senti quanto il rapporto con
il "tu" è, può essere più forte di essa.
Rendi completamente vivo questo rapporto,
accetta il tuo "tu" così com'è, con i suoi difetti e le sue debolezze
e con quello che ti ha fatto male. Digli nuovamente "tu", come parola
di riconciliazione.
Dopo: questo è un esercizio che puoi e devi
ripetere molte volte, ogni volta che c'è qualcuno da perdonare (e finché non
avrai raggiunto un'autentica disponibilità interiore al perdono). Questa
disponibilità, se autentica, dovrebbe trovare anche la sua espressione
esteriore, visibile; dopo l'esercizio chiediti quale sarebbe il miglior modo di
esprimerla, e poi mettilo in atto. Sarai stupito nel constatare quanto ciò
arricchirà la tua meditazione.
❍ Esercizio 2.10.4. Sperare nel perdono
La posizione di offensore è più difficile: posso
e debbo chiedere perdono, ma se esso mi viene concesso dipende interamente dal
mio "tu".
Preparati ricordando di nuovo lo stesso
"tu" e lo stesso fatto dell'esercizio 10.1 ed eventualmente rileggi
le tue note al proposito.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete,
raffigurati il tuo "tu" e senti la barriera che sta fra voi, questa volta
per colpa tua. Assumiti la piena responsabilità di questa separazione. Poi
rivolgiti al tuo "tu": non addurre scuse, ma spera che per lui il
rapporto con te sia più forte della tua colpa. Esprimi meglio che puoi questa
speranza e chiedigli perdono.
Dopo, anche questa supplica dovrebbe trovare la
sua espressione concreta, ancora di più nella disponibilità alla
riconciliazione: dopo l'esercizio chiediti quali passi potresti fare, e poi
falli veramente.
❍ Esercizio 2.10.5. La tua morte
Avrai già fatto l'esperienza della morte di una
persona cara.
Ricorda una persona cara che ti era
particolarmente vicina e la cui morte ti tocca ancora oggi: non deve essere
però un'esperienza molto recente, capace di scatenare ancora un forte dolore.
Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, pensa a
questa persona. Non respira più con te, ma forse ti è ancora più vicina nella
quiete della morte.
Ricorda poi attivamente questa persona e come fu
la sua morte non raffigurarti particolari del suo trapasso, ma ricorda
piuttosto l'impressione che ti fece la notizia di questa morte, il senso di
vuoto e di assenza che lasciò. Infine volgiti a questa stessa assenza: vedi il
tuo "tu", ma al di là di una barriera, di una lontananza, che sono
più forti della sua presenza. Cerca di misurare interiormente quest'assenza.
Prova poi, se riesci ancora, a dire "tu".
Dopo: già gli antichi conoscevano questa
possibilità di aver presenti i defunti nel ricordo. Non lasciare che il tuo
caro scomparso sia "morto del tutto"; ricordalo ogni tanto in una
meditazione. E scrivi qualche breve annotazione
❍ Esercizio 2.10.6. La mia morte
Della mia morte so molto e molto poco. So che
morirò, ma non posso e non devo prevederla, raffigurarla.
Solo una cosa posso afferrare un po': cosa
significhera essere morto. Lascerò agli altri un vuoto simile a quello che la
loro morte lascia a me; ed è questo che è doloroso nel morire.
E' sotto quest'aspetto che puoi prevedere
meditativamente la tua morte. Comprendere cosa significherebbe essere morto ti
farà vedere più chiaramente quanto è preziosa la tua vita.
Preparati pensando alle persone che
piangerebbero per prime e di più la tua morte.
Istruzioni: Cerca di raggiungere una quiete
particolarmente profonda: il tuo respiro deve essere quasi impercettibile.
Cerca poi di raffigurarti il tuo morire: NON
dipingerti il modo in cui potrebbe avvenire, ma cerca semplicemente di sentire
come diventi sempre più solo, come a poco a poco si interrompe ogni
comunicazione con gli altri e con l'ambiente che ti circonda: per essi ora sei "morto".
Cerca poi, oltre la distanza della morte, di
vedere i tuoi cari che ti piangono, il vuoto che hai lasciato...
Forse in te crescerà il desiderio o la speranza
che questa separazione non sia totale e definitiva.
Dopo, annota brevemente la tua esperienza di
oggi, ma non ripetere l'esercizio prima di aver fatto anche il seguente
❍ Esercizio 2.10.7. "Spero in te per noi"
Oggi non ami meno la persona defunta di quando
era viva: è solo un'invenzione consolatoria o corrisponde alla realtà? Il
rapporto con un "tu" può continuare ad esistere anche oltre la morte?
Non lo sappiamo, ma possiamo sperarlo e cercare di rafforzare questa speranza.
Preparati ricordando nel modo più vivo possibile
una persona cara defunta, ma non la sua morte, bensì la persona stessa.
Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, cerca di
mantenere spiritualmente "presente" la persona cara: non soltanto il
suo ricordo visivo, ma lei stessa. E' vero che il respiro non va più realmente
avanti e indietro tra voi, ma forse vi è un respiro “spirituale" a cui
partecipa anche il defunto. Trattieniti in completa quiete davanti a questa
presenza spirituale: cerca di far rivivere il più possibile il rapporto con
quel "tu".
Dì "tu" alla persona cara, e dì anche:
"Spero in te, per noi". NOn farlo come se pronunciassi una forula
magica capacedi produrre subito, pre incanto, la presenza del tuo
"tu", ma incamminati con queste parole sulla via lungo la quale lo
cercherai.
Dopo, scrivi o disegna brevemente l'esperienza
fatta in questa meditazione e ripeti l'esercizio se e quanto ti pare utile.
❍ Esercizio 2.10.8. Ripetizione
Ripeti gli esercizi di questa serie
"secondo necessità", cioè non sistematicamente, ma quando e come ti
senti spinto a ripetere questa o quella meditazione. Ti consigliamo comunque,
per la ripetizione, piuttosto che questi, qualche esercizio delle serie
precedenti, scelti tra quelli che ti sono piaciuti di più, o in cui supponi di
poter scoprire tesori non ancora dissotterrati.
Puoi soffermarti in questa parte del corso
finché vuoi: è importante soltanto che tu faccia in modo di meditare il più
regolarmente possibile, quotidianamente se puoi, Solo grazie a questa
regolarità puoi veramente familiarizzarti con la meditazione e fare progressi:
vedrai che questo piccolo sacrificio di tempo ti sarà riccamente ripagato.
In un momento tranquillo, rispondi anche al
questionario conclusivo
❍ Questionario 4 della parte seconda
I "valori" della serie 9 contano
soltanto in relazione alle persone che hai concretamente intorno: ripeti quindi
gli esercizi della nona serie pensando ad una persona reale.
Con la serie 9 la meditazione dovrebbe ampliarsi
e diventare più quieta.
Se i valori ti appaiono troppo astratti, medita
su una persona reale. Ripeti l'esercizio che è legato per te ad un'esperienza
molto concreta.
La trama della serie sui valori è semplice: come
una madre, facendo esperienza col proprio figlio, impara che cosa vuol dire
"essere buoni" o "voler bene", e poi può estendere ciò ad
altri bambini, così anche tu devi scoprire questa esperienza in ciò che vivi
con gli altri, così che a poco a poco possa derivarne un atteggiamento
interiore.
Se gli esercizi della decima serie (colpa e
morte) ti abbattono, affronta dapprima esperienze meno traumatiche. Tieni
presente, però, che ogni terapia meditativa ha dei limiti.
Se gli esercizi della decima serie ti mettono
chiaramente dinanzi agli occhi quella che consideri la trestezza della vita
umana, sono probabilmente poco adatti a te. Ripeti al loro posto quelli della
nona serie: eseguite ripetutamente queste meditazioni possono darti tanto
quanto quelle della decima serie.
Se non hai mai avuto problemi di colpa o morte,
potrà essere decisivo ripetere la serie in futuro.
Se gli esercizi della decima serie (Colpa e
morte) ti hanno aiutato a superare l'aspetto negativo della colpa e della
morte, tieni ben desto il ricordo di quest'esperienza positiva: così troverai
il coraggio di trarre aiuto dalla meditazione anche in un caso particolarmente
grave.
Meno di tre mesi non sono sufficienti a lavorare
sulla seconda parte del corso, perché tali esercizi debbono produrre un
atteggiamento interiore che diventi parte di te. Scegli le due serie che ti
sono più piaciute e dedica ancora un mese a ciascuna di esse.
Un tempo da tre a sei mesi dovrebbe essere
adeguato e sufficiente per gli esercizi della seconda parte. Dopo questo tempo
puoi passare al gruppo successivo, ma anche, se vuoi, soffermarti ancora su
esercizi familiari.
Dopo sei mesi sarebbe comunque il caso di
passare al gruppo successivo di esercizi.
Pur dedicandoti agli esercizi della seconda
parte, non trascurare la quiete e la meditazione della natura
Se incontri delle resistenze a meditare sui
rapporti umani, cerca di chiarirle e superarle con l'aiuto del capitolo
esplicativo.
Se ti sembra che meditare sui rapporti
interpersonali ti distolga dalla quiete interiore che avevi scoperto con gli
esercizi della prima serie, cerca di ripetere per due o tre settimane,
alternandoli con la meditazione silenziosa, uno o due esercizi che ti sono
particolarmente piaciuti: allora sentirai che questi due tipi di meditazione
non si escludono a vicenda, ma si sorreggono e si approfondiscono perché si
muovono intorno allo stesso centro.
