Coletti-Henrici-Wild, Guida alla meditazione

 

 

 

 

   LA SCOPERTA DELLA QUIETE. ESERCIZI DI MEDITAZIONE OGGETTUALE.

   Spiegazioni generali

   Generiche & Promiscue

   Modi di rappresentazione

   Meditazione e vita quotidiana (fine seconda serie di esercizi)

   Passi comuni a tutte le meditazioni

   Avvertenze generali sulla meditazione

   Scansione degli esercizi & Attività tra gli esercizi

   Attività comuni agli esercizi

   Fase di preparazione

   Esecuzione della meditazione

   Fine della meditazione

   Scansione degli esercizi

   Tempo della meditazione

   Esercizio 1.1.1: Sedere immobili

   La posizione

   Esercizio 1.1.2: La respirazione

   I pensieri disturbanti

   Esercizio 1.1.3: Meditazione della candela

   Esercizio 1.1.4: Una persona cara

   Esercizio 1.1.5: Il fiore

   Esercizio 1.1.6: La pietra

   Esercizio 1.1.7: Approfondimento di una meditazione spontanea

   Esercizi sulla posizione seduta

   La posizione seduta

   Esercizio 1.2.1: Coscienza della schiena dritta

   Esercizio 1.2.2: Aperto come le mani

   Esercizio 1.2.3: La colonna vertebrale

   Esercizio 1.2.5: Saldo come un monte

   Esercizio 1.2.6: Ascesa 

   La meditazione del respiro

   La respirazione

   Esercizio 1.3.1: Appropriarsi del respiro

   Esercizio 1.3.2: Il fluire del respiro

   Esercizio 1.3.3: Il respiro doppio

   Esercizio 1.3.4: La mia vita comincia nel respiro

   Esercizio 1.3.5: Espirare significa aver fiducia

   Prosecuzione degli esercizi 1.3.4 e 1.3.5

   Esercizio 1.3.7: Lo spirito vivente

   Annotazioni sul respiro

   Primo esercizio per raggiungere la calma

   Secondo esercizio per raggiungere la calma

   Terzo esercizio per raggiungere la calma

   Quarto esercizio per raggiungere la calma

   Quinto esercizio per raggiungere la calma (il triangolo)

   Sesto esercizio per raggiungere la calma (il monte)

   Settimo esercizio per raggiungere la calma (il piccolo ponte)

   Ottavo esercizio per raggiungere la calma (la candela)

   L’albero

   Esercizio 1.4.1: La forza dell’albero

   Esercizio 1.4.2: La crescita dell’albero

   Esercizio 1.4.3: L'albero che respira con me

   Brani sugli alberi

   Esercizio 1.4.4: L'albero interiore

   Esercizio 1.4.5: L'albero rovesciato

   Esercizio 1.4.6: Sguardo di insieme alla storia dell’albero

   Esercizio 1.4.7: Che cosa mi dice l’albero

   La natura della meditazione

   La pietra

   Esercizio 1.5.1: La pietra

   Esercizio 1.5.2: La roccia

   Esercizio 1.5.3: Il ciottolo

   Esercizio 1.5.4: La pietra che fa male

   Esercizio 1.5.5: La pietra da costruzione

   Esercizio 1.5.6: Sguardo di insieme: l’essere pietra

   Esercizio 1.5.7: Che cosa mi dice la pietra

   Meditazione oggettuale e meditazione non oggettuale

   Note sulla pratica dopo il quinto gruppo di esercizi

   La rosa

   Esercizio 1.6.1: La rosa

   Esercizio 1.6.2: La rosa insondabile

   Esercizio 1.6.3: La rosa senza perché

   Esercizio 1.6.4. La rosa di plastica

   Esercizio 1.6.5. La rosa come dono

   Esercizio 1.6.6. Sguardo di insieme: l’essere rosa

   Esercizio 1.6.7. Che cosa mi dice la rosa

   Insegnamenti sul rilassamento

   La candela

   Esercizio 1.7.1. La candela

   Esercizio 1.7.2. La candela e la pietra

   Esercizio 1.7.3. L'accensione della candela

   Esercizio 1.7.4. La fiamma della candela

   Esercizio 1.7.5. La cera

   Esercizio 1.7.6. Sguardo di insieme: l’essere candela

   Esercizio 1.7.7. Che cosa mi dice la candela

   Questionario 6

   Riflessione sulla meditazione della natura

   Ottava serie di esercizi della prima parte: ripetizione

   PARTE SECONDA. ESERCIZI DI MEDITAZIONE SUI RAPPORTI UMANI

   La meditazione come impulso

   La mia vita è una trama di relazioni

   Esercizio 2.1.1. Pesante come la terra

   Esercizio 2.1.2. Libero come il cielo

   Esercizio 2.1.3. L'influsso della stanza

   Esercizio 2.1.4. Filma la tua vita!

   Esercizio 2.1.5. Prova in anticipo la tua vita!

   Esercizio 2.1.6. Ogni attimo è prezioso

   Esercizio 2.1.7. La sofferenza ha la sua storia

   Il proprio albero genealogico

   Esercizio 2.2.1. Una persona cara

   Esercizio 2.2.2. La persona determinante (esercizio A)

   Esercizio 2.3.3. La luce dei genitori

   Esercizio 2.2.4. La persona determinante (esercizio B)

   Esercizio 2.2.5. La figura luminosa

   Esercizio 2.2.6. La parola che ti ha plasmato

   Esercizio 2.2.7. La persona determinante (esercizio C)

   Questionario 1 della seconda parte

   I confini sono luoghi di passaggio e di transizione

   Esercizio 2.3.1. L'unione con una persona>Esercizio A

   Esercizio 2.3.2. L'unione con una persona>Esercizio B

   Esercizio 2.3.3. Fondare relazioni

   Esercizio 2.3.4. Affinità crescente

   Esercizio 2.3.5. Tutto il tempo è presente>Esercizio A

   Esercizio 2.3.6. Tutto il tempo è presente>Esercizio B

   Esercizio 2.3.7. Libero come un uccello

   Tu sei responsabile della tua rosa

   Esercizio 2.4.1. Responsabilità di sé

   Esercizio 2.4.2. La qualità è necessaria alla vita?

   Esercizio 2.4.3. La grande famiglia

   Esercizio 2.4.4. La famiglia umana

   Esercizio 2.4.5. Solo alberi preferiti

   Esercizio 2.4.6. I doni sono mezzi di comunicazione

   Esercizio 2.4.7. Coerenza verso una parola

   Questionario 2 della parte seconda

   Quinta serie di esercizi della parte seconda: ripetizione

   Il prossimo

   Esercizio 2.6.1. Non sono solo

   Esercizio 2.6.2. Le persone che mi sono vicine

   Esercizio 2.6.3. Il servizio

   Esercizio 2.6.4. Anche da me ci si aspetta un servizio

   Esercizio 2.6.5. Il dono

   Esercizio 2.6.6. Qualcuno aspetta il mio dono

   Esercizio 2.6.7. Lo scambio

   Esercizio 2.6.8. Ripetizione

   Tutti gli uomini sono degni di amore

   Esercizio 2.7.1. Sono sorretto

   Esercizio 2.7.2. Sono sorretto e amato

   Esercizio 2.7.3. Acconsento ad essere sorretto e amato

   Esercizio 2.7.4. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio A

   Esercizio 2.7.5. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio B

   Esercizio 3.7.6. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio C

   Esercizio 2.7.7. Divido la sicurezza e l’amore con tutti

   Incontri interpersonali

   Esercizio 2.8.1. Pensare a una persona

   Esercizio 2.8.2. Il ricordo

   Esercizio 2.8.3. "La presenza"

   Esercizio 2.8.4. Dire "tu"

   Esercizio 2.8.5. Vivo grazie a te

   Esercizio 2.8.6. Tu devi vivere grazie a me

   Esercizio 2.8.7. Tu ed io: “noi”

   Esercizio 2.8.8. Ripetizione

   Questionario 3 della seconda parte

   I valori nei rapporti interpersonali

   Esercizio 2.9.1. Verità

   Esercizio 2.9.2. Bontà

   Esercizio 2.9.3. Fedeltà

   Esercizio 2.9.4. Vera amicizia

   Esercizio 2.9.5. Amore

   Esercizio 2.9.6. Fede

   Esercizio 2.9.7. Speranza

   Esercizio 2.9.8. Ripetizione

   Ciò che divide e come superarlo

   Esercizio 2.10.1. La mia colpa

   Esercizio 2.10.2. La tua colpa

   Esercizio 2.10.3. Concedere il perdono

   Esercizio 2.10.4. Sperare nel perdono

   Esercizio 2.10.5. La tua morte

   Esercizio 2.10.6. La mia morte

   Esercizio 2.10.7. "Spero in te per noi"

   Esercizio 2.10.8. Ripetizione

   Questionario 4 della parte seconda

   PARTE TERZA: LA SCOPERTA DI DIO: ESERCIZI TRATTI DAL PATRIMONIO DI MEDITAZIONE RELIGIOSA DELL'UMANITA'

   Il fascino di una rosa. La dimensione religiosa dell’esperienza della natura (1)

   Introduzione

   I passi della meditazione

   Esercizio 3.1.1. L'albero

   Esercizio 3.1.2. La rosa

   Esercizio 3.1.3. Il monte.

   Esercizio 3.1.4. L'acqua

   Esercizio 3.1.5. Il fuoco.

   Esercizio 3.1.6. Sei vivo

   Esercizio 3.1.7. Trasmetti la vita

   Esercizio 3.1.8. Sfere vitali - Zone di tensione

   La terra, nostra madre. La dimensione religiosa dell’esperienza della natura (2)

   Esercizio 3.2.1. Respirare nello spirito divino

   Esercizio 3.2.2. La terra, nostra madre

   Esercizio 3.2.3. Siamo creature della terra

   Esercizio 3.2.4 La bellezza del creato: un’immagine dell’affetto di Dio.

   Esercizio 3.2.5. Il soffio della vita

   Esercizio 3.2.6. Madre, ordinatore, antenato

   Esercizio 3.2.7. In comunione con l’intero creato davanti a Dio

   La riuscita dell’amore: la dimensione religiosa dei rapporti umani (1)

   Introduzione agli esercizi

   Le fasi della meditazione

   Esercizio 3.3.1. La persona determinante (1)

   Esercizio 3.3.2. La persona determinante (2)

   Esercizio 3.3.3. Alla fonte della responsabilità

   Esercizio 3.3.4. Tu ed io: “noi”

   Esercizio 3.3.5. Il centro dell’amicizia

   Esercizio 3.3.6. Accogliere i piccoli

   Pace per tutti: la dimensione religiosa dei rapporti umani (2)

   Esercizio 3.4.1. La natura è indifesa

   Esercizio 3.4.2. Pace per tutti (1)

   Esercizio 3.4.3. Pace per tutti (2)

   Esercizio 3.4.4. Pace per tutti (3)

 

 

 

LA SCOPERTA DELLA QUIETE. ESERCIZI DI MEDITAZIONE OGGETTUALE.

 

Spiegazioni generali

 

Generiche & Promiscue

La quiete, la scoperta della quiete, la perdita della quiete vengono considerate estremamente importanti.

Da una meditazione profonda si deve uscire lentamente.

Dopo aver meditato su un ricordo che ti lega alla persona cara (esercizio 2.8.2), ti sentirai forse spinto a dare un segno di questo ricordo, es. scrivere o telefonare alla persona cara; ma non parlare con lei (almeno non ora) della tua meditazione. La meditazione è un frutto del silenzio e va conservata nel silenzio, altrimenti si guasta.

La "coscienza" meditativa non va confusa con l'osservazione di sé: se meditando osservi te stesso ti precludi l'esperienza immediata. Per poter sperimentare cosa essa è realmente, dedica una meditazione ad ascoltare una musica tranquilla e gradevole; dopo aver raggiunto la quiete ascolta solo la musica assotbila completamente, sii tutto orecchie, vivila. Poi fai lo stesso con altri oggetti di meditazione (fiore, albero, prossimo...)

Puoi soffermarti in questa parte del corso finché vuoi: è importante soltanto che tu faccia in modo di meditare il più regolarmente possibile, quotidianamente se puoi, Solo grazie a questa regolarità puoi veramente familiarizzarti con la meditazione e fare progressi: vedrai che questo piccolo sacrificio di tempo ti sarà riccamente ripagato.

Se gli esercizi della decima serie (colpa e morte) ti abbattono, affronta dapprima esperienze meno traumatiche. Tieni presente, però, che ogni terapia meditativa ha dei limiti.

Meno di tre mesi non sono sufficienti a lavorare sulla seconda parte del corso, perché tali esercizi debbono produrre un atteggiamento interiore che diventi parte di te. Scegli le due serie che ti sono più piaciute e dedica ancora un mese a ciascuna di esse.

Un tempo da tre a sei mesi dovrebbe essere adeguato e sufficiente per gli esercizi della seconda parte.

Se trascuri completamente le applicazioni pratiche, ti privi della piena efficacia della meditazione: essa non è fine a se stessa, ma deve pian piano intervenire nella tua vita e cambiarla. Le applicazioni che ti abbiamo proposto dovevano aiutarti a creare il ponte fra meditazione e vita quotidiana. Ripeti senza fretta una o due serie di esercizi, segui con serietà le proposte finali e guarda come ciò interviene nella tua vita. Non devi eseguirle come un compito scolastico, ma servirtene per gettare più facilmente il ponte tra meditazione e vita quotidiana. Quando ripeterai gli esercizi, "inventa" tu stesso altre applicazioni pratiche adatte alla tua vita. Quando meditazione e pratica si sono approfondite e animate a vicenda, facendoti scoprire un nuovo stile di vita, sei pronto a passare alla terza parte del corso.

Dovresti anche, se ripeti soltanto singoli esercizi o parti di essi, cercare di orchestrare la tua meditazione con le citazioni di testi che trovi riportate, che ti aiutano a progredire. Se li avessi inclusi nella tua meditazione ti si sarebbero forse dischiuse dimensioni nuove e più profonde, a cui non avresti pensato da solo.

Forse l'impronta religiosa di alcuni dei testi proposti come supporto alla meditazione per i primi due gruppi di esercizi ti procura difficoltà: ma la meditazione può essere utile anche senza questa dimensione relgiosa.

Nel terzo gruppo di esercizi, è però proprio la dimensione religiosa che va approfondita: iniziala solo quando comincerai a sentire dell'interesse, o almeno della curiosità, per essa. Troverai conferme al tuo orientamento religioso, ma ti saranno indicate anche nuove dimensioni della religiosità.

Ancora sull'importanza di ritornare alla quiete, "vero spazio di sviluppo della meditazione" dopo ogni passo dell'esercizio.

 

Modi di rappresentazione

Le serie 2.6, 2.7, 2.8 di esercizi ti hanno invitato a incontrare altre persone. Ti sarai chiesto cosa accade veramente durante queste meditazioni. La rappresentazione meditativa non rimane forse una mera immagine ideale, un'illusione forse consolatoria, o addirittura un sostituto dell'incontro reale? Quando mediti sulla presenza di una persona assente, quando vedi addirittura la sua benevolenza scorrere verso di te, non ti sei forse un po' ingannato, non hai magari attribuito all'altro qualcosa che non è affatto reale?

Per trovare risposta a queste domande e a questi dubbi, dobbiamo riflettere su alcune questioni fondamentali riguardanti ciò che accade veramente nella meditazione e in particolare nella rappresentazione meditativa di una presona. Se hai eseguito gli esrcizi proposti sinora, e in particolare i passi della serie 2.8 ("Incontri interpersonali") dal pensiero, al ricordo e alla presenza, sei ormai in grado di comprendere correttamente le spiegazoni che seguiranno, specialmente se hai preso sul serio la ripetuta ammonizione a non scivolare nei sogni.

Gli altri non ci sono presenti solo quando stanno fisicamente davanti a noi, quando possiamo vederli, udirli e toccarli. Al contrario: persino il contatto più immediato (es. in un tram affollato) non garantisce assolutamente che una persona ci sia realmente presente. Il corpo nel suo "essere qui" sensoriale può significare sia distanza sia vicinanza. L'autentica presenza è qualcosa di interiore, di spirituale: per questo negli esrcizi di meditazione bisogna raggiungerla attraversando i due stadi del pensiero e del ricordo

(1) Quando una madre pensa al suo bambino che è a scuola o magari in vacanza dai nonni, non si tratta di un pensare teorico a qualcosa di lontano, di non reale: la madre è veramente "vicina col pensiero al suo bambino" e il bambino è davvero "lì" per lei, spesso così vividamente come se lei lo vedesse e lo udisse. Se lo consideriamo più profondamente, ciò deriva dal fatto che il nostro pensare umano non è affatto un infruttuoso girare intorno a noi stessi: ogni pensiero mira a una cosa, si tende (è “intenzionale", dicono i filosofi) verso il suo oggetto e in questo modo lo tira, per così dire, a sé. Altrimenti non potremmo affatto pensare "a qualcosa", e i nostri pensieri non sarebbero nulla di più e di diverso che farfalle svolazzanti nella nostra coscienza. E' così che li abbiamo considerati nel primo esercizio, ma solo per poter trovare la strada verso la quiete meditativa e verso noi stessi; negli esercizi successivi bosognava per lo più trattenere uno di questi pensieri svolazzanti, farlo emergere nuovo dalla quiete meditativa e (nelle ultime serie) seguire il suo irresistibile moto verso l'altra presona, proprio come una madre può immergersi interamente nel pensiero del suo bambino.

(2) Già qui puoi cominciare a capire la ripetuta ammonizione contro i sogni. Il sogno (parliamo naturalmente del sogno a occhi aperti) può sembrare maledettamente simile al pensare a qualcuno o a qualcosa: anch'esso è rivolto a un oggetto, e può assorbirci completamente. Ma la differenza è che nel sogno io mi immagino persone, situazioni, incontri, cosìcome mi piacerebbe vederli e viverli. In altre parole: proietto i miei desideri in un mondo di sogno; costruisco castelli in aria. Mi accorgo di essere scivolato nel sogno quando mi rendo conto di quanto tutto sia irreale, inventato. Il vero pensare a qualcuno, invece, cerca la realtà di questa persona, si orienta a essa, se ne lascia continuamente sorprendere ed è pieno di stuore; non da ultimo perché vede quanto questa persona che mi sta vicina sia in realtà inafferrabile, incomprensibile, lontana da me, quanto mi si sottragga sempre, anche e proprio quando mi avvicino a lei nella meditazione. Nel pensare meditativo tutto ciò avviene nella quiete interiore e, per così dire, senza chiari contorni e senza tanto andare e venire (al contrario dei sogni) mediante una sorta di raggio che va da centro a centro.

(3) Con questo abbiamo detto la parola decisiva: l'obiettivo della rappresentazione meditativa è il "centro". Per questo nell'esercizio che seguiva al "pensare" ti è stato chiesto di "ricordare" (sappiamo che questa parola contiene la radice del termine “cuore"): già sulla parola stessa ci sarebbe da meditare molto. La madre pensa al suo bambino perché si ricorda di lui: porta inscritta nel suo cuore non soltanto l'immagine steriore del figlio, ma soprattutto la sua realtà interiore. Nell'intimo della madre "vive" il figlio, anche quando fosse già morto: il ricordare fa risalire alla coscienza ciò che vive nell'intimo. In questo modo "vivono" in noi, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, tutti i fatti importanti che ci sono capitati, ma soprattutto quegli incontri che non sono stati un puro caso, ma un incontro reale. Si potrebbe addirittura dire che il metro per misurare l'importanza di un fatto è la traccia che ha lasciato nel nostro intimo. Questa profondità è la nostra vera "memoria", molto di più delle tante cose (nueri di telefono, slogan pubblicitari) che conosciamo a memoria (ma non intimamente). Riducendo al silenzio, nella meditazione, la memoria superficiale, troviamo la via per il fondo, o per il centro, e quindi per la realtà dell'incontro con il nostro prossimo, che ha impresso le sue tracce nella memoria profonda. Una parola, uno sguardo possono riaffiorare da questa memoria profonda e ricordarci queste persone.

(4) Questa profondità, questo centro interiore si potrebbe chiamare, seguendo un'antica tradizione e l'uso linguistico latino ("re-cordatio"), il "cuore". Naturalmente non s'intende il cuore fisiologico, benché anche questo, in quanto organo centrale della circolazione del sangue, costituisca il centro che dà vita al nostro orgnismo; e non intendiamo neppure i cuori intagliati nella corteccia degli alberi, simboli di un affatto di carattere più o meno romantico. Il "cuore" di cui si parla qui è piuttosto quel luogo in cui siamo completamente "presenti", in cui ci raccogliamo fuori dalla distrazione della vita quotidiana, e solo nel quale, di conseguenza, possiamo essere completamente "qui" per un'altra persona: solo nel raccoglimento al di fuori della distrazione esiste il vero "essere qui l'uno per l'altro". Negli esercizi abbiamo chiamato questo "essere qui" "presenza": un'altra parola su cui si potrebbe meditare a lungo. SI tratta infatti di "attenderci" l'un l'altro: non soltanto tenderci vreso l'altro col pensiero ma attndere che egli ci venga incontro. "Attendere" significa anche che non assalgo l'altro con le mie pretese e le mie aspettative ma lo lascio essere e venire incontro a me così com'è realmente. Negli incontri interpersonali di ogni giorno ciò ccade in un caos di fattori di disturbo, in una sorta di "macedonia di onde" (come sulle frequenze radio sovraccariche), nella quale le parole veramente dette, la musica veramente suonata si distinguono appena; solo nella quiete meditativa l'altro può, grazie al ricordo, venirmi incontro nella sua più profonda verità.

(5) Non inganniamoci, quindi, e non facciamoci illusioni fantastiche quando cerchiamo di sperimentare nella meditazione la "presenza" di un altro e vi cerchiamo sicurezza (come consiglia la settima serie di esercizi). Quest'esperienza può essere autantica soltanto se ci impagnamo realmente con la persona reale, senza sognare un idillio. Per evitare ogni autoinganno su questo punto, si può eseguire un triplice controllo:

(5a) In un momento tranquillo al di fuori della meditazione, puoi chiederti chi veramente ha fatto diventare la tua vita quello che è (genitori, insegnanti, educatori...) e chi vi contribuisce adesso: in questa riflessione incontrerai persone di cui si può dimostrare che hanno dato alla tua vita affetto e sicurezza, e continuano a darli ancora oggi.

(5b) Cerca sempre di estendere la tua meditazione ad altre persone. Se in questo tentativo di amplamento incontrassi grandi difficoltà, ciò sarebbe un segno che nelle meditazioni fatte sinora sei probabilmente soggiaciuto a qualche illusione: magari ti sei basato troppo sui soli sentimenti o hai meditato in un mondo di sogni. Alla luce di questa cattiva (e tuttavia buona!) esperienza, ricomincia da capo gli esercizi di questo volume: la tua fatica sarà premiata da nuove e arricchenti esperienze.

(5c) Nelle ultime serie di esercizi sei stato spesso esortato a fare, dopo la meditazione, qualcosa di concreto: chiediti se lo hai fatto realmente e quale esperienza ne hai avuto. La risposta ti darà chiarimenti sul rapporto della tua meditazoine con la realtà.

(6) Infine si pone ancora la questione dei mezzi e dei modi che portano a una profonda esperienza della "presenza". Fondamentalmente vi sono due modi di avvicinarsi a una persona assente: la via delle immagini e la via dei sentimenti. Entrambi, per quanto riguarda la meditazione, hanno i loro vantaggi e i loro pericoli. Le "immagini" sono raffigurazioni percettibili della persona (o dell'oggetto) a cui voglio rivolgermi nella meditazoine: mi aiutano a destare il ricordo di questa persona. Dirigendo la mia attenzione su un'immagine (interiore) mi distolgo sin dall'inizio da me stesso per volgermi all'oggetto. Ma l'immagine nasconde un pericolo: può indurmi facilmente a dipingermi dei dettagli o, quando mi raffiguro scene "vive", a elaborarla troppo, scivolando nei sogni. Allora la mia attenzione non è più rivolta alla persona o all'oggetto, ma alla MIA immagine che costruisco di essi: l'immagine perde la sua funzione di mezzo e diventa essa stessa oggetto della meditazione (fuorviata). Il “sentimento", invece, è l'esperienza o la coscienza dell'eco che la persona o l'oggetto da meditare destano in me, o anche il mio vissuto e percettibile orientamento a essi (i sentimenti "che porto loro"). Il sentimento mi fa riconoscere l'altro dapprima nello specchio di me stesso e così, a modo suo, assomiglia già al ricordare meditativo; ma il sentimento percettibile non arriva ancora a quel cuore o centro, nel quale solo può compiersi l'autentico incontro meditativo. Così esiste il pericolo che il meditatore si trovi imprigionato nei propri sentiment, vi sguazzi (o ne soffra) e non giunga affatto alla vera meditazione: invece di farsi condurre verso l'altro (persona od oggetto), "medita" sui propri sentimenti, i quali essendo percettibili, gli danno una soddisfazone immediata. Quelli ideali per preparare la strada alla meditazione sarebbero dunque sentimenti "non percettibili", o immagini non visibili. Forse hai già incontrato qualcosa di simile nelle tue esperienze di meditazione.

 

Meditazione e vita quotidiana (fine seconda serie di esercizi)

(1) Avrai notato che già nella prima parte, "la scoperta del silenzio", sei stato molto presto distolto dai semplici esercizi sul modo di sedere e sul respiro per passare alla meditazoine oggettuale. Il sedere immobili e il controllo del respiro costituiscono il fondamento indispensabile di ogni meditazoine, la melodia di base sulla quale si costruiscono tutte le variazioni: per questo sei sempre stato nvitato a tornare a questi esercizi basilari per approfondire il tuo atteggiamento di meditazione. Certamente ciò avrà già introdotto nella tua vita una sorta di quiete di base e di "ritmo" di base. Diversamente che in certe forme di meditazione orientale, però, l'obiettivo di questo corso non è quello di far crescere in te una sorta di "vuoto": tu vivi in un mondo di molteplici oggetti, circondato da altri uomini. La meditazoine non deve essere per te un afuga da questo mondo quotidiano, ma un aiuto per vivervi più profondamente e più autenticamente.

Così è stato dato un grande valore al fatto che proprio la meditazione porta a un più autentico e profondo rapporto col prossimo, e anche gli esercizi oggettuali della prima parte miravano già a queta meditazoine sugli uomini. In essi sei stato guidato a sperimenare la rosa, l'albero, la candela e la pietra come esseri che ti stavano di fronte, come una sorta di "tu"; e così tutte le meditazioni che hai fatto sinora dovevano condurti a non vedere più la trama di relazioni in cui si svolge la tua vita quotidiana come qualcosa di esteriore, casuale e in una certa misura come una costruzione, ma a sperimetnarla nella sua profonda e viva verità, come qualcosa che appartiene alla tua vita più intima.

(2) La meditazione come "via verso l'interno" non dev'essere assolutamente, quindi, una via verso la solitudine e meno che mai un ritirarsi dagli avvenimenti quotidiani. Poiché negli incontri con persone e oggetti che ti abbiamo proposto, la stessa vita quotidiana ha una profonda verità, la meditazione può e deve aiutarti ad avere più confidenza con questa quotidianità e a viverla più consapevolmente. D'ora in poi, con l'aiuto di ciò che hai elaborato sinora, puoi tentare sempre più spesso di rendere oggetto di meditazione la tua stessa vita quotidiana, di affrontare in una meditazione retrospettiva le tue esperienze piacevoli e spiacevoli e approfondirle, e di prepararti con un'anticipazione meditativa (senza sognare!) ai compiti futuri. Soprattutto, però, la meditazione creerà nella tua vita quotidiana spazi di quiete, di semplice e desta presenza, durante i quali le tue esperienze, senza che tu ne sia conscio, penetreranno nella profondità del tuo cuore. Sperimenterai sempre di più che la quiete meditativa non è vuota, ma piena, e che l'orientamento meditativo a determinate persone od oggetti non distrae, ma raccoglie.

(3) Data l'inseparabilità di meditazione e vita quotidiana, potrai giudicare la qualità dei tuoi esercizi in base ai mutamenti che si verificheranno nel tuo comportamento di tutti i giorni. Negli esercizi di questo secondo volume sei stato spesso esortato ad assumere nella meditazione un detrminato atteggiamento verso il prossimo: ciò non doveva evitarti di affrontare i tuoi problemi quotidiani e sostituire il reale incontro con il prossimo reale. Al contrario: quegli esercizi dovevano aiutarti a trasporre nella vita quotidiana l'atteggiamento imparato, affinché agisse in essa. Certamente avrai già potuto constatare che ciò ha cambiato qualche cosa nel tuo comportamento.

(4) Forse hai constatato anche che meditare non comporta soltanto singoli mutamenti, ma spinge a trasformare lintera vita. Forse cominci a renderti conto che devi cambiare radicalmente qualcuno dei tuoi atteggiamenti: rinunciare a certe antipatie, pentirti di colpe passate e chiedere perdono, e forse addirittura impadronirti di un atteggiamento di vita completamente nuovo, più aperto. Gli esercizi di meditazione possono offrirti aiuto, luce e forza per compiere un tale mutamento, ma non eseguirlo al tuo posto: la meditazione ti pone di fronte a un compito che devi assolvere tu stesso nella vita quotidiana. "Nella tua vita quotidiana" non significa a breve termine e una volta per tutte, ma a poco a poco, passo dopo passo, e appunto giorno per giorno; non puoi semplicemente cambiare direzione alla tua vita con una svolta a U, ma soltanto iniziare a percorrere una curva. Per prendere questa curva dovrai però mantenere con costanza la nuova direzione, ed è proprio questa costanza che gli esrcizi di meditazione possono trasmetterti. Forse hai la sensazione, o credi di sapere per esperienza, che ti è troppo difficile affrontare da solo una svolta simile: allora dovresti rivolgerti per iscritto o direttamente a un consulente o a un esperto di meditazione. Ma anche il miglior consulente non può evitarti la fatica del cambiamento di vita: esso deve essere, e sarà, opera tua, in forza di ciò che ti viene trasmesso nella meditazione.

(5) Gli esercizi della prossima parte, "La scoperta di Dio", ti aiuteranno a compiere questo mutamento, ma solo se in te vi è una fondamentale disponibilità a cambiare. Riprenderemo gli argomenti su cui hai già meditato da un punto di vista nuovo e più profondo, e cioè quello religioso: per queto i prossimi esercizi si riallacceranno alle grandi tradizioni religiose dell'umanità, per farti sperimentare come dietro tutto ciò su cui hai meditato sinora sta un amore che ci sorregge e ci custodisce. Forse l'atteggiamento fondamentale della tua vita è già di carattere religioso, e così ti sentirai a tuo agio in questi eercizi fin dall'inizio: essi ti aiuteranno ad ampliare e approfondire le tue esperienze religiose e a consolidare il tuo atteggiamento di vita. Oppure sei lontano da tempo da ogni religiosità, o forse la religione non ti ha mai detto nulla.PRova lo stesso a seguirci! Non ti costringeremo a cambiare atteggiamento o ad ingannare te stesso, ma forse si apriranno nuovi orizzinti della meditazione; forse sarai aiutato a comprendere meglio la peculiaritàe le molteplicità degli atteggiamenti di vita religiosi, anche senza che tu debba per forza farli tuoi. Delle grandi tradizioni religiose dell'umanità fa parte anche la meditazione specificamente cristiana, nelle sue diverse forme e possibiltà. A tempo debito deciderai tu stesso se e come vuoi pecorrere con noi anche quest'ultimo tratto, nella quarta e ultima parte del corso.

 

Passi comuni a tutte le meditazioni

1) percepisci il tuo corpo e la posizione in cui sta seduto, calandoti con la sensibilità dentro di esso:  nelle palme, delle mani, nelle mani, nelle braccia, nelle spalle; nelle piante dei piedi, nei piedi, nelle gambe, nella zona del bacino, nella schiena, e nelle spalle, nella nuca, nel capo, nel viso. 

Due) percepisci il tuo respiro, senza alterarlo. Osserva il suo movimento in diversi punti: nelle narici, e   cavità nasale, nella faringe, all'altezza dei bronchi, nella parete addominale. Assapora questo movimento. 

3) rimani concentrato su queste percezioni e aiuta la quiete a espandersi in te

4) resta immerso nella quiete 

5)  appena ti accorgi della presenza di distrazioni, pensieri e sentimenti, lasciali andare ed abbandonati alla quiete. 

6)  dopo qualche momento di quiete, passa ai punti speciali dell'esercizio che stai facendo. 

7)  immergiti di nuovo nella quiete. 

8)  quando vuoi concludere l'esercizio, concentrati nuovamente sul respiro, sul suo movimento e sui punti in cui diventa percettibile e sperimentabile. 

9)  alla fine, rappresentati di nuovo la posizione in cui   siedi e il tuo corpo. 

10)  abbandona la tua posizione di concentrazione con un leggero movimento della nuca, come un piccolo inchino, e muoviti lentamente e con cautela. [4] abbandona l'immobilità con movimenti leggeri e cauti: nuovi circolare mente la nuca, tende i muscoli, e T h i e infine ha alzati e rimanendo consapevole dei tuoi movimenti.

La  " meditazione oggettuale "  è quella con cui ci si propone di meditare su 1 oggetto invece che sui sentimenti o sulle relazioni interpersonali. Prende le mosse  da un singolo oggetto naturale come una pietra, una fiamma, e un albero, un fiore 

 

Avvertenze generali sulla meditazione

Cercate di evitare che l’assistere passivamente si trasformi in sogni ad occhi aperti.

Dedicate alla meditazione almeno una seduta al giorno. Cercate di mantenere quanto possibile questo ritmo; non lasciate passare più di un giorno senza meditare; ma non cercate neppure di procedere troppo in fretta: non fare mai più di due esercizi al giorno.  per imparare a meditare occorre prima di tutto una lenta assuefazione: meditare con moderazione, ma regolarmente. Ripeti gli esercizi fino a che non ti saranno divenuti familiari e gradevoli. Se vuoi esercitarsi due volte al giorno, scegli come prima meditazione uno degli esercizi di questo corso, e come seconda ripetilo, meglio ancora, dedicati semplicemente alla meditazione silenziosa.

I singoli esercizi devono durare, almeno nelle prime settimane, circa 20 minuti; includendo la preparazione e la conclusione, quindi, devi riservare alla meditazione una mezz'ora al giorno. Medita sempre nello stesso posto e, possibilmente, alla stessa ora: anche questo aiutata ad assuefarsi.

Non sederti davanti al tavolo da lavoro sovraccarico, ma cerca di fare il modo di non avere davanti agli occhi " nulla ", o almeno uno spazio libero sufficiente. 

Assicurati di non venire a a disturbato. Il rumore dovrebbe essere assente o ridotto al minimo; quelle  che disturbano di più sono le voci umane.

La preparazione e la conclusione vanno fatte nella stessa stanza, ma non nel posto preciso in cui mediti, bensì, ad esempio, al tavolo da lavoro, dove per un paio di minuti metterai da parte gli altri compiti.

Ogni esercizio consiste in tre fasi: a) preparazione; b) meditazione; c) conclusione

E’ importante trovare un ritmo regolare per la meditazione. Anche meditare ogni due giorni può andare bene)

Se si è disturbati o a disagio ciò potrebbe richiedere la scelta di un altro luogo o momento

Attento a non cadere in uno stato di assopimento, che è facile se trovi la meditazione rilassante

Per regolarizzare le meditazioni e renderle giornaliere, scrivi cosa secondo te favorisce e cosa va contro la meditazione

 

Scansione degli esercizi & Attività tra gli esercizi

Devi trovare il modo di ripetere e approfondire  per diversi giorni almeno uno degli esercizi 1.3-1.6. Al termine, riesamina le tue esperienze di meditazione (questionario 2) [28] Se l'esercizio della candela (1.3) ti è piaciuto e ti ha dato qualcosa, puoi ripeterlo nei giorni successivi, come i primi due.Se invece non hai trovato alcun rapporto interiore con la candela , prova l'esercizio della persona cara (1.4), l'esercizio del fiore (1.5), l'esercizio della pietra (1.6) finché non ne trovi uno che ti piaccia e che ripeti volentieri. Tutti questi esercizi hanno lo scopo di giungere a un rapporto più profondo con l'ambiente e con il prossimo

Dopo l'esercizio 1.1 chiediti se la postura ti era congeniale. Rifletti brevemente su ciò che hai sperimentato con l'esercizio 1.2 e colora le onde della respirazione. Annota le impressioni dopo esercizi 1.3, 1.4 e 1.6, ciò che ti ha detto il fiore in 1.5. Dopo l'esercizio 1.7 (approfondimento di una meditazione spontanea) annota le eventuali variazioni rispetto alla meditazione spontanea di prima. Dopo 2.2: disegna le tue mani aperte oppure descrivi l'esperienza che hai avuto e dì in quale momento di questo giorno vorresti vivere con le mani aperte. Dopo 2.5 (saldo come un monte): nota se l'esperienza di calma si è ripresentata nel corso della giornata. Dopo 2.6 (ascesa lungo la colonna vertebrale): chiediti in quale puntp ti è stato più facile concentrarti

Prima di passare agli esercizi successivi prova a svolgere l'esercizio 1.7 (approfondimento di una meditazione spontanea). pag 38 Puoi ripeterlo quante volte vuoi.

La posizione gioca un ruolo importante nella meditazione. Impara bene i primi esercizi sulle posture (serie 2.1-2.3). [45] Ripeti uno di tali esercizi. prima di passare agli esercizi 2.4, 2.5 e 2.6. [47] Ripeti uno degli esercizi 2.5 o 2.6

Se non percepisci ancora la differenza tra inspirazione ed espirazione ripeti alcune volte gli esercizi 3.3, 3.4 e 3.5 e continua a ripeterli anche in seguito, finché non avrai afferrato pienamente questo ritmo fondamentale della vita.

Se con gli esercizi 4.1, 4.2, 4.3 sei riuscito a immedesimarti particolarmente con la sensibilità nell'albero, nella sua essenza, nella sua crescita nella sua vita puoi passare l'esercizio 4.4 per cercare di vedere se questa albero può crescere vivere dentro di te. Altrimenti cerca di ripetere qualcuno, iniziando con quello che ti è piaciuto di più.

Se l'esercizio di crescita dell'albero interiore (esercizio 4.4) ti è piaciuto, puoi ripeterlo

Dopo l'esercizio 4.5 (crescita dell'albero rovesciato) se sei riuscito a percepire qualcosa della crescita dell'albero rovesciato non dimenticarlo, ma fa presto un'altra meditazione su di esso.

L'esercizio 4.6 (sguardo d'insieme alla storia dell'albero) l'è un riepilogo di tutti gli esercizi sulla albero. Per questo esercizio impiega comunque molto tempo; se no finisce nei soliti 20 minuti proseguì semplicemente il giorno dopo. Se invece esaurissi troppo presto il materiale di meditazione, ricomincia daccapo..

Gli esercizi sull'albero ti daranno una conoscenza penetrata così in profondità e che non va mai perduta, ma potrà richiamarla facilmente. Dopo l'ultimo esercizio sulla albero (4.7 che cosa mi dice l'albero?) scrivi un tema su " il mio albero ".