Se trascuri completamente le applicazioni
pratiche, ti privi della piena efficacia della meditazoine: essa non è fine a
se stessa, ma deve pian piano intervenire nella tua vita e cambiarla. Le
applicazioni che ti abbiamo proposto dovevano aiutarti a creare il ponte fra
meditazione e vita quotidiana. Ripeti senza fretta una o due serie di esercizi,
segui con serietà le proposte finali e guarda come ciò interviene nella tua
vita. Non devi eseguirle come un compito scolastico, ma servirtene per gettare
più facilmente il ponte tra meditazione e vita quotidiana. Quando ripeterai gli
esercizi, "inventa" tu stesso altre applicazioni pratiche adatte alla
tua vita. Quando meditazione e pratica si sono approfondite e animate a
vicenda, facendoti scoprire un nuovo stile di vita, sei pronto a passare alla
terza parte del corso.
Dovresti anche, se ripeti soltanto singoli
esercizi o parti di essi, cercare di orchestrare la tua meditazione con le
citazioni di testi che trovi riportate, che ti aiutano a progredire. Se li
avessi inclusi nella tua meditazione ti si sarebbero forse dischiuse dimensioni
nuove e più profonde, a cui non avresti pensato da solo.
Forse l'impronta religiosa di alcuni dei testi
proposti come supporto alla meditazione per i primi due gruppi di esercizi ti
procura difficoltà: ma la meditazione può essere utile anche senza questa
dimensione relgiosa.
Nel terzo gruppo di esercizi, è però proprio la
dimensione religiosa che va approfondita: iniziala solo quando comincerai a
sentire dell'interesse, o almeno della curiosità, per essa. Troverai conferme
al tuo orientamento religioso, ma ti saranno indicate anche nuove dimensioni
della religiosità.
❍ PARTE TERZA: LA SCOPERTA DI DIO: ESERCIZI TRATTI DAL PATRIMONIO DI
MEDITAZIONE RELIGIOSA DELL'UMANITA'
Verrai introdotto nella meditazione religiosa
passo passo, attraverso l'incontro con diverse tradizioni religiose.
Ancora una volta verrai invitato a lavorare
sulla tua vita, oltre che sul singolo esercizio. Forse sentirai questo come una
sfida, o coma un'imposizione; comunque sia, permetti che le esperienze che la
meditazoine ti consente di fare ti stimolino all'apertura. Con ciò vogliamo
dire due cose: le tue idee, le tue ricette di vita, la tua immagine religiosa o
non religiosa del mondo, possono venir aperte e rinnovate; ma, anche, tu stesso
ti apri e devi metterti di nuovo in cammino. Se ciò accade, permettilo, senza
timore e senza fretta.
Presupponiamo che tu abbia già lavorato a lungo
sulla prima e seconda parte e abbia preso confidenza con i metodi di
meditazoine. Se non fosse così ti preghiamo, nel tuo interesse, di non
cominciare direttamente da questa terza parte, anche se la meditazione religiosa
è quella che ti interessa di più.
❍ Il fascino di una rosa. La dimensione religiosa dell’esperienza
della natura (1)
❍ Introduzione
La meditazione è un avvenimento psichico che
apre all'uomo sfere di coscienza sempre nuove e sempre più vaste, ma che non
presuppone necessariamente un atteggiamento religioso. Le più recenti ricerche
psicologiche hanno potuto chiarire e decifrare molti dei suoi processi; in base
a queste conoscenze e convinzioni, nelle prime due parti di questo corso
abbiamo cercato di offrire vie d'accesso che richiedessero il minor numero
possibile di presupposti, escludendo anche quelli religiosi.
La meditazione è cresciuta nella cornice delle
religioni: gli uomini hanno sempre coltivato l'intuizione che nel cammino verso
l'interno ci si apra un mondo altrettanto determinante di quello che ci
circonda. Ma l'approfondimento della coscienza di sé non allontana
necessariamente dal mondo esteriore: può anche arricchirne la comprensione.
Dipende dai presupposti filosofici o teologici che improntano una determinata
immagine del mondo, e con essa anche una determinata via verso l'interiorità.
Vogliamo dirti in breve una cosa che però non è affatto secondaria: d'ora in
avanti la tua meditazione dovrò essere accompagnata da un consapevole confronto
con questioni vitali come: quale impronta ha lasciato in me il mio ambiente
religioso o non religioso? Come mi comporto verso quest'eredità in parte
conscia e in parte inconscia? Quali sono le mie esperienze più autentiche al
riguardo? E quali sono, invece, soltanto opinioni che ho ricevuto e fatto
proprie da una chiesa, da un indirizzo filosofico, da un gruppo, da una cerchia
di amici, da unacomune corrente di pensiero, senza prendere una poszione
personale?
Le religioni hanno visto e sperimentato
l'accesso a Dio nel mondo interiore che si apre a chi medita, ed ancora di più
nell'armonia fra mondo interiore e mondo esteriore, della quale il meditatore è
consapevole come di una sicurezza che lo sorregge.
Questa dimensione della meditazoine sarà al
centro degli esercizi della prima serie, e la parola "dimensione" è
importante per comprenderli correttamente: perché la principale differenza fra
la meditazione religiosa e quella che hai praticato sinora non consiste in
esercizi speciali, ma nel fatto che può accadervi qualcosa di più. Questo
"qualcosa di più" si potrebbe forse descrivere con un paragone: nella
vita quotidiana molti uomini sperimentano solo superficialmente, in due
dimensioni; ma il meditare dona l'esperienza della profondità, di unadimensione
in più. La meditazione diviene spiccatamente religiosa quando si giunge
asperimentare anche una quarta dimensione, e cioè che ogni esperienza possiede
un centro, e che tutti questi diversi centri coincidono come in un unico
CENTRO. La diversità delle nostre esperienze di vita, che spesso diventa
contraddizione, e quindi tormento e sfida, viene allora controbilanciata dal
CENTRO che, come possiamo sperimentare, le unisce tutte. Nelle tradizioni
spirituali vi sono diversi concetti che tentano di descrivere quest'esperienza:
ad esempio, esperienza del senso della vita, affinità, sicurezza, bellezza. Là
dove si parla di un Dio personale e quindi anche della tradizione cristiana,
gli uomini osano chiamare questo CENTRO "TU", per riassumere con
un'espressione di confidenza umana il loro turbamento interiore. Nella prima e
nella seconda serie ci riallacceremo di proposito ad esercizi precedenti, che
conosci già; solo che ora le istruzioni conterranno anche un invito ad
addentrarti nella dimensione religiosa. Ma troverai anche esercizi che non
partono più dalle tue esperienze personali: per esempio, la struttura di questa
parte del corso è tale da consentirti di partecipare ad importanti esperienze
fondamentali di diverse tradizioni religiose, così che diventino tue personali.
Tieni a mente la regola di base di ogni meditare religioso: onestà e rispetto,
modestia e coraggio sono gli atteggiamenti fondamentali con cui dobbiamo
accostarci alle nostre esperienze passate ed attuali.
❍ I passi della meditazione
E' un vantaggio negli esercizi, attenersi ad uno
svolgimento ben preciso, perché ti aiuta a non essere influenzato dallo stato
d'animo del momento. Ma bada allo stesso tempo che il metodo non si trasformi
in una gabbia soffocante: vi sono momenti in cui devi lasciarti piena libertà.
La meditazoine non funziona senza una finissima sensibilità per i processi
interiori; soltanto tu puoi decidere se ora, in questo momento, è la discilina
che può portarti avanti oppure la libetà; per lo più, comunque, è la disciplina
che crea e garantisce lo spazio libero interiore.
Negli esercizi che seguono attianiti ai soliti
passi: a) Leggi per intero e con attenzione la preparazoine e le istruzioni, e
imprimiti nella mente ciò che in questo esercizio è importante per te
personalmente. b) Sistemati nel tuo posto di meditazione nel modo consueto.
Concentrati sul tuo corpo e sulla posizione in cui siedi: cerca di essere
presente nel tuo corpo in modo del tutto consapevole; c) Poi concentrati sul
respiro: non influenzarlo, ma serviti del ritmo regolare della rspirazoine per
raggiungere la quiete interiore; d) Consenti alla quiete come qualcosa di
preesistente in te, proteggila dai pensieri e dai sentimenti che potrebbero
turbarla, prendi partito per essa. Solo quando ti sei veramente immerso, passa
ai punti specifici dell'esercizio; e) Dopo ogni passo, ritorna alla quiete.
Anche se qualche volta, dopo questo ritorno, è utile ripetere i singoli punti,
il peso principale della meditazione va comunque posto sulla quiete interiore;
f) Quando vuoi concludere l'esercizio, la cosa migliore è concentrarti
nuovamente sul ritmo del respiro, e poi sul corpo. Concludi con un movimento
rilasante della nuca, o meglio, con un consapevole inchino; f) Dedicati infine
al lavoro di elaborazione; se è di grandi proporzioni, stabilisci almeno quando
avrai tempo per farlo.
❍ Esercizio 3.1.1. L'albero
Rileggi gli esercizi sull'albero e fai
riemergere cosa hai sperimentato e compreso. Cerca di ricordare quale di essi
ti ha fatto sentire più vicino all'albero: proprio con quel carattere devi
cominciare questo esercizio. Se avessi voglia di ripetere tutta la serie
dedicata all'albero, per entrare bene in sintonia, meglio ancora.
Istruzioni: Rappresentati il tuo albero nel modo
che ti riesce più facile. Renditi consapevole di ciò che ti unisce a questa
forma di vita così diversa, di ciò che crea tra voi un'affinità. Accetta
quest'affinità e apriti per percepirne il centro: su che cosa è basata? chi o
che cosa crea questa corrispondenza fra voi? Lasciati attrarre dal centro che
origina l'affinità.