La meditazione e si svolge in una sfera spirituale diversa da quella di pensieri dei sentimenti. Perciò ci è sembrato meglio imparare la servendosi di oggetti, che non sono troppo compromessi da esperienze intellettuali e sentimentali, con i quali è più facile trovare la via per una profondità che ci permette di vivere un nuovo rapporto con l'oggetto meditato. I rapporti umani hanno una tale carica di sentimenti positivi e negativi che gli esercizi rivolti essi terminano facilmente con un bagno di sentimenti e non hanno più nulla a che fare con la meditazione. Occorre avere già acquisito una certa pratica per potersi rivolgere con profitto la meditazione sul prossimo; ma se essa riesce, non esperienze di cui non si vorrebbe più fare a meno. E a questo tipo di esercizi che dedicata prevalentemente la seconda parte del corso.

Per i primi quattro gruppi di esercizi sono previste almeno otto settimane, per almeno 20 minuti al giorno.

Se la meditazione di sembra un " tempo nuoto " è consigliabile continuare a ripetere gli esercizi della seconda e terza serie, per trovare un senso a tale " tempo nuoto ". 

Se le note sui primi cinque esercizi sembravano estranee, come fatte da un'altra persona, vi è ancora un vero fossato fra la meditazione e la vita quotidiana, che andrebbe riempito ripetendo spesso gli esercizi che attraggono di più e tornandovi con la memoria  anche nel resto della giornata.

Se dopo il quinto gruppo di esercizi ti sembra più facile e meno faticosa la meditazione non oggettuale prova a ripetere per due o tre settimane la meditazione non oggettuale cercando di scoprirne l'essenza, che probabilmente ancora ti sfugge.

Se la meditazione oggettuale è più interessante e ti sembra che il tempo passi più velocemente, bada a che non assuma il carattere di "prestazione", e medita per due o tre settimane sempre sullo stesso oggetto cercando di approfondire uno dei suoi aspetti

Se l'esercizio 6.1 (la rosa) ti ha deto qualcosa, puoi ripeterlo nei giorni successivi

 

Attività comuni agli esercizi

(1) (1^ serie)   (sedere immobili) Dirigi la tua attenzione su te stesso: una parte al modo in cui siedi; unì'altra parte ai pensieri che attraversano la tua mente in questo momento; una terza parte alla quiete interiore, da coltivare e far crescere/[15] (respirazione) Rivolgi l'attenzione alla posizione del corpo e osserva i pensieri senza lasciartene catturare./[28] (candela) dapprima concentrati brevemente sulla tua posizione, sul tuo respiro e sulla quiete interiore, poi rivolgiti all'oggetto/[29] concentrati per qualche minuto sulla posizione in cui sei seduto, sul tuo respiro e sulla quiete interiore/[31] Dirigi dapprima l'attenzione su te stesso. Poi rivolgila all'oggetto. Dopo gli esercizi sul respiro stà particolarmente attento a respirare in modo profondo e regolare.

(2) (1^ serie)    (Sedere immobili) Poni fine all'immobilità con movimenti leggeri e cauti: nuovi circolarmente la nuca, tendi i muscoli, stiracchiati e infine alzati rimanendo consapevole dei tuoi movimenti/[15] abbandona la posizione seduta con movimenti leggeri e cauti, iniziandoli consapevolmente/[28] aspetta un paio di minuti prima di spegnera la candela/[30] non interrompere bruscamente l'esercizio: saluta la persona cara e pensa spesso a lei durante la giornata/ [31] saluta il fiore; ponilo dove possa vederlo durante la giornata / [32] Congedati dalla pietra; ponila dove puoi vederla nel corso della giornata

(3) (2^ serie)   (coscienza della schiena dritta) Dirigi la tua attenzione su te stesso: ascolta dentro di te, percepisci il tuo corpo e la sua posizione. Molto lentamente, renditi completamente cosciente  del tuo corpo: concentra a lungo la tua percezione nelle mani, poi falla risalire, attraverso le braccia, sino alle spalle. Fermati nei piedi (soprattutto nelle piante!) e poi sposta lentamente la coscienza attraverso le gambe, sino alla zona del bacino, dove ti fermerai di nuovo. Ora passa alla spina, facendo salire lentamente la percezione dalla zona del bacino fino alle spalle, alla nuca, al capo. Fermati nel viso. Ripeti più volte questa peregrinazione della coscienza, dandole il carattere di attenzione al tuo corpo e di rilassamento.[44] renditi cosciente del tuo corpo e della tua posizione e trasforma la posizione di meditazione esteriore in una interiore. Per due o tre volte sposta la coscienza dalle mani attraverso tutto il corpo: braccia, spalle, piedi, gambe zona del bacino, schiena, nuca, capo, viso.

(4) (2^ serie) Abbandona questa posizione dapprima nella zona della nuca chinando leggermente il capo facendo movimenti circolari e stendi lentamente le braccia e le gambe  [44] Fai attenzione ai primi movimenti delle mani: li sentirai molto intensamente. Forse avrai voglia di concludere l'esercizio dando al movimento delle mani un particolare carattere, ad esempio congiungendole, o sollevandole aperte, o appoggiandole sul viso: fà quello che ti senti spinto a fare.[45] come nell'esercizio 2.1 (aperto come le mani) potresti aver sentito il bisogno di atteggiare le mani, con l'esercizio 2.2 (La colonna vertebrale) potresti fare un'esperienza profonda concludendo con un lento e consapevole movimento della schiena, ad es. un profondo inchino da seduto o in piedi

1.1: Inizia come l'esercizio 1.1

1.1: Conclusione come nel punto (2)

1.2: Inizia come l'esercizio 1.1 poi concentrati sempre più esclusivamente sulla respirazione

1.2: Conclusione come nel punto (2)

1.3: Inizia l'esercizio come nel punto (1)

1.3: E' detto solamente di non spegnere subito la candela

1.4: Inizia l'esercizio come nel punto (1)

1.4: E' detto solamente di non interrompere bruscamente e di salutare la persona cara

1.5: Inizia l'esercizio come nel punto (1)

1.5: E' detto soltanto di salutare il fiore

1.6: Inizia l'esercizio come nel punto (1). Stai ben attento a respirare in modo profondo e regolare

1.6: E' detti solamente di congedarsi dalla pietra

1.7: raggiungi la quiete come nel punto (1)

1.7: conclusione come nel punto (2)

 

Fase di preparazione

Prima di iniziare ogni esercizio assicuratevi di averlo memorizzato, in modo da non dover ricorrere al libro. La fase di preparazione serve anche a questo punto dopo aver letto come fare l'esercizio, chiuso di libro e ripassa brevemente col pensiero 

Quando è assimilato le istruzioni, metti via il libro, alzati dal tavolo e vai lentamente e con passo misurato, al posto di meditazione. Giunto la fermati un attimo, sospendi il movimento, e poi siediti, sempre in modo " misurato ", per cominciare a meditare. 

 

Esecuzione della meditazione

Il ritmo della meditazione e lo stabilirai tu, in base alla tua esperienza. Se non riesce a compiere tutti passi non succede niente. Se compi i passi prima del termine previsto, ricomincia semplicemente daccapo. 

Prepara un timer. 

La durata più proficua (escluse la preparazione la conclusione) è di circa 30 minuti; comunque non inferiore a 20 minuti. Se vuoi dedicare quotidianamente più tempo alla meditazione, e ti consigliamo di meditare due volte al giorno. 

Importante non è percepire il più possibile; limitati ad assistere (esercizi 1 e 2)

 

Fine della meditazione

Dopo aver terminato l'esercizio, siedi per qualche minuto al tavolo o cammina su e giù per la stanza. Riflette su ciò che che accaduto durante la meditazione: che cosa ti ha detto il suo contenuto? E cosa hai imparato sul tuo modo personale di meditare? Sono rimaste aperte questioni o aspettative.? Se puoi, prendi subito il tempo per scrivere qualche breve nota sulla tua esperienza in un taccuino a ciò riservato   Allo scadere del tempo, tra non interrompere mai la meditazione bruscamente, ma " staccati " da essa nello stesso modo lento e misurato in cui di sei entrato. Alzati lentamente, e torna con passo misurato al tavolo da lavoro; in ogni caso, non uscire dalla stanza in cui hai meditato prima di qualche minuto.  [15] abbandona la posizione con movimenti leggeri e cauti, iniziandoli consapevolmente a. Può essere utile, dopo l'esercizio, riflettere brevemente su ciò che hai sperimentato .

 

Scansione degli esercizi

Segue sempre lo stesso svolgimento, ma impara dalle esperienze positive negative, attenendosi alle prime e non lasciandosi scoraggiare dalle seconde.

All'inizio è consigliabile, in linea di massima, ripetere a lungo lo stesso esercizio; se ti riesce difficile con l’esercizio 1.1, prova con il 2.2

Anche l’esercizio 1.2 è un esercizio di base e va ripetuto molte volte

Ripeti 1.1 e 1.2 almeno per due settimane, possibilmente per tre o più

Quando si sono fatti stessi esercizi per tre settimane o più si è acquistata sufficiente sicurezza per poter passare con profitto e ai prossimi esercizi. Solo esercizi ripetuti regolarmente a intervalli relativamente brevi possono essere efficaci [27] se nei primi due esercizi (sedere immobile e respirazione) hai diretto la tua attenzione su te stesso, sulla posizione seduta immobile sul respiro il modo abbastanza soddisfacente, puoi avanzare di un passo

 

Tempo della meditazione

L'esperienza insegna che i momenti di mezza luce del mattino o della prima sera sono i più adatti alla meditazione. Se non si è sovraffaticati, anche la notte e può essere molto invitante.

 

Esercizio 1.1.1: Sedere immobili

Dirigi la tua attenzione su te stesso. Una parte va rivolta al modo in cui siedi (come sento il mio corpo? Sono teso? In qualche parte di me sta crescendo il bisogno di muovermi?) un'altra parte dell'attenzione va rivolta ai pensieri che attraversano la tua mente in questo momento. Limitati ad assistere. Una terza parte dell'attenzione va dedicata alla quiete interiore. Immagina che in che vi sia il desiderio della quiete, magari ancora piccolo come un seme: concentrati per farla crescere, finché tutto in te non sarà immobile. Ripeti giorno per giorno questo esercizio finché non riuscirà mai a trovare la vera quiete

A fine esercizio chiedersi come ci si è trovato e se non ci sono posizioni più congeniali

L’impulso di muoversi può essere attenuato camminando tranquillamente su e giù prima della meditazione

Se l’immobilità ti fa paura, conferiscile il carattere di apertura e disponibilità interiore

Abituati all’immobilità fermandoti per qualche momento durante la vita quotidiana

L’impulso a muoversi derivante da inquietudine interiore col tempo si calmerà. Prova a metterti nel giusto stato d’animo camminando su e giù

 

La posizione

Per i primi esercizi trova una posizione che ti consenta di sedere immobile per un certo tempo e di tenere la schiena eretta e ben diritta. La sedia a sdraio non è un buon posto di meditazione: la posizione che ci appare più comoda non è sempre la migliore. 

Cerca di trovare una posizione in cui tu possa sedere con la schiena dritta rilassandoti il più possibile. L'impulso a muoversi può significare che occorre scegliere un'altra posizione, oppure può derivare da una inquietudine interiore

 

Esercizio 1.1.2: La respirazione

Siedi con l'attenzione rivolta alla posizione del corpo, osserva i pensieri senza lasciartene catturare. Concentrati sempre più esclusivamente sulla respirazione, ponendoti domande quali: dove percepisco il processo respiratorio? Quali zone del corpo vi prendono parte? Fatti guidare anche da domande riguardanti il tuo stato d'animo; ad esempio: sento di avere respiro corto o lungo? Respiro superficialmente o profondamente? Trovo più piacevoli inspirare che espirare, o il contrario? Fate in modo che l'esercizio rimanga sempre osservazione attenta, contemplazione senza forzature! Per questo esercizio impiega da dieci a 20 minuti.

Cercare in particolar modo di percepire l'espirazione [21] cercate di non ispirare il modo forzato. Assumete una posizione più rilassata, e nell'osservare il respiro rivolgete una maggiore attenzione alle narici: forse, inconsapevolmente, abbiamo voluto regolarlo. Lasciamolo fluire come un movimento che non dipende da noi. [26] concentrare troppo l'osservazione sulla zona addominale può provocare qualche disturbo del ritmo normale. Rivolgete una maggiore attenzione alle narici. Concentrare intensamente l'attenzione sul fluire del respiro aiuta a non lasciare più spazio ai pensieri.

Abbandona la medit. Con movimenti leggeri e cauti. Può essre utile riflettere brevemente dopo l’esercizio.

Se si percepisce più facilmente la inspirazione si ha ancora un forte impulso all’attività; si provi ad abbandonarsi con maggior fiducia allo svolgersi spontaneo della meditazione. Se si percepisce più facilmente l’espirazione sei sulla strada giusta, ma resta aperto al fatto che ad ogni espirazione segue un’inspirazione

La respirazione diviene più tranquilla quando vi è un buon atteggiamento meditativo interiore, mentre se diviene più veloce ciò potrebbe essere per una posizione non adatta o perché ci si lascia afferrare troppo da pensieri o sentimenti.

 

I pensieri disturbanti

Concentrare intensamente l'attenzione sul fluire del respiro aiuta a non lasciare più spazio ai pensieri 

Comportati come se non fossero pensieri tuoi: trattali come un film che viene proiettato molto lontano da te e ti attrae sempre meno. Se nonostante questo ti sorprende seguire un pensiero, riporta subito l'attenzione sul flusso del respiro 

 

Esercizio 1.1.3: Meditazione della candela

Poni una candela nel tuo posto di meditazione collocandola in modo da poterla guardare in alto e da poterla facilmente prendere in mano mentre siedi. Prima di sedersi a meditare, rimani fermo per un poco; poi accendi la candela, lentamente e con gesti misurati, e siediti per la meditazione. 

Dapprima concentrati brevemente sulla tua posizione, sul tuo respiro e sulla quiete interiore, come nel secondo esercizio; poi rivolgiti alla candela. Guarda la sua fiamma,  a lungo con amore: si " tutto occhi " e occhi aperti e percettivi. Ora chiude gli occhi e cerca di vedere la candela con lo sguardo interiore. Non deve essere una di quelle immagini che rimangono sulla retina, e che anzi disturbano: cerca piuttosto di ricordare la fiamma, di rivederla ardere, splendere, salire... falla ardere nel tuo ricordo. Quando non vi riesci più, riapre gli occhi riguarda la di nuovo. La fiamma della candela vive della stessa aria che tu respiri: respira insieme alla candela. Cerca di diventare più quieto davanti a questa quieta fiamma. Ora, quando richiederà gli occhi, fai entrare la fiamma dentro di te: alla salire piano piano, al ritmo del tuo respiro; poi apre gli occhi riguarda la di nuovo. Continua per una ventina di minuti ad alternare la contemplazione e il ricordo della fiamma, fino a che non sarai in piena familiarità con essa 

un pool Aspetta qualche minuto a spegnere la candela dopo la fine dell'esercizio. 

Scrivi cosa hai sperimentato durante l'esercizio.

Non spegnere la candela appena hai finito l'esercizio, ma aspetta un paio di minuti; poi riponila in un luogo dove ti capiti di vederla spesso durante la giornata

 

Esercizio 1.1.4: Una persona cara

Pensa alla persona che ti è più vicina spiritualmente, alla quale ti senti più unito; scegli quella con cui desidereresti di più essere in questo momento. Non devi averci conflitti con rapporti di natura prevalentemente sessuale, perché queste due situazioni sono contrarie  alla quiete 

Concentrati per qualche minuto sulla posizione in cui sei seduto, sul tuo respiro e sulla quiete interiore. Chiudi gli  occhi, ascolta il tuo desiderio di essere insieme alla persona, tenta di metterti davanti ad essa. Non vagare col pensiero ma concentrati su un unico ricordo in cui questa persona è stata particolarmente vicina. Molto forti sono i ricordi della figura (viso...) della persona e del suo atteggiamento e i ricordi di certe parole che ti ha detto (cerca di essere quieto e di farle risuonare in te). Senti come la persona amata è con te, perché tu sei con lei resta e assaporalo. Resta per 20 minuti in compagnia di questa persona. Dille "tu" sommessamente. Saluta la persona cara e pensa spesso a lei durante la giornata.

 

Esercizio 1.1.5: Il fiore

In un singolo fiore, non un mazzo o un vaso. Prima di sedere ti sorridi a questo fiore che ti sorride. Come al solito comincia dirigendo per qualche minuto la tua attenzione su te stesso poi rivolgila al fiore. Il fiore respira con te, vive della tua stessa aria, guardalo a lungo e attentamente; bevi, per così dire, la sua bellezza. Continua così finché ti piace. Poi chiudi gli occhi e rievoca l'immagine del fiore, come nell'esercizio della candela. Dai al fiore colore e luminosità con l'immaginazione. Davanti a te sta il fiore; ora è anche dentro di te.. Continua finché puoi questa contemplazione interiore, poi torna a guardare il fiore e ricomincia daccapo. Alla fine, come per la candela, puoi cercare di partecipare al movimento interno del fiore. Guardalo Sbocciare, allargare i petali o il suo   calice, dispiegare la sua bellezza, tendersi verso di te. Chiudi gli occhi e percepisci con gioia e gratitudine questo suo sbocciare. Cerca di sentire che cosa significherebbe essere un fiore. Fallo sbocciare di nuovo dentro di te, tenta di essere tu stesso fiore. 

 

Esercizio 1.1.6: La pietra

Prendi una grossa pietra che ti piace o che tu abbia sottomano. Soppesala nella mano. Come all'inizio di ogni esercizio, dirigi la tua attenzione su te stesso: questa volta stai particolarmente attento a respirare per in modo profondo e regolare. Osserva la pietra a lungo, insistentemente e come per penetrare al suo interno. Cerca di eguagliare la sua immobilità. Pesala con l'immaginazione, immagina di averla in mano, senti il suo peso, la sua freddezza, la sua durezza. Come al solito, dopo un po' chiudi gli occhi e fai rivivere la pietra nel tuo ricordo. Vedi a occhi chiusi la sua forma e il suo colore, misura il suo peso, saggia la sua durezza, senti dentro di te come al tatto... ripeti questa alternanza di osservazione-ricordo finché ti piace. Puoi tentare di percepire il movimento interno della pietra. Essa non si muove, non si tende verso di te è semplicemente qui, ma come lo è! Interamente e senza tentennamenti. Finché non sarai tu a spostarla nulla cambierà in lei. Ora cerca a occhi chiusi di condividere nel tuo intimo questa sua esistenza: cosa potrebbe significare esser una pietra? Cerca almeno per qualche attimo di essere qui come lei, con la stessa interezza e con la stessa stabilità. Siedi consapevolmente di fronte alla pietra, come in un muto dialogo con lei. Dopo 20 minuti " congedati " posandola in un luogo in cui ti capita spesso sotto gli occhi. 

Se risulta difficile concentrarsi sull'oggetto, la prossima volta che si parla con un interlocutore umano, poni mente a come ci si rapporta con lui e  nella prossima meditazione considera l'oggetto  - allo stesso modo  - un interlocutore. [35] Se ritorni al silenzio per evitare di approfondire il rapporto con l'oggetto meditato o per stanchezza  corri il pericolo di non scoprire ciò che questo corso vorrebbe farti trovare. 

Nella " rappresentazione interiore " o " visione interiore "  evita la tendenza a raffigurarsi  immagini fantastiche o a costruire intere storie, come in un film. Evita di condurre durante la meditazione dialoghi immaginari. Evita di invitarti a godere del bel suono della voce.

Se hai sperimentato piuttosto che  il suono o la visione la vicinanza dell'oggetto sei probabilmente dotato per sperimentare le cose con il cuore. Evita di invitarti a percepire e gustare tuoi sentimenti e invece di percepire la persona che li desta. 

La meditazione fa aumentare la sicurezza interiore, e consentendo di affrontare la vita con maggiore apertura. Cerca di non chiudersi un tale sviluppo e di non vedere la meditazione come un castello in cui fuggire dalla vita. È vita la tendenza a distribuire i diversi fatti della tua vita e in scatole ben divise le une alle altre. 

 

Esercizio 1.1.7: Approfondimento di una meditazione spontanea

Dopo aver raggiunto la quiete nel solito modo, ridesta nel tuo cuore un esperienza passata che ti fu Donata come meditazione spontanea..  richiama  alla memoria le circostanze concrete senza perdersi nei dettagli e senza lavorare troppo con la mente. Fermati nel nocciolo dell'esperienza, e assapora di nuovo la gioia, la comprensione, la soddisfazione che l'avevano accompagnata. Siediti  aperto a ricavare nuovi aspetti e una comprensione più profonda. Per evitare divagazioni di pensiero è possibile alternare tre-quattro minuti di ricordo e tre-quattro minuti di quiete interiore fino alla fine della meditazione. 

 

Esercizi sulla posizione seduta

 

La posizione seduta

La tua posizione e i cambiamenti che fai in essa hanno un influsso sulle esperienze interiore. Il ruolo più importante è quello della schiena. Occorre elaborare una posizione che consenta di sedere più lungo immobile senza fatica È più facile sedere e diretti se bacino è leggermente inclinata in avanti: per questo ti consiglieremo spesso le posizioni consuete in Asia, che hanno tutte questo effetto. 

Poni sotto al sedere una coperta o due, o qualche piccolo cuscino un po' duro. Nella mezza posizione del loto un piede è appoggiato in terra, esattamente sulla linea mediana del corpo (davanti all'osso pubico). L'altro piede è davanti al primo o sulla caviglia, o sulla coscia. È consigliabile in questa posizione invertire di tanto in tanto la posizione dei piedi, mettendo al centro il piede destro e il sinistro davanti o sopra la gamba destra (sul polpaccio o sulla coscia), in modo che la colonna vertebrale non sia sollecitata sempre da un solo lato.

A seconda della scioltezza delle tue articolazioni le tue ginocchia si troveranno molto vicine al suolo, oppure piuttosto sollevate. Sposta cautamente il tuo peso in aventi, appoggiati alle ginocchia che ora toccheranno il suolo, e infila sotto il sedere la coperta ripiegata o il cuscino duro: così ginocchia e sedere formeranno una base portante, sulla quale la schiena può rizzarsi senza sforzo. Le mani vanno posate, aperte, sulle cosce.

Se preferisci metterti su una sedia, con l'aiuto di una coperta/cuscino forma sulla sedia una superficia leggermente più alta dietro, in modo che il bacino rimanga inclinato in avanti. Siedi in modo che i piedi siano completamente a  contatto con il pavimento, che le ginocchia si trovino più in basso del bacino e la schiena stia dritta senza essere appoggiata allo schienale. Le mani vanno posate aperte sulle cosce.

corpo e psiche sono inseparabilmente connessi. Per questo è possibile lavorare attraverso il corpo sul lato psichico della persona oppure avviare attraverso un mutamento dell'atteggiamento psichico è processi corporali come la guarigione.. Ancora prima di esprimersi in opere d'arte nella scrittura, la psiche si manifesta nel corpo: nell'atteggiamento, nei movimenti, nei gesti, nel sorriso. Lo zen, il tiro con l'arco, la scherma, la lotta corpo a corpo, la cerimonia del te', la disposizione dei fiori sono metodi orientali che vogliono agire sulla totalità dell'uomo lavorando sul suo lato corporale. 

la posizione del loto, in cui si incrociano le gambe appoggiando i piedi sulle cosce, è impossibile per la maggior parte degli occidentali. La mezza posizione del loto riesce con l'esercizio regolare. Solo una particolare conformazione delle articolazioni dell'anca (quando, gambe incrociate, le ginocchia non possono basarsi ma rimangono puntate verso l'alto) la rende impossibile. Sedere sui calcagni alla lunga è doloroso, ma diventa relativamente comodo se si usa un basso sgabello o si infila tra le gambe una coperta piegata o un cuscino. 

Oltre alla schiena dritta sono le mani aperte che contribuiscono, con le loro gesto di ricettività a determinare la posizione. Hanno posate sulle cosce o davanti al basso ventre. 

Percepirai il legame con la terra, con il suolo, e il distacco da esso per entrare nella sfera spirituale, e l'unità di ordine e libertà, all'armonia. 

Siedi in una qualunque delle posizioni indicate prima in modo eretto e disciplinato, ma non teso o artificioso.

Altre note posizioni di meditazione, oltre a quelle da seduti, sono camminare con calma e ritmicamente, stare fermi in posizione eratta, la posizione inginocchiata (che richiede però molta forza), la prostarzione (in cui si giace proni con il corpo leggermente teso) e la posizione supina.

La posizione gioca un ruolo molto importante nella meditazione, perché un eccellente mezzo di concentrarsi è dirigere l'attenzione sul corpo (e poi sul respiro)

Un modo sbagliato di respirare oppure una concentrazione troppo forzata possono rendere affaticati. Cerca un tipo di raccoglimento più " indifferente " 

Se non lasci fluire respiro abbastanza tranquillamente ma interviene consapevolmente o inconsapevolmente puoi provocare la pressione bassa e le vertigini 

La posizione del loto completo va usata solo se si riesce veramente a farla senza dolore 

All'inizio, nella posizione del mezzo loto, ci si siede troppo in basso. Occorre rialzare un po' il sostegno 

La posizione gambe incrociate è una soluzione di ripiego che alla lunga non è vantaggiosa, e perché bisogna impiegare troppa energia nella schiena, nella muscolatura dell'addome e nelle gambe. Prova la mezza posizione del loto, una variante di quella sui calcagni 

Se nella posizione sui calcagni le gambe si addormentano sarà utile rialzare il sostegno o usare un piccolo sgabello il modo che non vi sia più una pressione diretta sugli stinchi. 

Se devi fissare una sedia, fai anche di questa posizione un atteggiamento disciplinato: non cercare la soluzione più facile. Un basso sgabello è più indicato di una sedia. 

Quando, negli esercizi  sulla posizione seduta sì ha l'impressione di " vivere " il corpo nella meditazione si è scoperta una buona via per un raccoglimento più profondo e si può proseguire con l'aiuto degli esercizi successivi 

Cerca di percepire la differenza che avverti passando da una posizione di meditazione all'altra 

Gli esercizi non devono essere un punto dell'ordine del giorno ben separato dagli altri e: quando li ha definiti non staccare tiene come se girassi un interruttore, ma lasciali riecheggiare spesso in te durante la giornata. 

Spesso una naturale pigrizia dell'intestino può aumentare quando si siede regolarmente in meditazione 

 

Esercizio 1.2.1: Coscienza della schiena dritta

A differenza che nei primi esercizi, siedi seguendo le regole minime indicate più sopra. La tua attenzione su te stesso: ascolta dentro di te, percepisci il tuo corpo e la sua posizione. Molto lentamente, renditi completamente cosciente  del tuo corpo: concentra a lungo la tua percezione nelle mani, poi falla risalire, attraverso le braccia, sino alle spalle. Fermati nei piedi (soprattutto nelle piante!) e poi sposta lentamente la coscienza attraverso le gambe, sino alla zona del bacino, dove ti fermerai di nuovo. Ora passa alla schiena, facendo salire lentamente la percezione dalla zona del bacino fino alle spalle, alla nuca, al capo. Fermati nel viso. Ripeti più volte questa peregrinazione della coscienza, dandole il carattere di attenzione al tuo corpo e di rilassamento. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (2)

 

Esercizio 1.2.2: Aperto come le mani

Siedi in una qualunque delle posizioni indicate prima in modo eretto e disciplinato, ma non teso o artificioso. Le mani giacciono rilassate e aperte sulle cosce. Anche le braccia sono rilassate, senza la minima tensione. Inizia come nel punto (3).  Poi concentrati nelle mani aperte, tendendo l'orecchio a quello che dicono: lascia che determinino tutto il tuo essere. Se sei inquieto o distratto, ripeti il giro per tutto il corpo e fermati poi di nuovo nelle mani. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (4)

 

Esercizio 1.2.3: La colonna vertebrale

Inizia come nel punto (3). Concentrati poi sulla colonna vertebrale: rappresentati la a sua posizione e la sua formazione, e mentre la fai entrare nella tua coscienza: sali lentamente dentro di essa, dal bacino a cui è attaccata sino alla nuca, allo occipite. La colonna può aprirti diversi campi di esperienza, ad esempio il legame tra basso e alto, fra la zona del bacino è quella del capo, fra la quiete che confida nella terra e lo sviluppo nel campo spirituale... e può anche dare l'impressione di crescere verso l'alto dentro di noi come l'albero della vita. Concludi come nel punto (4)

 

Esercizio 1.2.5: Saldo come un monte

Inizia come nel punto (3) Poi indirizza la tua sensibilità soprattutto verso le parti del corpo attraverso le quali sei unito al suolo che ti sostiene: falle diventare una grande base, una ampia superficie. Senti come i grazie a questa base puoi alzarti, rizzarti come un monte che, saldamente poggiato sulla terra, possa levarsi in alto. Scopr1 tu stesso come la calma e la sicurezza che nascono nella zona del bacino dal contatto col suolo si irradiano verso l'alto. Rimani così, calmo come un monte. Impiega 20 minuti.  Concludi come nel punto (4)

 

Esercizio 1.2.6: Ascesa 

In tutte le tradizioni la concentrazione su determinati punti del corpo (" meridiani ", " chakra ") aiuta lo sviluppo interiore. Preparati come nel punto (3). Poi dirigi l'attenzione sulla zona del bacino, sulla parte inferiore della colonna vertebrale: raccogliti in quel punto e restaci. Dopo cinque minuti lungo la colonna vertebrale, sposta lentamente l'attenzione verso l'alto, verso la zona del cuore: là irradia in forma di amore ciò che che era stato Donato sotto forma di quiete. Dopo cinque minuti scivola nuovamente nella zona del bacino e abbandonati di nuovo alla quiete. Con lo stesso ritmo torna nel punto superiore e dona sotto forma di amore la quiete ricevuta. Impiega 20 minuti .Concludi come nel punto (4).

 

La meditazione del respiro

 

La respirazione

La meditazione del respiro non significa mai regolarlo consapevolmente o imporgli determinati ritmi: una disciplina respiratoria sotto la supervisione di specialisti può essere molto utile, ma non è lo scopo della meditazione del respiro, e nella quale si lascia che esso vada e venga nel suo ritmo naturale, spontaneo, senza influenzarne in alcun modo. 

Nella meditazione del respiro può aiutare la finestra aperta, se la stagione, l'ambiente, il rumore lo permettono.

Tensioni e problemi si manifestano attraverso disturbi respiratori e un modo sbagliato di respirare rende più soggetti alle malattie. La meditazione del respiro crea un profondo rapporto con i ritmi fondamentali della vita. Possono allentarsi le tensioni che si erano ripercosse nella respirazione e questo rilassamento può addirittura avere un effetto sulla loro vere cause. Normalmente il respiro durante gli esercizi si fa più lento più profondo. Raccomandiamo prudenza verso gli esercizi " pranayama " insegnati dai libri di yoga secondo la tradizione indiana, perché non si adattano ai nostri presupposti e ai nostri problemi respiratori: invece di rilassare la respirazione inducono a una malsana elevazione delle prestazioni. 

La meditazione del respiro si basa su una consapevole percezione della respirazione: i punti adatti sono le pareti interne delle narici, la zona della faringe e la parete addominale. Una eccessiva concentrazione su quest'ultima può avere all'inizio un effetto di disturbo: il flusso del respiro si inceppa e si hanno sensazioni di vertigine. Puoi tornare a un ritmo tranquillo e regolare pensando a qualcosa di vasto, e magari reffigurandotelo in modo visuale, eseguendo ampi movimenti ritmici oppure immaginando dei suoni, soprattutto se contengono le vocali " o " e " u ". 

Come esercizio preliminare può essere utile stendersi supini sul pavimento, e rilassarsi più possibile e poi posare leggermente le mani sull'addome, una sopra e una sotto l'ombelico, in modo da percepire " tangibilmente " il ritmo della respirazione nella parete addominale. In questo modo può imprimersi nella mente ritmo in cui dovrebbe svolgersi la respirazione rilassata anche durante la meditazione 

Nell'atteggiamento di meditazione, due componenti antitetiche sono disciplina e apertura, forma e movimento, consapevoel modellamento di se stessi e libertà interiore. La prima componente si apprende con la disciplina delle posture; la seconda si impara soprattutto attraverso la sensibilità per il respiro: il respiro è qualcosa che fluisce costantemente. Vivere consapevolmene il suo fluire ci tiene aperti anche ad altri processi interiori, di cui non possiamo e non dobbiamo interrompere il flusso.

"Quando il signore dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessun'erba campestre era spuntata  - perché il signore dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava al suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo  - allora il signore dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente "  (Genesi 2, 4-7). 

"Tutte le tue creature da che aspettano 

Che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. 

Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, 

Tu apri la mano, si saziano di beni. 

Se nascondi il tuo volto vengono meno, 

Togli loro il respiro, muoiono 

E ritornano nella loro polvere. 

Mandi di nuovo il tuo respiro e rinasce la vita 

E rinnovi la faccia della terra "  

(Salmo 103, 27 e-30) . 

 

Esercizio 1.3.1: Appropriarsi del respiro

Come esercizio preliminare può essere utile stendersi supini sul pavimento, e rilassarsi più possibile e poi posare leggermente le mani sull'addome, una sopra e una sotto l'ombelico, in modo da percepire " tangibilmente " il ritmo della respirazione nella parete addominale. In questo modo può imprimersi nella mente ritmo in cui dovrebbe svolgersi la respirazione rilassata anche durante la meditazione 

Inizia come nel punto (3)  Concentrati poi sempre più esclusivamente sul respiro. Osserva nel processo con la maggior precisione possibile, per esempio all'altezza del naso: cerca di sentire in quale punto esattamente percepisci il flusso dell'aria ispirata. Che sensazione ti da quest'aria? Dove esattamente percepisci il passaggio dell'aria aspirata e che sensazione ti dà? Osserva anche le altre zone del corpo. In che modo il respiro è percettibile in esse? Cerca di sentire più leggeri movimenti, ad esempio nella parete addominale, nella zona della cassa toracica, nella schiena, nel bacino. Apriti alla forza plasmante che emana il respiro. Godi di questo movimento apparentemente estraneo, che sembra venire da fuori per attraversarti: è il tuo respiro. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (4)

 

Esercizio 1.3.2: Il fluire del respiro

Inizia come nel punto (3). Concentrati sempre più esclusivamente sul respiro. Collega tra loro i " punti di osservazione " adatti, cioè narici, zona della faringe e e parete addominale, per poter sentire il flusso del processo respiratorio. Lasciati prendere dal costante fluire della respirazione. Il respiro non si ferma un attimo: per anche quando polmoni fini vuol sembra di essere giunti a una pausa, questa si compone di singoli momenti molto diversi fra loro. Lasciati trasportare dal flusso della respirazione, godi del suo effetto liberatorio. Impiega 20 minuti. Concludi come nel punto (4). 

 

Esercizio 1.3.3: Il respiro doppio

In questo esercizio cerca di divenire cosciente delle differenze tra le fasi respiratorie e così come le vivi tu personalmente. Inizia come nel punto (3) abbandonati al flusso del respiro. Senza farne un processo mentale cerca di percepire come vivi l'inspirazione e l'espirazione. Forse ti si presenteranno immagini che illustrano quel che esse significano per te; forse alle fasi della respirazione si associeranno esperienze precedenti, che indicano quale carattere l'esperienza con lei a queste fasi. Tuo rimani un silenzioso osservatore, che percepisce con esattezza senza escludere nulla. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (4) 

Annota paragoni e immagini che caratterizzano la tua esperienza del respiro o magari disegnalo. 

 

Esercizio 1.3.4: La mia vita comincia nel respiro

La nostra vita si svolge fra il primo all'ultimo respiro; nell'inspirazione sentiamo una promessa di vita che va oltre il semplice approvvigionamento d'aria. 

Inizia come nel. (3). Concentrati interamente, non a lungo, ma almeno per qualche attimo, sulla fase di ispirazione. Renditi conto del significato di questo processo: ti viene data la vita in un movimento che non dipende da te. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto  (4). Paragona la tua esperienza del respiro al racconto della creazione nell'antico testamento. 

 

Esercizio 1.3.5: Espirare significa aver fiducia

Spesso gli uomini hanno paura di espirare: l'ciò ricorda loro inconsciamente l'ultimo respiro, l'attimo della morte. Abbandonasse l'espirazione, per mezzo per l'che un atto fortemente legato la fiducia nella vita, e quindi non può essere forzato: vi si può giungere solo con lenti passi 

Inizia come (3) concentrati sempre più esclusivamente sul respiro. Dirigi la tua attenzione sulla fase di espirazione: mentre ispiri, di tanto in tanto, pronuncia lentamente dentro di te parole stimolanti che contribuiscono a rendere più profondo il respiro, ad esempio: " lasciar andare  - io permetto ". Poi, però, scivola sempre indietro in uno stato di silenziosa attenzione. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (quattro). 

 

Prosecuzione degli esercizi 1.3.4 e 1.3.5

Ripeti l'una e l'altra meditazione 

 

Esercizio 1.3.7: Lo spirito vivente

Il respiro è strettamente legato alla vita interiore e allo stesso tempo unisce l'uomo all'ambiente. È misteriosamente invisibile. La potenza invisibile che mantiene in vita gli uomini e le plasma. In molte civiltà e respiro la respirazione sono divenuti ponti sui quali agire divino si avvicina all'uomo. Le parole " aria ", " vento ", " tempesta ", " respiro ", " anima ", " spirito ", " vita ",  sono tutte, in ultima analisi, un unica parola. 

Medita sul tuo respiro lascia che superi la dimensione del mero approvvigionamento d'aria. Inizia come (3). Resta immerso nel respiro, e suo ritmo, nella sua ampiezza; dona a ogni respiro la tua attenzione. Impiega 20 minuti. Concludi come al punto (4). 

 

Annotazioni sul respiro

"è un'arte non reprimere le proprie paure o non sbarazzarsene (nella vita è possibile evitarle proprio come è possibile far tacere i propri istinti, o eliminare e inibire gli appetiti del corpo), ma distaccarsi da esse ascoltandole come se fossero rumori provenienti dall'esterno, e non prestando loro più attenzione del necessario ". [Jean Déchanet ] 

Durante la meditazione, come nella vita quotidiana, dovresti limitarti a percepire e osservaer il respiro, non controllarlo o regolarlo. Il terzo gruppo di meditazioni ("appropriarsi del respiro"; "il fluire del respiro"; "Il respiro doppio"; "La mia vita comincia nel respiro"; "Espirare significa avere fiducia"; "Lo spirito vivificante") ha lo scopo di renderti consapevole del tuo respiro, e non di cambiarlo; se credi che ti occorra una terapia devi iniziare l'allenamento soltanto sotto la supervisione di uno specialista di provata competenza. Ciò che conta non è controllare il respiro, ma divenirne sempre più consapevoli sia nella meditazione che nella vita quotidiana.

Sperimentare la differenza tra espirazione e espirazione è una importante scoperta.