Dopo, se questa meditazoine trova un'eco on te,
ripetila nello stesso modo anche con altri esseri viventi e altre cose: fiori,
animali, persone, luoghi...
Rifletti sul fatto che nelle istruzioni non è
stata usata la parola "Dio". Se sei d'accordo sua sulla sostanza che
sul termine, percepisci la presenza divina nell'unione che senti con un'altra
creatura, perché essa corrisponde al piano creativo di Dio. Se il termine non
ti va, cerca comunque di avvicinarti alla sostanza per vie sempre diverse: non
vedere l'affinità che hai sperimentato solo come uno stato d'animo momentaneo,
o come un'arbitraria suggestione, ma cerca piuttosto di percepire quella fora
d'unione capace di tenere insieme il mondo intero.
Se hai tempo e voglia, confrontati col testo che
segue, che rappresenta l'affinità con un albero scoperta nel suo desiderio: IL
MELO: "Vorrei essere le radici, vivere nascosto nell'oscurità sotterranea,
nutrirmi di terra ed acqua affinché per invisibili canali la linfa raggiunga
l'ultima delle tue foglie, l'ultimo dei tuoi fiori, l'ultimo dei tuoi frutti.
La gente si ferma a guardare: guarda come sono verdi le foglie, come sono
splendidi i fiori, come sono dolci i suoi frutti. Essi dimenticano le radici
Ma io vorrei essere le radici." (Hans
Leopold Davi) (autore svizzero)
❍ Esercizio 3.1.2. La rosa
L'esperienza della bellezza è una delle più
importanti porte che si aprono sulla dimensione religiosa.
Ripeti gli esercizi di meditazoine sulla rosa;
potresti anche fare delle esperienze avute materiale di meditazione.
Se la rosa non ti dice nulla, scegli liberamente
di mediare su un altro fiore
Istruzioni: Rappresentati la rosa con
un'immagine interiore, e senti la sua bellezza. Renditi conto che la rosa
incontra in te una sorta di "senso" pronto per lei: tu possiedi
l'"organo" per percepire la sua bellezza. Tu e la rosa siete
correlati l'uno all'altra.
Accetta questa correlazione, ed apriti per
percepirne il centro: su che cosa è basata? Chi o che cosa crea questo rapporto
reciproco? Lasciati attrarre dal centro che origina la correlazione.
Dopo:
· Se questa meditazione trova un'eco in te ripetila su altri
oggetti adatti: un paesaggio, una melodia, un volto, un albero, un filo d'erba.
· Dopo la meditazione può essere utile estendere la rispettosa
meraviglia suscitata dalla bellezza della rosa anche a Dio, che ha dato origine
a questa bellezza, che la rivela.
· Prendi il tempo di esaminare precedenti esperienze della
bellezza, e di approfondire con la riflessoine il loro effetto: sono esperienze
dotate di una grande forza plasmante
· Anche i due testi che seguono sono dedicati, ciascuno a suo modo,
alla dimensione religiosa della bellezza. “Guardate i gigli come crescono:
nonfilano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la
sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del
campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca
fede? Non stata con l'animo in ansia" (Luca, 12,27-28) “La musica è stata
venerata dai mistici di tutti i tempi: quasi ovunque nel mondo, le rerchie più
intime di iniziati l'hanno posta al centro del culto e del servizio divino.
ANche per i Sufi la musica era la fonte della meditazoine, perché sentivano che
fa sbocciare l'anima, che ridesta le facoltà intuitive. Il loro cuore si apre a
tutte le bellezze del mondo interiore ed esteriore, li eleva, ed allo stesso
tempo porta loro la perfezione a cui anela ogni anima" (Hazrat Inayat
Khan).
· In questa serie di esercizi vorremmo guidarti ad un'esperienza
religiosa che tentiamo di descrivere con la parola CENTRO e che mette in
evidenza soprattutto il legame, anzi la correlazione fra noi e gli altri esseri
viventi. Ma l'esperienza religiosa, naturalmene, può avere anche un carattere
del tutto diverso: l'altro essere vivente, ad esempio la rosa, può rivelarsi un
mistero tanto più grande quanto più ci avviciniamo ad esso. Oppure può essere
un dono, scendere come un raggio di luce nella nostra vita, portarci qualcosa
di inaspettato, che non riusciamo a comprendere... Che effetto ha la rosa su di
te? ANche se segui le istruzioni, sentiti libero di farti guidare dagli
incontri interiori nel modo che ti pare giusto. Durante gli esercizi seguenti,
osservati: gli impulsi che ti diamo sono abbastanza forti, o devi mettere in
risalto per conto tuo altri aspetti?
❍ Esercizio 3.1.3. Il monte.
Il monte, a seconda della sua posizione
geografica o dello stato d'animo di chi lo sperimenta, può manifestare dives
qualità: maestà, minaccia, protezione ,sfida. Questa meditazione pone l'accento
su suo carattere di rifugio: il monte, per esempio durante un'escursione, ci
porta fuori dalla solita quotidianità, ci solleva in un altro mondo, e la sua
grandiosa solidità fa crescere in noi una maggiore sicurezza.
Se conosci già l'esperienza che abbiamo
descritto, inizia con essa la meditazoine; se non l'hai ancora fatta, cerca di
suscitarla con l'aiuto dell'immaginazione.
Istruzioni: Rappresentati l'esperienza di essere
su un monte, a tuo agio, calmo, con un'ampia visuale, di essere una sola cosa
con la solidità del monte... Renditi conto che tra te e il monte vi è stato, o
vi è, un legame: il monte ha potuto, o può, significare qualcosa per te.
Accetta questo legame, ed apriti per percepirne il centro: su cosa è basato?
chi o che cosa lo crea?
Fermati in questo centro.
Dopo: se adesso ti è venuta voglia di fare una
passeggiata su un monte, la meditazoine è riuscita. Se non puoi attuare subito
il tuo desiderio, sogna o progetta la passeggiata. Hai delle foto di
un'escursione precedente?
❍ Esercizio 3.1.4. L'acqua
Anche se sei riuscito a percepire il centro che
consente l'esperienza del rapporto interiore con l'albero, la rosa e il mondo,
essi rimangono qualcosa di oggettuale, che ti sta davanti e ei contrappone a
te. La meditazione dell'acqua e del fuoco può cambiare quest'impressione; è
vero che anche l'acqua, sotto forma di mare, fiume, lago, ruscello, è un
oggetto, ma l'acqua in sé, al di là di queste forme oggettuali, la sentiamo
particolarmente affine, come se ne avessimo dentro di noi. Qualcosa di simile
vale per il fuoco.
Questo particolare tipo di affinità ha spinto
per secoli i filsofi ad immaginarsi la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria come
gli elementi fondamentali da cui tutto è composto, anche noi uomini; ad ognuno
di questi elementi hanno collegato sia certi processi fisici umani che certe
espressioni del carattere. Inoltre l'acqua, che nella maggior parte delle
civiltà serve per pulirsi, ha conservato questa funzione anche in molte
religioni, pur se in senso figurato.
Istruzioni: rappresentati, senza riflettervi
sopra, diverse esperienze dell'acqua: la vista del mare, il bagno, la doccia,
il nuoto, la cascata, la traversata di un ruscello freddo ecc. Renditi
consapevole del contatto con l'acqua, ed anche di ciò che fa accadere in te, di
come l'acqua ti cambia. Scopri i tratti che tu e l'acqua avete in comune, e
cerca di vedere come si esprimono nella tua vita. Soffermati nella
consapevolezza di queste corrispondenze e di questi legami.
Dopo: disegna, dipingi, modella creta in modo da
esprimere e approfondire le tue esperienze. Prendi il tempo per farlo subito
dopo l'esercizio o in seguito.
❍ Esercizio 3.1.5. Il fuoco.
Anche con il fuoco abbiamo un'affinità
particolare: la parola "fuoco" serve ad indicare un determinato
tratto di carattere di una persona.
Fuoco e acqua non si manifestano solo in modi
piacevoli, ma hanno anche la forza di distruggere, di far crollare il mondo, di
annientare: su questo sfondo comprendiamo perché entrambi gli elementi sono
sentiti dagli uomini anche come giudizio divino (purificatore).
Istruzioni: soffermati nella percezione del tuo
calore corporeo, che puoi sentire ad esempio nell'espirazione, nel contrasto
con la temperatura della stanza, nei punti in cui il tuo corpo tocca il
sostegno in cui siedi.
Rafforza questa percezione ricordando alcune
esperienze con il fuoco: rivedi la sua fiamma che danza, così attraente ed allo
stesso tempo inavvicinabile. Rappresentati, senza riflettervi sopra, esperienze
in cui sei stato preso da un "fuoco" interiore, ad esempio l'impegno
per una buona causa, la lotta per una persona amata, l'oppressione di una
sofferenza incomprensibile; e cerca di vedere che cosa il fuoco ha fatto di te.
Scopri i tratti che tu e il fuoco avete in
comune, e come si esprimono nella tua vita. Soffermati nella consapevolezza di
queste corrispondenze e di questi legami.
Dopo, prova a leggere il testo seguent ponendo
al centro l'esperienza del fuoco, e cerca di condividerla interiormente, magari
addirittura in una meditazoine. Anche nella tua vita vi è un'esperienza simile?
L'hai già esaminata da vicino? “Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo
suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò
al monte di Diol l'Oreb. L'angelo del signore gli apparve in una fiamma di
fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò d ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma
quel roveto non si consumava. Mosè pensò: 'Voglio avvicinarmi a vedere questo
meraviglioso spettacolo: perché il roveto non brucia?'" (Esodo, 3,1-3)
❍ Esercizio 3.1.6. Sei vivo
Quest'eserczio consiste in un'intensificazione
dei primi passi che compi in ogni meditazione: resterai fermo alla percezione
dei segnali corporali finché essi non ti trasmettano un altro, nuovo messaggio.
Per poterlo ricevere è utile una riflessine preliminare. La maggior parte degli
uomini è solita stimare molto di più i segnali "spirituali" (pensieri,
idee, sentimenti), di quelli "corporali" (tensioni, stimoli, dolori,
sensazioni ecc.), soprattutto nel campo religioso. La meditazione che segue
combatte quest'abitudine: la percezione dei segnali del corpo diviene il punto
di partenza di un'esperienza religiosa perché proprio nel nostro corpo, nelle
sue funzioni e nelle sue reazioni, troviamo senza mascheramenti la realtà della
vita, che può condurci oltre, fino all'incontro con il fondamento di tutta la
vita. L'esperienza insegna che questa meditazione va ripetuta spesso perché
possa avere piena efficacia.
Istruzioni: Rivolgiti con quieta, amorevole
attenzione ai segnali del tuo corpo: registra ogni percezione, sia i segnali
epidermici (reazioni alla temperatura della stanza, punti di pressione
derivanti dagli abiti o dalla tua posizione, segnali di tensione ecc.), sia
quelli dei tuoi organi interni. Comincia dal capo, e spostati lentamente verso
il basso; non perderti in nessuna di queste percezioni, ma rimani sempre in
movimento. Dà un nome breve e preciso ai segnali che registri, e prosegui.
Giunto ai piedi, reimmergiti completamente nella
quiete, ma mantieniti cosciente dei vari segnali, come di un mantello che ti
avvolge e ti ripara: tu percepisci la vita che si è donata e che si dona a te.
Concentrati una terza volta sulle singole
percezioni: inizia di nuovo dal capo e spostati lentamente verso il basso, ma,
a differenza degli altri due giri, questa volta non dare più nomi ai segnali.
Sii cosciente di ciascuno di essi con chiarezza e precisione, ma rinuncia a
limitarli con una definizione.
Giunto ai piedi, reimmergiti completamente nella
quiete.
Dopo: (1) annota e fissa con descrizioni
(2) Fissa per iscritto momenti del quotidiano in
cui hai potuto intensificare l'esperienza della tua dimensione corporale e dei
tuoi sensi.
❍ Esercizio 3.1.7. Trasmetti la vita
Se hai ripetuto spesso l'esercizio precedente
(3.1.6 "sei vivo"), forse hai notato che determinati punti del nostro
corpo sono più idonei di altri al contatto, ad esempio le mani, che sono fatte
per ricevere e creare contatti.
Scegli una persona che ti è vicina e che ti
piacerebbe includere nella tua meditazione.
In quest'esercizio si corre il rischio di
restare fermi in sogni sentimentali. Attento a farne una meditazione.
Istruzioni: calati completamente nelle tue mani.
Fa' fluire la tua attenzione dal cuore nelle mani, caricandole di autentico
amore.
Rappresentati una persona che significa molto
per te: immagina che stia in piedi, oppure seduta o sdraiata, davanti a te, e
toccala lentamente e tranquillamente nei punti che ti sembrano giusti.
Lascia che ciò divenga qualcosa di più di un
contatto superficiale: fà toccare i cuori.
Nei tuoi contatti con gli altri, lascia loro
sperimentare che anche tu vieni da un contatto: tu affidi te stesso e i tuoi
rapporti al sì divino, che vale per te e per tutti.
Dopo: (1) Se ti sei reso conto che tu e magari
altri conducete una vita povera di contatti e li fuggite, familiarizzati con
cautela con queste esperienze sconosciutee forse represse; non pretendere
troppo né da te stesso né dagli altri. Rafforza le tue esperienze, portando la
conversazione su questo tema: allora si può arrivare a parlare del desiderio di
contatto, ma anche della paura di esso.
(2) Se ti pare il caso, puoi tentare di eseguire
questa meditazione anche con altre parti del corpo, così come le persone che si
amano non conoscono brama più grande di quella di esprimere la loro unione
interiore anche con la massima unione corporale.
Fa' di questo esercizio una meditazione,
armonizzando fra loro il contatto interiore e quello esteriore, il tuo essere
toccato e il toccare l'altra persona.
Non si tratta di anticipare, ad es., o di
sognare un incontro sessuale: nella meditazione bisogna scoprire fino in fondo
il valore creatvo di un incontro di contatto, per poterlo vivere in modo più
aperto e completo.
❍ Esercizio 3.1.8. Sfere vitali - Zone di tensione
Noi uomini ci sperimentiamo come esseri legati
alla terra. Lo dice tutta la nostra vita, lo dice la storia dell'evoluzione. Ma
noi uomini siamo anche quegli esseri che tendono a elevarsi al di sopra della terra,
che conoscono la brama di lasciarla sempre di più dietro di sé. Siamo i figli
dello spirito: questo lo dicono le religioni.
Fa parte della vita umana conservare questa
doppia origine, anche se spesso la viviamo come tensione.
Istruzioni: Calati a lungo e intensamente nella
zona del bacino, così da sperimentarvi calore, espansione e rilassamento.
Sentiti a casa nel bacino, riparati in esso.
Consideralo la tua terra: da lì giungono le
forze vitali che ti fanno vivere.
Dona loro la tua fiducia.
Fa' salire lentamente la tua attenzione verso
l'alto, lungo la colonna vertebrale, e concentrala sulla sommità del capo;
percepisci da questo punto tutta la testa.
Considera la sommità del capo il tuo cielo: da
lì viene la guida che conferisce alla tua vita il suo senso unico. Tienti
aperto ad essa.
Fai scorrere la tua attenzione su e giù fra
questi due punti: bacino e sommità del capo, terra e cielo, corpo e spirito. In
questo movimento scorrevole annulla l'abitudine di pensare e di sperimentare in
una contrapposizione di poli, perché noi siamo persone umane nella misura in
cui ci manteniamo, ci muoviamo in questa tensione, cercando il
"CENTRO" e sentendoci attratti e sorretti da esso.
Dopo: il segno che raffigura lo Yin e lo Yang
esprime il confluire di correnti opposte. Riesci, nella meditazione, e forse
addirittura nella vita, ad unire i due poli? O uno dei due domina ancora
l'altro? O forse hai paura di uno di essi, così da fissarti sull'altro?
❍ La terra, nostra madre. La dimensione religiosa dell’esperienza
della natura (2)
❍ Esercizio 3.2.1. Respirare nello spirito divino
In molte lingue, compreso ebraico e aramaico e
greco, la stessa parola può significare aria, vento, tempesta, respiro, spirito,
anima.
L'immagine biblica dell'uomo conosce dunque
un'anima, uno spirito in movimento, ed anzi in un movimento che dipende
completamente dall'impulso divino.
La meditazione del respiro che hai eseguito
sinora può dunque diventare una meditazoine del nostro spirito, del movimento
divino in noi. Proprio questo intende, ad esempio, questo testo tratto dalla
tradizione ebraica: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del
suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente"
(Genesi 2,7).
Istruzioni: Concentra la tua attenzione sul
flusso del respiro.
Considera il respiro come l'impulso decisivo per
la VITA, ed accoglilo con profonda gratitudine.
Percepisci la fonte di questo flusso del
respiro, e renditi consapevole di quanto tu e la tua essenza vitale siate
legati ad essa.
Dopo: se la meditazione del respiro diventa
importante per te, in molte tradizioni religiose troverai preziosi spunti per
la meditazione. I testi citati qui sotto si prestano tutti a essere meditati
ripetutamente. “Tutti (le creature) da te aspettano / che tu dia loro il cibo
in tempo opportuno. / Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, / Tu apri la mano, si
saziano di beni. / Se nascondi il tuo volto, vengono meno, / togli loro il
respiro, muoiono / e ritornano nella loro polvere. / Mandi il tuo spirito, sono
creati, / e rinnovi la faccia della terra" (Salmo 103 [104], 27-30)
"Ogni essere che respira dia lode al
Signore" (Salmo 149 [150],6) “E' fulgente / più sottile del sottile, / In
esso risiedono i mondi ed i loro abitanti. / Esso è l'indistruttibile Brahman,
/ è il respiro, la parola, l'intelletto. / Esso è la verità, l'immortale. /
Sappi, o caro, che Esso è la meta da raggiungere" (Mundaka-Upanisad II)
❍ Esercizio 3.2.2. La terra, nostra madre
I diversi aspetti che nelle precedenti
meditazioni hai approfondito e di cui sei divenuto consapevole sono sempre
iniziati con l'esperienza di sentirci esseri viventi fra altri esseri viventi,
di sapere che il dono è stato fatto anche d altri; così ora possiamo passare ad
un esercizio dedicato alla terra, anzi al cosmo. La terra come parte
dell'intero cosmo produce una ricca moltitudine di forme di vita, è allestita
per il loro sostentamento, possiede una sorprendente vitalità. Noi viviamo
della terra con troppa ovvietà; quest'ovvietà che spesso ha un effetto
distruttivo, dovrebbe lasciare il posto ad un rapporto consapevole, rispettoso,
protettivo, con la terra e con la sua ricchezza. Il modo migliore di prepararsi
a questa meditazione è rappresentarsi alcune buone esperienze della natura.