 

Primo esercizio per raggiungere la calma

Se meditando ti senti pieno di una inquietudine interiore o di una tensione che ti tormenta anche fisicametne, prova gli esercizi che seguono. Gli esercizi di movimento vanno fatti seguendo il ritmo del respiro, mentre le posizioni fisse vanno mantenute da due a cinque minuti.

In piedi, con le gambe leggermente divaricatee le mani intrecciate sulla nuca. Ogni volta cheespiri, girati sull'asse della colonna vertebrale, una volta verso destra e una volta verso sinistra, durante  l'inspirazione ritorna in posizione normale. Lo stesso esercizio si può fare da sdraiati: le mani stanno sotto la nuca, spalle e braccia sono ben appoggiate al suolo e così pure la pianta dei piedi. Ogni volta che espiri inclina le due ginocchia da un lato, in modo da sollevare l'anca sul lato opposto, lasciando le spalle appoggiate a terra e girando il capo nella direzione opposta. Menre inspiri ritorna alla posizione di partenza.

 

Secondo esercizio per raggiungere la calma

Stando in piedi, cerca di inclinare in avanti le vertebre con un movimento molto lento,cominciando dalla nuca: prima il collo, poi le spalle, iil petto ecc. Ad ogni espirazione cerca di muovere una o due vertebre, non di più. Piegati lentamente in avanti, finché puoi; poi raddrizza la colona vertebrale con altrettanta lentezza, cercando di muovere solo una vertebra o due ad ogni inspirazione

 

Terzo esercizio per raggiungere la calma

Stai in piedi a gambe leggermente divaricate. Con un lento movimento, eseguito sempre durante l'inspirazione (fermandoti durante l'espirazione) solleva le braccia finché le punte delle dita non si toccano. Poi fà il movimento contrario, altretatnto lentamente e sempre durante l'espirazione, finché le braccia non penderanno rilassate

 

Quarto esercizio per raggiungere la calma

Appoggiandoti sulle mani e sulle ginocchia, accompagna il movimento del respiro con un movimento della schiena: mentre espiri inarcala, mentre inspiri incurvala verso il basso. Puoi contribuire attivamente all'espirazione contraendo un poco i muscoli addominali; durante l'inspirazione rialssa il più possibile la parete addominale, in modo che i polmoni possano riempirsi.

 

Quinto esercizio per raggiungere la calma (il triangolo)

E' una posizione fissa. Stando in piedi a gambe molto divaricate, alza le braccia tenendole un pò tese. Durante un'espirazione porta la mano destra sul piede sinistro o sulla gamba sinistra, o appoggiala addirittura a terra davanti al piede sinistro, a seconda delle tue possibilità. Rimani per qualche tempo in questa posizione: quando vuoi smettere, torna alla poszione di partenza durante un'inspirazione.

 

Sesto esercizio per raggiungere la calma (il monte)

Stando in piedi con gambe e piedi uniti, solleva le braccia durante una lunga e profonda inspirazione. Poi, cominciando dal basso, dai piedi, tendi completamente il corpo, mantenendo contratta ogni sua parte di cui sei cosciente, fino alle mani e alle dita. L'unica eccezione è la parete addominale perché devi poter respirare tranquillamente. QUando vuoi smettere allenta quasi bruscamente la tensione durante un'espirazione e durante quela successiva abbassa le braccia. Rimani in piedi in posizione abbandonata fino a che non ti senti rilassato.

 

Settimo esercizio per raggiungere la calma (il piccolo ponte)

Stenditi sulla schiena, con i piedi posati sul pavimento; durante un'inspirazione fà forza su di essi, sollevando il bacino, e aggrappati con le mani alle caviglie (oppure sostieni con le mani la schiena, in modo da mantenere il bacino alto. QUando vuoi smetere, riappoggia al suolo la colonna vertebrale, cominciando dalla nuca, durante una lenta espirazione.

 

Ottavo esercizio per raggiungere la calma (la candela)

Stando sdraiato sulla schiena, alza lentamente e cautamente dal suolo prima le gambe e poi la schiena, reggila bene con le mani e cerca di stare in una posizione il più verticale possibile, facendo gravare tutto il peso del corpo sulle vertebre della nuca e sulle spalle. Quando vuoi smettere abbassa le gambe tese in direzione della testa, in modo da spostare ancora di più il peso sulla nuca, appoggia le braccia a terra, incurva la schiena più che puoi e fà una capriola all'indietro con estrema lentezza, muovendo le vertebre una per una, possibilmante senza interrompere il flusso del respiro.

 

L’albero

 

Esercizio 1.4.1: La forza dell’albero

Immagina un albero ben preciso che ti ha fatto una certa impressione. Cerca di tener desto il suo ricordo più che pui, rievocandoanche le circostanze in cui lo hai inconrato: ora esso sarà il tuo "albero di meditazione". Se nella tua memoria non trovi nulla del genere poni nel posto di meditazione una bella immagine d'albero oppure crea con l'immaginazione il tuo "albero ideale".

Inizia l'esercizio come nel punto (3), con qualche minuto di consapevole attenzione al tuo corpo e al tuo respiro. Poi passa al tuo albero

Passa al tuo albero, fai sorgere nella memoria la sua immagine oppure guarda a lungo e intensamente quella che hai posto davanti a te. Ora sei vicino al "tuo" albero. Passa qualche minuto davanti a lui, e magari salutalo: dopotutto deve diventare il tuo amico. Ora cerca di penetrare nell'essenza nel profondo dell'albero; per oggi ci limiremo ad osservare  un solo aspetto  di questa essenza. si dice " forte come una quercia ": cerca, a occhi chiusi, di misurare e saggiare questa forza. Appoggiati al tronco; spingilo con le mani, con la schiena. Concediti due o tre minuti per riprendere fiato e poi cerca di sondare in un altro modo la forza dell'albero. Con l'immaginazione attraversa insieme a lui tutte le stagioni dell'anno. Cerca di sentire come l'albero rimane sempre lo stesso anche nell'alternarsi dei stagioni, per persino quando perde i suoi frutti e le sue foglie e ne produce di nuove: resiste persino al tempo. Riposa per qualche altro minuto sotto l'albero poi cerca di andare più in profondità: scendi fino alle radici, cerca di vedere di percepire come esse si aggrappano saldamente dentro la terra. In un terreno roccioso si spingono dentro le fessure che spaccano la roccia. Dedica una ventina di minuti. Saluta l'albero prima di andartene: domani tornerai da lui. Se nei prossimi giorni ti capiterà di passare accanto un grande albero sperimenta nella realtà la sua forza. E tuttavia le sue foglie si muovono al minimo alito di vento. 

 

Esercizio 1.4.2: La crescita dell’albero

Inizia l'esercizio come nel punto (3). Dopo il consueto raccoglimento sul corpo e sulla respirazione, ritorna dal " tuo " albero.Ricorda brevemente quello che hai già sperimentato di lui, poi pregalo di volerti lasciar guardare nella sua vita interiore. Immagina e ripercorri più volte, lentamente, il suo sviluppo dal seme fino ad avere una grande chioma. Pensa/Immagina che l'albero continua a crescere. Ogni anno produce nuove foglie, fiori e frutti e anelli del tronco. Cerca poi di partecipare a questa crescita. Anche tu eri piccolo e sei cresciuto; anche tu sviluppi nuovi "anelli annuali", formi nuive cellule, nuovi pensieri. Passa alternativamente dalla contemplazione della tua crescita a quella dell'albero. Concludi come al punto (4)

 

Esercizio 1.4.3: L'albero che respira con me

Inizia come nel punto (3). Raccogliti a lungo e profondamente sul respiro, lasciati trasportare completamente dal tuo ritmo di inspirazione ed espirazione. Chiudi gli occhi e pensa che il tuo albero respira con te. Rappresentatelo e respira davanti a lui o sotto i suoi rami e con lui: entrambi respirate la stessa aria. Invisibile, quest'aria ti unisce al tuo albero. Il tuo albero prende la tua anidride carbonica e te la restituisce come ossigeno. Le foglie che respirano non potrebbero vivere senza la linfa mandata loro dalle radici, e le radici non potrebbero crescere se le foglie non mandassero loro nuove sostanze. Visualizza tutto questo. Poi respira di nuovo, del tutto consapevolmente, con il tuo albero. Anche il tuo respiro  sale dal profondo e ridiscende nel profondo. Forse ci sono altre persone che debbono vivere della profondità del tuo respiro. Impiega venti minuti. Ringrazia l'albero. Concludi come al punto (4)

 

Brani sugli alberi

"Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa gli alberi, e ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre il non albero con molte radici poco chioma la linfa scorre a stento. Radice chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose starci sopra, solo così potrà offrire ombre riparo, e solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade che non saprai quale prendere, non imboccarne una caso, ma si di chi aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui ha respirato giorno in cui si è venuto al mondo, e senza farti distrarre da nulla, aspetta aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, Alzati e va' dove lui riporta. [ Susanna  Tamaro ] 

 

Esercizio 1.4.4: L'albero interiore

Inizia come nel punto  (3). Se nell'ultima parte dell'esercizio precedente e hai sentito il tuo respiro giunge da profondità sconosciute, dalle radici, puoi iniziare da qui: ripeti l'ultima parte dell'esercizio, cerca di essere con tutto te stesso un albero che respira, di avere foglie che si allargano, radici che affondano in profondità sconosciute. Continua finché lo trovi piacevole. Se invece l'ultima parte dell'esercizio precedente ti ha detto poco o niente ritorna al numero 2 o 3 dove si parlava dell'albero della tua spina dorsale. Ripeti questa parte del esercizio (soltanto questa), cercando di sentire che lì dove sei seduto si leva un albero e che quest'albero sei tu stesso. Poi tenta sempre ad occhi chiusi di dare a questo albero interiore caratteristiche sempre più da albero vero. Per questo serviti di ciò che hai meditato nei giorni scorsi: il respiro dell'albero, la sua crescita, la sua forza. Non limitarti a vedere tutto ciò in modo generico; cerca di percepirlo interiormente, di viverlo e assaporarlo. Se un dato aspetto non ti dice nulla, passa quello successivo, e soffermati maggiormente su quelli che piacciono: così il tuo personale " albero interiore " acquisterà poco a poco forma e stabilità. Dedica una ventina di minuti a far crescere il tuo " albero interiore ", a fargli  prendere forma. Se l'esercizio ti è piaciuto puoi ripeterlo; e forse il tuo subcosciente non dimenticherà ciò che è cresciuto in te. Concludi come al punto (4) 

 

Esercizio 1.4.5: L'albero rovesciato

Inizia come al  punto (3). Cerca di sentire e di vivere come in te cresce e vive un albero, proprio come nell'esercizio 4.4; ma oggi le sue radici stanno in alto, nella tua testa e di lì continuano a salire fino all'elevatissima regione dello spirito. Dal capo l'albero cresce, attraverso la tua nuca la tua gola fino all'altezza del cuore, e là comincia ad allargarsi, a respirare a dare frutti. Puoi vedere le tue braccia, le tue mani, e tutto il resto del tuo corpo, come rami carichi di frutti: cerca di sentire la crescita e la vita dell'albero, la circolazione della linfa. Se vuoi far crescere ancora il tuo albero rovesciato è consigliabile proseguire la meditazione in piedi: stai eretto e immobile, bene in equilibrio. Fai attenzione a come il tuo albero vuol continuare a crescere: cerca di intuire in quali profondità si spinge. Si pieno di fiducia e lascialo svilupparsi. Impiega 20 minuti. 

 

Esercizio 1.4.6: Sguardo di insieme alla storia dell’albero

Concentra la tua attenzione a lungo e intensamente sul tuo corpo sul tuo respiro per giungere in profondità nella memoria. Poi ripassa tutta la serie degli esercizi sulla albero. Non devi sforzarti di ricordare il testo delle tue notazioni. Neanche ripetere tutti gli esercizi. Fa riemergere invece a poco a poco le sensazioni che hai avuto durante le meditazioni, e che si sono in qualche modo impresse in te. Per farlo con un certo ordine, e anche per ritrovare le impressioni che ora non ricordi, farai meglio a ripassare gli esercizi nella loro sequenza. Soffermati sulle impressioni più vivide, o che vi paiono particolarmente importanti: lasciati tempo per approfondirle, falle rivivere, e ridà loro colore  colore, meditale di nuovo. Presta una particolare attenzione agli eventuali nessi fra i singoli esercizi, alle relazioni tra i singoli aspetti o anche ad aspetti e connessioni del tuo albero che prima non avevi colto. Non hai bisogno di andare in cerca di nuove scoperte, limitati a registrare quello che spontaneamente ti viene in mente e ti accade. Per questo ripasso impiega comunque molto tempo; non finisci nei soliti 20 minuti proseguì semplicemente il giorno dopo. Se invece esaurissi troppo presto il materiale di meditazione, ricomincia daccapo. Dopo questo esercizio è particolarmente importante scrivere qualche annotazione. 

 

Esercizio 1.4.7: Che cosa mi dice l’albero

Inizia come al punto (3). " Respira " sempre più profondamente l'immagine interiore del tuo albero, così come in una foresta d'estate respiri l'ozono dell'aria. Poi rivolgi la tua attenzione sull'aspetto o sugli aspetti che nel ripasso di ieri e nei giorni precedenti che hanno toccato in modo particolare, la cui meditazione chi ha " incatenato " almeno per qualche momento: per esempio il tronco eretto, il radicamento nel suolo, la figura dell'albero rovesciato... soffermati con tutta tranquillità su questi aspetti, falli rivivere in te, assorbili profondamente. Se si tratta di un movimento, continua a parteciparvi nello spirito; se si tratta di un aspetto statico, cerca di essere immobile nell'albero e con l'albero. Durante questo raccoglimento apprendi che cosa ha da dire l'albero a te personalmente. Durante la meditazione non fare il tentativo di formulare in parole la tua esperienza. Ciò potrebbe distruggere la quiete e il raccoglimento: lo sai, lo esperimenti, anche se sul momento non puoi esprimerlo. Non devi neanche temere di dimenticare quello che esperimenti: una conoscenza penetrata così in profondità non va mai perduta, la potrai richiamarla facilmente. Se invece ti viene in mente in modo del tutto spontanea una parola chiave da collegarvi, trattienila e assaporala in bocca come una caramella. Impiega 20 minuti. Saluta il tuo albero; tornerai presto da lui. Scrivi un piccolo tema su " il mio albero ". 

 

La natura della meditazione

La meditazione e si svolge in una sfera spirituale diversa da quella di pensieri dei sentimenti. Perciò ci è sembrato meglio imparare la servendosi di oggetti, che non sono troppo compromessi da esperienze intellettuali e sentimentali, con i quali è più facile trovare la via per una profondità che ci permette di vivere un nuovo rapporto con l'oggetto meditato. I rapporti umani hanno una tale carica di sentimenti positivi e negativi che gli esercizi rivolti essi terminano facilmente con un bagno di sentimenti e non hanno più nulla a che fare con la meditazione. Occorre avere già acquisito una certa pratica per potersi rivolgere con profitto la meditazione sul prossimo; ma se essa riesce, non esperienze di cui non si vorrebbe più fare a meno. E a questo tipo di esercizi che dedicata prevalentemente la seconda parte del corso. 

Non lasciarsi scoraggiare dalle esperienze deludenti: due mesi e tutto sommato sono un periodo molto breve. Si diventa maestri nella meditazione e solo dopo anni di esercizio. Ma forse cominci già ad accorgersi che sta cambiando qualcosa nella tua vita quotidiana: che diventi più calmo, che prende le cose con maggior serenità, che lavori modo più tranquille riflessivo. 

 

La pietra

 

Esercizio 1.5.1: La pietra

Cerca di ricordare ciò che hai sperimentato nell'esercizio 1.6 (la pietra). Appoggia nel tuo posto di meditazione una bella e grossa pietra: il più adatto sarebbe un masso spigoloso, che porti ancora le tracce del distacco dalla roccia; ma puoi anche fare una cosa più raffinata, e meditare davanti a un cristallo non levigato. Inizia come al punto (3). Quando hai raggiunto la quiete interiore rivolgi lo sguardo alla pietra che giace davanti a te: sta lì con la stessa immobilità con cui tu siedi davanti a lei, anzi molto di più. Immergiti in questa calma immobilità della pietra e cerca di imitarla dentro di te. Trascorri tutto il tempo della meditazione stando immobile insieme alla pietra. Se non ce la fai cerca lentamente in modo misurato di considerare e soppesare dentro di te le altre sue proprietà (peso durezza solidità freddezza). Dopo aver meditato ciascuna di queste proprietà ritorna all'immobilità della pietra e mantienila per un po'. Impiega 20 minuti, poi interrompi delicatamente l'esercizio e congedati dalla pietra. 

 

Esercizio 1.5.2: La roccia

Poni la tua pietra nel posto di meditazione, meglio se a occhi chiusi, e cerca di immaginare la roccia da cui è stata staccata. Aiutati con i ricordi, pensa ad una rupe che ti abbia fatto una particolare impressione, oppure prendi l'immagine di una rupe che ti dica qualcosa e ponila dietro la pietra. Inizia come al punto (3) e poi guarda la pietra o, meglio ancora, tieni gli occhi chiusi e rivolgile la tua attenzione interiore. Cerca di restare immobile con lei per un po' di tempo. Poi raffigurati il luogo da cui proviene: evoca con l'immaginazione questa roccia da cui proviene ed osservala. Poi resta completamente immobile davanti alla pietra: contemplala, lasciala agire su di te. Se ti si impone una idea associata a quella di roccia, seguila tranquillamente, approfondiscila, assaporala, esamina attentamente la roccia, tentando di comprendere più profondamente il suo essere. Impiega 20 minuti, cercando di assorbire la immobilità e la solidità della roccia. 

 

Esercizio 1.5.3: Il ciottolo

Poni davanti a te un bel ciottolo tondo di ruscello o di fiume. Inizia come al punto (3), poi calati respirando nella quiete del ciottolo: resta semplicemente li, così come esso è davanti a te. Poi rivolgi lo sguardo ad esso e cerca di afferrarlo interiormente. Fai mentalmente scivolare le dita lungo la sua superficie, senti come può esere piacevole e attraente. Quando sei riuscito ad avere presenti dentro di te le caratteristiche del ciottolo, cerca di afferrare meditativamente la sua origine, dal momento in cui si stacca dalla roccia, o addirittura dalla formazione della roccia dal magma primordiale, e poi nel suo lungo viaggio, quando viene spinto e sfregato contro altre pietre. Guarda l'acqua morbida scorrergli intorno con infinita pazienza, spingerlo avanti e tirarselo dietro, lavorarlo, finché la pietra stessa non assume qualcosa del suo flusso carezzevole. Cosa ti dice tutto questo? Paragona l'acqua e la pietra, il duro e il morbido. Cerca di assorbire completamente, nella tua memoria, la storia del ciottolo, come se accadesse a te stesso. Percorri con lui questo cammino di sviluppo infinitamente lento e paziente, senti cosa vuol dire essere levigato e arrotondato. Interrompi dopo 20 minuti anche se non hai finito. Riprenderai il giorno dopo. Saluta il ciottolo.

 

Esercizio 1.5.4: La pietra che fa male

Prendi una pietra poco bella, spigolosa, che non ti dica nulla, o l'immagine di una selce o di un'ascia di pietra. Inizia come al punto (3) per diventare calmo interiormente ed esteriormente. Poi considera tutto quello  che non ti piace nella pietra, tutto ciò che ferisce e offende la tua sensibilità, come la pietra può ferire, far male e come questi ultimi fatti possano accadere. Rivolgi se hai tempo lo sguardo a te che hai cercato con gli esercizi di partecipare all'essere pietra: anche in te ci sono quelle qualità? Ti feriscono? Alla fine della meditazione puoi gettare o tenere la pietra insieme alle altre due.

 

Esercizio 1.5.5: La pietra da costruzione

Colloca nel tuo posto di meditazione o rievoca l'immagine di un edificio in cui siano ben fisibili le singole pietre (una volta gotica, una piramide, un tempio greco...). Inizia come al punto (3) e cerca di raggiungere la quiete di una pietra. Poi rappresentati con la massima vivezza l'edificio e la singola pietra o osserva una pietra della foto. Chiudi gli occhi e cerca di mantenere l'immagine dentro di te e di stabilire cosa ti colpisce della pietra (che è una tra tante, che sta salda...). Concentrati su una proprietà che caratterizza la pietra e cerca di sentire e vivere interiormente cosa significa essere una pietra da costruzione. Per mantenere viva la tua attenzione interiore, di tanto in tanto puoi guardare l'immagine. Dopo aver approfondito per un tempo abbastanza lungo una proprietà puoi proseguire e chiederti come questa pietra è diventata materiale da costruzione (come è stata staccata dalla roccia, trasportata, tagliatga, inserita nel muro...); anche questa volta soffermati sull'aspetto che ti dice di più; cosa dice la pietra a te personalmente? Impiega almeno 20 minuti poi interrompila lentamente e delicatamente. Concludi come negli esercizi precedenti.

 

Esercizio 1.5.6: Sguardo di insieme: l’essere pietra

Rileggi attentamente le note che hai scritto dopo i cinque esercizi precedenti. Se vuoi utilizzare una o tutte e tre le pietre che hai usato. Tieni presenti anche le istruzioni dei precedenti esercizi sulle pietre. Inizia come al punto (3), concentrandoti con maggiore profondità sul corpo e sul respiro. Ciò su cui mediterai deve emergere realmente dal tuo intimo, dal tuo ricordo: si tratta di quello che durante gli esercizi precedenti è divenuto un tuo possesso interiore. Partendo dal tuo ricordo, ripercorri le meditazoni degli ultimi giorni come puoi. Presta attenzione a ciò che durante le meditazioni ti ha colpito particolarmente, imprimendosi nella tua memoria. Fallo rivivere, soffermati su di esso, assaporalo. Puoi percorrere una volta sola lentamente o più volte velocemente. Gradualmente si rivelerà al tuo sguardo interiore ciò che per te costituisce l'"essere pietra", ciò che tu sperimenti come "tipico della pietra". Cerca di immedesimarti profondamente in questo essere, in questa "pietra tipica"; vivi ciò che essa vige; chiediti e senti che cosa significherebbe per te essere una pietra. Per questo esercizio impiega venti minuti, ed eventualmente ripetilo il giorno dopo. E' importante scrivere qualche nota.

 

Esercizio 1.5.7: Che cosa mi dice la pietra

Raccogliti a lungo e profondamente come al punto (3). Così raccolto, dirigi la tua attenzione su ciò che ti ha particolarmente colpito  nell'esercizio 5.6, di solito non più di una o due cose. Poi guarda interiormente o con gli occhi reali la "tua" pietra: cerca di vedere come questi tratti particolari si trovano in lei, come essa li concretizza. Poi lascia che essa ti parli, che ti comunichi questo tratto particolarmente importante, come ammonimento, ad esempio, o come promessa.Chieditiche cosa ciò significa per te, che cosa ti "dice" ora la pietra; cerca di ricevere completamente questa sua "comunicazione". Ma non fare "esami di coscienza" do fronte ad essa ("come ho sopportato sino ad ora questa proprietà?"; "che cosa significa ora nella mia vita?"), né buoni propositi ("Come dovrò comportarmi in futuro?"): limitati a lasciar agire su di te il suo muto linguaggio. Più a lungo vi riesci meglio è. Sii tutto orecchi - e tutto cuore - per quello che la pietra ti dice. Dopo 20 minuti concludi lentamente l'esercizio e saluta la pietra dicendole che tornerai da lei. E' importante che tu scriva qualche breve nota su ciò che hai sperimentato. Se l'esercizio èproceduto bene le note possono essere ora molto brevi: una parola-chiave o due, o una breve frase.

E' opportuno a questo punto un "esame di coscienza" (vedi quanto indicato nell'esercizio 5.7) e/o un "buon proposito"

 

Meditazione oggettuale e meditazione non oggettuale

Quando, come nella serie 4-7, ci si orienta ad un oggetto di meditazione, ciò è chiamato "meditazione oggettuale"; quando invece, come nella seconda e terza serie, l'attenzione viene subito rivolta soprattutto verso l'interno, si parla di "meditazione non oggettuale".

 

Note sulla pratica dopo il quinto gruppo di esercizi

I gruppi 4 e 5 di esercizi erano strutturati in modo simile: ad una serie di meditazioni in cui stavano in primo piano singoli aspetti dell'oggetto, ne seguiva una riassuntiva che li univa in uno sguardo di insieme (il sesto esercizio). In una meditazione conclusiva (settimo esercizio) ci si chiedeva cosa ci avesse detto l'oggetto.

Cerca di meditare ogni giorno e per la stessa quantità di tempo. una volta al giorno è ottima. Se si medita una volta ogni due giorni tieni presente che è decisivo che essa avvenga regolarmente e non dipenda dal tuo stato d'animo del momento; cerca di giungere egualmente ad un ritmo regolare, e di impiegare ogni volta un po' più di venti minuti

Non meditare più di due volte al giorno  e comunque sempre alla stessa ora. Il legame fra meditazione e vita quotidiana è altrettanto importante quanto il meditare spesso.

Se non mediti regolarmente i tuoi eventuali successi sono un puro caso. Solo con un esercizio regolare esso può diventare un ritmo della vita

Le ripetizioni sono importanti, specie  in quegli esercizi in cui senti che vi è in gioco qualcosa che ti riguarda: forse proprio da essi ricaverai qualcuno dei tuoi esercizi favoriti personali. Dovresti aver ripetuto più di una volta qualche esercizio. Non si tratta di andare avanti in un processo di apprendimento, ma di scendere in profondità nel tuo cuore, e questo avviene solo attraverso le ripetizioni

Se le indicazioni sembrassero troppo scarne per 20 minuti di meditazione forse ciò è dovuto al fatto che si intende ancora troppo la meditazione come svolgimento mentale piuttosto che soffermarsi sull'oggetto e i suoi singoli aspetti.

E' bene meditare senza fretta ma senza cadere in sogni o ad estendere artificiosamente, in modo dispersivo, il materiale di meditazione

Ci si può prendere anche la libertà di porre occasionalmente accenti personali e di procedere secondo il proprio ritmo.

L'oggetto dovrebbe essere d'aiuto, aiutare a concentrarsi; se risultasse fonte di pensieri digressivi occorre insistere nel lasciare che i pensieri ci passino semplicemente davanti, cone muvole nel cielo cercando di dirigere la propria attenzione sull'oggetto

L'oggetto non deve essere un riempitivo per il "tempo vuoto" della meditazione

Le note sulla meditazione debbono essere brevi; l'ma se in altri momenti ti senti stimolato a scrivere qualcosa di più ampio su ciò che hai meditato fallo senz'altro. Le annotazioni non devono diventare fine se stesse: l'importante è ciò che accade nella meditazione. A 

Non prendere le indicazioni del corso come prescrizioni, ma come stimoli: seguile soltanto se ti accorgi che ti sono d'aiuto. 

Se non hai mai preso annotazioni o solo contro voglia devi chiederti onestamente se ti saprai a questa elaborazione per mancanza di tempo o di comodità fosse senti un blocco interiore nei suoi confronti. In questo caso ciò può significare che dovreste cercare un'altra forma di elaborazione, ad esempio, altri  tipi di espressione artistica o corporale: modellare la creta, musica, danza, preghiera... 

Le note andrebbero riviste spesso e utilizzate durante le ripetizioni

Cerca di coltivare la quiete che dovrebbe venirti sia dalla meditazione oggettuale che da quella non oggettuale.

Se la meditazione vi fa fare nuove scoperte, chiediamoci quali conseguenze pratiche derivino da queste scoperte e mettiamole in atto

Nelle meditazioni che nei gruppi 4 e 5 rivedono tutti gli esercizi precedenti, non ci si concentri sullo sforzo di progredire con il pensiero da un aspetto all'altro; ma ci si affidi di più al cuore, che collega le cose a modo suo ed ha una visione globale.

Le meditazioni conclusive dei gruppi 4 e 5 di esercizi ci doneranno la grande scoperta della nostra vita, se si insisterà nell'approfondire gli aspetti che ti attirano di più nell'albero e nella pietra.

La meditazione conclusiva dei gruppi 4 e 5 di esercizinon va ritenuta più importante degli stadi precedenti, altrimenti vi è il pericolo che tu mediti soltanto sui tuoi sentimenti invece di percepire il valore proprio dell'oggetto. Ogni creatura ha il proprio valore.

 

La rosa

 

Esercizio 1.6.1: La rosa

Inizia l'esercizio nel solito modo, concentrandoti  per qualche minuto sul corpo e sul respiro. Ora respira con la rosa, come hai già respirato con l'albero: dopotutto essa ti viene incontro con il suo profumo. Poi guardala a lungo e profondamente, "fervidamente": gioiscidi questa visione e "saziati"delle bellezze dalla rosa, "bevila", coma hai fatto nell'esercizio 1.5. Quindi chiudi gli occhi e approfondisci la contemplazione. Non si tratta di riprodurre con l'immaginazione la figura della rosa: non cercare di dipingerla così come appare esteriormente. Piuttosto fà affiorare dalla memoria la sua immagine interiore, l'impressione che ti ha fatto, quello che ti ha "detto". E' probabile che quest'impressione sia in qualche modo meraviglia, stupore pr la bellezza della rosa, forse persino gratitudine perché essa ti dona, ti offre questa bellezza; o magari un'ansia, un desiderio di assorbire un te il profumo della rosa, di imbeverti della sua bellezza. Rimani in questo stato di stupore, di gratitudine, di desiderio di fronte alla rosa "interiore, finché ti fa piacere e finché ciò serve ad approfondirne l'immagine. Allafine, rivolgi di nuovo lo sguardo al fiore reale. Quello che hai intuito nella contemplazione della "rosa interiore" non è un sogno o un ideale: è realtà. E' un dono di questa rosa che sta davanti a te. Alla fine, se vuoi, puoi iniziare un coloquio interiore con la rosa che ti sta davanti e ti dona la sua bellezza. Dille "Rosa", oppure "Oh!" o "...bella!", o semplicemente ringraziala di fiorire così. Non parlare con le labbra, ma forma le parole  dentro di te (nella cavità della bocca, nella zona del cuore...), soppesale ed asaporale; poi potrai sussurrarle alla rosa. Forse lei ti risponderà... Impiega 20 minuti, poi congedati dalla "tua" rosa. Poni la tua rosa in un punto d'onore, dove tut possa veerla spesso durante la giornata.

Chi medita regolarmente si accorge molto presto che non solo i pensieri ma anche i sentimenti hanno una vita propria. Talvolta né gli uni né gli altri sembrano avere alcun riguardo per i nostri progetti di meditazione; peggio ancora: spingono in primo piano i loro programmi e catturano tutta la nostra attenzione. Per questo sono nate scuole di meditazione che nei loro esercizi rinunciano totalmente al piano dei sentimenti, li “disinseriscono” e spiegano come si può trasformarli o dissolverli, rivolgendo altrove l’attenzione o ponendosi al di furi del proprio mondo affettivo. Anche nei nsotri esercizi ci serviamo di alcuni elementi di queste tecniche: in ogni esercizio ti esortiamo a raccoglierti per prima cosa sul tuo corpo e sulla tua posizione, sul ritmo del respiro e sulla quiete interiore. Solo a partire da questa quiete può svolgersi la meditazinoe, anche quando tratta del mondo affettivo. Due serie di esercizi sono dedicate in modo particolare a questo tipo di raccoglimento: quelle riguardanti la posizione sedutae la meditazine del respiro. Grazie a queste istruzioni pupi scoprire anche da solo il modo di affrontare i sentimenti che si fanno avanti durante la meditazione: concentrarti sul tranquillo flusso del respiro o sulla calma immobilità del corpo. Il colocarsi al di fuori dei pripri sentimenti viene adottatyo in tutti gli esercizi in cui deve rivelarsi pienamente il rapporto, indipendente dalla nostra volontà, tra noi e un altro essere (albero, pietra, rosa…). Ques’atteggiamento interiore avrà un ruolo importante nella meditazione sui rapporti umani. Vi è ancora un’altra possibiltà “tecnica” di affronatre i sentimenti: come in certe meditazioni si deve intensificare un pensiero o un’esperienza finché non irrompa con corza nel nostro cuore come un dono, così è possibile prolungare e intensificare un sentimento, approfondirlo e farne un atteggiamento rpirituale. Per far ciò è di grande aiuto raccogliersi su un’immagine che ci si raffigura interiormente, per esempio quella di una esperienza rievocata: è importante che essa rimanga fissa, come una diapositiva, al contrario di quegli esercizi in cui si deve far “scorrere un film” dentro di sé. Se una persona è equilibrata nella sua vita affettiva, non vi è pericolo che la meditazione la renda insensibile, così come la quiete interiore non distrugge il pensiero; la maggior parte dei meditatori sperimentano addirittura una chiarificazione, un riordinamento del loro mondo affettivo, il raggiungimento di una profonda ed autentica fiducia nei propri sentimenti. Durante il processo di sviluppo può comunque succedere che, in certe fasi, si provi sfiducia verso i propri sentimenti perché nella meditazinoe siscopre il loro egocentrismo, la loro vacuità, la loro inautenticità. In queste fasi cisi estrenia da essi, si diventa insensibili; ma è una cosa passeggera. Antoine de Saint-Exupéry racconta che il suo “Piccolo Principe” puliva regolarmente i vulcani del suo pianeta, compresi quelli spenti: è un’immagine di come bisogna trattare i sentimenti dentro e fuori la meditazijone. IN questo caso “pulizia” significa concedersi buoni sentimenti, lasciar quietare l’animo.

 

Esercizio 1.6.2: La rosa insondabile

I detti dei poeti scaturiscono spesso dalla meditazione, consapevole o inconsapevole, e così possono a loro volta guidarci ad essa. Ma perché non siano solo un impulso a riflettere, ma conducano alla meditazione vera e propria, è importante che li si abbia “dentro”, cioè li si conosca a memoria. Se questi detti trovano un’eco in noi, si può dirigere la nostra attenzione principalente su di essi; se invecee ci dicono poco, concentriamoco, come nell’esercizio precedente, soprattutto sulla contemplazione della rosa.  Per questo le istruzioni contengono diverse varianti.

Metti di nuovo la “tua” rosa nel posto di meditazione. Impara a memoria la poesia o almeno scrivila “devotamente” su un foglio di carta da porre dinanzi a te.

Concentrati dapprima sul tuo corpo e suo tuo respiro, e respira con la rosa. Bevi col respiro la sua bellezza. Quando la sua immagine ti è tornata presente, chiudi gli occhi e falla penetrare in te per qualche momento, poi recitale la poesia

 

Coglierò per te

l’’ultima rosa del giardino,

la rosa bianca che fiorisce

nelle prime nebbie.

Le avide api l’hanno visitata

sino a ieri,

ma è ancora così dolce

che fa tremare

(Attilio Bertolucci)

 

Variante 1: Fa’ risuonare questo detto dentro di te, trattienilo nel tuo orecchio interiore; poi sussurralo alla tau rosa, senza parlare realmente, e cerca di sentire l’eco che troverà in lei. Passa più volte dal detto alla rosa e dalla rosa al detto; lascia che la rosa ti spieghi le parole e che le parole ti spieghino la rosa. Puoi continuare questa semplice alternanza finché ti fa piacere. Riesci in questo modo a penetrare più profondamente nel mistero della rosa? Durante la meditazione non fare il tentativo di tradurre in parole quello che intuisci.

Variante 2: Se la poesia non funziona, ripeti l’esercizio precedente sussurrando alla rosa “oh, bella”, e cerca di cogliere l’eco che trovano in essa. Le parole che dici esauriscono la sua bellezza, o, al contrario, ricevono da lei un suono sempre nuovo? Anche in questo caso passa dalle parole alla rosa e dalla rosa alle parole, come nella prima variante.

Variante 3: Se non hai percepito alcuna eco puoi tentare un metodo più intellettuale. Il pensiero è per la meditazione uno schiaccianoci che rompe il guscio per libeare il contenuto. Chiediti come si potrebbe spiegare la bellezza della rosa; poi guardala e vedi se la spiegazoine è azzeccata e sufficiente. Esamina così, punto per punto, tutte le possibili spiegazioni che ti vengono in mente; non soffermarti mai, però, nella loro ricerca, ma torna sempre a contemplare la rosa. Che cosa dice delle tue spiegazioni?

Dopo aver trascorso una ventina di minuti in questo tentativo (che va fatto con molta dolcezza, senza violenza) di giungere al fondo della rosa, saluta la “tua” rosa e riponila nel suo posto d’onore.

Se l’esercizio ti è piaciuto puoi ripetere le tre varianti, una per volta, nei giorni successivi.

 

Esercizio 1.6.3: La rosa senza perché

Oggi vogliamo meditare sul fatto che la rosa fiorisce con la massima semplicità

Metti di nuovo la "tua" rosa nel posto di meditazione. Impara a memoria o scrivi devotamente su un foglietto che porrai dinanzi a te uno dei seguenti brani: “La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce, e non bada a se stessa, non chiede se qualcuno la vede " (Angelo Silesio) “Che cosa c'è in un nome? Quella che chiamiamo rosa, anche chiamata con altro nome, avrebbe lo stesso odore soave" (Shakespeare) “La rosa che qui vede il tuo occhio esteriore / è fiorita in Dio sin dall'eternità" (Angelo Silesio)

Come nei precedenti esercizi, mentre respiri con la rosa e la contempli, concentrati sull'esperienza inesauribile che ti si è dischiusa: puoi anche sussurrare nuovamente alla rosa i versi di Bertolucc. Poi chiudi gli occhi e pronuncia lentamente e con concentrazione i versi. Assaporali e poi guarda per qualche attmo la rosa, quindi richiudi gli occhi e confronta l'immagine interiore che hai di lei con l'interpretazione data dai versi. Passa più volte dall'una all'altra. E' vero ciò che dicono i versi?

Ti fanno penetrare più profondamente nella rosa, te la fanno comprendere meglio? E che cosa dice la rosa di questi versi? Puoi soffermarti ad es. sulle quattro diverse parti della prima composizine, dedicandovi tutto il tempo dell'esercizio. Tieni gli occhi prevalentemente chiusi. Senti come dentro di te la rosa sboccia a poco a poco e prende forma non come immagine esterna o come idea dai contorni netti ma piuttosto come comprensione interiore, e forse persino come "intesa" con la rosa, che tuttavia rimane inafferrabile.

 

Esercizio 1.6.4. La rosa di plastica

Questa è la controprova per stabilire se abbiamo erroneamente antroporfizzato la rosa.

Poni al posto della rosa vera una bella rosa di plastica. Poni fuori vista la tua rosa, ad es. dietro le spalle.

Inizia concentrandoti sul corpo e sul respiro; chiudi gli occhi e rappresentati la tua rosa di meditazione con la maggior vivezza possibile; fai riaffiorare quello che hai meditato sinora, ripetendo magari qualche parte degli ultimi esercizi che ti è piaciuta in modo particolare.

Poi apri gli occhi e guarda a lungo e intensamente la rosa di plastica, cercando di non perdere di vista, interiormente, la tua rosa di meditazione, ma piuttosto confrontandola con l'altra. Riesci a trovarla in essa? Insisti, non pensare che sia assurdo.