Istruzioni: Renditi consapevole (il modo
migliore è sotto forma di immagini interiori) di quanto, ed in quale forma, hai
a che fare con la terra, con il cosmo: toccarla, vivere su di lei, rispettarla,
calpestarla, sfruttarla, sentire come propri i suoi ritmi, ferirla...
Soffermati su un'esperienza che desti in te il
desiderio di essere ancora più intensamente legato alla terra.
Fa' nascere da questo desiderio una salda
fiducia: confida nella forza rassicurante della terra, del cosmo.
Cerca di vedere che neppure la terra, il cosmoè
è il fondamento ultimo della vita, ma che anch'essa può adempiere ai suoi molti
compiti solo perché è sorretta da una forza superiore. Condividi la fiducia che
la terra ripone in questa forza.
Dopo: (1) sicuramente conosci poesie, quadri e
film dedicati alla bellezza del nostro pianeta; forse puoi portare avanti la
tua meditazione esponendoti consapevolmente a queste esperienze trasmesse in
forma artistica.
(2) Ancora migliore è il contatto diretto con la
terra: visita luoghi da cui ti senti donare la vita, e scopri per mezzo loro la
forza della terra, ma anche la tua dipendenza da essa.
(3) In un'epoca in cui diventa sempre più chiaro
quanto l'uomo ha già sfruttato, deturpato, profanato e distrutto la terra, una
meditazione sudi essa è anche l'inizio di un nuovo comportamento. Benché coloro
che traggono profitto dalla distruzione della terra impieghino ogni mezzo per
non far conoscere al pubblico fatti terribili, tu ne sai comunque abbastanza:
non rimuoverli, ma prendili come impulso per un nuovo comportamento personale e
per un nuovo orientamento sociale a cui potresti collaborare come guida.
(4) I testi che seguono ti aiuteranno e
proseguire e approfondire la meditazione sulla terra “Noi apparteniamo alla
terra. Essa è la nostra forza. E noi dobbiamo rimanerle vicino, o siamo
perduti" (Narritjin Maymuru Yrrkala, aborigena australiana) “Così la terra
è la madre delle diverse specie: è la madre di tutti, perché tutto ciò che ha
forma e vita di natura terrena sorge da essa, e perché, infine, l'uomo stesso
fu creato con polvere della terra" (Ildegarda di Bingen). “Dev'esservi un
nuovo contatto fra l'uomo e la terra: la terra dev'essere vista e udita e
toccata e odorata e gustata in modo nuovo; si deve giungere ad un rinnovamento
del sapere basato sulla conoscenza esatta del dolore e della gioia, del rischio
e della responsabilità della vita in questo mondo" (Wendell Berry).
❍ Esercizio 3.2.3. Siamo creature della terra
In molte tradizioni religiose ha un ruolo
centrale la gratitudine dell'uomo verso il creato, ed attraverso di eso verso
il creatore. Questa gratitudine ed il corrispondente atteggiamento di
responsabilità hanno trovato commovente espressione presso le varie tribù degli
indiani d'america. Le righe che seguono sono tratte da un canto dei Navajo:
"La terra, la sua vita sono io, / la terra, i suoi piedi sono i miei
piedi, / la terra, le sue gambe sono le mie gambe,
/ la terra, il suo corpo è il mio corpo, / la
terra, i suoi pensieri sono i miei pensieri, / la terra, la sua lingua è la mia
lingua".
Leggi più volte questo testo e inizia
l'esercizio con la frase che al momento ti sembra esprimere meglio l
adipendenza reciproca di terra e uomo.
Istruzioni: raccogliti attraverso i soliti
passi. Ripeti silenziosamente la frase che hai scelto per la meditazione,
assaporala, approfondisci il suo doppio significato: ho bisogno della terra, la
terra ha bisogno di me...
Evoca immagini che ti mostrino come sarebbe uno
stile di vita corrispondente a questa dipendenza reciproca.
Lascia che la frase, e le eltre frasi del canto,
ti parlino; prendi coscienza di ciò che queste parole destano in te:
smarrimento, gioia, gratitudine, responsabiltà...
Dopo, puoi arricchire la tua meditazoine
leggendo l'Inno all'Universo, di Teilhard de Chardin.
❍ Esercizio 3.2.4 La bellezza del creato: un’immagine dell’affetto di
Dio.
Per lo più sono le persone con doti mistiche che
sviluppano una sensibilità per la presenza di dio e trovano per
quest'inebriante presenza parole nuove, inusitate, talvolta persino scandalose
per le orecchie ortodosse. Le tradizioni e le pratiche mistiche dell'Islam sono
chiamate "sufismo", e gli uomini e le donne che le seguono sono i
Sufi o i dervisci. Maulana Gialal ad-Din Rumi (1207-1273) è uno dei più grandi
maestri mistici del sufismo; dalla sua opera teologica e poetica
"Mathnawi" sono tratte le domande che seguono in cui egli celebra
come rivelazione divina l'armonia e la bellezza di un giardino. “Come possono
le fonti zampillare, chiare come vetro? / Come parla la rosa in segreto col
giardino? / Come si unisce il gelsomino alla tenera viola? / Come può il
platano aprire le sue mani? / Come può un albero stare saldo a capo alzato? /
Come possono i boccioli, in primavera, allargare così ampiamente il loro
mantello? / Come può la guancia del tulipano ardere di sangue, / e la rosa
trarre oro dalla sua borsa? / Come può l'usignolo sentire il profumo della rosa
/ e la colomba chiamare: "Dove? Dove?". /
Come può questa terra mostrare il suo segreto /
e fare del giardino un altro cielo? / Da dove ricevono tutti tanto splendore? /
Da Lui, che è misericordioso, compassionevole e potente!".
Preparati leggendo più volte questo testo,
finché una delle domande non desterà in te il sentimento della meraviglia, e
sarai pronto a percepire la bellezza e l'armonia della creatura.
Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i
soliti passi. Ripeti nella quiete interiore la domanda che desta in te più
cosa: immagini della natura, piante, alberi, animali, ruscelli, esperienze di
sicurezza e di armonia.
Nella tua quiete interiore lascia spazio anche
alla disponibilità a percepire il creatore, la forza amorosa e modellatrice che
ha contemplato e sviluppato la moltitudine delle creature. Cerca di condividere
la meraviglia e la gratitudine del poeta.
Dopo: potresti leggere e meditare anche questa
poesia: “Loto, / immacolato sull'acqua, / l'ornamento dei petali / composto
come versi virgiliani: / oh, gli esercizi spirituali della natura! / Il culmine
della gioia / al di là di ogni sfrenatezza, / e il vittorioso senso di umiltà,
/ preformati nella crescita di una rosa!" (Franz Fassbind)
❍ Esercizio 3.2.5. Il soffio della vita
Nessun'altra religione ha con la meditazione un
legame così stretto come le diverse correnti dell'induismo, e il loro
linguaggio religioso è nato dalle esperienze meditative.
Nell'induismo è cosa ovvia che Dio possa essere
sperimentato nel creato, attraverso il creato. Quest'esperienza di Dio ha tre
caratteristiche che a noi occidentali possono in un primo momento apparire
estranee: la prima è che della forza creatrice si può parlare in divesi modi,
nella forma del racconto mitologico, in forma non personale e in forma
personale. La seconda è che i dati esteriori del creato possono anche essere
illusioni, e quindi bisogna superare le percezioni sensoriali; la terza,
infine, è che il divino è presente anche nell'uomo, e il compito centrale di
ogni vita è scoprire questa presenza e far culminare il proprio sviluppo nel
divino.
Il testo seguente, tratto dall'Atharva-Veda,
chiama Dio "prana", soffio della vita, energia vitale (parla quindi
di lui in modo non personale): questo soffio è presente ed operante ovunque.
Procedi come negli esercizi precedenti: scegli il passoche ti aiuta meglio ad
accettare e ad accogliere idee che forse ti sono estranee, ad assaporarle e a
farle tue. “Onore al soffio vitale / nel
cui potere è tutto questo mondo; / lui che è divenuto signore di tutto / e in
cui tutto ha posto / ... / Onire sia a te, soffio vitale, / quando inspiri e
quando espiri, / onore sia a te quando ti avviciini, / onore sia a te quando ti
allontani; / onore sia a te in ogni tuo aspetto. / Il soffio vitale riveste le
sue creature / come un padre i suo caro figlio; / il soffio vitale infatti è il
signore / di tutto ciò che respira. / O soffio vitale, non volgerti via da me.
/ Tu non sarai mai separato da me... / Io ti lego in me, o soffio vitale, /
perché possa io vivere".
Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i
soliti passi.
Ascolta il soffio della vita che scorre
percettibilmente, udibilmente nel tuo respiro.
Tieniti aperto all'esperienza del soffio della
vita, del flusso di energia che scorre in te, che scorre fra te e gli altri
uomini, che scorre verso di te in ciò che ti fa vivere.
Fatti guidare dalle frasi del testo che ti
dicono qualcosa: cerca di vederti attraversato da una pulsazione, da un flusso
come se tu fossi "respirato".
Dopo: Forse l'antico racconto della creazione
all'inizio della Bibbia ora ti dice qualcosa di nuovo e di diverso, e ti
servirà da spunto per la meditazione: "Quando il Signore Dio fece la terra
e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre
era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e
nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per
irrigare tutto il suolo - allora il Signore
Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò
nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente"
(Genesi 2,4-7).
❍ Esercizio 3.2.6. Madre, ordinatore, antenato
Il secondo esempio proviene dalla
"Bhagavad-Gita", e parla di Dio in forma personale: Krishna si rivela
come la potenza creatrice che regna su ogni cosa.