Se percepisci una resistenza a questo accostamento, cercane cautamente i motivi. E' forse perché hai attribuito alla tua rosa qualcosa che non possiede? Vedi se riesci a ripetere uno degli esercizi precedenti con la rosa di plastica. E' veramente diversa dalla rosa vera? Cerca di percepire questa diversità, se alla rosa di plastica manca qualcosa e che cosa oppure che cosa ha in più la rosa vera, ma non sforzarti di tradurlo in parole. Da ultimo puoi (senza muoverti) accostare, scambiare le due rose, instaurare, interiormente e senza parole, un colloquio conciliatore tra di esse, sentire cosa ciascuna di esse "dice" o direbbe all'altra. Non interrompere prima che siano trascorsi almeno venti minuti. Anche i tratti aridi sono importanti.

 

Esercizio 1.6.5. La rosa come dono

Cerchiamo di scoprire perché le rose sono un dono molto amato chiedendo alla rosa da dove viene.

Se non è più fresca rappresentala con la memoria. Rammemora brevemente ciò che hai meditato nei giorni scorsi.

Concentrati sul tuo corpo e sul tuo respiro, poi fà apparire al ritmo del respiro l'immagine della rosa, con tutto ciò che di bello e di incomprensibile hai scoperto nelle meditazioni degli ultimi giorni. Ora chiediti, senza distogliere la tua attenzione dalla rosa, da dove essa viene.

Limitati a raccogliere le risposte che ti vengono e a metterle intorno alla rosa: ti aiutano ad addentrarti nel suo mistero, perché in esse sperimenti qualcosa del passato, dell'"origine" della rosa. Forse l'hai comperata (un dono che ti sei fatto), forse l'hai colta dal tuo roseto (un dono del tuo roseto). CHiediti come, con quali elementi, è cresciuta e fiorita: quanti esseri devi ringraziare per questa rosa!

In conclusione, osserva la rosa stessa a lungo e in profondità. Essa riunisce in sé tutta la sua molteplice origine; e fiorisce. La rosa ti si dona con tutto il tuo passato, o forse qualcun altro te la dona?

Impiega almeno 20 minuti per addentrarti nella rosa. Puoi anche recitar una delle poesie dei giorni precedenti, e chiederti cosa ti dice sull'origine della rosa.

 

Esercizio 1.6.6. Sguardo di insieme: l’essere rosa

Potresti proseguire le meditazioni sulla rosa, ma forse è meglio provare a sentire cosa significa essere rosa, come si è fatto con la pietra e l'albero: devi sbocciare interiormente insieme alla rosa.

Ora la porti nella memoria, e dopo le meditazioni degli ultimi giorni non si tratta solo della sua manifestazione esteriore: meditando sei penetrato nel suo intimo e hai sperimentato come essa fiorisca da una profondità insondabile.

Cerca di avere ben presenti le esperienze degli ultimi giorni. Se l'immagine interiore si è consolidata non hai bisogno di porre materialmente la rosa dinanzi a te.

Con occhi chiusi o semichiusi concentrati sul corpo e sul respiro e intanto trasportati spiritualmente alla presenza della "tua" rosa. Respira CON lei, senza vederla.

Ripercorri senza fretta il "movimento" degli esercizi precedenti, guardando con una semplicissima visione interiore e prestando attenzione a ciò che ti ha "colpito", a ciò che ti "hanno detto" le meditazioni.

Se sei riuscito, torna a raccoglierti, ancor più profondamente, respirando di nuovo con la rosa, e poi cerca di compiere interiorente il movimento INVERSO, di far sbocciare la rosa iniziando dalla sua origine e ripercorrendo all'indietro tutta la tua serie di meditazioni. Cosa significa fiorire? Più riesci a condividere interiormente questo fiorire, più sentirai cosa significherebbe per te essere una rosa, che cosa significherebbe per te fiorire. Dedica 20 minuti a questo riepilogo interiore.

Magari ripeti l'esercizio il giorno dopo.

 

Esercizio 1.6.7. Che cosa mi dice la rosa

Questo esercizio conclusivo ha la stessa funzione di quelli finali dell'albero e della pietra e va svolto secondo le stesse istruzioni

 

Insegnamenti sul rilassamento

Sdraiati bene sulla schiena; eventualmente posa le gambe su un cuscino per farla aderire completamente al suolo, compresa la regione sacrale.

Tieni gli occhi chiusi e lascia fluire il respiro in modo naturale, senza influenzarlo.

Fà della posizione supina una posizione consapevole, prendendo coscienza del tuo corpo, parte per parte, e mettendo in atto il contatto col suolo: realizza la tua pesantezza e consentila. Inizia dal palmo e percepisci via via le mani e le braccia; poi ricomincia dalle piante dei piedi e fà spostare la coscienza attraverso i piedi, le gambe, il bacino, la schiena, le spalle, la nuca, sino al viso.

Grazie a questa consapevolezza crea con il tuo corpo un rapporto interiore così profondo da dissolvere il bisogno di dominarti fisicamente, di fare le cose con tensione.

Poi diventa cosciente del movimento del respiro, senza intervenirvi e goditi il leggero movimento della parete addominale.

Lascia che i pensieri perdano peso e significato e abbandonati alla quiete che comincia a crescere dentro di te, che ti riempie.

Quando vuoi terminare il rilassamento, fallo con movimenti consapevoli, stendendoti lentamente e stirando i muscoli.

Sii cauto nei confronti degli esercizi di rilassamento che impiegano la suggestione o l'autosuggestione (es. training autogeno). Vanno imparati sotto la guida di uno specialista. Il metodo proposto da noi rinuncia alla suggestione e pone al centro un processo di raggiungimento della coscienza: richiede forse più tempo ma in compenso è meno rischioso.

 

La candela

 

Esercizio 1.7.1. La candela

Rimetti la candela già utilizzata nel posto di meditazione. Cerca di ricordare le note o i ricordi dell'esercizio 1.3 sulla candela.

Guarda a lungo la candela, spostando molto lentamente lo sguardo dal basso verso l'alto: la parte solida della candela, la cera che si scioglie, lo stoppino che brucia, la fiamma. Resta immerso nella contemplazione della fiamma, e cerca di sentire come in essa si raccoglie l'intera candela: percepisci il movimento che va dalla candela alla fiamma.

Chiudi gli occhi, fai riapparire la candela e partecipa interiormente a tale movimento.

Ripeti l'intero processo cercando di far durare il più a lungo possibile le due fasi. Cerca di essere tu stesso, entro di te, una candela, e di consumarti come una fiamma in un movimento verso l'alto.

Impiega 20 minuti, congedati, lascia ardere la candela ancora per qualche minuto, rimettila al tuo posto d'onore e salutala quando le passi vicino durante la giornata.

 

Esercizio 1.7.2. La candela e la pietra

Cosa sarebbe la candela senza fiamma? Rimetti la candela nel posto di meditazione senza accenderla, eventualmente con le pietre. Rileggi le note sulla pietra.

Guarda la candela che sta spenta dinanzi a te. RIevoca dalla memoria l'immagine della pietra: in cosa le due immagini sono simili/dissimili?

Chiudi gli occhi e trattieni entro te l'immagine della candela che non arde. Cerca di sentirne interiormente la sua durezza, la sua freddezza, la sua immobilità, confronta con la pietra.

Poi guarda nuovamente la tua candela e vedi se ti conferma l'immagine che te ne sei fatta.

Chiudi gli occhi, paragona le immagini della candela accesa e della candela spenta. Cerca di misurare la distanza che separa l'una dall'altra. Vai avanti per 20 minuti. Concludi con un lungo sguardo che cerca di raccogliere nella candela tutte le esperienze avute. Rimetti la candela al posto d'onore e promettile che verrà riaccesa.

 

Esercizio 1.7.3. L'accensione della candela

La crescita dell'albero e lo sbocciare del fiore si sottraggono al nostro controllo, mentre il bruciare della candela dipende da noi. Cerchiamo di sperimentare cosa si nasconde in questo avvenimento misterioso.

Poni la candela nel luogo di meditazione con accanto un accendino o fiammiferi lunghi, che brucino per un bel po'

Raccogliti per qualche minuto sul tuo corpo e il tuo respiro.

Rivolgiti alla candela spenta, guardala, fa' risorgere la sua immagine nella memoria, rievoca ciò che hai meditato su essa, la sua somiglianza con la pietra; misura, cerca di vivere interiormente la distanza tra la candela accesa e quella spenta.

Raccogliti un momento in completa immobilità; prendi lentamente, quasi solennemente l'accendino o il fiammifero e accendilo con un gesto più solenne possibile. Guarda la fiamma e respira consapevolmente una o due volte, poi avvicinala alla candela: raccogliti di nuovo per la durata di un respiro, e accendi la candela. Per un poco contempla la sua fiamma in completa immobilità, poi posa il fiammifero o l'accendino, muovendoti il meno possibile.

Chiudi gli occhi, ripeti nel ricordo tutto il processo, più lentamente che puoi. Cerca di essere completamente desto, attento a tutto quello che fai o che hai fatto. Puoi ripetere questa rievocazione per altre due o tre volte. Cosa succede, cosa si verifica? Guarda in perfetta immobilità dentro di te e cercadi aver ben presente questo avvenimento, di assaporarlo.

Variante: guardare semplicemente la fiamma riaccesa e paragonare nel tuo ricordo la candela acesa con quella spenta. Cosa vi è ora di nuovo, e da dove è venuto? Come hai potuto tu produrre questo?

Prosegui con impegno per una ventina di minuti questa penetrazione nel processo dell'accensione, poi congedati dalla tua candela, con la quale forse sei riuscito ora ad ottenere un nuovo rapporto; ma spegnila soltanto dopo qualche minuto. Metti qualcosa per iscritto.

 

Esercizio 1.7.4. La fiamma della candela

Hai compreso che la cosa più importante nella candela è la fiamma, ma non può darsela da sé, devi donargliela tu e non puoi produrla da solo, ma ringraziare il fiammifero o l'accendino.

Cerchiamo di comprendere la candela a partire dalla fiamma. Cosa significa per la candela ardere? Ed è possibile per te condividerlo in qualche modo?

Poni la candela nel suo posto di meditazione ed accendila col necessario rispetto.

Concentrati per qualche minuto sul tuo corpo e sul tuo respiro.

Guarda la candela che arde o mantienila presente nel tuo ricordo; pondera la differenza tra la candela accesa e quella spenta.

Poi concentra la tua attenzione sulla fiamma. Guarda come sale, come riscalda la cera, la rende molle e la fonde; come la cera liquida scorre verso lo stoppino e là viene consumata dalla fiamma.

Cerca ad occhi chiusi di imitare interiormente questo processo, di sentire che SENSO ha.

Accompagna la fiamma più a lungo che puoi in completa immobilità, respirando con lei, senti cosa significa ardere. Dopo 20 minuti interrompi molto delicatamente.

Conclusione come negli esercizi precedenti

 

Esercizio 1.7.5. La cera

Se non vi fosse la cera non vi sarebbe la fiamma; la candela essenzialmente è cera preparata.

Concentrati per qualche minuto sul tuo corpo e sul tuo respiro, rievoca dalla memoria la candela accesa. Osserva interiormente la fiamma, fai rivivere ciò che hai sperimentato nelle ultime meditazioni e cerca di partecipare interiormente a quello che accade mentre la candela arde.

Poi guarda a lungo e in profondità la candela che hai davanti e precisamente la sua sommità, dove lo stoppino emerge dalla cera liquefatta e brucia. Osserva come la cera si scioglie lentamente sui bordi, scorre verso lo stoppino e ne viene assorbita (questo movimento è molto visibile con candele di cera colorata).

Chiudi gli occhi, rievoca il fluire della cera, cerca di parteciparvi e di viverlo interiormente. Cosa ti dice?

Dopo aver trascorso molto tempo alternando contemplazione e ricordo puoi chiederti da dove viene la cera. Immaginati come la candela è stata fabbricata, la cera versata; osserva l'apicoltore che lha fusa, le api... Cerca di vivere interiormente quest'origine della candela. Ti dice qualcosa? Poi guardala di nuovo. Dopo 20 minuti spegni la candela mentre sei ancora seduto davanti ad essa e osserva la cera raffreddarsi e solidificarsi...

Scrivi qualche annotazione. Riponi delicatamente la candela nel solito posto.

 

Esercizio 1.7.6. Sguardo di insieme: l’essere candela

Sinora abbiamo suddiviso nelle sue componenti il bruciare della candela per potervi penetrare. Ora dobbiamo mettere a fuoro la sua unità per poter sentire dentro di noi, così come con la pietra, l'albero e la rosa, attraverso un ripasso di tutte le meditazioni precedenti, cosa potrebbe significare essere una candela.

Accendi la candela. Leggi le tue note e ricorda ciò che hai meditato. Lo svolgimento è lo stesso degli esercizi 4.6, 5.6 e 6.6.

Inizia l'esercizio dirigendo l'attenzione sul tuo corpo e sul tuo respiro. Pensa che la candela vive della stessa aria di cui vivi tu. Guarda la candela accesa o, meglio, rievoca la sua immagine dalla memoria con la massima vivezza.

Desta in te il desiderio di comprenderla, di penetrare in quel che significa "essere candela". Ripassa uno per volta, ad occhi chiusi, i punti principali delle meditazion precedenti: cioè che si sono impressi in modo particolarmente profondo e vivo, senza preoccuparti di un ripasso completo. Fai questo percorso una sola volta lentamente o diverse volte; esso deve portare ad una visione riassuntiva e unitaria di tutto quello che hai meditato a proposito della candela. Cos'è ora essa per te, per te personalmente? Che cosa significa "essere candela"? Cerca infine di appropriarti interiormente di quest'immagine dell'"essere candela", di identificarti con essa. Senti che cosa significa ardere con lei. Che cosa significherebbe per te essere cera, venir acceso, alimentare una fiamma?

Dopo 20 minuti interrompi delicatamente senza perdere il raccoglimento. Scrivi qualche nota.

 

Esercizio 1.7.7. Che cosa mi dice la candela

L'esercizio è simile al 4.7 e 5.7 e anche 6.7.

Tieni la candela accesa o spenta, a seconda che ti aiuti o no a meditare. Leggi le ultime note.

Concentrati sul tuo corpo e respiro. Rievoca e mantieni presente la candela, e dirigi la tua attenzione su quello o quei pochi aspetti del suo essere che ti ha particolarmente impressionato negli esercizi precedenti. Parlane alla tua candela, e lascia che lei te ne parli a sua volta. Stai attento all'eco che questi aspetti trovano in te, e chiediti (senza fare esami di coscienza e buoni propositi) che cosa significano nella tua vita e per la tua vita.

Scrivi comunque delle note. Concludi come negli esercizi precedenti.

 

Questionario 6

Domanda 6.1. L'oggetto che ti ha detto di più e quello che ti ha detto di meno sono particolarmente importanti per te: rispecchiano la tua immagine interiore, sia quella positiva che quella negativa.

Domanda 6.2 La rievocazione degli oggetti si svolge allo stesso modo della rappresentazione interiore. Leggi i commenti alla risposte 4 e 5 nel questionario numero 2 e per migliorare ripeti gli esercizi nø 1 della quinta e sesta serie. Forse per te ci sono oggetti che aiutano di più a rievocare. Comunque, cerca di rendere il ricordo sempre più profondo e non oggettuale. Accosta la rievocazione dell'oggetto a quella di una persona cara, che può essere vivamente presente nella nostra memoria.

Domanda 6.2 Il ricordo dell'oggetto dovrebbe essere qualcosa di indescrivibile, una "presenza" interiore dell'oggetto, e non piuttosto qualcosa di plastico e visivo o puramente intellettuale o astratto (io "voglio" pensare a questo oggetto).

Domanda 6.3. Dovresti riuscire dapprima a sperimentare, sentire interiormente alcuni singoli aspetti dell'oggetto (la pietra è dura, l'albero cresce, la candela brucia) e poi la viva raffigurazione dovrebbe lasciare il posto ad un rapporto interiore. Non bisogna meditare sui propri sentimenti, ma lasciare rispettosamente all'oggetto la propria vita. Ci si dovrebbe sentire unito all'oggetto. Può servire, durante una passeggiata, toccare, sperimentare ad occhi chiusi un albero fino a che non starà plasticamente davanti a te e cercar di rievocarlo a casa. O annusare un roseto, un fiore. O fare tentativi simili con altri oggetti e altri organi di senso. Poiché siamo abituati a giudicare troppo presto in base alla vista, durante questi esercizi tieni sempre gli occhi chiusi.

Domanda 6.5. Se hai trovato un nuovo rapporto con gli oggetti su cui hai meditato e con altri oggetti di tutti i giorni, fa' consapevolmente anche delle altre cose oggetti di meditazione. Potresti scoprire nuove dimension della realtà: la quiete, la vita, l'affinità, la responsabilità, il dono, la dimensione religiosa. Esse indicano la direzione in cui la tua meditazione può svilupparsi ed approfondirsi. Sii contento se si aprono nuove direzioni.

Quando mediti, fallo come qualcosa che è decisivo per la tua vita quotidiana; e durante questa riallacciati sempre alla meditazione.

 

Riflessione sulla meditazione della natura

Ormai mediti da più di due mesi ed hai già acquisito una buona pratica. Negli ultimi 4 esercizi hai praticato la cosiddetta meditazione sulla natura, uscendo dalla mera interiorizzazione, e hai accolto nella tua interiorità parti del mondo che ti circonda, hai cercato di penetrare nel mistero interno di ciò che esiste e non semplicemente preso conoscenza di qualcosa. Da un lato ciò arricchisce il tuo sguardo interiore, così che non corri il pericolo di rimanere concentrato su te stesso, e d'altro lato questo tipo di meditazione può donarti una nuova comprensione del mondo ed una nuova confidenza con le cose.

Il periodo di due mesi dovrebbe essere stato sufficiente a farti imparare una tecnica ben precisa e universale, anteriore alla ramificazione in meditazione orientale e cristiana. Ecco, di seguito, i punti fondamentali della tecnica.

·    Presupposto e fondamento di ogni meditazione sono la QUIETE ed il raccoglimento interiore. Solo quando tutto tace intorno a me ed in me, quando non sono sommerso da impressioni esterne o non rincorro determinati pensieri, posso giungere alle percezioni più raffinate, spirituali, a cui vuol condurmi la meditazione.

·    Lo strumento fondamentale è il ricordo, cioè la capacità non solo di ricevere impressioni esterne o di avvertire stati d'animo interiori ma di farle anche riemergere dal nostro stesso intimo. Non si tratta di un'azoine creativa con cui ci costruiamo un nostro mondo interiore, ma piuttosto di un'eco (ricordo come funzione della memoria) di esperienze precedenti, registrate consciamente o più spesso inconsciamente. Il nome latino "recordatio" (che significa letteralmente "riportare nel cuore") indica che essa ha sede più nel cuore che nella testa

·    Poiché il ricordo è fondamentale per ogni meditazone, negli esercizi bisognava far riemergere consapevolmente oppure produrre determinati ricordi. Da qui l'alternarsi di osservazione dell'oggetto e di meditazione ad occhi chiusi; da qui le costanti ripetizioni degli esercizi: un'antica parola per la meditazione è "ruminazione". Rifletti su quest'idea.

·    Quelle che affiorano nel ricordo sono normalmente "immagini". Un'immagine raffigura un oggetto o una persona, la rappresenta, senza essere lei. E' "questo-oggetto-in-me", nell'interiorità del mio ricordo. Le immagini di cui parliamo e di cui si serve la meditazione non sono copie esteriori (come ad es. una foto), e neppure fenomeni fisiologici (come l'immagine della fiamma che rimane sulla retina dopo che abbiamo chiuso gli occhi): si tratta piuttosto di immagini interiori, "spirituali", che nascono dalla nostra immaginazoine (ma non dalla fantasia!).

Quando, ad esempio, penso a mia madre, me la "pongo davanti": ella mi è presente interiormente senza che io debba raffigurarmi ogni singolo tratto del suo viso. Perciò queste "immagini" o raffigurazioni non sono neppure legate al senso della vista: se ne possono avere per qualunque senso interiore ("spirituale"); per esempio ci si può rafigurare una frase o un sapore

·    La meditazone può avere quindi, in corrispondenza alle attitudini personali, divesi punti centrali: la maggior parte degli uomini è più inclinata alla visione interiore, altri all'ascolto. Per questo, nelle meditazioni precedenti, accanto a molte immagini abbiamo posto anche qualche detto.

·    Va distinto un metodo di meditazione puramente intuitivo ed uno prevalentemente discorsivo, cioè tra una meditazione che con un semplice sguardo coglie la globalità e non la perde di vista, ed una che procede da un aspetto parziale ad un altro per elaborare lentaente una visione complessiva. Comunque, in ogni comprensione ed in ogni pensiero umano sono sempr presenti sia l'aspetto intuitivo e quello discorsivo. Mancando completamente l'intuizione, non vi sarebbe comprensione e tanto meno meditazione, perché questa persegue appunto una comprensione globale intuitiva e tuttavia non può fare a meno del pensiero discorsivo, perché noi uomini possiamo divenire consapevoli dei contenuti spirituali solo attraverso un discorso, per quanto semplice. Senza di esso la meditazione sarebbe un mero vegetare, invece di destare lo spirito al massimo grado. Per questo gli esercizi sono nel loro insieme un discorso, un cammino nella meditazione e tuttavia mirano sempre sia essi che l'intero corso, ad una comprensione intuitiva.

·    La comprensione globale non avviene solo attraverso la visione (interiore), ma ancora di più attraverso gli altri sensi "interiori": assaporando (interiormente), soppesando (interiormente) ecc. e, per dirla globalmente, "sentendo". L'invito a percepire con i sensi interiori, a partecipare alla vita e anzi a identificarsi con l'oggetto di meditazione. In effetti non c'è altra possibilità.

·    Quest'ultimo esempio mostra quale ruolo decisivo abbia nella meditazione l'esperienza. L'esperienza è qualcosa che ciascuno deve fare da solo e che non si può in alcun modo insegnare dall'esterno. Io faccio un'esperienza quando vivo più volte la stessa cosa, così da esserne colpito e dirigere la mia attenzione su di essa, diventandone "consapevole": così cresce in me una nuova conoscenza, un "sapere per esperienza", appunto. Esercizi molto simili tra loro erano designati per farti fare esperienza.

Quanto al contenuto delle meditaziono ecco alcune riflessioni:

L'esperienza rende possibile l'IDENTIFICAZIONE INTERIORE con l'oggetto: far crescere in sé l'albero, far fiorire in sé la rosa; crescere e fiorire con loro. Non si tratta di antropomorfizzazione: nelle cose si nasconde un MISTERO INTERNO, una sorta di "anima" che non puoi mai afferrare interamente, neppure nella meditazione (ricorda quella sulla rosa) ma alla quale tuttavia puoi in qualche modo partecipare, proprio perché fra te e le cose della natura esiste una misteriosa AFFINITA'. Scoprirla è lo scopo della meditazione della natura: così e solo così le cose della natura possono "dirci" qualcosa e la meditazione su di esse ci arricchisce.

La tradizione orientale (yoga, zen) ricoduce l'affinità al fatto che tutto ciò che esiste è in fondo una cosa sola, che le diverse cose e persone onon sono in verità che diverse forme esteriori (diversi modi di mostrarsi) dello stesso ed unico principio dell'essere. Scopo della meditazione è avanzare verso questo principio e per questo viene privilegiata la meditazione non oggettuale, che conduce al fondo di se stessi più rapidamente e più profondamente.

Dicono gli indù: "La quiete del Sé è onnipresente: è massima gioia, silenzio, è immobile come una roccia che porti sulla superficie tutti i moti di ogni attività. In questa quiete silenziosa affondano le radici di

Dio, le radici dei redenti". "Nello Yoga la conoscenza è questa condizione che si sviluppa da sé, questo riposare in se stessi che si presenta da solo de è già lo stato di immersione indifferenziata: in esso infatti l'animo è al di là di ogni dubbio, il pensiero non oscilla più fra coppie di opposte possibilità e probabilità, non compie più distinzioni di alcun genere. E' certo della verità, sente la presenza del reale. Anche quando si muove nell'attività, sa di muoversi nel reale: nel Sé, nel massimo essere. La molteplicità delle raffigurazioni ci distrae; raccogliamoci costantemente nella contemplazione del Sé, che è Dio stesso, e così essa , con l'andar del tempo, prenderà il posto della distrazione, per scomparire infine a sua volta: la pura coscienza che rimane alla fine è la realtà di Dio, e noi siamo veramente coscienti di essa. Questa è la liberazine" (Sri Ramana Maharshi).

Nella tradizione religiosa e meditativa cristiana, invece, l'affinità viene ricondotta al fatto che tutte le creature, avendo avuto origine dalla mano dello stesso creatore, sono simili fra loro, anche se ognuna conduce per proprio conto la propria vita insostituibile. Così posso scoprire nelle cose elementi che si trovano o devono trovarsi anche dentro di me, benché in questo o in quel genere di cose si manifestino magari più chiaramente: perciò esse hanno veramente qualcosa da dirmi, e io posso imparare da loro. Quindi la meditazione cristiana è sempre anche una meditazione oggettuale, che rintraccia nelle cose della natura (e negli eventi della storia) ciò che ha senso per me e che si evolve in un autentico, addirittura fraterno dialogo ocn l'altra creatura. Questa tradizione meditativa cristiana ha trovato un'espressione classica nelle prime strofe del Cantico di Frate Sole di Francesco d'Assisi: "Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature / spetialmente messor lo frate sole, / lo quel'è iorno, et allumini noi per lui. / Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: / de te, Altissimo, porta significatione. / Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: / in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. / Laudato si', mi' SIgnore, per frate vento, / et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, / per lo quale a le tue creature dài sustentamento. / Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, / la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. / Laudato si', mi' Signore, per frate focu, / per lo quale enallumini la notte: / ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. / Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, / la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba".

Se la meditazione della natura ti è piaciuta, forse queste strofe ti stimoleranno a fare nuovi esercizi, che adesso puoi prepararti da solo.

Spesso si tende a vedere la natura come "cosa". Tieniti invece aperto al fatto che essa può mostrarti dei lati molto più profondi e per te

 

Ottava serie di esercizi della prima parte: ripetizione

La ripetizione è estremamente importante: ciò che avviene durante gli esercizi deve lasciare un'impronta, e questo è possibile solo con le ripetizioni.

D'ora in avanti deciderai quali esercizi ti sarà più utile ripetere, sia che tu voglia approfondire i romportamenti da essi suggeriti facendone un atteggiamento di vita, sia che tu voglia riacquistare con l'aiuto degli esercizi una sensibilità perduta.

Componi così la tua serie personale.

Un esempio è la seguente serie:

·    Aperto come le mani: 2.2

·    Il respiro doppio: 3.3

·    L’albero respira con me: 4.3

·    La pietra da costruzione: 5.5

·    La rosa come dono: 6.5

·    La fiamma della candela: 7.4

·    espirare significa aver fiducia: 3.5.

Questa serie tratta dei fondamentali atteggiamenti umani: accessibilità, senso della comuità, disponibilità a donarsi, fiducia. Cerca di lasciarti guidare in questa serie e poi componine una tu stesso.

 

PARTE SECONDA. ESERCIZI DI MEDITAZIONE SUI RAPPORTI UMANI

 

La meditazione come impulso

Queste pagine ti servono per raggiungere risultati concreti: trovare la quiete, avviare processi interiori, ottenere mutamenti positivi nel tono e nella qualità della tua vita ecc. Si tratta di mutamenti sia nel campo privato che sociale, perché la nuova serie di meditazioni che qui si apre riguarda i rapporti interpersonali.

Si presuppone che tu abbia già seguito gli esercizi della prima parte, scoprendo la quiete e un rinnovato rapporto con la natura, con le cose che ti circondano e che costituiscoo il tuo primo e immediato campo di esperienza. Attraverso tali esercizi hai raggiunto la necessaria padronanza del metodo che ti permette di meditare con profitto sulla sfera dei rapporti umani.

Solo se hai già una prolungata e organica esperienza di meditazione potresti iniziare a seguire il nostrocorso a partire da questa seconda parte. Incamminati su questa strada con metodica determinazione e insieme con dolcezza e pace interiore.

 

La mia vita è una trama di relazioni

 

Esercizio 2.1.1. Pesante come la terra

La terra ci attrae e rende pesanti. Questa pesantezza, questo essere legati alla terra, è uno dei fattori della nostra vita e non possiamo mai disfarcene; per quanto ci sviluppiamo, per quanto diveniamo spirituali, non possiamo negare la nostra dipendenza e il nostro rapporto con la terra. Se rifiutiamo di tenerne conto, nascono facilmente atteggiamenti interiori che alla lunga ci rendono malati: impazienza, fantasticheria, durezza, mancanza d'amore. E' importante approfondire in una meditazione questo rapporto con la terra.

Con l'immaginazione fai diventare la zona del bacino grande, larga e pesante. Rivolgi l'attenzione ai punti del sedere e delle gambe in cui percepisci il contatto col pavimento. Approfondisci consapevolmente questo contatto, sino a diventare una cosa sola con il suolo: lasciati attrarre dal centro della terra. Aiutati immaginando che quando espiri l'aria non esca dal naso, ma scenda giù nel tuo corpo e si disperda nel bacino, attratta dalla forza di gravità. Cerca di percepire come in te, insieme alla pesantezza, si intensifichi una sensazione di quiete e sicurezza, l'esperienza di essere inserito in un ritmo naturale ed armonico.

Dopo la meditazione, rifletti sulle immagini interiori che si sono presentate o anche chiediti in quali occasioni corri il rischio di trascurare imprudentemente la tua pesantezza terrena. Hai voglia di annotare quali ritmi naturali governano la terra e in quale forma tu partecipi ad essi, li percepisci?

Potresti ripetere l'esercizio 1.2.5 (Saldo come un monte) o 1.4.1 (Forza dell'albero)

Puoi anche eseguire questa meditazione sdraiato sulla schiena.

 

Esercizio 2.1.2. Libero come il cielo

Se il legame con la terra è un fattore essenziale della nostra vita, altrettanto lo è la mobilità, la libertà; le nostre esperienze oscillano tra questi due fattori, i quali spesso agiscono contemporneamente. La pesantezza si sperimenta in meditazione attraverso la percezione del corpo, mentre la mobilità e la libertà sono trasmesse da quella della respirazione.

Dirigi l'attenzione sul flusso respiratorio, senza influenzarlo. Crea in te come uno spazio vuoto, in modo che il respiro, e così ogni altro libero movimento, possa dispiegarsi ed espandersi indisturbato dentro di te. Accogli il movimento del respiro come parte di una grande vibrazione che agisce indipendentemente da te, ma che ti include nel suo ritmo liberatore. Lasciati trasportare dal respiro, librati senza peso.

Rifletti sulle immagini interiori che hai avuto. Chiediti in quali occasioni si corre il pericolo di lasciar gravare troppo la propria pesantezza terrena e di dimenticare la spinta alla libetà e alla spontaneità.

Puoi eseguire questo esercizio anche da sdraiato.

Talvolta l'esercizio di pesantezza o mobilità non riesce perché ci si sforza troppo: tenendo il pensiero fisso sul proprio corpo; tentando di evocare una sensazione; scrutando ansiosamente in cerca di qualche germoglio di esperienza.

Possono affiorare dei veri e propri blocchi. I blocchi vanno presi sul serio, perché possono nascondere problemi più profondi; la meditazione dovrebbe fornire gli strumenti per superarli a poco a poco, specie se la si ripete in modo più aperto, più "infantile" possibile gli esercizi 1.1. e 2.1-7 della prima parte. Tornando ai primi due della seconda cerca di dirigere l'attenzione, ora più sciolta, verso la pesantezza o la mobilità vcon l'aiuto di una musca adatta.

Per la pesantezza il "largo" della musica classica ed i blues, per la mobilità l'allegro e il rondò della musica classica e le musiche popolari. Se sai di avere tendenze depressive e l'esercizio di pesantezza ti ha abbattuto profondamente ti conviene non ripetere più l'esercizio di pesantezza e quello di mobilità. Possono invece esserti utili l'1.1.2, quelli 1.3.1-1.3.7 e quelli 2.1.2, 2.1.3 e 2.1.6

Se scopri che uno dei due esercizi ti è particolarmente facile, può essere segno che per equilibrare il tuo carattere devi lavorare in modo particolarmente intenso con l'altro

 

Esercizio 2.1.3. L'influsso della stanza

L'ambiente può cambiare l'uomo: i movimenti, i gesti, il comportamento, la voce si adattano alle sue caratteristiche. Ci sono stanze che frequentiamo volentieri, perché ci stimolano; altre che soffocano la nostra forza vitale. Può dipendere dal loro aspetto esteriore e dall'atmosfera, ma anche dalla stanza "interiore": "fiutiamo" gli avvenimenti che si sono scatenati in essa, o, se non è la prima volta che vi entriamo, veniamo posti a confronto con le nosre esperienze precedenti.

Prima di sederti a meditare abbraccia ancora una volta la stanza con lo sguardo, imprimila in te in modo da poterla rivedere con gli occhi chiusi.

Ad occhi chiusi rievoca con la massima esattezza possibile la stanza in cui mediti; ma se la tua immagine interiore ne trasformasse l'aspetto, non ti opporre. Cerca di cogliere anche l'atmosfera della stanza: così com'è ora e in altri momenti del giorno o della notte; gli avvenimenti che associ ad essa, le persone con cui la dividi o l'hai divisa.

Attento a non perderti in queste percezioni: esse devono piuttosto condensarsi in un'unica attuale esperiena. Non abbandonarti ad una voluttuosa raffigurazione pittorica o a pigri sogni, ma percepisci la stanza con lo spirito completamente desto.

Potresti sentire l'impulso a cambiare la stanza.

Puoi meditare anche su altre stanze della casa, del tuo posto di lavoro, su parti del iardino o della via che percorri ogni giorno, sulle località di vacanza, sui luoghi indipenticabili della tua infanzia, e su tutti gli altri che si sono impressi nella tua memoria.

 

Esercizio 2.1.4. Filma la tua vita!

Solo se durante questa meditazione rimarrai libero da valutazioni raggiungerai la comprensione meditativa degli atteggiamenti fondamentali e degli influssi che determinano la tua vita, a differenza del vero e proprio esame di coscienza, che esiste nelle tradizioni religiose.

Dovrai ripassare interiormente un tratto pià o meno breve della tua vita (l'ultima ora, il pomeriggio appena trascorso, il giorno precedente).

E' importantissimo che tu lo osservi da una certa distanza, come se ti vedessi interpretare il personaggio di un film, come se guardassi la scena dentro di te.

Chiudi gli occhi. Bada che il film rimanga muto e non ammettere nemmeno la voce di un commentatore (valutazione!).

Osservati con distacco e benevolenza; non giustificare e non condannare quello che vedi ma limitati ad assistere.

Quando è finito, mantieni la quiete; dopo un po' proiettalo di nuovo e magari anche una terza volta.

Concludi la meditazione solo dopo un lungo periodo di quiete.

L'effetto arricchente si manifesta solo dopo diverse ripetizioni.

Gradualmente diventiamo conssapevoli di modelli di comportamento, di reazioni tipiche, di situazioni che abitualmente cerchiamo o evitiamo; ed essendoci osservati da lontano e senza valutazioni, possiamo cambiare qualcosa senza cadere preda di un esagerato sforzo di conversione

 

Esercizio 2.1.5. Prova in anticipo la tua vita!

Medita su un periodo di tempo che ti sta davanti (la prossima ora, un fatto che sai che ti accadrà, la giornata di cui sei all'inizio). Proietta il periodo come un film muto interiore (senza cercare di influenzare il futuro come in una magia), anticipando la forma in cui sicuramente/probabilmente/forse si svolgerà.

Prima di iniziare, stabilisci il periodo. Inizialmente sono più adatti i periodi brevi. Scegli inoltre un pezzo di vita quotidiana, non cercare niente di sensazionale.

Quando hai raggiunto la quiete completa, crea ad occhi chiusi uno schermo interiore e proiettavi il tuo film muto.

Osservati con distacco e benevolenza; non giustificare e non condannare, ma limitati ad assistere.

Quando il film è finito mantieni la quiete; dopo un po' proiettalo di nuovo e magari anche una terza volta.

Concludi solo dopo un lungo periodo di quiete.

Dopo, lavora su ciò che hai meditato, ad es. domandandoti: lascio che il futuro mi porti ciò che vuole o canalizzo in anticipo gli eventi, impedendo loro di svilupparsi? Sono capace di reazioni nuove e spontanee o ripeto sempre i consueti modelli di comportamento? Porto nel futuro una gioia capace di trasformarlo o sono normalmente rassegnato?

Anche questa meditazione andrebbe ripetuta a lungo: chiarisce con grande efficacia il tuo modo personale di vivere e di agire.

Se continuavano a venirti commenti, sappi che occorre un certo tempo per liberarsi dalla tendenza a commentare costantemente. Esercitati a tacere, anche nel resto della giornata; pensa che in fondo i tuoi commenti hanno minore importanza di ciò che sperimenti e anzi possono nasconderne o rimuoverne importanti aspetti.

E' importante che tu impari a vedere senza mascheramenti ciò che hai vissuto: così ti vedono in realtà anche Dio e gli uomini

 

Esercizio 2.1.6. Ogni attimo è prezioso

Individua un avvenimento legato, quando lo hai vissuto, ad autentica gioia, che è rimasta viva tuttora.

E' decisivo raffigurare la situazione in modo molto preciso e particolareggiato, ma senza cadere in sogni, divagazioi o chiacchiere superficiali.

Può aiutare fissarlo come una istantanea, una diapositiva interiore.

Non cambiare avvenimento durante la meditazione.

Fai ricomparire il luogo, le persone che erano presenti, tutte le circostanze. Lascia che il tuo cuore si riempia nuovamente della gioia che provasti, esattamente così improvvisa, intensa, potente come era allora.

Se il ricordo impallidisce o diventi inquieto e distratto, dirigi tutta la tua attenzione sul momento presente, sulla quiete, ma nel tuo cuore conserva la gioia risvegliata dal ricordo: la gioia del passato ci incoraggia a scoprire il mistero e la gioia del presente. Dopo un certo tempo torna al tuo avvenimento, meditalo e scopri il suo significato.

Con una quieta alternanza, rivolgi l'attenzione un po' all'avvenimento meditato, un po' al presente, mantenendo sempre il tuo cuore orientato alla gioia.

Potresti proseguire la meditazione raffigurando, in una sorta di albero genealogico, come l'avvenimento che hai appena meditato si è ripercosso nella tua vita oppure, se dovessi ammettere che gli hai attribuito troppo poca importanza, come avrebbe potuto ripercuotersi.

 

Esercizio 2.1.7. La sofferenza ha la sua storia

Se sei portato a pensare molto ai lati oscuri e tristi della tua vita (o di quella umana in generale), lascia da parte questo esercizio.

Il nostro sviluppo umano dipende anche da come ci atteggiamo verso fatti ed esperienze dolorose, penose, incomprensibili, pesanti.

Questo esercizio è solo una delle tante possibilità di elaborazione di esperienze dolorose.