A seconda della tua origine ed impronta
culturale, può riuscirti più o meno difficile immedesimarti nel modo non
personale di parlare con Dio, o in quello personale, nel mondo d'esperienza di
un'altra religione o della religione in generale: a seconda dei casi proverai
una sensazione di familiarità o di estraneità. Considera sempre la meditazione
uno spazio libero in cui, al sicuro e senza mascheramenti, puoi aprirti a nuovi
sensi e a nuove esperienze.
Scegli nel testo le frasi che ti piacciono di
più, e serviti della meditazione per avventurarti nella fiducia che esprimono:
noi uomini siamo invitati a partecipare consapevolmente a Dio, la più intima
essenza ti tutte le creature, a servirlo con amore. “Il Beato disse: / Io sono
il padre di questo mondo, / io ne sono la madre, l'ordinatore, l'antenato, / il
conoscibile e il mezzo di purificazione, / la mistica sillaba OM, / tutte le
sacre scritture nel loro insieme. / Io sono la meta, l'alimento, / il
Signore, il testimonio, / la casa, il rifugio,
l'amico, / la nascita, la morte, la patria, / il tesoro, il seme
indistruttibile. / ... / Io sono lo spirito / che sta nel cuore di tutti gli
esseri, / io sono il principio, il mezzo, / il fine degli esseri".
Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i
soliti passi. Ripeti dentro di te le parole del testo in cui ritrovi esperienze
tue, in cui prende vita il tuo anelito unendolo a questa risposta d'amore.
Dopo: prendi consapevolmente il tempo di
riflettere sulla tua personale religiosità, o non religiosità, magari con
annotazioni, oppure cercando il colloquio con una persona che ti sembra vivere
in modo onesto e aperto. Potresti scrivere a qualcuno una lettera - che non
devi necessariamente spedire - in cui esponi brevemente le tue vedute e la
storia del tuo rapporto con la religione. Per questo ti sarebbe di aiuto
osservare con chiarezza e senza pregiudizi le tue reazioni agli esercizi precedenti.
❍ Esercizio 3.2.7. In comunione con l’intero creato davanti a Dio
Nella tradizione cristiana, Francesco d'Assisi
(1181-1226) ha espresso nel suo "Cantico di Frate Sole" la propria
esperienza mistica: nella correlazione delle creature operano l'amore e la
provvidenza di Dio, e noi, conoscendo le creature, possiamo comprendere non
soltanto noi stessi, ma anche la natura divina.
Il "Cantico di Frate Sole" offre
materiale per molte meditazioni. Dovrai essere tu a stablire quanto tempo e
quanta attenzione vuoi dedicargli: inizia con le strofe che ti dicono di più,
ma non trascurare del tutto neppure quelle che senti estranee. Il “Cantico di
Frate Sole" per le proprie creazioni; forse, attraverso questi confronti
artistici, riuscirai a penetrare più profondamente nelle esperienze di
Francesco d'Assisi. “Altissimu, onnipotente, bon Signore, / tue so' le laude,
la gloria e l'honore et onne bedictione. / Ad te solo, ALtissimo, se konfano /
et nullo homo ène dignu te mentovare. / Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le
tue creature, / spetialmente messor lo frate sole, / lo qual'è iorno, et
allumini noi per lui. / Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: / de
te, Altissimo, porta significatione. / Laudato si', mi' Signore, per sora luna
e le stelle: / in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. / Laudato
si', mi' Signore, per frate vento, / et per aere et nubilo et sereno et onne
tempo, / per lo quale a le tue creature dài sustentamento. / Laudato si', mi'
Signore, per sor'acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
/
Laudato si', mi' Signore, per frate focu, / per
lo quale ennallumini la nocte: / et ello è bello et iocundo et robustoso et
forte. / Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, / la quale ne
sustenta et governa, / et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. /
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore / et
sostengo infirmitate et tribulatione. / Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
/ ka da te, Altissimo, sirano incoronati. / Laudato si', mi' Signore, per sora
nostra morte corporale, / da la quale nullu homo vivente pò skappare: / guai a
cquelli ke morrano ne le peccata mortali; / beati quelli ke trovarà ne le tue
sanctissime voluntati, / ka la morte secunda no 'l farrà male. / Laudate e
benedicete mi' Signore et rengratiate / e serviateli cum grande
humilitate".
Istruzioni: raggiungi la quiete. Cerca di
lasciarti trasportare da singole frsi nella lodi di DIo, nell'adesione a DIo.
Integra in questa lode anche le creature (i fratelli
e le sorelle) che sono divenute importanti per te. Resta immerso nella quiete,
orientato a DIo insieme all'intero creato.
Dopo: se desideri approfondire questo tipo di
idee, formulate nel linguaggio del nostro tempo, ti consigliamo "Canto
all'amore", scritto dal poetaed uomo politico Ernesto Cardenal (Ed.
Cittadella, 1982, pp. 168).
❍ La riuscita dell’amore: la dimensione religiosa dei rapporti umani
(1)
❍ Introduzione agli esercizi
Hai dietro di te molte ore di meditazione
dedicate alla scoperta e all'approfondimento dei tuoi rapporti umani, e
sicuramente anche ore di riflessione e di lotta: perché nella sfera dei
rapporti umani non ci sono donate soltanto le esperienze più belle, ma spesso
anche le più difficili.
A seconda della storia della tua vita, può darsi
che tu abbia sviluppato una coscienza della dimensione religiosa, cioè del
mistero dei rapporti umani: il senso del compito che abbiamo gli uni verso gli
altri, il rispetto per lo sviluppo di un'altra persona, la responsabilità verso
coloroche ci sono affidati, l'estasi interiore, e forse anche esteriore,
dell'incontro con l'amato Tu. E' difficile descrivere con precisione la
dimensione religiosa di un rapporto, ma forse l'idea del centro può di nuovo
aiutarti a capire che cosa intendiamo: ciò che io stesso metto in un rapporto e
ciò che significa in esso l'altra persona, consapevolmente o no, sono sorretti
e determinati da un centro sul quale né io né l'altro abbiamo potere. Questo
centro riceve un proprio valore, una propria dinamica, diventa un nucleo
vitale. La dimensione religiosa delle nostre varie relazioni è descritta bene
anche da questo brano: "L'amore autentico è espressione dell'intoccabilità
e della dignità di ogni vita umana. Esso prende sul serio ed alla lettera
l'espressione "inter" nel concetto di "rapporti
INTERpersonali": infatti ciò che si verifica realmente nelle tante
manifestazioni dell'amore sta "fra" noi. Non è né io né tu. E' un
"noi", un mistero che non afferriamo e che in ultima anaisi no è
prodotto da noi, con il quale non possiamo operare, che si sottrae
continuamente al nostro controllo. Questo mistero, questo "noi"
dell'amore autentico, è la terza forza, è ciò che Dio opera in noi e fra
noi" (Johannes Thiele)
Ciò che avviene nei nostri incontri e nelle
nostre relazioni vive di movimento, di cura e di sorpresa, di fiducia e di
dedizione; ed è quasi impossibile trasporre questo movimento nella meditazoine.
E tuttavia l'avvenimento della meditazione, il suo processo interno, può essere
impiegato in più modi nella sfera dei rapporti umani: a) per donare, ad
esempio, maggior profondità, più spazio ad un rapporto; b) pre indagare sulla
"terza forza" o "centro" di un incontro; c) per concedere a
una persona - e a noi stessi in rapporto con essa - nuove possibilità di sviluppo;
d) Per liberare il nostro sì a una data persona, nello spazio protetto della
quiete, liberato da ogni limitazione e da ogni paura.
La parola "responsabilità" riassume
tutto ciò, se non la carichi delle idee di prestazione e di oppressioine.
Nella seconda parte ("La scoperta
dell'amore") sei già stato guidato verso la responsabilità nella seconda
serie di esercizi, intitolata "il proprio albero genealogico", nella
quarta, "Tu sei responsabile della tua rosa", e nella settima,
"Tutti gli uomini sono degni di amoe". Le prossime meditazioni si
riallacciano spesso a questa serie: può esserti utile rileggere gli esercizi
della parte precedente, e confrontarti anche con le note che hai scritto
allora. COnsideriamo la responsabiltà il passo decisivo nella nostra presa di
coscienza, se vogliamo percepire il centro dei nostri rapporti. Negli esercizi
vorremmo farti scoprire che essa non è qualcosa di artificiale, di aggiunto, ma
è ciò che ci rende più profondamente pronti per un rapporto; assumendoci la
responsabilità, sperimentando una nuova forza nel rapporto e dal rapporto, così
da essere alla fine capaci di avere relazioni anche con le "creature più
deboli". Oggi, infatti, viviamo dal punto di vista sociale ed ecologico in
situazioni in cui i più forti debbono consapevolmente fare qualcosa per i più
deboli, anche se questi spesso non hanno possibilità di sostenere o far valere
i propri diritti...
❍ Le fasi della meditazione
Attieniti al solito svolgimento, sia nella
preparazione che durante l'esercizio vero e proprio. Ricorda: se mediti su una
determinata persona, devi averla scelta già durante la preparazione. Le persone
con cu hai un rapporto prevalentemente o esclusivamente sessuale non sono
adatte, peché in questo caso corri il pericolo di inseguire durante la
meditazione i tuoi ricordi sessuali. Se durante il lavoro di elaborazione
scopric he, a causa di un'inquietudine emotiva, non sei riuscito a eseguire una
vera meditazione, cerca di raggiungere la calma ripetendo altre volte
l'esercizio, in modo che lo stimolo emotivo diminuisca un po', o scegliendo
qualcuno che ti ecciti di meno.
Segui questo svolgimento: a) leggi per intero e
con atenzione la preparazoine e le istruzini, e imprimi nella mente ciò che in
quesot esercizio è importante per te personalmente;
b) sistemati nel tuo posto di meditazione nel
modo consueto; c) Concentrati sul tuo corpo e sulla posizione in cui siedi:
cerca di essere presentenel tuo corpo in modo consapevole; d) Poi concentrati
sul respiro: non influenzarlo, ma serviti del ritmo regolare della respirazoine
per raggiungere la quiete interiore ; e) Consenti alla quiete come qualcosa di
preesistente in te; lascia scorrere via i pensieri e i sentimenti che
potrebbero turbarla. SOlo quando vi sei veramente immerso, passa ai punti propri
di ogni esercizio.
Esegui ora i passi speciali che vengono indicati
in ciascun esercizio. a) dopo ogni passo, ritorna alla quiete, che costituisce
il vero spazio di sviluppo della meditazione b) Quando vuoi concludere
l'esercizio, la cosa migliore è concentrarti nuovamente sul ritmo del respiro,
e poi sul corpo. Concludi con un movimento rilassante della nuca, o meglio, con
un consapevole inchino. c) dedicati
infine al lavoro di elaboraione, subito, se puoi, oppure rimandalo a un momento
adatto.
❍ Esercizio 3.3.1. La persona determinante (1)
La preparazione migliore è ripetere l'esercizio
omonimo (2.2.2) della seconda parte. Ora scegli per questa meditazione la
stessa persona, o se ne hai motivo, un'altra: dovrebbe comunque essere qualcuno
che bbia svolto, o svolga ancora, un ruolo determinante nella tua vita. Durante
l'esercizio cerca di percepire questa persona come un'immagine interiore.
Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati
la persona che hai scelto per la meditazione: fà scorrere tra voi, senza
parole, ciò che vi unisce, come un raggio di luce che va da cuore a cuore. Dà
alla tua quiete interiore una sfumatura di consenso: tu permettiche esista
questo rapporto, lo accetti, te ne assumi la responsabilità. Apriti alla forza,
alla "grazia" che il rapporto può sviluppare ora che lo accetti.
Soffermati sulla domanda: che cosa o chi ci ha correlati l'uno all'altro? Dove
sta il centro del nostro rapporto?
Dopo: Prendi il tempo di riassumere in una breve
lettera di ringraziamento la storia del rapporto che hai meditato. A chi
indirizzerai questa lettera?
❍ Esercizio 3.3.2. La persona determinante (2)
Seguendo le indicazioni che ti abbiamo dato per
l'esercizio precedente potrai utilmente ripetere la meditazione prendendo come
"oggetto" la persona sulla quale hai meditato nella seconda parte,
all'esercizio 2.2.7 ("La persona determinante>Esercizio C")
❍ Esercizio 3.3.3. Alla fonte della responsabilità
La preparazione migliore è ripetere l'esercizio
2.4.1 ("Responsabilità di sé"). Durante tutto l'esercizio concentrati
intensamente sul ritmo del respiro, ma fallo con la massima prudenza: non devi
influenzare o regolare la respirazione, ma soltanto osservarla e raggiungere la
calma attraverso il suo fluire regolare.
Istruzioni: Raggiungi la quiete. Osserva il
ritmo del tuo respiro. Goditi il respiro, cerca di sentire in esso il sì della
vita, che scorre verso di te così, semlicemente ,come un dono gratuito. Al
ritmo del respiro cerca anche, in modo sciolto e giocoso, di rappresentarti
persone che si sono interessate a te, pronunciando così il sì della vita.
Tieniti aperto a questa pienezza di vita che hai ricevuto e che ricevi anche
adesso, avvertibile nel respiro. Accetta il sì della vita, assumendoti così la
responsabilità di essa.
Dopo: se hai trovato faticoso questo esercizio,
impegnati, in un momento adatto, a riflettere sulla tua storia: quali possono
essere le cause delle ferite e degli ostacoli che ti impediscono di accettare
la vita e di assumertene la respnsabilità Forse è persino necessario parlare
con qualcun altro di questo roblema, con qualcuno che conosca bene la tua vita,
uno psicologo o una persona esperta di "curad'anime".
❍ Esercizio 3.3.4. Tu ed io: “noi”
Preparati rpeendo l'esercizio 2.8.7 omonimo. Ora
molti esercizi ti hanno indirizzato erso l responsabilità. Questo vocabolo
contiene la parola "risposta", prché responsabilità significa in
ultima analisi: io mi impegno consapevolmente con la parola he mi sta di
fronte", con la parola integrante e di sfida che è per me un'altra prsona,
per essere a mia volta risposta a questa parola.
Esegui questa meditazione rappresentandoti
qualcuno che ha un grando valore nella tua vita.
Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati
te stesso: sei in meditazione. Rappresentati l'altro: anche se in questo
momento non siete insieme, non parlate, vi è comunque ra voi un legame, una
responsabilità. Cerca di vedere, di udire, di sentire la “responsabilità":
voi siete l'uno per l'altro parola-risposta-domanda-preghiera-eco-conferma...
Soffermati sulla domanda: che ocsa o chi ha
donato il rimo suono di questa catena di parole e di risposte, che cosa o chi
le ha messe insieme?
❍ Esercizio 3.3.5. Il centro dell’amicizia
Scegli una persona con cui attualmente o nel
passato hai potuto vivere una lunga amicizia.
Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati
il tuo amico/amica. Renditi consapevole, con lo sguardo interiore rivolto a
questa persona, che vi sono stati tempi in cui sei stato animato e sorretto
dalla forza suscitata dall'amicizia; ma vi sono stati anche tempi in cui hai
dovuto investire forza nell'amicizia perché questa potesse continuare ad
esistere... Rimani in un atteggiamento di fiducia nella forza dell'amore, che
può scorrere dentro di te in molti modi: come dono di un altro a te, come tuo
dono a un altro, come forza capace anche di sostenere tensioni, di superare
l'egoismo.
❍ Esercizio 3.3.6. Accogliere i piccoli
Il significato più profondo di
"responsabilità" si manifesta là dove qualcuno trova la risposta
giusta nei confronti di persone più deboli, facendo sentir loro non la sua
superiorità di forze, ma il suo aiuto comprensivo.
Questa responsabilità verso esseri più deboli e
indifesi è più facile da realizzare nei rapporti con i bambini, sia i nostri,
sia altri che ci sono stati affidati. Esegui questo esercizio rappresentandoti
un bambino reale, un bambino per cui sei stato o sei "risposta", un
bambino verso cui hai mostrato o mostri della responsabilità.
Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati
il bambino: vedi quanto è inerme e indifeso. Renditi conto di quanto un
bambino, nel nostro mondo di adulti, ha bisogno della nostra parola, della
nostra risposta, della nostra responsabilità. Rievoca situazioni e momenti in
cui sei stato (o sei) una risposta per questo bambino.
Cerca di percepire quanto ti cambia il fatto di
essere responsabile di un bambino, di essere per lui una risposta.
Dopo: (1) Questa meditazione potrebbe farti
capire ciò che intendeva Gesù con le sue diverse affermazioni circa i bambini:
chi si accosta a un bambino e gli dona l'attenzione necessaria per la sua vita
realizza l'amore creativo di Dio e si rende tramite di quest'amore; chi,
nonostante tutte le tensioni e le resistenze, riesce a sviluppare nella sua
vita una fiducia infantile, si apre all'amore divino, che è presente quando
meno ce lo aspettiamo; anzi, provoca questo amore. Nelleafermazinoi di Gesù
diventano evidenti la sua fiducia nell'operato divino e anche la sua
disponibilità a continuarlo lui stesso.
(2) Le affermazioni di Gesù sono molto adatte
per la meditazione, per l'approfondimento dell'esercizio precedente.
"Preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: 'Chi
accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non
accoglie me, ma colui ch mi ha mandato'" (Marco, 9,36-37). “Gli
presentavano dei bambini preché li accrezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
Gesù, al vedere questo, si indignò e disse loro: 'Lasciate che i bambini vengan
a me e non glielo impedite, perché a hi è come loro appartiene il regno di Dio.
In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non
entrerà in esso'. E prendendoli tra le braccia e imponendo loro le mani li
benediceva" (Marco 10,13-16)
❍ Pace per tutti: la dimensione religiosa dei rapporti umani (2)
❍ Esercizio 3.4.1. La natura è indifesa
Diventa sempre più evidente che dobbiamo
riscoprire la nostra posizione nella natura, perché per troppo tempo l'uomo se
ne è creduto il padrone assoluto: ha disposto di essa, si è appropriato dei
suoi tesori, ha saccheggiato e distrutto la terra... Questa non è stata una
risposta alla terra, non è stata responsabilità verso la natura, perché la
natura è indifesa...
Istruzioni: raggiungi la quiete. Rappresentati
con immagini interiori luoghi in cui hai potuto sperimentare la grazia e la
ricchezza della natura: senti che cosa significhi assumersi una responsabilità
verso di essa.
Rappresentati con immagini interiori luoghi in
cui hai percepito le ferite che noi uomini abbiamo inferto alla natura; senti
che cosa significhi assumersi una responsabilità verso di essa.
Noi siamo inseriti nella natura, siamo esseri di
questo grande creato; e allo stesso tempo la natura ci è affidata, siamo
responsabili del creato. Senti che cosa significhi assumersi una responsabilità
verso la natura.