Scegli un avvenimento che è stato un'esperienza dolorosa, un dolore così forte da averti accompagnato per molto tempo, e magari ancor oggi, ma un fatto che sei capace di affrontare senza lasciartene sopraffare. Raffigurati la situazione come in una diapositiva interiore.

Fai ricomparire il luogo, le persone che erano presenti, tutte le circostanze. Lascia che il tuo cuore si riempia nuovamente del dispiacere, del dolore, della tristezza che provasti allora. Renditi conto che ora, nel momento della meditazoine , sei sorretto da una sicurezza che avverti chiaramente, anche se non puoi spiegartela. Fa' confluire tristezza e sicurezza, e permetti al tuo atteggiamento interiore di adesso, prodotto dalla meditazione, di rasserenare la tristezza come la luce rischiara l'oscurità e la rende confortevole. Mentre la tua attenzione rimane rivolta all'avvenimento meditato, il tuo atteggiamento verso di esso si trasforma gradualmente: il dolore, che spesso ha formato una crosta di amarezza, si dissolve e magari riesci persino a scoprire lati nuovi dell'avvenimento.

Se il tuo cuore sta per sprofondare nella tristezza, distogli l'attenzione dall'avvenimento e concentrala sul flusso del respiro, finché non ti sei calmato; se anche così non ritrovi la quiete, interrompi la meditazione.

Cerca di abbozzare un albero genealogico dell'esperienza meditata.

Questo esercizio poteva essere anche usato per elaborare tutte le esperienze dolorose della propria vita

Se non hai fatto l'esercizio perché non te la sentivi di affrontare l'esperienza va bene: vi sono altri modi di elaborare il dolore. Se invece non l'hai fatto perché non ritieni di non avere dolore da elaborare ti invitiamo a riflettervi nuovamente

Meditare rafforza le tue capacità di percezione e quindi la tua apertura ai problemi, e può capitare che vengano riaperte dolorosamente vecchie ferite. Ma la meditazione ti aiuta anche a vedere i lati positivi delle cose e rafforza la tua soddisfazione.

Ripeti gli esercizi che ti hanno dato sinora più gioia e sicurezza.

 

Il proprio albero genealogico

 

Esercizio 2.2.1. Una persona cara

Aggiungi all'esercizio che hai già praticato sulla persona cara, una sfumatura di gratitudine. Chiediti cosa devi a questa persona, in quale direzione sono stato influenzato da lei e dal suo rapporto con me.

Non sono adatti coloro con cui abbiamo rapporti di orientamento esclusivamente sessuale o con forti legami emotivi

Cerca di vedere interiormente il suo volto o udire la sua voce. Per iniziare è sufficiente rivolgersi ad essa come se fosse presente, e questa semplice presa di contatto produce poi la visione e l'ascolto interiori.

Istruzioni per l'esercizio: quando hai raggiunto la quiete interiore, svilppa una sensibilità per tutte le linee di collegamento esistenti tra la persona cara e te, sia quelle di cui sei consapevole, sia quelle di cui non lo sei ancora.

Fa' risuonare (senza cercarvi una risposta) domande quali: a quale scopo questa persona è entrata nella mia vita? Qual è o qual era il suo ruolo verso di me? Che cosa ci unisce? Ho riconosciuto e accettato questo ruolo subito, o solo dopo un certo tempo?

Non fare un lavoro intellettuale: le domande e le intuizioni che si presentano alla mente, falle diventare una luce che vi unisce piuttosto che un dialogo intriore e contempla questa luce che dall'altra presona emana su di te.

Dopo questa meditazione lascia passare un po' di tempo!

 

Esercizio 2.2.2. La persona determinante (esercizio A)

Devi meditare sulla persona che nella tua vita ha avolto un ruolo decisivo, che ha lasciato su di te la sua impronta per lezzo di un determinato atteggiamento, determinate parole o un suo modo di essere nella vita.

Una tale persona può accompagnarci a lungo nella vita ed esercitare la sua influenza lentamente, ma spesso attraversa la nostra esistenza come un sulmine, luminosa, potente, insostenibile, e ci occorrono anni per comprendere il significato di questo incontro.

Il procedimento è fondamentalmente lo stesso delle meditazioni precedenti. Rappresentati la persona su cui hai scelto di meditare.

Istruzioni: quando hai raggiunto la quiete interiore, sivluppa una sensibilità per tutte le linee di collegamento fra questa person e te, sia quelle di cui sei consapevole, sia quelle di cui non lo sei ancora. Fa' risuonare (senza cercarvi una risposta) domande quali: a quale scopo questa persona è entrta nella mia vita? Qual è o qual era il suo ruolo verso di me? Che cosa ci unisce? Ho riconosicuto e accettato questo ruolo subito o solo dopo un certo tempo? Le domande e le intuizioni che si presentano alla mente, falle diventare una luce che vi unisce, e contempla questa luce che dall'altra presona fluisce verso di te.

In questa meditazione potrebbe manifestarsi una resistenza: non essendo capaci di rispondere alla pretesadi una persona così detreminante, preferiamo rimuoverla. In tal caso percepiremo soprattutto la nostra cattiva coscienza, i risultati del meccanismo di rimozione, piuttosto che la persona meditata. Se in te si desteranno reazioni, come quelle sopra menzionate, cerca di risolverle scrivendo, per esempio, una lettera alla persona in questione. Naturalmente non la spedirai, quindi componila con piena sincerità: scrivi che cosa devi a questa persona, ma anche in che modo essa ti ha quasi sopraffatto, costringendoti a difenderti e a cercare la tua propria vita. Forse in questo modo riuscirai a liberare di nuovo la luce che una volta quella persona ha emanato per te.

 

Esercizio 2.3.3. La luce dei genitori

Anche in questo esercizio possono comparire i problemi del 2.2.2.a. Se il tuo rapporto con i genitori è spezzato o gravemente turbato salta per ora l'esercizio, e ripeti invece quello sulla persona determinante, magari con un'altra persona: così ti creerai i tuoi "genitori" affettivi.

Dovrai riprendere coscienza del vero compito dei genitori, della loro luce sommersa dalle tante cose quotidiane, dalle ripetizioni, dal ivere insieme con i suoi ocnflitti e i suoi attriti.

Inizia rappresentandoti i tuoi genitori. Quando hai raggiunto la quiete interiore, sviluppa una sensibilità per tutte le linee di collegamento fra loro e te. Fa' risuonare domande come: "a quale scopo sono entrati nella mia vita? Qual o era il loro atteggiamento verso di me? Che cosa ci unisce? Ho riconosciuto e accettato il loro ruolo, o solo dopo un certo tempo? Le domande e intuizioni che si presentano alla mente, falle diventare una luce che vi unisce, e contempla questa luce che dai tuoi genitori fluisce verso di te.

Se esiste una loro foto che esprime quanto hai scoperto, ponila in un posto d'onore.

 

Esercizio 2.2.4. La persona determinante (esercizio B)

La scoperta è la stessa dell'esercizio (a); rileggi la sua introduzione.

Rappresentati la persona. Renditi consapevole delle linee di collegamento intriori che uniscono la tua vita a quella della persona su cui mediti. Cerca di vedere queste linee come raggi di luce: ricevi consapevolmente la luce benefica dell'altra persona, accetala con gratitudine. Cerca di percepire come anche l'altro è circondato da luce, come se dovesse soltanto ritrasmettere qualcosa che riceve. Da dove viene allora la sua luce, dov'è la fonte del flusso?

 

Esercizio 2.2.5. La figura luminosa

Le difficoltà nel meditare sulle persone stanno nel fatto che non incontriamo mai nessuno in uno "spazio vuoto": i nosri rapporti, e specialmente quelli con le persone che ci sono vicine, sono sempre disturbati da qualocsa, soggetti a ferite eo già danneggiati da ferite precedenti. Ciò rende necessario un alto grado di sforzo e di disciplina, quando meditiamo sugli uomini, e comporta importanti passi nello sviluppo personale.

Invece in questo esercizio mediterai la persona ideale, quella che hai sempre aspettato in fondo al cuore o consapevolmente, la figura ideale che hai sperato o speri sarebbe entrata nella tua vita per stimolarti e formarti, per aiutarti con la sua forza raggiante a realizzare tutto ciò che ti appare giusto e buono.

Se vuoi puoi costruirla basandoti sulle persone che conosci e che hai già meditato, o servirti di immagini (ritratti, foto, ricordi); ma la cosa migliore è farla emergere dalle profondità del tuo inconscio, dove dopotutto si trova già da tempo. In questa raffigurazione non devi comunque limitarti a rincorrere dei sogni.

Abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Fa' apparire nella tua immaginaizne una luce raggiante, benefica: dentro di essa vedrai a poco a poco, sempre più chiari, i tratti del volto della persona ideale, e forse la sua intera figura. Cera di far durare questa visione e fatticorroborare dalla fora emanante dalla figura. Quando ti senti esaustoo distratto, abbandonati di nuovo alla quiete ed al raccoglimento, e poi ritenta l'esercizio.

Può essere utile fare, dopo alcuni giorni, un ritratto della persona.

Se questo esercizio non ti riesce, passa ai successivi, ma ogni tanto riprovalo.

Non devi "dipingere" la figura in modo vivo, ma, cercando di cancellare tale immagine, di vedere ciò che affiora spontaneamente, e non l'ideale che sogni.

Una volta che la figura si è formata, ripeti regolarmente l'esercizio e permetti alla figura di cambiare, se vuol farlo. Evita ogni tentativo di interpretarla col pensiero. Essa vuol dare forza al tuo cuore, e non istruire l'intelletto.

 

Esercizio 2.2.6. La parola che ti ha plasmato

Come dagli uomini, così anche dalle parole può emanare una forza trasformante. Esse ci plasmano e ci accompagnano; a volte ci vogliono anni per andare al fondo del loro significato. Spesso accade che quando già abbiamo escluso una parola dalla nostra vita, la vediamo rientrarvi inaspettatamente per affermare le sue conseguenze.

Scegli una parola o frase su cui rifletti già da tempo o che ti piacerebbe scandagliare. Riduci un testo lungo alla parola o frase in cui ritrovi maggiormente il suo significato.

Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore, perché per poter cogliere la parola o la frase devi prima abbandonare e dimenticare ciò che già credi di sapere. Di tanto in tanto ripeti dentro di te la parola o la frase, lasciandoti riempire dal suo suono.

Dalle il significato di un "principio general" e tienti aperto alle intuizioni che nascono da quest'intenso soffermarti su di essa; ma non sforzarti di ricavarne frasi formulabili.

Fissa la parola o frase su un foglio e ponila in vista durante la giornata.

 

Esercizio 2.2.7. La persona determinante (esercizio C)

Questa serie di esercizi reca il nome "il proprio albero genealogico": doveva farci scoprire quanto ciascuno di noi deve alle altre persone, e allo stesso tempo approfondire la certezza che le nostre relazioni non sono fatti casuali, ma realizzano in noi un determinato piano.

Anche tu sei stato certamente per qualcuno la persona determinante, hai potuto offrirgli aito ed incoraggiamento sul cammino ella sua vita.

Se credi che ciò non sia capitato, scegli la persona per la quale ti assumeresti più volentieri questo compito.

Raccogliti intensamente in una grande quiete interiore. Dirigi la tua attenzione sulla persona scelta, e cerca di percepire dentro di te il suo viso e la sua figura. Circondala del tuo affetto: fa' fluire verso di lei, come un fiume di luce, la tua forza e il tuo amore. Approfondisci il tuo atteggiamento di gratitudine e meraviglia preché hai otuto essere d'aiuto a un'altra persona.

Concluso l'esercizio, in questo giorno rimani aperto alle richieste che ti vengono rivolte: spesso non servono ad altro che a destare la luce interiore, vogliono provocare la nostra vera disponibilità ad aiutare il prossimo.

 

Questionario 1 della seconda parte

Per quanto possibile, le osservazioni pertinenti un singolo esercizio sono state poste sotto il titolo dell'esercizio.

In molti degli esercizi della seconda serie compare la luce. Sei riuscito a vederla fluire verso di te? Sei riuscito a farla fluire verso qualcuno? Se sì, ripeti l'esercizio con più persone che puoi, comprese quelle con cui all'inizio non ti riesce tanto facile.

Se si trova difficoltà a percepire la luce, questo dipende da capacità percettive scarse o poco esercitate. Immagina in modo vivo che dalla persona che ti sta di fronte emani un raggio di luce, fino a che non sarai divenuto capace di percepire anche quest'immagine della relazione interpersonale.

Può anche darsi che con certe persone riesca molto meglio. In tal caso si possono ripetere gli esercizi con quelle persone.

Se ti è stato più facile mantenere il contatto con una persona più con le parole che con la luce, cerca però, meditando più volte sulle stesse parole, (cosa che ti fa passare sempre più alla meditazione silenziosa) di scoprire a poco a poco la "parola silenziosa"; altrimenti vi è pericolo che la meditazione delle parole rimanga troppo sul piano emotivo o intellettuale.

Se invece ti è stato più facile con la luce, cerca però, esercitandoti assiduamente, di aprirti anche alle parole, perché solo queste ti danno la certezza che sia veramente un altro a parlarti, e che la luce non nasca soltanto dalla tua fantasia.

 

I confini sono luoghi di passaggio e di transizione

 

Esercizio 2.3.1. L'unione con una persona>Esercizio A

Scegli una persona che ti sia vicina perché vivete nello stesso ambiente, in modo che durante l'esercizio ti sia facile rievocare la sua vicinanza in modo quasi sensoriale

Abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore.

Rievoca poi un momento di intensa vicinanza con la persona e ridesta la coscienza della sua presenza così come l'hai avuta allora. Cerca di sperimentare ciò anche nel momento presente, come se questa persona si trovasse nella stanza insieme a te. Se sai dove si trova in questo momento, unisci questa conoscenza alla percezione interiore della sua presenza.

Scrivi brevi frasi poetiche che illustrino ciò che hai provato.

 

Esercizio 2.3.2. L'unione con una persona>Esercizio B

Ripeti l'esercizio precedente, scegliendo qualcuno che non appartenga al tuo ambiente immediato, magari una persona che è separata da te da centinaia di chilometri, o la cui vicinanza non hai più vissuto da anni.

Abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore

Rievoca un momento di intensa vicinanza e ridesta così la coscienza della sua presenza, come l'hai avuta allora. Cerca di sperimentare ciò anche nel momento presente, come se questa persona si trovasse nella stanza insieme a te. Se sai dove si trova in questo momento, unisci questa conoscenza alla percezione interiore della sua presenza.

Forse questo è il momento di lanciare un segnale alla persona su cui mediti, dovunque possa trovarsi.

Confronta la tua esperienza con questa poesia di Attilio Bertolucci: "Un altro giorno / senza il caro conforto dei tuoi occhi / mentre l'ala del tempo più e più sfiora / i tuoi capelli lontani. / Estivo è ormai questo silenzio / intorno alla mia casa di campagna / e il sonno dei vivi e dei morti / quando il giorno se ne va".

 

Esercizio 2.3.3. Fondare relazioni

Scegli tra i tuoi amici, conoscenti o vicini due persone con le quali hai un rapporto ma che non si conoscono fra loro.

Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore.

Raffigurati poi una delle due persone, il suo volto, la sua figura. Indirizza temporaneamente verso di lei la tua attenzione interiore, il tuo ffetto, come se fosse un raggio di luce; fa' parlare questo raggio, ma per il resto rimani interiormente silenzioso. Prima di stancarti ritorna alla quiete priva di immagini.

Rappresentati poi la seconda persona, e dirigi anche verso di lei il raggio di luce. Verso la fine dell'esercizio, quando ormai trovi naturale dirigere i tuoi raggi verso queste persone, falli correre anche fra esse, formando un triangolo; la tua luce scorre verso una, poi verso l'altra e infine torna a te; ciò che emani unisce, e si ripercuote su di te. Cerca di percepirlo.

Se ti viene voglia di creare pace in questo modo, ripeti per diversi giorni l'esercizio, con persone sempre diverse.

 

Esercizio 2.3.4. Affinità crescente

Quelle che trattiamo come barriere, spesso non sono che confini tracciati da noi stessi; meditare può farci capire quanto siano fluidi e facili da annullare. Qualche volta proprio queste linee di demarcazione sono luoghi di passaggio veso nuove esperienze.

Nelle meditazioni precedenti ci siamo chiesti cosa significhino la vicinanza e l'assenza fisiche, cosa significhi conoscersi o non conoscersi, in relazione alle persone: nello stesso modo possiamo eliminare i confini che ci separano dalle altre creature e lasciar spazio all'esperienza di un legame interiore, di un'affinità.

Preparati a questa esperienza scorrendo gli esercizi sulla pietra, sull'albero e sulla rosa, aiutandoti con annotazioni e ricordi di ciò che hai preso coscienza in essi. Se hai tempo ripeti uno o più di tali esercizi.

Scegli pietra, albero o rosa a seconda di dove vorresti progredire verso l'affinità. Puoi progredire in tutti e tre i campi ripetendo tre volte l'esercizio.

Poni una pietra grossa e bella, o l'immagine di un albero, o una rosa fiorita.

Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Rappresentati la pietra, l'albero o la rosa. Abbandonati alla forza di attrazione che si desta tr vio: lasciala agire come una vibrazioine silenziosa. Percepisci come, durante la meditazione sia tu che l'altra creatura cambiate, cercate la comunione.

Anche dopo l'esercizio continua a trattare la pietra, l'albero o la rosa come una creatura che ti è affine. Annota brevemente i successi raggiunti

 

Esercizio 2.3.5. Tutto il tempo è presente>Esercizio A

Rileggi la meditazione 1.1.6 (Ogni attimo è prezioso).

Ciò che è passato è presente, a meno che non siamo noi a rimuoverlo o dimenticarlo: soprattutto le esperienze buone e benefiche meritano di essererese sempr presenti. Per questa meditazione scegli unadi queste esperienze.

Istruzioni: abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Poi rappresentati nei particolari l'esperienza scelta. Lascia che il tuo cuore si riempia nuovamente della sicurezza e della forza che hai sperimentato in quel momento. Rinuncia alla divisine fra "allora" e "oggi": vivi ora la stessa sicurezza e la stessa forza.

Terminata la meditazione chiediti come tratti le esperienze importanti e decisive. Quanto spazio concedi loro nella tua vita? Vi sono motivi per i quali occasionalmente o per lunghi periodi non permetti che esse ti influenzino o affermino le loro conseguenze?

 

Esercizio 2.3.6. Tutto il tempo è presente>Esercizio B

Le esperienze buone e benefiche si annunciano e quindi ci si può preparare meditandole in anticipo. Non si tratta di canalizzare il proprio atteggiamento così che l'avvenimento atteso possa svolgersi solo più in un modo, ed in nessun altro: ciò renderebbe staccati dal mondo e ciechi di fronte alla realtà. Una preparazione meditativa significa invece che io faccio in modo da esser pronto a cogliere ciò che avverrà in tutta la sua profondità, nella sua peculiarità e nel suo valore proprio.

Scegli un avvenimento dei prossimi giorni: una decisione, un incontro, una nuova esperienza che ti attende o semplicemente un pezzo di vita quotidiana.

Abbandonati anzitutto a una lunga e profonda quiete interiore. Da' ad essa il carattere di disponibilità a percepire e ad accogliere ciò che ti verrà incontro. Attento a non precisare l'avvenimento, a non pianificarlo: lascia la libertà a te stesso ed al futuro. Estendi l'aperta disponibilità della meditazine ai momenti che stai per vivere. “Ogni giorno è un buon giorno" (massima zen). Come la interpreteresti e illustreresti per te personalmente?

Se prefigurare gli eventi ti ha dato poi sicurezza quando si sono verificati, chiediti però se ciò vale per tutte le esperienze o se hai fatto attenzione solo a quelle positive

Non dovresti anticipare con la volontà, come una sorta di buon proposito: dovresti invece far scorrere davanti a te i fatti della giornata in modo giocoso, come in un film. L'esercizio dovrebbe liberarti e farti vivere l'evento come un dono. Attenzione però a mantenere il giusto equilibrio tra pianificazione e apertura agli eventi.

Potresti scoprire che normalmente vivi alla giornata. Potrebbe darsi che tu abbia paura della vita quotidiana e non la prenda sul serio. In tal caso dovresti ripetere spesso quest'esercizio. Può darsi che sia veramente pronto ad accettare ogni evento, qualunque esso sia; in tal caso ripeti l'esercizio cercando di trovare il punto in cui nasce questa fiducia.

Se ti riesce facile vivere nella vita quotidiana ciò che ti si rivela nella meditazione ed assumerti in base ad essa nuove responsabilità, cerca allora di confrontare la tua giornata realmente vissuta e l'esperienza di meditazoine ripetendo spesso l'esercizio 2.3.5 ("Tutto il tempo è presente>Esercizio A"), ma al contrario di quel che dicono le istruzioni dando anche delle valutazioni ("Ho vissuto responsabilmente la giornata trascorsa?")

Se non ti riesce del tutto facile vivere nella vita quotidiana ciò che ti si rivela nella meditazione ed assumerti in base ad esa nuove responsabilità, sei sulla strada giusta, perché la nostra realtà rimarrà sempre un passo indietro rispetto a ciò che comprendiamo. E' importante rendersi conto di questa distanza e sentire il dolore di questa constatazione come un impulso a spingersi sempre avanti

 

Esercizio 2.3.7. Libero come un uccello

Gli esercizi 2.1.1 ("Pesante come la terra") e 2.1.2 ("Libero come il cielo") riguardavano il nostro legame con la terra e con il vento, l'esperienza della pesantezza e della leggerezza, della corporalità e della spiritualità della nostra vita. Entrambi questi lati fanno parte di noi, ma per lo più ci lasciamo influenzare dall'esperienza della pesantezza, della lentezza, della fragilità e viviamo i nostri limiti naturali come una limitazine oppressiva. Questa meditazione te li fa superare in modo giocoso.

Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda quiete interiore.

Cerca di vederti dall'esterno: guarda la tua persona seduta, la stanza che ti circonda. Sali fino al soffitto ed osserva te stesso e la stanza dall'alto. Poi inizia il viaggio, volando sulla rotta scelta piuttosto lentamente, raffigurandoti in modo pittorico i particolari che vedi: osserva quanto diverse e nuove appaiono tutte le cose da quest'insolita prospettiva. Vola a distanza variabile dal suolo, ora più in alto, ora più in basso. Se vuoi, puoi fermarti un po' nei particolari luoghi o sorvolarli più volte.

E' molto importante, a fine esercizio, virare, tornare consapevolmente al punto di partenza, e concludere il viaggio nella propria stanza.

Vediti dall'alto, ancora immerso nella meditazione, vedi la tua stanza; avvicinati, rientra nel tuo corpo ed abbandonati di nuovo alla quiete interiore.

A conclusione potresti disegnare o descrivere il tuo viaggio.

 

Tu sei responsabile della tua rosa

Il rapporto con la tua vita, gli altri, il creato che hai sviluppato nella meditazione non vuole solo approondirsi verso l'intrno, ma anche manifestarsi nella realtà quotidiana.

Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry è il nostro cuore, che vive in un mondo isolato, curato e ocntrollato finché non viene sorpreso dall'amore della rosa. L'incontro è goffo, ferisce persino. Reso insicuro dall'amore, il principe abbandona il suo piccolo mondo per imparare in qualche luogo, da qualcuno, come vivere questo amore affascinante e misterioso. Visita diversi pianeti che lo deludono, perché i suoi abitanti si sono dedicati al vizio e alle cose mondane. La terra lo delude finché la volpe, attraverso l'amicizia lo ammaestra come tenere in vita un vero amore e gli dona tre consigli: "Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi"; E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che l'ha fatta così importante; Tu diventi responsabile per sempre di quell che hai addomesticato, che hai reso tuo. Sei responsabile della tua rosa.

Sono eccellenti regole di base per la meditazione. Meditare è guardare col cuore; hai sempre impiegato tempo per capire i nessi. Ora va applicata la terza regola: chi vuole svilupparsi nella meditazione non deve temere di assumersi la responsabilità di ciò che in essa gli si rivela.

 

Esercizio 2.4.1. Responsabilità di sé

Come preparazione possono ripetersi gli esercizi 1.1.1, 1.2.1, 1.2.3, 1.3.4 e 1.3.5

Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda quiete interiore. Raggiuntala, intensifica la coscienza del tuo corpo, della tua presenza fisica. Al ritmo del respiro (possibilmente in espirazione) fa' scorrere un buon sì in tutte le membra. Ad esso collega, via via: a) il consenso all'atteggiamento di meditazione; b) il consenso al tuo meditare; c) Il consenso a ciò che ti sta alle spalle; d) il consenso a ciò che ti sta davanti; e) Il consenso alla tua vita come compito che ti è stato assegnato.

Se questo sì ti percorre come una forza da te indipendente, consentilo e scorri insieme ad esso.

Potrebbero balenarti le conseguenze di una vita meno passiva e superficiale. Il mio modo di nutrirmi fa pensare ad una vita responsabile? E il mio ritmo quotidiano? E il mio atteggiamento verso il lavoro? Mi concedo ciò di cui ho bisogno per vivere? Mi proteggo dalle situazioni, dalle persone e dalle sfide da cui so per esperienza che vengo danneggiato?

 

Esercizio 2.4.2. La qualità è necessaria alla vita?

Puoi prepararti con gli esercizi 1.3.1-1.3.7 e 1.4.3.

Abbandonati anzitutto ad una lunga e profonda quiete interiore. Intensifica la coscienza del processo respiratorio. Cerca di percepire l'odore, la qualità dell'aria che respiri. Compi ogni respiro consapevolmente, come partecipazione all'attuale situazione dell'aria: ciò che inspiri è salute o malattia, a seconda della qualità ei quest'aria. Renditi consapevole di star respirando da un serbatoio che dividi con molte altre creature, che spesso collaborano, a modo loro, alla rigenerazione dell'aria. E tu? Ti limiti ad espirare?

Chiunque oggi voglia progredire con l'aiuto di esercizi di respirazoine, chiunque approfondisca la propria vita con la meditazoine del respiro, deve prendersi a cuore la questione del miglioramento della qualità dell'aria, e con ogni mezzo. TU che cosa fai? Quali possibilità hai a breve termine? Con chi potresti unirti per poter fare qualcosa a lungo termine? Che cosa fai oggi? Chi potresti conquistare alla tua causa?

 

Esercizio 2.4.3. La grande famiglia

Assumerci delle responsabilità verso qualcuno che amiamo è di solito facile; è più difficile con quelle persone che ci sono poste accanto dalla nostra situazione di vita, ma con le quali non instauriamo spontaneamente un dialogo. Il fatto di meditare anche su di esse, divenendone così responsabili, può rilassare ed approfondire il rapporto con loro.

Come preparazione si possono ripetere gli esercizi 1.1.4, 2.2.1, 2.2.2, 2.2.7, 2.3.1-2.3.3

Scegli qualcuno che appartenga al tuo ambiente immediato

Abbandonati anzittutto ad una lunga e profonda quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso la persona su cui mediti, e considerala come "qualcuno di cui mi prendo cura"

Sostituisci i tuoi sentimenti positivi o negativi con un sì fondamentale a questa persona. Verso la fine della meditazione lascia che ti si presentino altri visi, altre persone insieme a cui vivi, ed estendi il sì anche a loro

Se ti senti quasi schiacciato dalla responsabilità rivolgiti più spesso ad esercizi nei quali puoi approfondire l'esperienza di essere tu stesso sorretto e guidato.

 

Esercizio 2.4.4. La famiglia umana

Questo esercizio ha senso solo nel contesto dell'esercizio precedente; altrimenti è una fantasticheria.

Scegli una persona che non conosci bene, ma che ti ha fatto una particolare impressione, es. un incontro passeggero, o attraverso una foto o in televisione o un viso indimenticabile in mezzo ad un'immensa folla anonima.

Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso la persona su cui mediti, prenditene cura, anche se non la conosci bene.

Sostituisci con un sì fondamentale l'attrazione superficiale che provavi per lei. Verso la fine della meditazione lascia che si presentino alla tua coscienza (senza che sia tu a sceglierli) altri visi, altre persone "immagazzinate" nella tua memoria, ed estendi il sì anche a loro.

Dopo, prova ad abbozzare una biografia immaginaria della persona.

 

Esercizio 2.4.5. Solo alberi preferiti

Potresti prepararti con gli esercizi 1.4.1-1.4.7, 2.3.4, 2.4.2

Rappresentati il tuo albero preferito, dalla memoria o mediante un'immagine somigliante. Puoi anche sedere all'aria aperta dinanzi all'albero, in modo da far entrare senza muoversi né sforzarsi anche altri alberi nel tuo campo visivo.

Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Indirizza la tua coscienza verso l'albero: fa' rivivere nel tuo cuore ciò che ti lega ad esso. Accetta l'albero come un compito che ti è stato affidato, includilo fra le tue responsabilità.

Estendi poi a tutti gli alberi questo atteggiamento interiore di responsabilità.

Dopo, confronta con la tradizione religiosa degli indiani Oijbwa: "Un albero è un'immagine della vita. / Cresce. / Malato, guarisce da se stesso, / esausto, muore. / Un albero è uno specchio dell'essere. / Si trasforma. / Trasformato, si ricostituisce / e rimane sempre lo stesso. / Un albero dà la vita. / E' costante. / Dona la vita, / ma la sua non ne viene diminuita. / Gli alberi mi danno tutto, / tutto ciò che mi occorre. / Io non ho nulla da dare all'albero / tranne il mio canto di lode" (Basil Johnston)

 

Esercizio 2.4.6. I doni sono mezzi di comunicazione

Con un regalo una persona porge un pezzo di sé, anzi il regalo la rappresenta. Nell'accogliere/rifiutare un dono, la stessa cosa faccio al donatore. Assumiti la responsabilità per un dono, e quindi anche per la persona che per mezzo suo ha espresso i suoi sentimenti per te.

Scegli un regalo che illustri la relazione tra donatore e dono; possibilmente mettilo nel posto di meditazione

Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Poi rievoca la tua valutazione originaria del regalo. Ora rendilo trasparente, in modo da poter vedere dietro di esso il donator. Accogli interiormente nella tua responsabilità il regalo e la persona che vi sta dietro.

Dopo, potresti forse onorare il regalo dandogli un nuovo posto e valore

 

Esercizio 2.4.7. Coerenza verso una parola

Potresti rifare l'esercizio 2.2.6

Capita che una parola o frase che ci hanno fatto pensare scompaiano dalla mente eclissate da qualcosa di apparentemente più importante o perché temiamo di prenderle sul serio. Cerchiamo ora di conferire ad una di esse pieno peso, di accoglierla nella tua responsabilità.

Scegli una parola o una breve frase; di un testo lungo trova il passo che per te è centrale.

Anzitutto abbandonati ad una lunga e profonda quiete interiore. Ripeti poi possibilmente durante l'espirazione, la parola o frase che hai scelto, pronunciala nel tuo cuore, prendila a cuore.

Assumiti la responsabilità di questa parola o frase, e fa' attenzione a come essa, così protetta, può dispiegare la propria forza

Dopo, fissa la parola o frase meditata su un foglio e ponilo in un luogo in cui potrai vederlo di nuovo durante la giornata. Se hai tempo, ricavano un quadretto a cui ispirarti.

 

Questionario 2 della parte seconda

Se non sei riuscito a sentire consapevolmente la presenza di una persona fisicamente assente prova a ripetere l'esercizio con una persona che ti sia più vicina; anche gli esercizi della prossima serie ti aiuteranno ad andar avanti.

Se l'esperienza è stata inquietante, prova con un'altra persona. Cerca di vederla semplicemente vicina a te, senza identificarti emotivamente con lei. Non devi tuttavia avvicinarti alla persona scelta solo col pensiero

Le ripetizioni sono indispensabili. Meditare è un lento, ripetitivo girare intorno alla stessa cosa: facendolo scoprirari qualche esercizio preferito, che diverrà parte di te.

Se hai ripetuto un esercizio perché ti piaceva particolarmente va bene. Ma non farti influenzare dalla voglia e dall'umore soggettivi. Necessitano ripetizioni regolari.

Quando hai l'impressione che la ripetizione sia divenuta un girare a vuoto e non avverti più di farla con profitto, passa all'esercizio successivo.

Se senti la ripetizione come un peso, ripeti soprattutto gli esercizi che ti hanno detto di più. In essi sperimenterai al massimo cosa significhi l'approfondimento meditativo. Ma ripeti almeno una volta anche gli esercizi che ti hanno procurato particolari difficoltà. In ogni caso, non compilare un piano di ripetizioni.

 

Quinta serie di esercizi della parte seconda: ripetizione

Andando avanti nel programma troverai esercizi molto impegnativi sulle relazioni umane. Per poterli affrontare con profitto ripeti ancora una volta i seguenti esercizi: 2.1.4 ("Filma la tua vita!"), 2.1.6 ("Ogni attimo è prezioso"), 2.2.4 ("La persona determinante>Esercizio B"), 2.2.6 ("La parola che ti ha plasmato"), 2.3.3 ("Fondare relazioni"), 2.2.7 ("La persona determinante>Esercizio C"), 2.1.5 ("Prova in anticipo la tua vita!")

 

Il prossimo

In precedenti meditazioni hai riconosciuto quanto gli altri siano determinanti per la tua esistenza. Per questo abbiamo progettato cinque intere serie di esercizi sul prossimo. Prendi tutto il tempo che occorre per farli: l'intera trama fondamentale della tua esistenza si presenterà al tuo sguardo interiore in forma approfondita e ampliata. Infatti non viviamo solo per noi stessi, ma anche per gli altri e con gli altri.

Una avvertenza fondamentale: è soprattutto nel momento in cui ci si rivolge al prossimo che si scivola facilmente in sogni o fantasie: allora io non sono più presente interiormente e spiritualmente davanti ad una persona, ma mi immagino, mi dipingo una conversazione fra noi, o come questa persona potrebbe o dovrebbe essere, come potremmo stare bene insieme un po' come le ragazzine che sognano il principe azzurro. Ma questa non è più meditazione, perché in essa non incontro più la realtà e la verità dell'altro, ma solamente i miei sogni. Se invece esegui correttamente queste meditazioni sul prossimo, esse ti spingeranno in senso opposto, verso la realizzazione pratica: ti sentirai spinto a rivedere e cambiare il tuo comportamento o il tuo atteggiamento verso questa o quella persona. Cedi a quest'impulso, non accontentarti dei sentimenti che nascono in te durante la meditazione, ma cerca di rasporli anche nella pratica quotidiana: forse un piccolo esto, una parola gentile, un diverso tono di voce possono già fare molto. Così la meditazione comincia ad agire nella tua vita di tutti i giorni, e presto constaterai che grazie a questo diverso atteggiamento quotidiano anche il tuo meditare guadagnerà in profondità e forza: soprattutto gli esercizi della settima serie ti offriranno qualche aiuto a questo riguardo.

 

Esercizio 2.6.1. Non sono solo

In questo esercizio devi divenire consapevole di quante e quanto diverse persone si trovino effettivamente nel tuo ambiente e vi svolgano un ruolo. Non deve trattarsi di un elenco preciso, ma piuttosto di uno sguardo di insieme, che tuttavia dovrà essere tanto ancorato nella tua realtà concreta da non poterti accontentare di trattarlo come una verità ben nota ("Questo lo sapevo già da tempo...", "Ma è ovvio..."): devi piuttosto imparare a meravigliarti di tutte queste persone con cui hai effettivamente dei legami.

Per non dover riflettere troppo durante la meditazione, prima di cominciare siedi tranquillo al tuo tavolo e per qualche minuto raffigurati molto brevemente i diversi gruppi di persone che in un modo o nell'altro hanno un ruolo nella tua vita: la tua famiglia, i tuoi antenati, i tuoi parenti, conoscenti ed amici; i tuoi colleghi di lavoro con tutto quel mondo che sta dietro alla tua professione, le persone dalle quali compri il necessario per vivere (e molte altre cose) e l'intero mondo economico che sta dietro a loro, i servizi pubblici, coloro he nello stato sono responsabili del tuo benessere... Quando la schiera comincia a diventare immensa ed incommensurabile, non spaventarti, ma concediti un momento di silenzioso raccoglimento ed inizia la meditazione.

Istruzioni: Siedi immobile e respira tranquillamente alcune volte. Poi puoi dirigere la tua attenzione sul fatto che questo tuo respiro l'hai in comune con altri: quest'aria è già stata respirata da altri, e lo sarà ancora. Porta avanti uno dei fili di collegamento che hai impostato nella preparazione e passa dall'una all'altra delle persone che sono collegate con te (indirettamente). Se un filo comincia a perdersi nell'immensità, allacciane uno nuovo e dedicati a un altro collegamento. Alla fine cerca di abbracciar con un unico sguardo interiore l'intera trama di persone dentro cui ti trovi. Lascia che si espanda in te l'atteggiamento che questo sguardo di insieme ti suggerisce: gratitudine, meraviglia, senso di responsabilità... Mantienilo quietamente per alcuni minuti, prima di interrompere dolcemente la meditazione.

Probabilmente dovrai ripetere più volte questa meditazione prima di riuscire a vedere in modo ampio l'intreccio della tua vita.

 

Esercizio 2.6.2. Le persone che mi sono vicine

Con un rapido e tranquillo sguardo, prima di meditare, prova a rappresentarti una delle persone che ci stanno particolarmente vicine; non qualcuno con cui tu abbia relazioni di carattere esclusivamente sessuale.

Istruzioni: dopo raggiunta la quiete, fa' comparire davanti al tuo occhio interiore la persona. Cerca in qualche modo di scandagliare, misurare questa vicinanza. E' l'altro che ti è vicino o tu che sei vicino a lui, o non è piuttosto una vicinanza reciproca? In cosa consiste questa vicinanza in questo caso concreto: un pezzo di vita vissuta in comune, un'armonia interiore, il fatto che questa persona abbia bisogno di te o che tu abbia bisogno di lei o che altro?

Quando hai finito di meditare la vicinanza con la prima persona, puoi passare a un'altra, finché non hai visitato meditativamente (in un solo esercizio o in varie ripetizioni) tutti coloro che ti sono vicini. Alla fine dell'esercizio lascia che si renda stabile in te un atteggiamento corrispondente alla meditazione.

 

Esercizio 2.6.3. Il servizio

Considera una persona che svolge regolarmente un servizio per te: ad es. il tuo medico di famiglia, o la panettiera dell'angolo. E' bene che si tratti di qualcuno con cui hai già un rapporto un po' personale.

Istruzioni: raggiunta la quiete, dirigi la tua attenzione sul servizio che ti rende concretamente questa persona. Cerca di vedere come esso vi unisce, pensa ad espressioni quali: "ti sono obbligato" o: "un sorriso che conquista" e simili. Dimentica che lo paghi e pensa a come ti viene reso: con attenzione, competenza professionale. Guarda quanto di proprio questa persona mette nel suo servizio, come essa "è qui per te". All afine lascia di nuovo che si stabilizzi in te un atteggiamento corrispondente alla meditazione.

Puoi ripetere questo esercizio, se ti è piaciuto, considerando un'altra persona e un'altro servizio.