Dopo: (1) Responsabilità verso la natura nei
piccoli doveri quotidiani: come deve esprimersi nel luogo in cui vivi
concretamente la tua cura per la natura? Non restare fermo a idee generiche, ma
fatti venire in mente, per amore della natura, azioni concrete...
(2) la vulnerabilità della natura è divenuta
oggi anche un tema della letteratura. Nel seguente brano Franz Fassbind fa
esprimere alla terra la sua sofferenza, la fa parlare con formulazioni bibliche
che ricordano frasi della passione di Gesù e dei salmi di lamento dell'Antico
Testamento, indicando così la dimensione religiosa della distruzione della
natura.
"Parole del pianeta stremato: Io sono come
l'uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti.
Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia
tunica hanno gettato la sorte. Mi hanno assalito come lupi feroci; hanno forato
le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Con orrore guardo
il mio corpo, la pelle del mio corpo e il colore della mia pelle. Dalle mie
piaghe sale il fetore della disperazione. Hanno avvelenato i miei mari e fatto
delle mie terre un deserto; i miei granai sono vuoti, perduta è la mia forza.
Sono divenuta la luna della mia luna.
Hanno ordinato la soluzione finale, e questa
volta l'hanno anche realizzata: il mio involontario strip-tease nel varietà
globale del teatro cosmico.
Ma vi è ancora un samaritano in viaggio fra il
mondo dell'odio e il mondo dell'amore, che ci ha promesso la redenzione e
manterrà la sua parola, quando ritornerà a giudicare e salvare come nella
Sistina: vittorioso e nudo, preché rivesito soltanto dell'onore della mia
povertà.
Nulla che possiamo pensare è impossibile. Voglio
portare la speranza, l'unica veste che mi rimane" (Franz Fassbind)
❍ Esercizio 3.4.2. Pace per tutti (1)
Il modello dei prossimi due esercizi è quello
degli esercisi 2.7.4 ("Divido con altri la sicurezza e
l'amore>Esercizio A"), 2.7.5 ("Divido con altri la sicurezza e
l'amore: Esercizio B"), 2.7.6 ("Divido con alri la sicurezza e
l'amore: Esercizio C"), 2.7.7 ("Divido la sicurezza e l'amore con
tutti"). Sullo stesso modello si basano molte meditazioni di monaci
buddhisti; perché oltre a una pratica meditativa che mira ala liberazione dalle
percezioni sensoriali e dalle condizioni sociali e psichiche, questi monaci
conoscono anche un modo di meditare che deve aiutarli a realizare sempre meglio
nella loro vita deterinati atteggiamentifondamentali come la pace, l'amore, la
compassione, il distacco. Nella meditazione essi imparano questi atteggiamenti
attraverso passi accortamente misurati: così la disponibilità alla pace viene
esercitata dapprima come atteggiamento del tutto interiore, poi si esegue
(sempr interiormente) una prima concretizzazione, servendosi di una situazione
(immaginaria) in cui mantenere la pace sia facile. Poi il monaco tenta di
attuare la sua disponibilità alla pace in situazioni sempre più complicate e
pericolose, per essere all'altezza delle esigenze della via quotidiana e poter
vivere effettivamente la pace.
In questa serie di esercizi è posto al centro
l'aspetto della responsabilità: dobbiamo quindi presupporre che tu sia capace
di lottare e impegnarti per la pace. Ci rendiamo conto, comunque, che la pace
dipende da così tanti fattori che noi nn possiamo né crearla né garantirla: la
pace è un dono. Se durante la meditazione ti accorgi che lottre per essa
diventa un compito opprimente, completa l'esercizio con un'altra meditazoine
che ti consenta di raggiungere la pace e la calma.
Istruzioni: raggiungi la quiete. Suscita nel tuo
cuore sentimenti di pace e fa' di questa pace interiore uno stato
corporale-spirituale, che non soltanto ti riempia, ma ti circondi. Di tanto in
tanto accompagna questo espandersi della pace dicendo dentro di te:
"Desidero la pace. La desidero per tutti".
Cerca di vedere interiormente il luogo in cui
stai meditando: la stanza, la casa, il caseggiato. Estendi la pace anche a
questo luogo. Di tanto in tanto accompagna l'espandersi della pace dicendo
dentro di te: "Desidero la pace. La desidero per tutti".
Cerca di allargare ancora di più la tua visuale
interiore, di vedere nitidamente la località o la città in cui vivi ed in cui
stai meditando: estendi la pace anche a questo paese o città. Di tanto in tanto
accompagna l'espandersi della pace dicendo dentro di te: "Desidero la
pace. La desidero per tutti". Poi concentrale nuovamente in te, consapevolmente,
come stato corporale-spirituale, e conservala nel tuo cuore.
Dopo: a prima vista l'esercizio può apparire
difficile, ma è strutturato in modo tale da procedere dal piccolo verso il
grande, per tornare infine al punto di partenza. Puoi suddividerlo in più esercizi
e dedicare più tempo per estendere la pace; ma il punto di inizio e il punto
finale devono essere sempre gli stessi.
❍ Esercizio 3.4.3. Pace per tutti (2)
E' di nuovo lo stesso esercizio, solo che questa
volta non ti concentrerai su diversi luoghi (dal piccolo al grande) ma su
diverse persone (dalla più facile alla più difficile).
Inizia l'esercizio con una persona che ti sia
molto simpatica, nei confronti della quale la pace sia per te un'esperienza
ovvia; poi passa a qualcuno con cui hai un rapporto banale e neutro, e infine a
qualcuno verso il quale in questo momento senti delle tensioni molto forti,
magari pr una completa diversità di carattere, oppure a causa di fatti accaduti
fra voi. Scegli tre persone.
Istruzioni: raggiungi la quiete. Abbandonati ad
una profonda pace interiore, lasciatene riempire e circondare. Renditene
consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole:
"Desidero la pace. La desidero per tutti".
Rappresentati la persona che ti è simpatica, ed
estendi la tua pace anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in
tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per
tutti".
Rappresentati la persona "neutrale",
ed estendi la tua pace anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in
tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per
tutti".
Rappresentati la presona verso la quale, in un
primo momento, provi tutto tranne che pace: cerca di estendere la tua pace
anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente,
le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti".
Rappresentati infine tutte e tre le persone
contemporaneamente, e fa' scorrere la tua pace verso tutte, uniformemente.
Rafforza il tuo augurio ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole:
"Desidero la pace. La desidero per tutti"
Ritorna ad un profondo raccoglimento al centro
del tuo cuore. Abbandonati alla pce, lasciatene riempire e circondare.
Dopo: (1) Puoi suddividere anche questa
meditazone in più esercizi, purché inizio e conclusione rimangano uguali.
(2) Se ti riesce difficile augurare
autenticamente la pace a una persona antipatica, prendi tempo per questo passo;
ma non devi tralasciarlo, o rimuoverlo, o compierlo solo superficialmente.
Attento a non comprendere l'esercizio in modo errato: non si tratta di perdersi
in sogni di pace, trascurando la realtà, ma piuttosto di destare in noi la forza
di realizzare la pace e di demolire i pregiudizi, raffigurandoci come possibile
una riconciliazione. Così creiamo la base interiore per i concreti passi di
pace nella vita quotidiana.
(3) Se quest'esercizio trova un'eco in te, puoi
ripeterlo con altri atteggiamenti. Come abbiamo già accennato, i monaci
buddhisti adoperano questo modello per imparare importanti atteggiamenti
fondamentali come quelli dell'amore (della benevolenza), della compassione,
della disponibilità ad aiugare tutte le creature nel loro sviluppo.
❍ Esercizio 3.4.4. Pace per tutti (3)
Gli esercizi che hai eseguito trovano il culmine
spirituale nella Via del Bodhisattva, una corrente del buddhismo Mahayana.
E' difficile descrivere quest'elevata
spiritualità in un paio di frasi introduttive; forse la si potrebbe vedere
così: nel buddhismo originario sta in primo piano l'impulso a trovare,
attraverso un nuovo modo di percepire, attraveso un'esperienza interiore
liberatoria, la via che conduce fuori da questa vita faticosa, complicata e piena
di dolore. Nella spiritualità della Via del Bodhisattva, in aggiunta, viene
superato l'impulso come impulso, perché la lotta per trovare la via d'uscita si
unisce alla speranza che la propria liberazione torni a profitto di tutte le
creature, anzi, che sia possibile soltanto grazie alla mediazine altrui,
consapevole o inconsapevole.
La spiritualità del Bodhisattva suggerisce
esercizi speciali, con un'accentuazione psicologicamente molto abile, che
possono sensibilizzare gli uomini affinché percepiscano ciò che li aiuta nel
loro cammino interiore e facciano sì (senza porselo come un fine) che i propri
sforzi tornino a profitto di tutti. L'esercizio che segue può far sentire tali
esperienze soltanto in modo iniziale.
Istruzioni: Raggiungi la quiete.
Abbandonati ad una pace serena, amorevole,
rilassta, lasciatene riempire e circondare. Assaporala come una promessa che la
tua vita può risolversi, e si risolverà.
Se durante la meditazione si presentano alla tua
coscienza luoghi, momenti, stazioni della tua vita, estendi loro questa pace
senza riflettere ulteriormente su di essi.
Se durante la meditazione si presentano alla tua
coscienza persone o altre creature, estendi loro questa pace, senza riflettere
ulteriormente su di esse.
Continua a raccoglierti nella pace, falla
divenire immensa: come augurio, come ansia, come realtà.