 

Esercizio 2.6.4. Anche da me ci si aspetta un servizio

Sarebbe ingiusto se tu ti limitassi a ricevere servizi e non ne prestassi altri in cambio. DI fatto anche da te ci si aspetta qualche servizi: sul lavoro o nell'ambito della famiglia o verso gli amici...

Per questa meditazione sono necessarie una quiete e una disponibilità interiore particolarmente profonde.

Dopo aver raggiunto la quiete fa' rivivere in te il primo esercizio di questa serie (2.6.1) e vedi te stesso dentro la trama del tuo prossimo. Ora fa attenzione a come una di queste persone ti spetti o si aspetti qualcosa da te. Forse essa apparirà del tutto spontaneamente davanti ai tuoi occhi interiori, come se una spia rossa cominciasse a lampeggiare. Oppure all'inizio non vedrai nulla: chiediti allora quale servizio hai da offrire e chi potrebbe attenderlo.

Quando avrai trovato la persona prosegui e cercane un'altra, e un'altra ancora, sino alla fine dell'esercizio.

In conclusione, si tratta di prepararsi interiormente a rendere nella realtà uno di questi servizi.

Dopo, fissa brevemente quanto compreso e quanto ti proponi di fare.

 

Esercizio 2.6.5. Il dono

Il dono si distingue dalla prestazione di un servizio non soltanto perché è offerto spontaneamente e gratuitamente, senza pagamento, ma anche perché ogni regalo ha soprattutto un significato simbolico. In esso vi è qualcosa di interamente personale. Per questo possono essere doni non soltanto i beni materiali, ma anche parole, piccole attenzioni, una lettera e i fiori sono il dono più amato. Non è l'oggetto che conta (per quanto i fiori siano splendidi...), ma ciò che esprime: per mezzo suo il donatore vuol dare se stesso. Cerchiamo di scandagliare questa profondità di significato del dono.

Considera un regalo che hai ricevuto con grande gioia e ti è ancora caro, o almeno uno che attendi o speri da una persona cara e vicina: niente di favoloso, altrimenti cadrai nei sogni invece di meditare.

Istruzioni: raggiunta la quiete, indirizza il tuo sguardo interiore sul regalo scelto: guardalo a lungo e profondamente, fa' riemergere la gioia e la gratitudine che ha destato. Vedi uello che il dono voleva dirti e come il donatore è relamente presente in esso. Ricevi un'altra volta (come non hai mai smesso di ricevere) il suo dono. Qual è la tua risposta?

Dopo, per un paio di minuti, confronta la tua esperienza di meditazione di oggi con quella della vita quotidiana: forse ti pesa ricevere un dono, e ti oppini interiormente; forse ricevi doni molto pià spesso di quanto te ne sia reso conto finora; forse ti proponi di fare tu stesso un dono...

 

Esercizio 2.6.6. Qualcuno aspetta il mio dono

Altrettanto importante del ricevere, è dare un dono. Forse dovresti fare ora un dono autentico, personale: forse qualcuno lo aspetta da te, già da molto tempo. Nella meditazione di oggi vogliamo rintracciare una di queste persone e riconoscere in lei che cosa significa veramente donare.

Forse sei già interiormente consapevole di tale attesa. Altrimenti, ripassa lentamente col pensiero la cerchia di coloro che ti sono vicini chiedendoti chi di loro ha bisogno di qualcosa (e non cosa puoi o vuoi donare) che potresti dargli.

Nel raggiungere la quiete, tenta di avere questa persona davanti a te e di sentire la chiamata che ti rivolge. Per udirla meglio potresti calarti nel ruolo di chi chiede, di chi aspetta; oppure pensare ad un mendicante timido, che ha urgente bisogno di un'elemosina, ma non osa chiederla. Ora odi di nuovo la chiamata (muta, senza parole), e pensa a come rispondere.

Dopo, supera i blocchi e fa' il dono che qualcuno attende da te

 

Esercizio 2.6.7. Lo scambio

Il rapporto col prossimo consiste in fondo in uno scambio, ed è nello scambio che giunge a compimento.

Rileggi rapidamente le istruzioni (solo quelle) delgi esercizi di questa serie e rievoca brevemente ciò che ti si è "dischiuso" in essi.

Raccogliti per raggiungere la quiete. Poi, ripercorri brevemente gli esercizi di questa serie, con un semplice attento sguardo a ciò che hai meditato nei singoli esercizi, così come in una galleria d'arte passi di quadro in quadro.

Percorri questo cammino all'indietro, iniziando dall'ultima meditazione. Come ti appare ora il servizio? Cosa ti dicono le tante persone che hai incontrato nel primo esercizio?

Alla fine lascia espandere l'atteggiamento che corrisponde maggiormente a queste meditazioni e mantienilo per un po', quietamente.

Dopo, dovresti riflettere con calma sulle esperienza fatte in questa serie e descriverle estesamente per iscritto.

 

Esercizio 2.6.8. Ripetizione

Probabilmente avrai trovato molto materiale; fai pure, se lo desideri, qualche ripetizione, tanto a lungo e tanto spesso quanto vuoi, Inizia con gli esercizi che ti hanno detto di pià ma poi non tralasciare quelli che all'inizio ti hanno procurato delle difficoltà.

Non aver paura di "perdere tempo". Tutto il tempo che ti conduce più in profondità nella meditazione, e che approfondisce il tuo rapporto con il prossimo, è tempo guadagnato. Questa preparazione gioverà ai prossimi esercizi.

Se hai difficoltà insuperabili nei rapporti con qualche persona e se esse continuano a disturbarti nella meditazione, oppure se hai l'impresione che in questi esercizi l'umanità appaia un po troppo "sana" allora esegui prima quelli della serie successiva.

 

Tutti gli uomini sono degni di amore

E' ovvio che non possiamo avere con tutti un rapporto della stessa intensità e che fra noi e gli altri nascono continuamente tensioni. Gli esercizi di questa serie vogliono condurti a smantellare i pregiudizi che generano facilmente tensioni e a donare un sì fondamentale ad ogni prsona indipendentemente dall'affetto o dall'antipatia che provi per lei.

Dovresti affrontare il passo successivo solo quando sei sicuro di aver compiuto il precedente tanto da potervi contare anche nella vita quotidiana: non si debbono sottovalutare gli ostacoli e precipitarsi in modo sentimentale verso l'altra persona per poi, giunto lì, fallire di nuovo, poiché non si incontra l'altro ma il muro di pregiudizi e di antipatie che ci si è costruiti interiormente intorno a lui. Gli esercizi seguono le indicazioni consolidate da secoli di esperienza nella meditazione.

 

Esercizio 2.7.1. Sono sorretto

Questo esercizio e il successivo si richiamano ai primi di tutto il corso, e li conducono alla loro meta. In questa meditazione approfondirai a tal punto la coscienza delcorpo da poterla trasformare nell'esperienza della sicurzza, un'esperienza che non puoi produrre per forza, perché nasce soltanto dalrilasamento. Percepisci bene il tuo essere corporeo!

Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete interiore. Concentrati poi sulle singole percezioni che ti si impongono: punti di pressine determinati dal modo di sedere, punti di contatto fra la pelle e gli abiti o la stanza (es. la temperatura dell'ambiente), tensioni, zone ben rilassate.

Percepisci con precisione ogni singolo segnale, ma senza soffermarti troppo e senza perderti in esso o riflettrvi sopra. Cerca di avvolgerti, di rifugiarti in queste percezioni. Se qualcosa si muove nella tua psiche, percepiscilo e tratta anch'esso come una sorta di involucro, che circonda il tuo nucleo profondo, ma non lo costituisce. Resta immerso in queste percezioni, sistemati dentro di esse come in uno spazio accogliente.

Dopo, trasponi in colori la sicurezza che è nata in te, totalmente o in parte. Se ripeti per diversi giorni questo esercizio osserva bene se e come cambiano i tuoi colori.

 

Esercizio 2.7.2. Sono sorretto e amato

Abbandonati a lungo alla quiete interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna di esse come di un segnale e cerca di avvolgerti in loro. Con le percezioni sul piano peichico procedi nello stesso modo: prendine coscienza senza perderti in esse.

Concentrati sul respiro, ma senza influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazione come un sì che ti mantiene in vita, come un segno d'amore di cui non puoi cercare l afonte, ma che costituisce la tua vita. Al sicuro e amato, aventurati sempre di più nella quiete interiore, che contempla e accetta senza parole la sicurezza e l'amore.

La riuscita di questa meditazione decide l'attecggiamento fondamentale con cui affronti la vita. Imprimi bene in te lo stato l'animo che hai raggiunto durante l'esercizio, in modo da poterlo richiamar nel resto della giornata. Come lo descriveresti?

 

Esercizio 2.7.3. Acconsento ad essere sorretto e amato

Se nella tua vita hai potuto sperimentare la sicurezza e l'amore, ciò ti srà servito da base per la meditazione precedente, e non dovrai faticare per rivivere quel che hai sperimentato in essa. Se invece nella tua vita mancano queste esperienze, o se sono messe in ombra da quella di essere indifeso, solo e indesiderato, è ora necessario che tu dica del tutto consapevolmente il tuo sì a ciò che hai vissuto nella meditazione: devi prendere partito e dare protezione alla nuova esperienza positiva di fronte agli asalti del dubbio.

Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna di esse come di un segnale e cerca di avvolgerti in loro. Con le percezioni sul piano psichico procedi nello stesso modo: prendine coscienza senza perderti in esse. Concentrati sul respiro ma non influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazione come un sì che ti mantiene in vita, come un segno d'amore di cui non puoi cercare la fonte, ma che costituisce la tua vita.

Da' all'inspirazione il carattere di un amorevole consenso, dì sì all'amore che fluisce verso di te. Con ogni espirazione fa' diffondere nel tuo corpo e nel tuo cuore il respiro e il consenso. Quando tutto il tuo essere acconsente alla sicurezza e all'amore, abbandonati di nuovo alla quiete interiore.

Dopo: a seconda del tuo cammino di vita, devi attenderti di incontrare qualche resistenza contro questo consenso: prendi tempo, non forzare nulla, ma passa il prossimo esercizio solo quando questo sarà andato a buon fine

 

Esercizio 2.7.4. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio A

Scegli una persona da cui ti senti attratto, per la quale desideri dal più profondo del cuore l'esperienza della sicurezza e dell'amore.

Istruzioni: abbandonati a lungo alla quiete interiore

Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca di avvolgerti in esse.

Con le percezioni sul piano psichico procedi allo stesso modo.

Concentrati poi sul respiro, ma non influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazine come un sì, come un segno d'amore che fluisce verso di te.

Raccogli in un luminoso augurio la sicurezza e l'amore che ricevi e mandalo alla persona che hai scelto per la meditazione: fa' proseguire verso di lei ciò che fluisce verso di te e ti dà vita. Di tanto in tanto accompagna il tuo augurio con una semplice frase come ad es. "Ti auguro di esser sorretto dalla sicurezza e dall'amore"; "Ti accolgo nel mio consenso"; "Il mio sì ti avvolge, così come sei".

Se le reazioni affettive si facessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.

Concludi l'esercizio con un periodo di quiete interiore.

Dopo, osserva come si trasforma il tuo rapporto con la persona che hai coinvolto nella meditazione.

 

Esercizio 2.7.5. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio B

Scegli, oltre alla persona dell'esercizio 2.7.4, un'altra con cui tu abbia un rapporto del tutto quotidiano, insignificante, banale, qualcuno verso cui non ti senti inibito, ma neppure attratto.

Istruzioni: abbandonati a lungo alla quiete interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca di avvolgerti in esse. Con le percezioni sul piano psichico procedi nello stesso modo. Concentrati poi sul respiro, ma non influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazine come un sì, come un segno d'amore, e unisci all'espirazione il tuo sì, il tuo consenso a questo amore che fluisce verso di te. Raccogli in un luminoso augurio la sicurezza e l'amore che ricevi e mandalo alla persona verso cui ti senti attratto. Acompagna l'augurio con le stesse parole che hai pronunciato nell'esercizio precedente. Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati di nuovo nella consapevole percezione del processo respiratorio e nella quiete.

Manda poi lo stesso augurio, accompagnato dalle stesse parole, anche alla persona con cui hai un rapporto del tutto quotidiano: fa' proseguire anche verso di lei ciò che fluisce verso di te e ti dà vita.

Se le reazioni affettive di tipo negativo si facessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete. Concludi con un altro lungoperiodo di quiete interiore.

Dopo, osserva in che modo si trasforma il tuo rapporto con le persone che hai coinvolto nella meditazione.

 

Esercizio 3.7.6. Divido con altri la sicurezza e l’amore>Esercizio C

Prima di iniziare scegli oltre alle persone dell'esercizio 2.7.5, una terza con cui tu abbia un rapporto difficile ma che vorresti migliorare e cambiare, almeno per quanto sta a te

Istruzioni: Abbandonatia lungo alla quiete interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, renditi consapevole di ciascuna come di un segnale e cerca di avvolgerti in esse. Con le perceezioni sul piano psichico procedi nello stesso modo. Concentrati poi sul respiro, ma non influenzarlo. Goditi il flusso dell'inspirazione come un sì, come un segno d'amore, e unisci all'espirazione il tuo sì, il tuo consenso a questo amore che fluisce verso di te. Raccogli in un luminoso augurio la sicurezza e l'amore che ricevi e mandalo alla persona versocui ti senti attratto. Accompagna l'augurio con le stesse parole che hai pronunciato nell'esercizio precedente. Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati di nuovo nella consapevole  percezione del processo respiratorio e nella quiete.

Manda poi lo stesso augurio, accompagnato dalle stesse parole, anche alla persona con cui sinora non sei riuscito ad avere buoni rapporti: fa' proseguire anche verso di lei ciò che fluisce verso di te e ti dà vita.

Se le reazioni affettivee di tipo negativo sifacessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.

Dopo un tempo abbastanza lungo, ritirati di nuovo nella consapevole percezione del processo respiratorio e nella quiete.

Rivolgiti poi ancora una volta alla seconda persona e dopo un momento di calma interiore anche a quella a cui hai mandato per prima il tuo augurio luminoso. Concludi con un altro lungo periodo di quiete interiore.

Dopo, osserva in chie modo si trasforma il tuo rapporto con le persone che hai coinvolto nella meditazione.

 

Esercizio 2.7.7. Divido la sicurezza e l’amore con tutti

Concentrati nuovamente sulle stesse tre persone che hai scelto per l'ultima meditazione.

Istruzioni: Abbandonati a lungo alla quiete interiore. Rivolgi poi l'attenzione alle singole percezioni sul piano corporale, rifugiati dentro di esse.

Con le percezioni sul piano psichico procedi allo stesso modo.

Concentrati poi sul respiro: lascialo giungere come un sì che ti viene detto, e all'espirazione unisci il tuo sì alla tua vita. Sii in armonia con l'amore che giunge a te e che attraverso di te vuol scorrere verso altri.

Irradialo come un augurio, ccompagnato da alcune semplici parole, verso la persona da cui già ti senti attratto.

Dopo una pausa in cui ti dedicherai alla quiete e alla coscienza del respiro irradia lo stesso amore verso la persona che ti è indifferente e infine, dopo una seconda pausa, anche verso quella dalla quale ti senti respinto.

Se le reazioni affettive di tipo negativo si facessero troppo pressanti, lasciati scivolare indietro nella quiete.

Dopo un'altra pausa, in cui ti dedicherai alla quiete e alla coscienza del respiro, irradia lo stesso amore senza rivolgerti più a una determinata persona: ciò che fluisce verso di te e ti dà vita trasmettilo come atteggiamento fondamentale a tutti, senza limitazioni o specificazioni. Rimani in armonia con l'amore che giunge a te e che attraverso di te vuol scorrere verso altri.

Dopo, osserva in che modo si trasforma il tuo rapporto con gli altri.

 

Incontri interpersonali

Per questi esercizi dovrai scegliere una persona che ti è particolarmente vicina (anche una degli esercizi precedenti), con cui devi avere un rapporto vivo, personale, amoroso, ma non deve essere un amore di carattere esclusivamente sessuale.

Stai bene attento al pericolo dei sogni: attieniti strettamente a ciò che è (o è stato) reale, e non ai tuoi desideri. Soltanto la realtà possiede quella profondità che può aprirsi alla meditazione.

 

Esercizio 2.8.1. Pensare a una persona

Non preoccuparti di cercare il partner "migliore": basta che sia qualcuno con cui hai un rapporto vivo e intimo. Se vuoi, dopo aver terminato la serie, puoi avvicinarti meditativamente anche ad altre persone, ripetendo gli esercizi.

Se hai un oggetto che ti ci faccia pensare, mettilo nel posto di meditazione.

Istruzioni: Quando hai raggiunto la quiete, cerca in modo estremamente semplice di pensare a questa determinata persona. Puoi aiutarti immaginando dove si trova adesso, che cosa sta facendo... Puoi raffigurarti il suo aspetto e il suo comportamento, l'impressione che ti fa...

Forse hai davanti a te un suo ricordo, qualcosa che indirizza spontaneamente i tuoi pensieri verso di lei: abbandonati a questa spontaneità, cerca molto semplicemente di essere "vicino a lei" con i pensieri, e tendi l'orecchio all'eco o alla risonanza che questi pensieri trovano in te.

Questa non è una meditazione profonda, dalla quale si debba uscire lentamente. Tuttavia non va lasciata semplicemente disperdere, ma conclusa con un pensiero gentile verso la persona meditata, magari un saluto mentale; nel resto della giornata cerca di essere spesso "vicino a lei col pensiero".

 

Esercizio 2.8.2. Il ricordo

Pensare a qualcuno rimane qualcosa di esteriore: il pensiero mi porta accanto a lui solo dal di fuori e l'oggetto che me lo ricorda sta davanti a me come una cosa. Ma di una persona che ci è cara ci rimangono molti “ricordi" interiori, e quando la ricordiamo, quando ascoltiamo nell'intimo della nostra memoria, scopriamo che vi è autenticamente e profondamente presente.

Preparati raccogliendoti brevemente, rivolto alla stessa persona dell'esercizio precedente: pensa a un determinato episodio/situazione che hai vissuto insieme a lei e il cui ricordo è ancora vivo in te.

Istruzioni: Quando hai raggiunto la quiete, resta aggrappato a questo ricordo. Cerca poi di ricordare attivamente: non di dipingere dei particolari o di mettere assieme brandelli di ricordi, ma di andare sempre più in profondità nella tua memoria interiore, finché ciò che hai vissuto allora (potrebbe e dovrebbe essere qualcosa di molto semplice) sarà tornato vivo e presente. Cerca di trattenerti nella situazione che hai fatto rivivere (cioè non devi cercare tanto di "trattenerla", quanto di "non allontanartene") e assapora la presenza ricordata della persona cara.

Dopo, ti sentirai forse spinto a dare un segno di questo ricordo, es. scrivere o telefonare alla persona cara; ma non parlare con lei (almeno non ora) della tua meditazione. La meditazione è un frutto del silenzio e va conservata nel silenzio, altrimenti si guasta.

 

Esercizio 2.8.3. "La presenza"

Le persone che sono realmente vicine fra loro nello spirito, non sono mai davvero lontane: consapevolmente o no, con i pensieri e con il desiderio sono sempre presso la persona amata.

In questa meditazione, per cogliere la realtà di questo reciproco essere presenti nello spirito, devi stare particolarmente attento a non cadere nei sogni, a non "dipingerti" ogni sorta di cose.

Preparati raccogliendoti brevemente, facendo rivivere il ricordo che hai meditato con l'esercizio precedente.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, pensa alla persona cara, respira insieme a lei. Poi ricordala attivamente; ma non più un singolo episodio del passsato, bensì la persona stessa, che in questo momento pensa a te ed è spiritualmente "con te".

Sta' molto attento a mantenere il tuo sguardo interiore sempre rivolto a lei, e non a te stesso. Resta nella percezione di questa presenza, di questo reciproco "essere qui", finché puoi e vuoi.

Staccati da questa meditazione in modo particolarmente lento e amorevole, in modo da poter portare la presenza ricordata nella tua vita quotidiana, più intatta che puoi.

Forse questa volta è meglio non prendere appunti. Puoi scrivere però una lettera alla persona cara, mandandola veramente e non menzionando la meditazione.

 

Esercizio 2.8.4. Dire "tu"

A tante, forse troppe persone diciamo "tu". Ma dire davvero "tu" significa qualcosa di più profondo: "tu" sei una persona senza la quale io non posso essere "io". Quando dico "tu" non intendo la mia immagine ideale di te, ma tu stesso così come sei e come sei qui per me. Poter dire "tu" è un dono che mi fai.

Come preparazione, ripensa brevemente alla tua infanzia e alle prime persone a cui hai detto "tu": tua madre, tuo padre, i tuoi fratelli o sorelle, la nonna, la zia... Poi ricorda la tua persona cara.

Istruzioni: per questo esercizio cerca di raggiungere una quiete particolarmente profonda. Respira lentamente e profondamente, nel ricordo e alla presenza della persona cara.

Quando essa sarà completamente presente in te, dille piano "tu" e continua a ripeterlo, anche senza parole: forse il modo migliore per riuscirvi è porre il "tu" in ogni espirazione (cfr. esercizio 2.7.4)

Concentrati su questo "tu" come su un sentiero che conduce TE alla persona cara: non prenderlo come una formula magica che debba farla apparire. Fà vibrare in esso tutto ciò che ti muove interiormente.

Staccati lentamente e con amore da questa meditazione e cerca di trasporre nella vita quotidiana un po' della tua meraviglia per il miracolo che "tu sei qui", che "tu esisti".

 

Esercizio 2.8.5. Vivo grazie a te

"Tu" non sei semplicemente qualcosa, un oggetto che è qui e in cui posso addentrarmi con la meditazione o che posso far "rivivere" in me come la pietra, l'albero, la rosa o la candela: tu sei inconfondibilmente te stesso, non la mia immagine di meditazione di te, e con il tuo "essere tu" ed "essere così" agisci nella mia vita, contribuisci a determinarla, "mi fai vivere".

Preparati ricordando la meditazione precedente (esercizio 2.8.4) e pensa al "tu" che hai scoperto in essa.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, raccogliti, rivolto al tuo "tu": cerca di respirare interiormente in armonia con lui, trasforma il tuo respiro in un silenzioso "dire tu"

Quando il tuo "tu" sarà interamente presente, riporta lo sguardo su te stesso: quale aiuto ti offre questa persona? Quali limiti pone alla tua vita? Quali compiti ti pone davanti? Sforzati di vedere soprattutto i lati positivi e l'arricchimento che ti dona. Cerca infine di cogliere con un semplice sguardo interiore, come questo tu sta al centro della trama della tua vita, come una buona parte della tua forza vitale proviene da lui.

Dopo, forse vedrai più chiaramente tutto ciò che nella tua vita devi a questo "tu": continua a sentirlo anche nella vita quotidiana. Probabilmente scoprirai ancora altri "tu" grazie ai quali vivi e puoi vivere. Fissa in un paio di annotazioni la tua esperienza.

 

Esercizio 2.8.6. Tu devi vivere grazie a me

Se io vivo grazie a te, non sarà vero anche l'inverso? Non posso scoprire con certezza se e come tu vivi grazie a me, a meno che tu non me lo dica. Ma come per il dono (esercizio 2.6.6), posso sentire interiormente, nella meditazione, la tua attesa nei miei confronti.

Preparati rileggendo le istruzioni e note dell'esercizio 2.6.6 ("Qualcuno aspetta il mio dono"). Questo esercizio si svolge sotto molti aspetti in modo parallelo, ma su un piano più profondo, più personale.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete cerca di sentire interiormente che vivi grazie al tuo "tu": raccogli nel tuo respiro tutta la forza vitale che egli ti dona. Osserva attentamente come il respiro entra ed esce, senti che è un costante scambio.

Vediti unito al tuo "tu" da uno scambio analogo, di natura spirituale; non sei solo tu che vivi grazie a lui, ma anch'egli vuole e deve vivere grazie a te. Sei pronto a donare la tua vita, o ti chiudi come un riccio?

Lascia spazio dentro di te al tuo respiro, lascialo fluire liberamente, lasciati andare. Mettiti a disposizione del tuo "tu".

Cerca di vedere in quali parti della tua vita ti attacchi ancora a te stesso, senza concedere al tuo "tu" di partecipare al suo fluire.

Dopo, cerca di portare nella tua vita quotidiana quanto più possibile di ciò che hai intuito in questa meditazione; non fare però precisi propositi (a meno che non ti siano addirittura imposti surante la meditazione) ma rieti l'esercizio spesso e a intervalli regolari, e cerca di essere aperto a coloro che da te attendono qualcosa di più di un dono.

 

Esercizio 2.8.7. Tu ed io: “noi”

Anche il "noi" si è logorato nella vita quotidiana. E tuttavia "noi" significa qualcosa di molto profondo e meraviglioso: una nuova realtà formata da tu ed io insieme.

Preparati rappresentandoti ancora una volta le esperienze delle ultime due o tre meditazioni e concentrati sulla presenza del tuo "tu".

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, nota come respiri insieme al tuo "tu": non "io reapiro" e "tu respiri" ma "noi respiriamo" magari con lo stesso ritmo. Tutto giunge da una grande profondità comune e tende a una maggiore comunione. Fa' attenzione a come, sul cammino tra il fondo comune e la comunione cercata, avvengono fra di voi alcuni scambi.

Considera poi le diversità esistenti fra voi, e vedi come il "noi" riesca a superarle: puoi pensare all'immagine di un ponte, o alle linee di forza fra i due poli di un magnete, o a due candele che donano una sola luce... Alla fine soffermati con un semplice sgurdo sul ponte formato dal "noi".

Probabilmente non riuscirai ad esaurire in un'unica meditazoine la profondità e la molteplicità del "noi": ripeti iquindi quest'esrecizio, rivolgendoti allo stesso "tu"; e porta nella tua vita quotidiana un po' dello stupore per il miracolo del "noi".

Dovresti eseguire gli esercizi sul dire "tu" (2.8.4, 2.8.5, 2.8.6, 2.8.7) almeno con altre due o tre persone. Ottimo sarebbe cercare di estenderli a poco a poco a tutti.

 

Esercizio 2.8.8. Ripetizione

Ora che sei giunto alla fine della serie, puoi meditare anche su altre persone che ti sono care.

Bada a eseguire per ogni persona la serie intera; puoi abbreviarla unendo vari eser izi, ad es. passando in una sola meditazoine dal pensiero al ricordo e alla presenza. In ogni caso non saltare questi esercizi introduttivi, che sono la via verso una meditazione più profonda e ti proteggono dall'illusione di poter incontrare immediatamente (nemma meditazione) una persona come un "tu". Quando avrai compiuto questi passi preparatori su QUELLA persona potrai ripeter ele ultime meditazioni della serie in modo immediato.

 

Questionario 3 della seconda parte

Se hai provato difficoltà a far oggetto della meditazione una persona ben determinata, qualcosa disturba il rapporto; prova con un'altra.

Difficoltà generali a meditare sul prossimo possono essere dovute al fatto che porti troppe emozioni nella meditazione. Le esperienze positive e negative patecipano troppo intensamente, impedendo di raggiungere la vera quiete meditativa. In questo caso dedica più tempo alla quiete e medita dapprima su persone che non ti sono particolarmente vicine affettivamente

Difficoltà generali a meditare sul prossimo possono esistere perché intuisci che la meditazione ti mostrarebbe quanto profondo e bello può essere un rapporto e senti che ti viene chiesto troppo. In questo caso medita prima di tuto sui rapporti che ti sono già donati: esercizi 2.2.3, 2.2.4, 2.6.2, 2.6.3, 2.6.5, 2.7.1, 2.7.2, 2.7.3.

Dicono gli autori che se non si ha l'impressione di avere alcuna difficoltà in rapporti del genere probabilmente non si è capito quanto profondi e seri posano essere i rapporti umani. Bisognerebbe in tal caso chiedersi se non si è ancora avuto un autentico conflitto con qualcuno. Alla sua luce occorrerebbe ripetere la serie

Se la serie non è riuscita a farti superare neanche una difficoltà su cui ti sei concentrato, ripetila rivolgendoti ad un conflitto meno gravoso. Se anche questa volta non riuscissi a superarlo, può essere un segno che desideri riconciliarti con l'altro principalmente sul piano emotivo (sogni litigate o colloqui di riconciliazione). La meditazione vorrebbe invece condurti fuoridal groviglio delle emozioni, su un piano più profondo: possono aiutarti in questo soprattutto la meditazoine silenziosa e gli esercizi 2.2.1 ("Una persona cara") e 2.2.4 ("La persona determinante>Esercizio B").

In questa serie di esercizi dovevi esser condotto dal mero pensare a una persona cara fino all'esperienza della sua presenza, con lo scopo di vivere in modo nuovo il mondo e le tue relazioni, immedesimandoti in questa persona. Anche in caso di successo occorre stare attenti a raggiungere veramente l'altra persona; non limitarsi a rispecchiare i suoi sentimenti.

Se non ti è possibile calarti con la meditazione nei panni di un altro, prova con diverse persone. Ripeti gli esercizi con qualcuno che sia meno importante per te.

Se hai la sensazione che potresti perdere te stesso ripeti soprattutto gli esercizi 2.8.5 ("Vivo grazie a te") e 2.8.7 ("Tu e io: 'noi'") ponendo l'accento sul fatto che siete realmente l'uno di fronte all'altro.

La "coscienza" meditativa non va confusa con l'osservazione di sé: se meditando osservi te stesso ti precludi l'esperienza immediata. Per poter sperimentare cosa essa è realmente, dedica una meditazione ad ascoltare una musica tranquilla e gradevole; dopo aver raggiunto la quiete ascolta solo la musica assotbila completamente, sii tutto orecchie, vivila. Poi fai lo stesso con altri oggetti di meditazione (fiore, albero, prossimo...)

Se dopo questa serie dire "tu" ti dà un senso di confidenza che ti fa sentir bene, chiediti se l'oggetto della tua meditazione è veramente l'altro, oppure i tuoi sentimenti: probabilmente essi ti danno così tanta soddisfazione che non giungi affatto alla persona dell'altro. Per andare oltre devi eseguire di nuovo, sriamente, le serie 2.4, 2.6 e 2.8: potrai scoprire ancora grandi tesori nel campo dei rapporti umani.

Se dopo questa serie dire "tu" rappresenta per te un'espressione della tua intima unione e del tuo amore per l'altro, ripeti l'esercizio con persone con le quali ti riesce più difficile trovare la via verso questo "tu".

La cosa migliore sarebbe che il "tu" rappresentasse niente di più e niente di meno che un "consenso" che approfondisce e rafforza il vostro rapporto.

Prendi sul serio le proposte di comportamento pratico (disponibiltà ad aiutare, doni, lettere), specie se non è cambiato niente nel rapporto.

Se hai seguito le proposte, anche se ritieni di no, probabilmente qualcosa è cambiato in te. Per vederlo più chiaramente, ricorda spesso gli esercizi durante la giornata, per due o tre minuti, e cerca di conciliare consapevolmente meditazione e vita quotidiana.

Se gli esercizi ti hanno tolto un po' della tua spontaneità e ti senti più inibito, probabilmente ti immagini i rapporti col prossimo in modo molto idealizzato e ti sforzi troppo di raggiungere questo ideale. Tieni conto dei limiti di ogni realtà umana e lascia ai rapporti il tempo di svilupparsi.

Se hai seguito correttamente gli esercizi e ne hai tratto profitto dovresti cominciare a guardare il prossimo con altri occhi e sentirti diventare più aperto nei suoi confronti.

Le serie 2.6, 2.7, 2.8 di esercizi ti hanno invitato a incontrare altre persone. Ti sarai chiesto cosa accade veramente durante queste meditazioni. La rappresentazione meditativa non rimane forse una mera immagine ideale, un'illusione forse consolatoria, o addirittura un sostituto dell'incontro reale? Quando mediti sulla presenza di una persona assente, quando vedi addirittura la sua benevolenza scorrere verso di te, non ti sei forse un po' ingannato, non hai magari attribuito all'altro qualcosa che non è affatto reale?

 

I valori nei rapporti interpersonali

Nell'incontro interpersonale entra in gioco una serie di atteggiamenti a cui attribuiamo un grande valore: solo attraverso essi l'incontro diventa "giusto" e autentico.

Allo stesso tempo in questi atteggiamenti si manifestano profondità della nostra esistenza che sinora non avevano scoperto: cercheremo di farlo in questa serie di meditazioni.

Negli esercizi che seguono devi partire sempre dal rapporto con un "tu", così come l'hai scoperto nella serie precedente; devi compiere, cioè la tua meditazoine all'interno di un tale rapporto, per così dire "fra me e te". Nella quiete meditativa, senza parole, dovrai cercare di percepire ciò che vibra e fruttifica in questo rapporto "fra tu e tu".

Ti presentiamo questi esercizi in una successione ascendente, ma stavolta puoi anche cambiarla. Se in base alle tue esperienze ti pare che alla meditazoine di un dato atteggiamento si riallaccerebbe meglio quella di un certo altro che in questo corso viene nominato solo più tardi puoi anticipare l'esercizio corrispondente; sta' solo attento a meditare, via via, tutti gli atteggiamenti che trattiamo.Forse proprio quelli che subito ti dicono poco sono particolarmente importanti e preziosi per te. La meditazoine ti aiuterà a scoprire terre nuove.

 

Esercizio 2.9.1. Verità

Il fondamento di ogni più profonda relazione umana è lasincerità interiore ed esteriore, verso se stessi e verso il prossimo: dobbiamo cercare di "incontrarci nella verità" e di familiarizzarci sempre più profondamente con essa. Ma la piena verità o sincerità nel senso di completa trasparenza, per me e per il prossimo non è possibile in questa vita, e neppure desiderabile: attingiamo sempre da un fondo d'oscurità impenetrabile sia a noi che agli altri, e anche il nostro tu vive in (e da) un tale impenetrabile sottosuolo. E' un'espressione della profondità della nostra esistenza, e un riparo contro la profanazione.

Ma là dove per noi vi è (o può esservi) luce, possiamo e dobbiamo cercare, insieme, l'uno per l'altro, di essere luce.

Preparati considerando un determinato "tu" a cui sei unito da un rapporto intimo e coltivato assiduamente. Ricorda, se puoi, un determinato dialogo che vi ha condotti più vicini l'uno all'altro e ha approfondito il vostro rapporto.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, poniti davanti al tuo "tu"; fa' attenzione, come nella seconda e terza serie, alla luce che fluisce avanti e indietro tra voi, unendovi.

Ora concentrati su tutto quello che impedisce questo libero fluire della luce, prima dalla tua parte, poi da quella del tuo "tu": volgere via la faccia, indossare una maschera, nascondersi dietro un velo...

Cerca poi di allontanare gli ostacoli, quelli che stanno dalla tua parte, in modo che la luce possa di nuovo correre libera; se un nuovo ostacolo vuol mettersi in mezzo, ripeti il gesto.

Dopo, se vuoi, rifletti sulle parole di Gesù: "Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la varità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (Giovanni 3,21)

 

Esercizio 2.9.2. Bontà

Essere buono verso qualcosa è l'inizio dell'amore e del rapporto con un "tu". Al tempo di Goethe le ragazze dicevano "sono buona con lui" invece che "lo amo". GLi uomini buoni sono umili e amabili.

Essere buoni significa accettare ogni persona così com'è, lasciare che abbia ciò che è buono per lei, passar sopra a molte cose non buone. E' una benevolenza che si esprime nei fatti.

Vi sono persone che "irradiano bontà" in senso letterale: sicuramente anche tu ne conosci una. Prendila a modello per la seguente meditazione.

Preparati ricordando una persona buona e il tuo "tu", con il quale compirai questa meditazione.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, concentra il tuo sguardo su queta persona buona, vedi come "irradia bontà". Poi chiediti, volgendo lo sguardo al tuo "tu", se anche voi siete buoni l'uno con l'altro, se anche tu irradi", se dovresti irradiare di più.

Forse ciò ti aiuterà a vedere che la bontà ha due lati: dare benevolmente e ricevere benevolmente. Vedi come sono questi due lati nel rapporto con il tuo "tu". Lascia che i raggi della bontà corrano liberi fra di voi.

Dopo, fa' un paio di brevi annotazioni su ciò che hai sperimentato in queso esercizio: forse è bene ripeterlo ogni tanto, e confrontare la nuova esperienza con le tue note.

 

Esercizio 2.9.3. Fedeltà

Il rapporto con un "tu" vuol durare, anzi, non dovrebbe mai aver fine: per questo da entrambe le parti bisogna superare situazioni di crisi e dare sempre nuova forza al rapporto. E' quello che chiamiamo fedeltà. La fedeltà è forse la più importante delle caratteristiche che richiediamo ad un "tu", e anch'egli la richiede a noi.

Preparati ricordando qualche situazione di crisi nel rapporto su cui mediti.

Istruzioni: Cerca di essere completamente immobile, occhi negli occhi con il tuo amato "tu": rimani alla sua "presenza" finché la vostra unione non ti stia davanti salda e viva.

Ora ricorda la situazione di crisi e rivivila tutta, sempre con gli occhi negli occhi del tuo "tu". Che cosa ti è riuscito difficile? Di cosa hai avuto timore? In che modo la crisi è stata infine superata?

Soffermati su ciò che vi ha fatto superare la crisi, fallo rivivere e trattienilo. E' possibile esprimerlo con un'immagine? (ad esempio: stretta di mano, catena saldata...)

Dopo, se hai trovato un'immagine della fedeltà che supera le crisi, cerca di disegnarla, e medita su questo disegno se il rapporto con il tuo "tu" incontrerà un'altra crisi.

 

Esercizio 2.9.4. Vera amicizia

Cos'è l'amicizia ognuno lo sa dentro di sé; ognuno desidera l'amico/amica ideale, con cui si può dividere tutto e a cui si può conunicare tutto, e l'amicizia ideale, l'"essere qui l'uno per l'altro". Ora, con le tue meditazioni, sei giunto abbastanza in profondità in un vero rapporto "io-tu" da poter far emergere in te anche l'immagine ideale dell'amicizia senza cadere in sogni entusiastici.

Preparati rileggendo le tue note sugli esercizi 2.6.7 ("Lo scambio") e 2.8.7 ("Tu ed io: 'Noi'"). Ricorda la tua immagine del "noi".

Se vuoi, puoi trarre ispirazione anche dal colloquio del Piccolo Principe con la volpe (A. de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, cap. XXI).

Istruzioni: Prenditi tutto il tempo che occorre per raggiungere la quiete. Poi fa' apparire davanti a te l'immagine del vero amico o dellavera amica: non c'è bisogno che abbia lineamenti precisi, basta che sia "qui". Digli/dille "tu". Forse hai già trovato il vero amico: in questo caso ricorda semplicemente lui. Se invece lo aspetti ancora, evoca l'identità che ne hai fatto.

Chiediti cosa cerchi veramente nell'amicizia; non dipingerti tanti singoli aspetti, ma pensa semplicemente una o due parole di riconoscimento con le quali caratterizzeresti la "tua" amicizia.

Dopo, scrivi o disegna brevemente l'esperienza avuta e paragonala con la frase di Saint-Exupéry: "L'amicizia non consiste nel vedersi l'un l'altro, ma nel guardare insieme nella stessa direzione".

 

Esercizio 2.9.5. Amore

Dopo aver contemplato l'immagine ideale dell'amicizia, puoi rivolgerti di nuovo a uno dei tuoi rapporti con un "tu": esso è in qualche modo in cammino verso la vera amicizia, altrimenti non sarebbe un rapporto con un "tu". Come si realizza la vera amicizia in un tale rapporto? Che cosa "vive" in esso, che cosa lo "sostiene", per renderlo autentico?

Preparati pensando al tuo "tu", sul quale hai meditato negli esercizi precedenti.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, concentrati sulla "presenza" vivente della persona cara; dille "tu" al ritmo del respiro. Senti he questa persona ti ama? Da che cosa lo riconosci? Concentrati poi su te stesso e sul tuo amore per lei. Non si tratta di provare il sentimento dell'amore, ma di vedere quando e come il tuo comportamento pratico verso questa persona è determinato da esso. Ti si presenta un'immagine o una parola che esprima in qualche modo quest'amore?

Terminato l'esercizio: probabilmente è troppo ricco per una sola meditazione: eseguilo quindi poco per volta, in divrerse ripetizioni. Quando sei giunto alla fine, puoi paragonare la tua esperienza di meditazione con le frasi di Sant'Agostino: "Amor meus, pondus meum" ("il mio amore è il mio centro di gravità"); "Plus vivit anima ubi amat quam ubi animat" ("L'anima vive di più in ciò che ama che in ciò che anima").

Oppure confrontala con le parole di San Paolo: "La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità" (1 Corinzi 14,4-6)

 

Esercizio 2.9.6. Fede

Per poter amare una persona devi crederle: devi prestar fede a ciò che dice, a ciò che mostra di sé, a come si comporta verso di te, accettare tutto ciò come onesto e vero senza poterlo controllare, ma semplicemente perché lo dice lei. Ciò ti porta alla fine a credere in lei, a farne un punto di riferimento fisso e un sostegno per la tua vita; conti sulla sua fedeltà, sulla sua discrezione, suo suo amore per te, e questa sicurezza ti aiuta a vivere. FOrse la tua fiducia è anche una sfida a questa persona...

Preparati rileggendo le tue note sulla sesta serie di esercizi ("Il prossimo") e rappresentati il suo svolgimento generale.

Istruzioni: Cerca dapprima di raggiungere la quiete. Respira in comunione con tutte le persone su cui hai meditato nella sesta serie.

Prima parte: Ripassa tutta la serie di queste persone e vedi come hai prestato loro fede: ai tuoi genitori, ai tuoi insegnanti, a coloro che ti offrono i loro servizi... Cerca di sentire come queta fede ha sorretto e reso possibile la tua vita.

Seconda parte: Guarda ora la tua persona cara e dille "tu", ponendo in questa parola tutta la fede, tutta la fiducia che le porti. Cerca di sentire come la tua vita trova sostegno e forza in questa fiducia, come il tuo "tu" ti sostiene e ti aiuta a vivere.

Dopo, fissa in un paio di note la tua esperienza di oggi e paragonala co le parole di Gesù: "Chi di voi al figlio che gli chiede un panhe darà una pietra? O se gli chiede un pesce darà una serpe? Se voi dunque che siste cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domanderanno!" (Mt 7,9-11)

 

Esercizio 2.9.7. Speranza

Nella speranza il rapporto con il "tu" giunge a compimento. Lasperanza è quell'atteggiamento di vita nel quale, per il mio e per il nostro futuro, non mi appoggio più a me stesso, ma a te: ciò che non posso aspettarmi e calcolare, lo spero da te, e tu da parte tua mi dai sicurezza, perché spero in te. Così come la fede, andando oltre l'accettazione di tante singole verità, inge a credere fondamentalmente in te, così la speranza va oltre le tante singole aspettative per gingere alla speranza fondamenale in te. La speranza è la fede perfetta: una fiducia che è divenuta un "affidarmi a te" ricco di futuro.

Preparati il tuo "tu" e le aspettative che riponi in lui.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete reapira alla presenza del tuo "tu" e in armonia con lui: osserva come il respiro va avanti e indietro fra voi.

Prima parte: Poniti davanti l'immagine di una donna che, come si dice, "è nella speranza" (aspetta un bambino: cerca di sentire in che cosa consiste la sua speranza. Vi sono molte singole cose che si aspetta: spera che questo e quest'altro vadano bene.

Puoi raffigurarti brevemente queste varie aspettative. Poi, però, spingile tutte via come un involucro e vedi come "svelataa" l'unica, essenziale speranza di queta donna: ella spera NEL SUO bambino. Cerca di penetrare in questa sua speranza: forse ti viene in mente un'immagine o una parola che la caratterizzi...

Seconda parte. Con quest'immagine di speranza davanti agli occhi, rivolgiti al tuo "tu". Tu speri in lui. Che cosa significa? Anche il tuo "tu" spera in te? Che cosa significa ciò per te, per la tua vita?

Dopo: probabilmente quest'esercizio è troppo ricco per poterlo eaurire in un asola meditazoine: dividilo in più parti e ripetilo tanto spesso e tanto a lungo quanto ti piace. Per prima cosa però disegna brevemente l'immagine che hai avuto della speranza, o scrivi la parola che ti è venuta in mente, e amplia queste note via via che la tua esperienza di meditazione si approfondisce.

Alla fine paragona la tua esperienza con la frase di Gabriel Marcel: "il modo più completo per esprimere ciò che s'intende con la parola "speranza" è "Io spero in te per noi".

 

Esercizio 2.9.8. Ripetizione

Segui gli stimoli che ti ha dato questa serie e approfondiscili con esercizi di ripetizione.

Puoi arricchire gli esercizi mettendo i vari atteggiamenti in relazione fra loro, come in un libero gioco meditativo, e notando i collegamenti che esistono tra essi. Forse in questo modo, riuscirai con il tempo a vedere tutti questi atteggiamenti in UN

UNICO sguardo, senza doverli separare ed enumerare: questa sarebbe la completa immagine di meditazione del rapporto con un "tu". Sii attento soprattutto a non limitare le tue esperienze al luogo e al tempo di meditazione. La meditazoine dorebbe renderti accessibile e sensibile a questi valori nella reale vita quotidiana: cerca di vederli, di viverli, di promuoverli in essa. Può esserti d'aiuto il fatto di non pensare nelle ripetizioni, sempre alla stessa persona, ma di allargare il più possibile la tua cerchia di "tu".

 

Ciò che divide e come superarlo

Anche le relazioni con un "tu" non possono essere sempre armoniche. Già molte volte, in particolare nella settima serie di esercizi, abbiamo meditato sui problemi a cui sono soggette; quando avverti uno di tali problemi, ripeti qualcuno di quegli esercizi.

Le difficoltà non sono sempre lievi. Talvolta fra me e te si insinua qualcosa di estraneo che ci separa, che minaccia il nostro rapporto e rischia addirittura di spezzarlo. Queste forze separatrici sono soprattutto la colpa e la morte: se vogliamo miditare in modo realistico dobbiamo prendere in considerazoine anch'esse. Allora sperimenteremo che il rapporto con un "tu" può essere più forte di loro.

Gli esercizi seguenti vanno compiuti se possibile in un periodo "tranquillo", in cui tu non sia oppresso da attuali esperienze di colpa o da una morte: altrimenti i sentimenti che provi offuscherebbero il tuo sguardo e la meditazione, invece di sollevarti, non farebbe che abbatterti di più. Ma quando avrai eseguiti seriamente questi esercizi in un peirodo di tranquillità, potrai ripeterli e trovarvi coraggio e aiuto anche quando sarai oppresso da una colpa presente o dall'esperienza di una morte.

 

Esercizio 2.10.1. La mia colpa

Spesso mi rendo conto della manchevolezza del mio comportamento, solo più tardi, vedendone le conseguenze. Cerchiamo di penetrare la natura di una tale "colpa"

Preparati ricordando un caso in cui hai fatto del male ad una persona cara, un caso ancora ben vivo nella tua memoria.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, portati alla presenza della persona cara, e respira insiemea lei. Ora puoi osservare che il respiro che esce da te è sempre inquinato: tu dài a respirare al tuo ambiente e al tuo prossimo "aria usta" (se vuoi, puoi fare una meditazione solo su questo argomento).

Guarda la persona e ricorda il dolore che le ha procurato la tua azione: cerca di sentirlo anche tu, renditi conto che "fa male". Poi guarda di nuovo te stesso: tu sei colpevole di questo dolore. Non fare tante riflessioni sul perché, e su come avrebbe potuto andare se ti fossi comportato diversamente, ma assumiti semplicemente la responsabilità del male fatto al tuo "tu". Alla fine dichiara esplicitamente questa responsabilità

Dopo, non cercare di liberarti al più presto del peso della colpa con propositi affrettati o tentativi di riparazione: portala con te per qualche giorno.

 

Esercizio 2.10.2. La tua colpa

Durante una discussione ci si scambia rimproveri. E' duro e difficile riconoscere che un "tu" che amo mi ha fatto male e per sua colpa. Ma anche questo fa parte della verità e della realtà di un autentico rapporto con un "tu".

Preparati ricordando un caso, ancora ben vivo in te, in cui una persona cara ti abbia fatto del male e, devi presumere, per sua colpa.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, portati alla presenza della persona cara e respira insieme a lei.

Osserva come anche il respiro che esce dall'altra presona e giunge a te è inquinato. Noi respiriamo in un'atmosfera inquinata: è la nostra situazione umana.

Ricorda il dolore provato e cerca di sentire come in esso ti è presente il tuo "tu", magari ancora più vivo perché più doloroso.

Cerca, senza recriminazioni, di guardare in faccia il fatto "che sei tu che mi dai un tale dolore".

Dopo, anche stavolta, non prendere misure per cercare di "mettere le cose a posto" con il tuo "tu", ma porta con te il dolore interiore sino ai prossimi esercizi.

 

Esercizio 2.10.3. Concedere il perdono

Non si può cancellare il comportamento, ma la colpa può essere perdonata, la barriera che ha introdotto nel rapporto con il "tu" si può eliminare se io e te riusciamo a ritrovarci, magari più profondamente, nellarichiesta del perdono e nella sua concessione.

Il vero perdono di una colpa esiste dunque solo nell'incontro reale fra me e te e ha bisogno di un'espressione visibile: una parola, un gesto... Ma nella meditazoine solitaria possiamo almeno cercare di sperimentare che cosa significa veramente perdonare una colpa, ed esercitare la nostra disponibilità al perdono.

Preparati ricordando di nuovo lo stesso "tu" e lo stesso fatto dell'esercizio precedente

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, renditi completamente presente il tuo "tu": il respiro va e viene, anche se è inquinato. Vedi come la colpa del tuo "tu" (e forse anche la tua parte di colpa) sta fra voi, dividendovi: la vostra libera comunicazione è interrotta, o resa difficile. Prendi molto sul serio il peso o il dolore che questa barriera comporta per entrambi. Cerca poi di superarla: non negarla, non minimizzarla: "Non pensiamoci più!", ma senti quanto il rapporto con il "tu" è, può essere più forte di essa.

Rendi completamente vivo questo rapporto, accetta il tuo "tu" così com'è, con i suoi difetti e le sue debolezze e con quello che ti ha fatto male. Digli nuovamente "tu", come parola di riconciliazione.

Dopo: questo è un esercizio che puoi e devi ripetere molte volte, ogni volta che c'è qualcuno da perdonare (e finché non avrai raggiunto un'autentica disponibilità interiore al perdono). Questa disponibilità, se autentica, dovrebbe trovare anche la sua espressione esteriore, visibile; dopo l'esercizio chiediti quale sarebbe il miglior modo di esprimerla, e poi mettilo in atto. Sarai stupito nel constatare quanto ciò arricchirà la tua meditazione.

 

Esercizio 2.10.4. Sperare nel perdono

La posizione di offensore è più difficile: posso e debbo chiedere perdono, ma se esso mi viene concesso dipende interamente dal mio "tu".

Preparati ricordando di nuovo lo stesso "tu" e lo stesso fatto dell'esercizio 10.1 ed eventualmente rileggi le tue note al proposito.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, raffigurati il tuo "tu" e senti la barriera che sta fra voi, questa volta per colpa tua. Assumiti la piena responsabilità di questa separazione. Poi rivolgiti al tuo "tu": non addurre scuse, ma spera che per lui il rapporto con te sia più forte della tua colpa. Esprimi meglio che puoi questa speranza e chiedigli perdono.

Dopo, anche questa supplica dovrebbe trovare la sua espressione concreta, ancora di più nella disponibilità alla riconciliazione: dopo l'esercizio chiediti quali passi potresti fare, e poi falli veramente.

 

Esercizio 2.10.5. La tua morte

Avrai già fatto l'esperienza della morte di una persona cara.

Ricorda una persona cara che ti era particolarmente vicina e la cui morte ti tocca ancora oggi: non deve essere però un'esperienza molto recente, capace di scatenare ancora un forte dolore.

Istruzioni: mentre raggiungi la quiete, pensa a questa persona. Non respira più con te, ma forse ti è ancora più vicina nella quiete della morte.

Ricorda poi attivamente questa persona e come fu la sua morte non raffigurarti particolari del suo trapasso, ma ricorda piuttosto l'impressione che ti fece la notizia di questa morte, il senso di vuoto e di assenza che lasciò. Infine volgiti a questa stessa assenza: vedi il tuo "tu", ma al di là di una barriera, di una lontananza, che sono più forti della sua presenza. Cerca di misurare interiormente quest'assenza. Prova poi, se riesci ancora, a dire "tu".

Dopo: già gli antichi conoscevano questa possibilità di aver presenti i defunti nel ricordo. Non lasciare che il tuo caro scomparso sia "morto del tutto"; ricordalo ogni tanto in una meditazione. E scrivi qualche breve annotazione

 

Esercizio 2.10.6. La mia morte

Della mia morte so molto e molto poco. So che morirò, ma non posso e non devo prevederla, raffigurarla.

Solo una cosa posso afferrare un po': cosa significhera essere morto. Lascerò agli altri un vuoto simile a quello che la loro morte lascia a me; ed è questo che è doloroso nel morire.

E' sotto quest'aspetto che puoi prevedere meditativamente la tua morte. Comprendere cosa significherebbe essere morto ti farà vedere più chiaramente quanto è preziosa la tua vita.

Preparati pensando alle persone che piangerebbero per prime e di più la tua morte.

Istruzioni: Cerca di raggiungere una quiete particolarmente profonda: il tuo respiro deve essere quasi impercettibile.

Cerca poi di raffigurarti il tuo morire: NON dipingerti il modo in cui potrebbe avvenire, ma cerca semplicemente di sentire come diventi sempre più solo, come a poco a poco si interrompe ogni comunicazione con gli altri e con l'ambiente che ti circonda: per essi ora sei "morto".

Cerca poi, oltre la distanza della morte, di vedere i tuoi cari che ti piangono, il vuoto che hai lasciato...

Forse in te crescerà il desiderio o la speranza che questa separazione non sia totale e definitiva.

Dopo, annota brevemente la tua esperienza di oggi, ma non ripetere l'esercizio prima di aver fatto anche il seguente

 

Esercizio 2.10.7. "Spero in te per noi"

Oggi non ami meno la persona defunta di quando era viva: è solo un'invenzione consolatoria o corrisponde alla realtà? Il rapporto con un "tu" può continuare ad esistere anche oltre la morte? Non lo sappiamo, ma possiamo sperarlo e cercare di rafforzare questa speranza.

Preparati ricordando nel modo più vivo possibile una persona cara defunta, ma non la sua morte, bensì la persona stessa.

Istruzioni: Mentre raggiungi la quiete, cerca di mantenere spiritualmente "presente" la persona cara: non soltanto il suo ricordo visivo, ma lei stessa. E' vero che il respiro non va più realmente avanti e indietro tra voi, ma forse vi è un respiro “spirituale" a cui partecipa anche il defunto. Trattieniti in completa quiete davanti a questa presenza spirituale: cerca di far rivivere il più possibile il rapporto con quel "tu".

Dì "tu" alla persona cara, e dì anche: "Spero in te, per noi". NOn farlo come se pronunciassi una forula magica capacedi produrre subito, pre incanto, la presenza del tuo "tu", ma incamminati con queste parole sulla via lungo la quale lo cercherai.

Dopo, scrivi o disegna brevemente l'esperienza fatta in questa meditazione e ripeti l'esercizio se e quanto ti pare utile.

 

Esercizio 2.10.8. Ripetizione

Ripeti gli esercizi di questa serie "secondo necessità", cioè non sistematicamente, ma quando e come ti senti spinto a ripetere questa o quella meditazione. Ti consigliamo comunque, per la ripetizione, piuttosto che questi, qualche esercizio delle serie precedenti, scelti tra quelli che ti sono piaciuti di più, o in cui supponi di poter scoprire tesori non ancora dissotterrati.

Puoi soffermarti in questa parte del corso finché vuoi: è importante soltanto che tu faccia in modo di meditare il più regolarmente possibile, quotidianamente se puoi, Solo grazie a questa regolarità puoi veramente familiarizzarti con la meditazione e fare progressi: vedrai che questo piccolo sacrificio di tempo ti sarà riccamente ripagato.

In un momento tranquillo, rispondi anche al questionario conclusivo

 

Questionario 4 della parte seconda

I "valori" della serie 9 contano soltanto in relazione alle persone che hai concretamente intorno: ripeti quindi gli esercizi della nona serie pensando ad una persona reale.

Con la serie 9 la meditazione dovrebbe ampliarsi e diventare più quieta.

Se i valori ti appaiono troppo astratti, medita su una persona reale. Ripeti l'esercizio che è legato per te ad un'esperienza molto concreta.

La trama della serie sui valori è semplice: come una madre, facendo esperienza col proprio figlio, impara che cosa vuol dire "essere buoni" o "voler bene", e poi può estendere ciò ad altri bambini, così anche tu devi scoprire questa esperienza in ciò che vivi con gli altri, così che a poco a poco possa derivarne un atteggiamento interiore.

Se gli esercizi della decima serie (colpa e morte) ti abbattono, affronta dapprima esperienze meno traumatiche. Tieni presente, però, che ogni terapia meditativa ha dei limiti.

Se gli esercizi della decima serie ti mettono chiaramente dinanzi agli occhi quella che consideri la trestezza della vita umana, sono probabilmente poco adatti a te. Ripeti al loro posto quelli della nona serie: eseguite ripetutamente queste meditazioni possono darti tanto quanto quelle della decima serie.

Se non hai mai avuto problemi di colpa o morte, potrà essere decisivo ripetere la serie in futuro.

Se gli esercizi della decima serie (Colpa e morte) ti hanno aiutato a superare l'aspetto negativo della colpa e della morte, tieni ben desto il ricordo di quest'esperienza positiva: così troverai il coraggio di trarre aiuto dalla meditazione anche in un caso particolarmente grave.

Meno di tre mesi non sono sufficienti a lavorare sulla seconda parte del corso, perché tali esercizi debbono produrre un atteggiamento interiore che diventi parte di te. Scegli le due serie che ti sono più piaciute e dedica ancora un mese a ciascuna di esse.

Un tempo da tre a sei mesi dovrebbe essere adeguato e sufficiente per gli esercizi della seconda parte. Dopo questo tempo puoi passare al gruppo successivo, ma anche, se vuoi, soffermarti ancora su esercizi familiari.

Dopo sei mesi sarebbe comunque il caso di passare al gruppo successivo di esercizi.

Pur dedicandoti agli esercizi della seconda parte, non trascurare la quiete e la meditazione della natura

Se incontri delle resistenze a meditare sui rapporti umani, cerca di chiarirle e superarle con l'aiuto del capitolo esplicativo.

Se ti sembra che meditare sui rapporti interpersonali ti distolga dalla quiete interiore che avevi scoperto con gli esercizi della prima serie, cerca di ripetere per due o tre settimane, alternandoli con la meditazione silenziosa, uno o due esercizi che ti sono particolarmente piaciuti: allora sentirai che questi due tipi di meditazione non si escludono a vicenda, ma si sorreggono e si approfondiscono perché si muovono intorno allo stesso centro.

Se trascuri completamente le applicazioni pratiche, ti privi della piena efficacia della meditazoine: essa non è fine a se stessa, ma deve pian piano intervenire nella tua vita e cambiarla. Le applicazioni che ti abbiamo proposto dovevano aiutarti a creare il ponte fra meditazione e vita quotidiana. Ripeti senza fretta una o due serie di esercizi, segui con serietà le proposte finali e guarda come ciò interviene nella tua vita. Non devi eseguirle come un compito scolastico, ma servirtene per gettare più facilmente il ponte tra meditazione e vita quotidiana. Quando ripeterai gli esercizi, "inventa" tu stesso altre applicazioni pratiche adatte alla tua vita. Quando meditazione e pratica si sono approfondite e animate a vicenda, facendoti scoprire un nuovo stile di vita, sei pronto a passare alla terza parte del corso.

Dovresti anche, se ripeti soltanto singoli esercizi o parti di essi, cercare di orchestrare la tua meditazione con le citazioni di testi che trovi riportate, che ti aiutano a progredire. Se li avessi inclusi nella tua meditazione ti si sarebbero forse dischiuse dimensioni nuove e più profonde, a cui non avresti pensato da solo.

Forse l'impronta religiosa di alcuni dei testi proposti come supporto alla meditazione per i primi due gruppi di esercizi ti procura difficoltà: ma la meditazione può essere utile anche senza questa dimensione relgiosa.

Nel terzo gruppo di esercizi, è però proprio la dimensione religiosa che va approfondita: iniziala solo quando comincerai a sentire dell'interesse, o almeno della curiosità, per essa. Troverai conferme al tuo orientamento religioso, ma ti saranno indicate anche nuove dimensioni della religiosità.

 

PARTE TERZA: LA SCOPERTA DI DIO: ESERCIZI TRATTI DAL PATRIMONIO DI MEDITAZIONE RELIGIOSA DELL'UMANITA'

Verrai introdotto nella meditazione religiosa passo passo, attraverso l'incontro con diverse tradizioni religiose.

Ancora una volta verrai invitato a lavorare sulla tua vita, oltre che sul singolo esercizio. Forse sentirai questo come una sfida, o coma un'imposizione; comunque sia, permetti che le esperienze che la meditazoine ti consente di fare ti stimolino all'apertura. Con ciò vogliamo dire due cose: le tue idee, le tue ricette di vita, la tua immagine religiosa o non religiosa del mondo, possono venir aperte e rinnovate; ma, anche, tu stesso ti apri e devi metterti di nuovo in cammino. Se ciò accade, permettilo, senza timore e senza fretta.

Presupponiamo che tu abbia già lavorato a lungo sulla prima e seconda parte e abbia preso confidenza con i metodi di meditazoine. Se non fosse così ti preghiamo, nel tuo interesse, di non cominciare direttamente da questa terza parte, anche se la meditazione religiosa è quella che ti interessa di più.

 

Il fascino di una rosa. La dimensione religiosa dell’esperienza della natura (1)

 

Introduzione

La meditazione è un avvenimento psichico che apre all'uomo sfere di coscienza sempre nuove e sempre più vaste, ma che non presuppone necessariamente un atteggiamento religioso. Le più recenti ricerche psicologiche hanno potuto chiarire e decifrare molti dei suoi processi; in base a queste conoscenze e convinzioni, nelle prime due parti di questo corso abbiamo cercato di offrire vie d'accesso che richiedessero il minor numero possibile di presupposti, escludendo anche quelli religiosi.

La meditazione è cresciuta nella cornice delle religioni: gli uomini hanno sempre coltivato l'intuizione che nel cammino verso l'interno ci si apra un mondo altrettanto determinante di quello che ci circonda. Ma l'approfondimento della coscienza di sé non allontana necessariamente dal mondo esteriore: può anche arricchirne la comprensione. Dipende dai presupposti filosofici o teologici che improntano una determinata immagine del mondo, e con essa anche una determinata via verso l'interiorità. Vogliamo dirti in breve una cosa che però non è affatto secondaria: d'ora in avanti la tua meditazione dovrò essere accompagnata da un consapevole confronto con questioni vitali come: quale impronta ha lasciato in me il mio ambiente religioso o non religioso? Come mi comporto verso quest'eredità in parte conscia e in parte inconscia? Quali sono le mie esperienze più autentiche al riguardo? E quali sono, invece, soltanto opinioni che ho ricevuto e fatto proprie da una chiesa, da un indirizzo filosofico, da un gruppo, da una cerchia di amici, da unacomune corrente di pensiero, senza prendere una poszione personale?

Le religioni hanno visto e sperimentato l'accesso a Dio nel mondo interiore che si apre a chi medita, ed ancora di più nell'armonia fra mondo interiore e mondo esteriore, della quale il meditatore è consapevole come di una sicurezza che lo sorregge.

Questa dimensione della meditazoine sarà al centro degli esercizi della prima serie, e la parola "dimensione" è importante per comprenderli correttamente: perché la principale differenza fra la meditazione religiosa e quella che hai praticato sinora non consiste in esercizi speciali, ma nel fatto che può accadervi qualcosa di più. Questo "qualcosa di più" si potrebbe forse descrivere con un paragone: nella vita quotidiana molti uomini sperimentano solo superficialmente, in due dimensioni; ma il meditare dona l'esperienza della profondità, di unadimensione in più. La meditazione diviene spiccatamente religiosa quando si giunge asperimentare anche una quarta dimensione, e cioè che ogni esperienza possiede un centro, e che tutti questi diversi centri coincidono come in un unico CENTRO. La diversità delle nostre esperienze di vita, che spesso diventa contraddizione, e quindi tormento e sfida, viene allora controbilanciata dal CENTRO che, come possiamo sperimentare, le unisce tutte. Nelle tradizioni spirituali vi sono diversi concetti che tentano di descrivere quest'esperienza: ad esempio, esperienza del senso della vita, affinità, sicurezza, bellezza. Là dove si parla di un Dio personale e quindi anche della tradizione cristiana, gli uomini osano chiamare questo CENTRO "TU", per riassumere con un'espressione di confidenza umana il loro turbamento interiore. Nella prima e nella seconda serie ci riallacceremo di proposito ad esercizi precedenti, che conosci già; solo che ora le istruzioni conterranno anche un invito ad addentrarti nella dimensione religiosa. Ma troverai anche esercizi che non partono più dalle tue esperienze personali: per esempio, la struttura di questa parte del corso è tale da consentirti di partecipare ad importanti esperienze fondamentali di diverse tradizioni religiose, così che diventino tue personali. Tieni a mente la regola di base di ogni meditare religioso: onestà e rispetto, modestia e coraggio sono gli atteggiamenti fondamentali con cui dobbiamo accostarci alle nostre esperienze passate ed attuali.

 

I passi della meditazione

E' un vantaggio negli esercizi, attenersi ad uno svolgimento ben preciso, perché ti aiuta a non essere influenzato dallo stato d'animo del momento. Ma bada allo stesso tempo che il metodo non si trasformi in una gabbia soffocante: vi sono momenti in cui devi lasciarti piena libertà. La meditazoine non funziona senza una finissima sensibilità per i processi interiori; soltanto tu puoi decidere se ora, in questo momento, è la discilina che può portarti avanti oppure la libetà; per lo più, comunque, è la disciplina che crea e garantisce lo spazio libero interiore.

Negli esercizi che seguono attianiti ai soliti passi: a) Leggi per intero e con attenzione la preparazoine e le istruzioni, e imprimiti nella mente ciò che in questo esercizio è importante per te personalmente. b) Sistemati nel tuo posto di meditazione nel modo consueto. Concentrati sul tuo corpo e sulla posizione in cui siedi: cerca di essere presente nel tuo corpo in modo del tutto consapevole; c) Poi concentrati sul respiro: non influenzarlo, ma serviti del ritmo regolare della rspirazoine per raggiungere la quiete interiore; d) Consenti alla quiete come qualcosa di preesistente in te, proteggila dai pensieri e dai sentimenti che potrebbero turbarla, prendi partito per essa. Solo quando ti sei veramente immerso, passa ai punti specifici dell'esercizio; e) Dopo ogni passo, ritorna alla quiete. Anche se qualche volta, dopo questo ritorno, è utile ripetere i singoli punti, il peso principale della meditazione va comunque posto sulla quiete interiore; f) Quando vuoi concludere l'esercizio, la cosa migliore è concentrarti nuovamente sul ritmo del respiro, e poi sul corpo. Concludi con un movimento rilasante della nuca, o meglio, con un consapevole inchino; f) Dedicati infine al lavoro di elaborazione; se è di grandi proporzioni, stabilisci almeno quando avrai tempo per farlo.

 

Esercizio 3.1.1. L'albero

Rileggi gli esercizi sull'albero e fai riemergere cosa hai sperimentato e compreso. Cerca di ricordare quale di essi ti ha fatto sentire più vicino all'albero: proprio con quel carattere devi cominciare questo esercizio. Se avessi voglia di ripetere tutta la serie dedicata all'albero, per entrare bene in sintonia, meglio ancora.

Istruzioni: Rappresentati il tuo albero nel modo che ti riesce più facile. Renditi consapevole di ciò che ti unisce a questa forma di vita così diversa, di ciò che crea tra voi un'affinità. Accetta quest'affinità e apriti per percepirne il centro: su che cosa è basata? chi o che cosa crea questa corrispondenza fra voi? Lasciati attrarre dal centro che origina l'affinità.

Dopo, se questa meditazoine trova un'eco on te, ripetila nello stesso modo anche con altri esseri viventi e altre cose: fiori, animali, persone, luoghi...

Rifletti sul fatto che nelle istruzioni non è stata usata la parola "Dio". Se sei d'accordo sua sulla sostanza che sul termine, percepisci la presenza divina nell'unione che senti con un'altra creatura, perché essa corrisponde al piano creativo di Dio. Se il termine non ti va, cerca comunque di avvicinarti alla sostanza per vie sempre diverse: non vedere l'affinità che hai sperimentato solo come uno stato d'animo momentaneo, o come un'arbitraria suggestione, ma cerca piuttosto di percepire quella fora d'unione capace di tenere insieme il mondo intero.

Se hai tempo e voglia, confrontati col testo che segue, che rappresenta l'affinità con un albero scoperta nel suo desiderio: IL MELO: "Vorrei essere le radici, vivere nascosto nell'oscurità sotterranea, nutrirmi di terra ed acqua affinché per invisibili canali la linfa raggiunga l'ultima delle tue foglie, l'ultimo dei tuoi fiori, l'ultimo dei tuoi frutti. La gente si ferma a guardare: guarda come sono verdi le foglie, come sono splendidi i fiori, come sono dolci i suoi frutti. Essi dimenticano le radici

Ma io vorrei essere le radici." (Hans Leopold Davi) (autore svizzero)

 

Esercizio 3.1.2. La rosa

L'esperienza della bellezza è una delle più importanti porte che si aprono sulla dimensione religiosa.

Ripeti gli esercizi di meditazoine sulla rosa; potresti anche fare delle esperienze avute materiale di meditazione.

Se la rosa non ti dice nulla, scegli liberamente di mediare su un altro fiore

Istruzioni: Rappresentati la rosa con un'immagine interiore, e senti la sua bellezza. Renditi conto che la rosa incontra in te una sorta di "senso" pronto per lei: tu possiedi l'"organo" per percepire la sua bellezza. Tu e la rosa siete correlati l'uno all'altra.

Accetta questa correlazione, ed apriti per percepirne il centro: su che cosa è basata? Chi o che cosa crea questo rapporto reciproco? Lasciati attrarre dal centro che origina la correlazione.

Dopo:

·    Se questa meditazione trova un'eco in te ripetila su altri oggetti adatti: un paesaggio, una melodia, un volto, un albero, un filo d'erba.

·    Dopo la meditazione può essere utile estendere la rispettosa meraviglia suscitata dalla bellezza della rosa anche a Dio, che ha dato origine a questa bellezza, che la rivela.

·    Prendi il tempo di esaminare precedenti esperienze della bellezza, e di approfondire con la riflessoine il loro effetto: sono esperienze dotate di una grande forza plasmante

·    Anche i due testi che seguono sono dedicati, ciascuno a suo modo, alla dimensione religiosa della bellezza. “Guardate i gigli come crescono: nonfilano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non stata con l'animo in ansia" (Luca, 12,27-28) “La musica è stata venerata dai mistici di tutti i tempi: quasi ovunque nel mondo, le rerchie più intime di iniziati l'hanno posta al centro del culto e del servizio divino. ANche per i Sufi la musica era la fonte della meditazoine, perché sentivano che fa sbocciare l'anima, che ridesta le facoltà intuitive. Il loro cuore si apre a tutte le bellezze del mondo interiore ed esteriore, li eleva, ed allo stesso tempo porta loro la perfezione a cui anela ogni anima" (Hazrat Inayat Khan).

·    In questa serie di esercizi vorremmo guidarti ad un'esperienza religiosa che tentiamo di descrivere con la parola CENTRO e che mette in evidenza soprattutto il legame, anzi la correlazione fra noi e gli altri esseri viventi. Ma l'esperienza religiosa, naturalmene, può avere anche un carattere del tutto diverso: l'altro essere vivente, ad esempio la rosa, può rivelarsi un mistero tanto più grande quanto più ci avviciniamo ad esso. Oppure può essere un dono, scendere come un raggio di luce nella nostra vita, portarci qualcosa di inaspettato, che non riusciamo a comprendere... Che effetto ha la rosa su di te? ANche se segui le istruzioni, sentiti libero di farti guidare dagli incontri interiori nel modo che ti pare giusto. Durante gli esercizi seguenti, osservati: gli impulsi che ti diamo sono abbastanza forti, o devi mettere in risalto per conto tuo altri aspetti?

 

Esercizio 3.1.3. Il monte.

Il monte, a seconda della sua posizione geografica o dello stato d'animo di chi lo sperimenta, può manifestare dives qualità: maestà, minaccia, protezione ,sfida. Questa meditazione pone l'accento su suo carattere di rifugio: il monte, per esempio durante un'escursione, ci porta fuori dalla solita quotidianità, ci solleva in un altro mondo, e la sua grandiosa solidità fa crescere in noi una maggiore sicurezza.

Se conosci già l'esperienza che abbiamo descritto, inizia con essa la meditazoine; se non l'hai ancora fatta, cerca di suscitarla con l'aiuto dell'immaginazione.

Istruzioni: Rappresentati l'esperienza di essere su un monte, a tuo agio, calmo, con un'ampia visuale, di essere una sola cosa con la solidità del monte... Renditi conto che tra te e il monte vi è stato, o vi è, un legame: il monte ha potuto, o può, significare qualcosa per te. Accetta questo legame, ed apriti per percepirne il centro: su cosa è basato? chi o che cosa lo crea?

Fermati in questo centro.

Dopo: se adesso ti è venuta voglia di fare una passeggiata su un monte, la meditazoine è riuscita. Se non puoi attuare subito il tuo desiderio, sogna o progetta la passeggiata. Hai delle foto di un'escursione precedente?

 

Esercizio 3.1.4. L'acqua

Anche se sei riuscito a percepire il centro che consente l'esperienza del rapporto interiore con l'albero, la rosa e il mondo, essi rimangono qualcosa di oggettuale, che ti sta davanti e ei contrappone a te. La meditazione dell'acqua e del fuoco può cambiare quest'impressione; è vero che anche l'acqua, sotto forma di mare, fiume, lago, ruscello, è un oggetto, ma l'acqua in sé, al di là di queste forme oggettuali, la sentiamo particolarmente affine, come se ne avessimo dentro di noi. Qualcosa di simile vale per il fuoco.

Questo particolare tipo di affinità ha spinto per secoli i filsofi ad immaginarsi la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria come gli elementi fondamentali da cui tutto è composto, anche noi uomini; ad ognuno di questi elementi hanno collegato sia certi processi fisici umani che certe espressioni del carattere. Inoltre l'acqua, che nella maggior parte delle civiltà serve per pulirsi, ha conservato questa funzione anche in molte religioni, pur se in senso figurato.

Istruzioni: rappresentati, senza riflettervi sopra, diverse esperienze dell'acqua: la vista del mare, il bagno, la doccia, il nuoto, la cascata, la traversata di un ruscello freddo ecc. Renditi consapevole del contatto con l'acqua, ed anche di ciò che fa accadere in te, di come l'acqua ti cambia. Scopri i tratti che tu e l'acqua avete in comune, e cerca di vedere come si esprimono nella tua vita. Soffermati nella consapevolezza di queste corrispondenze e di questi legami.

Dopo: disegna, dipingi, modella creta in modo da esprimere e approfondire le tue esperienze. Prendi il tempo per farlo subito dopo l'esercizio o in seguito.

 

Esercizio 3.1.5. Il fuoco.

Anche con il fuoco abbiamo un'affinità particolare: la parola "fuoco" serve ad indicare un determinato tratto di carattere di una persona.

Fuoco e acqua non si manifestano solo in modi piacevoli, ma hanno anche la forza di distruggere, di far crollare il mondo, di annientare: su questo sfondo comprendiamo perché entrambi gli elementi sono sentiti dagli uomini anche come giudizio divino (purificatore).

Istruzioni: soffermati nella percezione del tuo calore corporeo, che puoi sentire ad esempio nell'espirazione, nel contrasto con la temperatura della stanza, nei punti in cui il tuo corpo tocca il sostegno in cui siedi.

Rafforza questa percezione ricordando alcune esperienze con il fuoco: rivedi la sua fiamma che danza, così attraente ed allo stesso tempo inavvicinabile. Rappresentati, senza riflettervi sopra, esperienze in cui sei stato preso da un "fuoco" interiore, ad esempio l'impegno per una buona causa, la lotta per una persona amata, l'oppressione di una sofferenza incomprensibile; e cerca di vedere che cosa il fuoco ha fatto di te.

Scopri i tratti che tu e il fuoco avete in comune, e come si esprimono nella tua vita. Soffermati nella consapevolezza di queste corrispondenze e di questi legami.

Dopo, prova a leggere il testo seguent ponendo al centro l'esperienza del fuoco, e cerca di condividerla interiormente, magari addirittura in una meditazoine. Anche nella tua vita vi è un'esperienza simile? L'hai già esaminata da vicino? “Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Diol l'Oreb. L'angelo del signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò d ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: 'Voglio avvicinarmi a vedere questo meraviglioso spettacolo: perché il roveto non brucia?'" (Esodo, 3,1-3)

 

Esercizio 3.1.6. Sei vivo

Quest'eserczio consiste in un'intensificazione dei primi passi che compi in ogni meditazione: resterai fermo alla percezione dei segnali corporali finché essi non ti trasmettano un altro, nuovo messaggio. Per poterlo ricevere è utile una riflessine preliminare. La maggior parte degli uomini è solita stimare molto di più i segnali "spirituali" (pensieri, idee, sentimenti), di quelli "corporali" (tensioni, stimoli, dolori, sensazioni ecc.), soprattutto nel campo religioso. La meditazione che segue combatte quest'abitudine: la percezione dei segnali del corpo diviene il punto di partenza di un'esperienza religiosa perché proprio nel nostro corpo, nelle sue funzioni e nelle sue reazioni, troviamo senza mascheramenti la realtà della vita, che può condurci oltre, fino all'incontro con il fondamento di tutta la vita. L'esperienza insegna che questa meditazione va ripetuta spesso perché possa avere piena efficacia.

Istruzioni: Rivolgiti con quieta, amorevole attenzione ai segnali del tuo corpo: registra ogni percezione, sia i segnali epidermici (reazioni alla temperatura della stanza, punti di pressione derivanti dagli abiti o dalla tua posizione, segnali di tensione ecc.), sia quelli dei tuoi organi interni. Comincia dal capo, e spostati lentamente verso il basso; non perderti in nessuna di queste percezioni, ma rimani sempre in movimento. Dà un nome breve e preciso ai segnali che registri, e prosegui.

Giunto ai piedi, reimmergiti completamente nella quiete, ma mantieniti cosciente dei vari segnali, come di un mantello che ti avvolge e ti ripara: tu percepisci la vita che si è donata e che si dona a te.

Concentrati una terza volta sulle singole percezioni: inizia di nuovo dal capo e spostati lentamente verso il basso, ma, a differenza degli altri due giri, questa volta non dare più nomi ai segnali. Sii cosciente di ciascuno di essi con chiarezza e precisione, ma rinuncia a limitarli con una definizione.

Giunto ai piedi, reimmergiti completamente nella quiete.

Dopo: (1) annota e fissa con descrizioni

(2) Fissa per iscritto momenti del quotidiano in cui hai potuto intensificare l'esperienza della tua dimensione corporale e dei tuoi sensi.

 

Esercizio 3.1.7. Trasmetti la vita

Se hai ripetuto spesso l'esercizio precedente (3.1.6 "sei vivo"), forse hai notato che determinati punti del nostro corpo sono più idonei di altri al contatto, ad esempio le mani, che sono fatte per ricevere e creare contatti.

Scegli una persona che ti è vicina e che ti piacerebbe includere nella tua meditazione.

In quest'esercizio si corre il rischio di restare fermi in sogni sentimentali. Attento a farne una meditazione.

Istruzioni: calati completamente nelle tue mani. Fa' fluire la tua attenzione dal cuore nelle mani, caricandole di autentico amore.

Rappresentati una persona che significa molto per te: immagina che stia in piedi, oppure seduta o sdraiata, davanti a te, e toccala lentamente e tranquillamente nei punti che ti sembrano giusti.

Lascia che ciò divenga qualcosa di più di un contatto superficiale: fà toccare i cuori.

Nei tuoi contatti con gli altri, lascia loro sperimentare che anche tu vieni da un contatto: tu affidi te stesso e i tuoi rapporti al sì divino, che vale per te e per tutti.

Dopo: (1) Se ti sei reso conto che tu e magari altri conducete una vita povera di contatti e li fuggite, familiarizzati con cautela con queste esperienze sconosciutee forse represse; non pretendere troppo né da te stesso né dagli altri. Rafforza le tue esperienze, portando la conversazione su questo tema: allora si può arrivare a parlare del desiderio di contatto, ma anche della paura di esso.

(2) Se ti pare il caso, puoi tentare di eseguire questa meditazione anche con altre parti del corpo, così come le persone che si amano non conoscono brama più grande di quella di esprimere la loro unione interiore anche con la massima unione corporale.

Fa' di questo esercizio una meditazione, armonizzando fra loro il contatto interiore e quello esteriore, il tuo essere toccato e il toccare l'altra persona.

Non si tratta di anticipare, ad es., o di sognare un incontro sessuale: nella meditazione bisogna scoprire fino in fondo il valore creatvo di un incontro di contatto, per poterlo vivere in modo più aperto e completo.

 

Esercizio 3.1.8. Sfere vitali - Zone di tensione

Noi uomini ci sperimentiamo come esseri legati alla terra. Lo dice tutta la nostra vita, lo dice la storia dell'evoluzione. Ma noi uomini siamo anche quegli esseri che tendono a elevarsi al di sopra della terra, che conoscono la brama di lasciarla sempre di più dietro di sé. Siamo i figli dello spirito: questo lo dicono le religioni.

Fa parte della vita umana conservare questa doppia origine, anche se spesso la viviamo come tensione.

Istruzioni: Calati a lungo e intensamente nella zona del bacino, così da sperimentarvi calore, espansione e rilassamento.

Sentiti a casa nel bacino, riparati in esso.

Consideralo la tua terra: da lì giungono le forze vitali che ti fanno vivere.

Dona loro la tua fiducia.

Fa' salire lentamente la tua attenzione verso l'alto, lungo la colonna vertebrale, e concentrala sulla sommità del capo; percepisci da questo punto tutta la testa.

Considera la sommità del capo il tuo cielo: da lì viene la guida che conferisce alla tua vita il suo senso unico. Tienti aperto ad essa.

Fai scorrere la tua attenzione su e giù fra questi due punti: bacino e sommità del capo, terra e cielo, corpo e spirito. In questo movimento scorrevole annulla l'abitudine di pensare e di sperimentare in una contrapposizione di poli, perché noi siamo persone umane nella misura in cui ci manteniamo, ci muoviamo in questa tensione, cercando il "CENTRO" e sentendoci attratti e sorretti da esso.

Dopo: il segno che raffigura lo Yin e lo Yang esprime il confluire di correnti opposte. Riesci, nella meditazione, e forse addirittura nella vita, ad unire i due poli? O uno dei due domina ancora l'altro? O forse hai paura di uno di essi, così da fissarti sull'altro?

 

La terra, nostra madre. La dimensione religiosa dell’esperienza della natura (2)

 

Esercizio 3.2.1. Respirare nello spirito divino

In molte lingue, compreso ebraico e aramaico e greco, la stessa parola può significare aria, vento, tempesta, respiro, spirito, anima.

L'immagine biblica dell'uomo conosce dunque un'anima, uno spirito in movimento, ed anzi in un movimento che dipende completamente dall'impulso divino.

La meditazione del respiro che hai eseguito sinora può dunque diventare una meditazoine del nostro spirito, del movimento divino in noi. Proprio questo intende, ad esempio, questo testo tratto dalla tradizione ebraica: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" (Genesi 2,7).

Istruzioni: Concentra la tua attenzione sul flusso del respiro.

Considera il respiro come l'impulso decisivo per la VITA, ed accoglilo con profonda gratitudine.

Percepisci la fonte di questo flusso del respiro, e renditi consapevole di quanto tu e la tua essenza vitale siate legati ad essa.

Dopo: se la meditazione del respiro diventa importante per te, in molte tradizioni religiose troverai preziosi spunti per la meditazione. I testi citati qui sotto si prestano tutti a essere meditati ripetutamente. “Tutti (le creature) da te aspettano / che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. / Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, / Tu apri la mano, si saziano di beni. / Se nascondi il tuo volto, vengono meno, / togli loro il respiro, muoiono / e ritornano nella loro polvere. / Mandi il tuo spirito, sono creati, / e rinnovi la faccia della terra" (Salmo 103 [104], 27-30)

"Ogni essere che respira dia lode al Signore" (Salmo 149 [150],6) “E' fulgente / più sottile del sottile, / In esso risiedono i mondi ed i loro abitanti. / Esso è l'indistruttibile Brahman, / è il respiro, la parola, l'intelletto. / Esso è la verità, l'immortale. / Sappi, o caro, che Esso è la meta da raggiungere" (Mundaka-Upanisad II)

 

Esercizio 3.2.2. La terra, nostra madre

I diversi aspetti che nelle precedenti meditazioni hai approfondito e di cui sei divenuto consapevole sono sempre iniziati con l'esperienza di sentirci esseri viventi fra altri esseri viventi, di sapere che il dono è stato fatto anche d altri; così ora possiamo passare ad un esercizio dedicato alla terra, anzi al cosmo. La terra come parte dell'intero cosmo produce una ricca moltitudine di forme di vita, è allestita per il loro sostentamento, possiede una sorprendente vitalità. Noi viviamo della terra con troppa ovvietà; quest'ovvietà che spesso ha un effetto distruttivo, dovrebbe lasciare il posto ad un rapporto consapevole, rispettoso, protettivo, con la terra e con la sua ricchezza. Il modo migliore di prepararsi a questa meditazione è rappresentarsi alcune buone esperienze della natura.

Istruzioni: Renditi consapevole (il modo migliore è sotto forma di immagini interiori) di quanto, ed in quale forma, hai a che fare con la terra, con il cosmo: toccarla, vivere su di lei, rispettarla, calpestarla, sfruttarla, sentire come propri i suoi ritmi, ferirla...

Soffermati su un'esperienza che desti in te il desiderio di essere ancora più intensamente legato alla terra.

Fa' nascere da questo desiderio una salda fiducia: confida nella forza rassicurante della terra, del cosmo.

Cerca di vedere che neppure la terra, il cosmoè è il fondamento ultimo della vita, ma che anch'essa può adempiere ai suoi molti compiti solo perché è sorretta da una forza superiore. Condividi la fiducia che la terra ripone in questa forza.

Dopo: (1) sicuramente conosci poesie, quadri e film dedicati alla bellezza del nostro pianeta; forse puoi portare avanti la tua meditazione esponendoti consapevolmente a queste esperienze trasmesse in forma artistica.

(2) Ancora migliore è il contatto diretto con la terra: visita luoghi da cui ti senti donare la vita, e scopri per mezzo loro la forza della terra, ma anche la tua dipendenza da essa.

(3) In un'epoca in cui diventa sempre più chiaro quanto l'uomo ha già sfruttato, deturpato, profanato e distrutto la terra, una meditazione sudi essa è anche l'inizio di un nuovo comportamento. Benché coloro che traggono profitto dalla distruzione della terra impieghino ogni mezzo per non far conoscere al pubblico fatti terribili, tu ne sai comunque abbastanza: non rimuoverli, ma prendili come impulso per un nuovo comportamento personale e per un nuovo orientamento sociale a cui potresti collaborare come guida.

(4) I testi che seguono ti aiuteranno e proseguire e approfondire la meditazione sulla terra “Noi apparteniamo alla terra. Essa è la nostra forza. E noi dobbiamo rimanerle vicino, o siamo perduti" (Narritjin Maymuru Yrrkala, aborigena australiana) “Così la terra è la madre delle diverse specie: è la madre di tutti, perché tutto ciò che ha forma e vita di natura terrena sorge da essa, e perché, infine, l'uomo stesso fu creato con polvere della terra" (Ildegarda di Bingen). “Dev'esservi un nuovo contatto fra l'uomo e la terra: la terra dev'essere vista e udita e toccata e odorata e gustata in modo nuovo; si deve giungere ad un rinnovamento del sapere basato sulla conoscenza esatta del dolore e della gioia, del rischio e della responsabilità della vita in questo mondo" (Wendell Berry).

 

Esercizio 3.2.3. Siamo creature della terra

In molte tradizioni religiose ha un ruolo centrale la gratitudine dell'uomo verso il creato, ed attraverso di eso verso il creatore. Questa gratitudine ed il corrispondente atteggiamento di responsabilità hanno trovato commovente espressione presso le varie tribù degli indiani d'america. Le righe che seguono sono tratte da un canto dei Navajo: "La terra, la sua vita sono io, / la terra, i suoi piedi sono i miei piedi, / la terra, le sue gambe sono le mie gambe,

/ la terra, il suo corpo è il mio corpo, / la terra, i suoi pensieri sono i miei pensieri, / la terra, la sua lingua è la mia lingua".

Leggi più volte questo testo e inizia l'esercizio con la frase che al momento ti sembra esprimere meglio l adipendenza reciproca di terra e uomo.

Istruzioni: raccogliti attraverso i soliti passi. Ripeti silenziosamente la frase che hai scelto per la meditazione, assaporala, approfondisci il suo doppio significato: ho bisogno della terra, la terra ha bisogno di me...

Evoca immagini che ti mostrino come sarebbe uno stile di vita corrispondente a questa dipendenza reciproca.

Lascia che la frase, e le eltre frasi del canto, ti parlino; prendi coscienza di ciò che queste parole destano in te: smarrimento, gioia, gratitudine, responsabiltà...

Dopo, puoi arricchire la tua meditazoine leggendo l'Inno all'Universo, di Teilhard de Chardin.

 

Esercizio 3.2.4 La bellezza del creato: un’immagine dell’affetto di Dio.

Per lo più sono le persone con doti mistiche che sviluppano una sensibilità per la presenza di dio e trovano per quest'inebriante presenza parole nuove, inusitate, talvolta persino scandalose per le orecchie ortodosse. Le tradizioni e le pratiche mistiche dell'Islam sono chiamate "sufismo", e gli uomini e le donne che le seguono sono i Sufi o i dervisci. Maulana Gialal ad-Din Rumi (1207-1273) è uno dei più grandi maestri mistici del sufismo; dalla sua opera teologica e poetica "Mathnawi" sono tratte le domande che seguono in cui egli celebra come rivelazione divina l'armonia e la bellezza di un giardino. “Come possono le fonti zampillare, chiare come vetro? / Come parla la rosa in segreto col giardino? / Come si unisce il gelsomino alla tenera viola? / Come può il platano aprire le sue mani? / Come può un albero stare saldo a capo alzato? / Come possono i boccioli, in primavera, allargare così ampiamente il loro mantello? / Come può la guancia del tulipano ardere di sangue, / e la rosa trarre oro dalla sua borsa? / Come può l'usignolo sentire il profumo della rosa / e la colomba chiamare: "Dove? Dove?". /

Come può questa terra mostrare il suo segreto / e fare del giardino un altro cielo? / Da dove ricevono tutti tanto splendore? / Da Lui, che è misericordioso, compassionevole e potente!".

Preparati leggendo più volte questo testo, finché una delle domande non desterà in te il sentimento della meraviglia, e sarai pronto a percepire la bellezza e l'armonia della creatura.

Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i soliti passi. Ripeti nella quiete interiore la domanda che desta in te più cosa: immagini della natura, piante, alberi, animali, ruscelli, esperienze di sicurezza e di armonia.

Nella tua quiete interiore lascia spazio anche alla disponibilità a percepire il creatore, la forza amorosa e modellatrice che ha contemplato e sviluppato la moltitudine delle creature. Cerca di condividere la meraviglia e la gratitudine del poeta.

Dopo: potresti leggere e meditare anche questa poesia: “Loto, / immacolato sull'acqua, / l'ornamento dei petali / composto come versi virgiliani: / oh, gli esercizi spirituali della natura! / Il culmine della gioia / al di là di ogni sfrenatezza, / e il vittorioso senso di umiltà, / preformati nella crescita di una rosa!" (Franz Fassbind)

 

Esercizio 3.2.5. Il soffio della vita

Nessun'altra religione ha con la meditazione un legame così stretto come le diverse correnti dell'induismo, e il loro linguaggio religioso è nato dalle esperienze meditative.

Nell'induismo è cosa ovvia che Dio possa essere sperimentato nel creato, attraverso il creato. Quest'esperienza di Dio ha tre caratteristiche che a noi occidentali possono in un primo momento apparire estranee: la prima è che della forza creatrice si può parlare in divesi modi, nella forma del racconto mitologico, in forma non personale e in forma personale. La seconda è che i dati esteriori del creato possono anche essere illusioni, e quindi bisogna superare le percezioni sensoriali; la terza, infine, è che il divino è presente anche nell'uomo, e il compito centrale di ogni vita è scoprire questa presenza e far culminare il proprio sviluppo nel divino.

Il testo seguente, tratto dall'Atharva-Veda, chiama Dio "prana", soffio della vita, energia vitale (parla quindi di lui in modo non personale): questo soffio è presente ed operante ovunque. Procedi come negli esercizi precedenti: scegli il passoche ti aiuta meglio ad accettare e ad accogliere idee che forse ti sono estranee, ad assaporarle e a farle tue.  “Onore al soffio vitale / nel cui potere è tutto questo mondo; / lui che è divenuto signore di tutto / e in cui tutto ha posto / ... / Onire sia a te, soffio vitale, / quando inspiri e quando espiri, / onore sia a te quando ti avviciini, / onore sia a te quando ti allontani; / onore sia a te in ogni tuo aspetto. / Il soffio vitale riveste le sue creature / come un padre i suo caro figlio; / il soffio vitale infatti è il signore / di tutto ciò che respira. / O soffio vitale, non volgerti via da me. / Tu non sarai mai separato da me... / Io ti lego in me, o soffio vitale, / perché possa io vivere".

Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i soliti passi.

Ascolta il soffio della vita che scorre percettibilmente, udibilmente nel tuo respiro.

Tieniti aperto all'esperienza del soffio della vita, del flusso di energia che scorre in te, che scorre fra te e gli altri uomini, che scorre verso di te in ciò che ti fa vivere.

Fatti guidare dalle frasi del testo che ti dicono qualcosa: cerca di vederti attraversato da una pulsazione, da un flusso come se tu fossi "respirato".

Dopo: Forse l'antico racconto della creazione all'inizio della Bibbia ora ti dice qualcosa di nuovo e di diverso, e ti servirà da spunto per la meditazione: "Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo - allora il Signore

Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" (Genesi 2,4-7).

 

Esercizio 3.2.6. Madre, ordinatore, antenato

Il secondo esempio proviene dalla "Bhagavad-Gita", e parla di Dio in forma personale: Krishna si rivela come la potenza creatrice che regna su ogni cosa.

A seconda della tua origine ed impronta culturale, può riuscirti più o meno difficile immedesimarti nel modo non personale di parlare con Dio, o in quello personale, nel mondo d'esperienza di un'altra religione o della religione in generale: a seconda dei casi proverai una sensazione di familiarità o di estraneità. Considera sempre la meditazione uno spazio libero in cui, al sicuro e senza mascheramenti, puoi aprirti a nuovi sensi e a nuove esperienze.

Scegli nel testo le frasi che ti piacciono di più, e serviti della meditazione per avventurarti nella fiducia che esprimono: noi uomini siamo invitati a partecipare consapevolmente a Dio, la più intima essenza ti tutte le creature, a servirlo con amore. “Il Beato disse: / Io sono il padre di questo mondo, / io ne sono la madre, l'ordinatore, l'antenato, / il conoscibile e il mezzo di purificazione, / la mistica sillaba OM, / tutte le sacre scritture nel loro insieme. / Io sono la meta, l'alimento, / il

Signore, il testimonio, / la casa, il rifugio, l'amico, / la nascita, la morte, la patria, / il tesoro, il seme indistruttibile. / ... / Io sono lo spirito / che sta nel cuore di tutti gli esseri, / io sono il principio, il mezzo, / il fine degli esseri".

Istruzioni: Raggiungi la quiete attraverso i soliti passi. Ripeti dentro di te le parole del testo in cui ritrovi esperienze tue, in cui prende vita il tuo anelito unendolo a questa risposta d'amore.

Dopo: prendi consapevolmente il tempo di riflettere sulla tua personale religiosità, o non religiosità, magari con annotazioni, oppure cercando il colloquio con una persona che ti sembra vivere in modo onesto e aperto. Potresti scrivere a qualcuno una lettera - che non devi necessariamente spedire - in cui esponi brevemente le tue vedute e la storia del tuo rapporto con la religione. Per questo ti sarebbe di aiuto osservare con chiarezza e senza pregiudizi le tue reazioni agli esercizi precedenti.

 

Esercizio 3.2.7. In comunione con l’intero creato davanti a Dio

Nella tradizione cristiana, Francesco d'Assisi (1181-1226) ha espresso nel suo "Cantico di Frate Sole" la propria esperienza mistica: nella correlazione delle creature operano l'amore e la provvidenza di Dio, e noi, conoscendo le creature, possiamo comprendere non soltanto noi stessi, ma anche la natura divina.

Il "Cantico di Frate Sole" offre materiale per molte meditazioni. Dovrai essere tu a stablire quanto tempo e quanta attenzione vuoi dedicargli: inizia con le strofe che ti dicono di più, ma non trascurare del tutto neppure quelle che senti estranee. Il “Cantico di Frate Sole" per le proprie creazioni; forse, attraverso questi confronti artistici, riuscirai a penetrare più profondamente nelle esperienze di Francesco d'Assisi. “Altissimu, onnipotente, bon Signore, / tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne bedictione. / Ad te solo, ALtissimo, se konfano / et nullo homo ène dignu te mentovare. / Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, / spetialmente messor lo frate sole, / lo qual'è iorno, et allumini noi per lui. / Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: / de te, Altissimo, porta significatione. / Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: / in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. / Laudato si', mi' Signore, per frate vento, / et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, / per lo quale a le tue creature dài sustentamento. / Laudato si', mi' Signore, per sor'acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. /

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, / per lo quale ennallumini la nocte: / et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. / Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, / la quale ne sustenta et governa, / et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. / Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore / et sostengo infirmitate et tribulatione. / Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, / ka da te, Altissimo, sirano incoronati. / Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, / da la quale nullu homo vivente pò skappare: / guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; / beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, / ka la morte secunda no 'l farrà male. / Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate / e serviateli cum grande humilitate".

Istruzioni: raggiungi la quiete. Cerca di lasciarti trasportare da singole frsi nella lodi di DIo, nell'adesione a DIo.

Integra in questa lode anche le creature (i fratelli e le sorelle) che sono divenute importanti per te. Resta immerso nella quiete, orientato a DIo insieme all'intero creato.

Dopo: se desideri approfondire questo tipo di idee, formulate nel linguaggio del nostro tempo, ti consigliamo "Canto all'amore", scritto dal poetaed uomo politico Ernesto Cardenal (Ed. Cittadella, 1982, pp. 168).

 

La riuscita dell’amore: la dimensione religiosa dei rapporti umani (1)

 

Introduzione agli esercizi

Hai dietro di te molte ore di meditazione dedicate alla scoperta e all'approfondimento dei tuoi rapporti umani, e sicuramente anche ore di riflessione e di lotta: perché nella sfera dei rapporti umani non ci sono donate soltanto le esperienze più belle, ma spesso anche le più difficili.

A seconda della storia della tua vita, può darsi che tu abbia sviluppato una coscienza della dimensione religiosa, cioè del mistero dei rapporti umani: il senso del compito che abbiamo gli uni verso gli altri, il rispetto per lo sviluppo di un'altra persona, la responsabilità verso coloroche ci sono affidati, l'estasi interiore, e forse anche esteriore, dell'incontro con l'amato Tu. E' difficile descrivere con precisione la dimensione religiosa di un rapporto, ma forse l'idea del centro può di nuovo aiutarti a capire che cosa intendiamo: ciò che io stesso metto in un rapporto e ciò che significa in esso l'altra persona, consapevolmente o no, sono sorretti e determinati da un centro sul quale né io né l'altro abbiamo potere. Questo centro riceve un proprio valore, una propria dinamica, diventa un nucleo vitale. La dimensione religiosa delle nostre varie relazioni è descritta bene anche da questo brano: "L'amore autentico è espressione dell'intoccabilità e della dignità di ogni vita umana. Esso prende sul serio ed alla lettera l'espressione "inter" nel concetto di "rapporti INTERpersonali": infatti ciò che si verifica realmente nelle tante manifestazioni dell'amore sta "fra" noi. Non è né io né tu. E' un "noi", un mistero che non afferriamo e che in ultima anaisi no è prodotto da noi, con il quale non possiamo operare, che si sottrae continuamente al nostro controllo. Questo mistero, questo "noi" dell'amore autentico, è la terza forza, è ciò che Dio opera in noi e fra noi" (Johannes Thiele)

Ciò che avviene nei nostri incontri e nelle nostre relazioni vive di movimento, di cura e di sorpresa, di fiducia e di dedizione; ed è quasi impossibile trasporre questo movimento nella meditazoine. E tuttavia l'avvenimento della meditazione, il suo processo interno, può essere impiegato in più modi nella sfera dei rapporti umani: a) per donare, ad esempio, maggior profondità, più spazio ad un rapporto; b) pre indagare sulla "terza forza" o "centro" di un incontro; c) per concedere a una persona - e a noi stessi in rapporto con essa - nuove possibilità di sviluppo; d) Per liberare il nostro sì a una data persona, nello spazio protetto della quiete, liberato da ogni limitazione e da ogni paura.

La parola "responsabilità" riassume tutto ciò, se non la carichi delle idee di prestazione e di oppressioine.

Nella seconda parte ("La scoperta dell'amore") sei già stato guidato verso la responsabilità nella seconda serie di esercizi, intitolata "il proprio albero genealogico", nella quarta, "Tu sei responsabile della tua rosa", e nella settima, "Tutti gli uomini sono degni di amoe". Le prossime meditazioni si riallacciano spesso a questa serie: può esserti utile rileggere gli esercizi della parte precedente, e confrontarti anche con le note che hai scritto allora. COnsideriamo la responsabiltà il passo decisivo nella nostra presa di coscienza, se vogliamo percepire il centro dei nostri rapporti. Negli esercizi vorremmo farti scoprire che essa non è qualcosa di artificiale, di aggiunto, ma è ciò che ci rende più profondamente pronti per un rapporto; assumendoci la responsabilità, sperimentando una nuova forza nel rapporto e dal rapporto, così da essere alla fine capaci di avere relazioni anche con le "creature più deboli". Oggi, infatti, viviamo dal punto di vista sociale ed ecologico in situazioni in cui i più forti debbono consapevolmente fare qualcosa per i più deboli, anche se questi spesso non hanno possibilità di sostenere o far valere i propri diritti...

 

Le fasi della meditazione

Attieniti al solito svolgimento, sia nella preparazione che durante l'esercizio vero e proprio. Ricorda: se mediti su una determinata persona, devi averla scelta già durante la preparazione. Le persone con cu hai un rapporto prevalentemente o esclusivamente sessuale non sono adatte, peché in questo caso corri il pericolo di inseguire durante la meditazione i tuoi ricordi sessuali. Se durante il lavoro di elaborazione scopric he, a causa di un'inquietudine emotiva, non sei riuscito a eseguire una vera meditazione, cerca di raggiungere la calma ripetendo altre volte l'esercizio, in modo che lo stimolo emotivo diminuisca un po', o scegliendo qualcuno che ti ecciti di meno.

Segui questo svolgimento: a) leggi per intero e con atenzione la preparazoine e le istruzini, e imprimi nella mente ciò che in quesot esercizio è importante per te personalmente;

b) sistemati nel tuo posto di meditazione nel modo consueto; c) Concentrati sul tuo corpo e sulla posizione in cui siedi: cerca di essere presentenel tuo corpo in modo consapevole; d) Poi concentrati sul respiro: non influenzarlo, ma serviti del ritmo regolare della respirazoine per raggiungere la quiete interiore ; e) Consenti alla quiete come qualcosa di preesistente in te; lascia scorrere via i pensieri e i sentimenti che potrebbero turbarla. SOlo quando vi sei veramente immerso, passa ai punti propri di ogni esercizio.

Esegui ora i passi speciali che vengono indicati in ciascun esercizio. a) dopo ogni passo, ritorna alla quiete, che costituisce il vero spazio di sviluppo della meditazione b) Quando vuoi concludere l'esercizio, la cosa migliore è concentrarti nuovamente sul ritmo del respiro, e poi sul corpo. Concludi con un movimento rilassante della nuca, o meglio, con un consapevole inchino.  c) dedicati infine al lavoro di elaboraione, subito, se puoi, oppure rimandalo a un momento adatto.

 

Esercizio 3.3.1. La persona determinante (1)

La preparazione migliore è ripetere l'esercizio omonimo (2.2.2) della seconda parte. Ora scegli per questa meditazione la stessa persona, o se ne hai motivo, un'altra: dovrebbe comunque essere qualcuno che bbia svolto, o svolga ancora, un ruolo determinante nella tua vita. Durante l'esercizio cerca di percepire questa persona come un'immagine interiore.

Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati la persona che hai scelto per la meditazione: fà scorrere tra voi, senza parole, ciò che vi unisce, come un raggio di luce che va da cuore a cuore. Dà alla tua quiete interiore una sfumatura di consenso: tu permettiche esista questo rapporto, lo accetti, te ne assumi la responsabilità. Apriti alla forza, alla "grazia" che il rapporto può sviluppare ora che lo accetti. Soffermati sulla domanda: che cosa o chi ci ha correlati l'uno all'altro? Dove sta il centro del nostro rapporto?

Dopo: Prendi il tempo di riassumere in una breve lettera di ringraziamento la storia del rapporto che hai meditato. A chi indirizzerai questa lettera?

 

Esercizio 3.3.2. La persona determinante (2)

Seguendo le indicazioni che ti abbiamo dato per l'esercizio precedente potrai utilmente ripetere la meditazione prendendo come "oggetto" la persona sulla quale hai meditato nella seconda parte, all'esercizio 2.2.7 ("La persona determinante>Esercizio C")

 

Esercizio 3.3.3. Alla fonte della responsabilità

La preparazione migliore è ripetere l'esercizio 2.4.1 ("Responsabilità di sé"). Durante tutto l'esercizio concentrati intensamente sul ritmo del respiro, ma fallo con la massima prudenza: non devi influenzare o regolare la respirazione, ma soltanto osservarla e raggiungere la calma attraverso il suo fluire regolare.

Istruzioni: Raggiungi la quiete. Osserva il ritmo del tuo respiro. Goditi il respiro, cerca di sentire in esso il sì della vita, che scorre verso di te così, semlicemente ,come un dono gratuito. Al ritmo del respiro cerca anche, in modo sciolto e giocoso, di rappresentarti persone che si sono interessate a te, pronunciando così il sì della vita. Tieniti aperto a questa pienezza di vita che hai ricevuto e che ricevi anche adesso, avvertibile nel respiro. Accetta il sì della vita, assumendoti così la responsabilità di essa.

Dopo: se hai trovato faticoso questo esercizio, impegnati, in un momento adatto, a riflettere sulla tua storia: quali possono essere le cause delle ferite e degli ostacoli che ti impediscono di accettare la vita e di assumertene la respnsabilità Forse è persino necessario parlare con qualcun altro di questo roblema, con qualcuno che conosca bene la tua vita, uno psicologo o una persona esperta di "curad'anime".

 

Esercizio 3.3.4. Tu ed io: “noi”

Preparati rpeendo l'esercizio 2.8.7 omonimo. Ora molti esercizi ti hanno indirizzato erso l responsabilità. Questo vocabolo contiene la parola "risposta", prché responsabilità significa in ultima analisi: io mi impegno consapevolmente con la parola he mi sta di fronte", con la parola integrante e di sfida che è per me un'altra prsona, per essere a mia volta risposta a questa parola.

Esegui questa meditazione rappresentandoti qualcuno che ha un grando valore nella tua vita.

Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati te stesso: sei in meditazione. Rappresentati l'altro: anche se in questo momento non siete insieme, non parlate, vi è comunque ra voi un legame, una responsabilità. Cerca di vedere, di udire, di sentire la “responsabilità": voi siete l'uno per l'altro parola-risposta-domanda-preghiera-eco-conferma...

Soffermati sulla domanda: che ocsa o chi ha donato il rimo suono di questa catena di parole e di risposte, che cosa o chi le ha messe insieme?

 

Esercizio 3.3.5. Il centro dell’amicizia

Scegli una persona con cui attualmente o nel passato hai potuto vivere una lunga amicizia.

Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati il tuo amico/amica. Renditi consapevole, con lo sguardo interiore rivolto a questa persona, che vi sono stati tempi in cui sei stato animato e sorretto dalla forza suscitata dall'amicizia; ma vi sono stati anche tempi in cui hai dovuto investire forza nell'amicizia perché questa potesse continuare ad esistere... Rimani in un atteggiamento di fiducia nella forza dell'amore, che può scorrere dentro di te in molti modi: come dono di un altro a te, come tuo dono a un altro, come forza capace anche di sostenere tensioni, di superare l'egoismo.

 

Esercizio 3.3.6. Accogliere i piccoli

Il significato più profondo di "responsabilità" si manifesta là dove qualcuno trova la risposta giusta nei confronti di persone più deboli, facendo sentir loro non la sua superiorità di forze, ma il suo aiuto comprensivo.

Questa responsabilità verso esseri più deboli e indifesi è più facile da realizzare nei rapporti con i bambini, sia i nostri, sia altri che ci sono stati affidati. Esegui questo esercizio rappresentandoti un bambino reale, un bambino per cui sei stato o sei "risposta", un bambino verso cui hai mostrato o mostri della responsabilità.

Istruzioni: Raggiungi la quiete. Rappresentati il bambino: vedi quanto è inerme e indifeso. Renditi conto di quanto un bambino, nel nostro mondo di adulti, ha bisogno della nostra parola, della nostra risposta, della nostra responsabilità. Rievoca situazioni e momenti in cui sei stato (o sei) una risposta per questo bambino.

Cerca di percepire quanto ti cambia il fatto di essere responsabile di un bambino, di essere per lui una risposta.

Dopo: (1) Questa meditazione potrebbe farti capire ciò che intendeva Gesù con le sue diverse affermazioni circa i bambini: chi si accosta a un bambino e gli dona l'attenzione necessaria per la sua vita realizza l'amore creativo di Dio e si rende tramite di quest'amore; chi, nonostante tutte le tensioni e le resistenze, riesce a sviluppare nella sua vita una fiducia infantile, si apre all'amore divino, che è presente quando meno ce lo aspettiamo; anzi, provoca questo amore. Nelleafermazinoi di Gesù diventano evidenti la sua fiducia nell'operato divino e anche la sua disponibilità a continuarlo lui stesso.

(2) Le affermazioni di Gesù sono molto adatte per la meditazione, per l'approfondimento dell'esercizio precedente. "Preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: 'Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui ch mi ha mandato'" (Marco, 9,36-37). “Gli presentavano dei bambini preché li accrezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, si indignò e disse loro: 'Lasciate che i bambini vengan a me e non glielo impedite, perché a hi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso'. E prendendoli tra le braccia e imponendo loro le mani li benediceva" (Marco 10,13-16)

 

Pace per tutti: la dimensione religiosa dei rapporti umani (2)

 

Esercizio 3.4.1. La natura è indifesa

Diventa sempre più evidente che dobbiamo riscoprire la nostra posizione nella natura, perché per troppo tempo l'uomo se ne è creduto il padrone assoluto: ha disposto di essa, si è appropriato dei suoi tesori, ha saccheggiato e distrutto la terra... Questa non è stata una risposta alla terra, non è stata responsabilità verso la natura, perché la natura è indifesa...

Istruzioni: raggiungi la quiete. Rappresentati con immagini interiori luoghi in cui hai potuto sperimentare la grazia e la ricchezza della natura: senti che cosa significhi assumersi una responsabilità verso di essa.

Rappresentati con immagini interiori luoghi in cui hai percepito le ferite che noi uomini abbiamo inferto alla natura; senti che cosa significhi assumersi una responsabilità verso di essa.

Noi siamo inseriti nella natura, siamo esseri di questo grande creato; e allo stesso tempo la natura ci è affidata, siamo responsabili del creato. Senti che cosa significhi assumersi una responsabilità verso la natura.

Dopo: (1) Responsabilità verso la natura nei piccoli doveri quotidiani: come deve esprimersi nel luogo in cui vivi concretamente la tua cura per la natura? Non restare fermo a idee generiche, ma fatti venire in mente, per amore della natura, azioni concrete...

(2) la vulnerabilità della natura è divenuta oggi anche un tema della letteratura. Nel seguente brano Franz Fassbind fa esprimere alla terra la sua sofferenza, la fa parlare con formulazioni bibliche che ricordano frasi della passione di Gesù e dei salmi di lamento dell'Antico Testamento, indicando così la dimensione religiosa della distruzione della natura.

"Parole del pianeta stremato: Io sono come l'uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti.

Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. Mi hanno assalito come lupi feroci; hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Con orrore guardo il mio corpo, la pelle del mio corpo e il colore della mia pelle. Dalle mie piaghe sale il fetore della disperazione. Hanno avvelenato i miei mari e fatto delle mie terre un deserto; i miei granai sono vuoti, perduta è la mia forza. Sono divenuta la luna della mia luna.

Hanno ordinato la soluzione finale, e questa volta l'hanno anche realizzata: il mio involontario strip-tease nel varietà globale del teatro cosmico.

Ma vi è ancora un samaritano in viaggio fra il mondo dell'odio e il mondo dell'amore, che ci ha promesso la redenzione e manterrà la sua parola, quando ritornerà a giudicare e salvare come nella Sistina: vittorioso e nudo, preché rivesito soltanto dell'onore della mia povertà.

Nulla che possiamo pensare è impossibile. Voglio portare la speranza, l'unica veste che mi rimane" (Franz Fassbind)

 

Esercizio 3.4.2. Pace per tutti (1)

Il modello dei prossimi due esercizi è quello degli esercisi 2.7.4 ("Divido con altri la sicurezza e l'amore>Esercizio A"), 2.7.5 ("Divido con altri la sicurezza e l'amore: Esercizio B"), 2.7.6 ("Divido con alri la sicurezza e l'amore: Esercizio C"), 2.7.7 ("Divido la sicurezza e l'amore con tutti"). Sullo stesso modello si basano molte meditazioni di monaci buddhisti; perché oltre a una pratica meditativa che mira ala liberazione dalle percezioni sensoriali e dalle condizioni sociali e psichiche, questi monaci conoscono anche un modo di meditare che deve aiutarli a realizare sempre meglio nella loro vita deterinati atteggiamentifondamentali come la pace, l'amore, la compassione, il distacco. Nella meditazione essi imparano questi atteggiamenti attraverso passi accortamente misurati: così la disponibilità alla pace viene esercitata dapprima come atteggiamento del tutto interiore, poi si esegue (sempr interiormente) una prima concretizzazione, servendosi di una situazione (immaginaria) in cui mantenere la pace sia facile. Poi il monaco tenta di attuare la sua disponibilità alla pace in situazioni sempre più complicate e pericolose, per essere all'altezza delle esigenze della via quotidiana e poter vivere effettivamente la pace.

In questa serie di esercizi è posto al centro l'aspetto della responsabilità: dobbiamo quindi presupporre che tu sia capace di lottare e impegnarti per la pace. Ci rendiamo conto, comunque, che la pace dipende da così tanti fattori che noi nn possiamo né crearla né garantirla: la pace è un dono. Se durante la meditazione ti accorgi che lottre per essa diventa un compito opprimente, completa l'esercizio con un'altra meditazoine che ti consenta di raggiungere la pace e la calma.

Istruzioni: raggiungi la quiete. Suscita nel tuo cuore sentimenti di pace e fa' di questa pace interiore uno stato corporale-spirituale, che non soltanto ti riempia, ma ti circondi. Di tanto in tanto accompagna questo espandersi della pace dicendo dentro di te: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Cerca di vedere interiormente il luogo in cui stai meditando: la stanza, la casa, il caseggiato. Estendi la pace anche a questo luogo. Di tanto in tanto accompagna l'espandersi della pace dicendo dentro di te: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Cerca di allargare ancora di più la tua visuale interiore, di vedere nitidamente la località o la città in cui vivi ed in cui stai meditando: estendi la pace anche a questo paese o città. Di tanto in tanto accompagna l'espandersi della pace dicendo dentro di te: "Desidero la pace. La desidero per tutti". Poi concentrale nuovamente in te, consapevolmente, come stato corporale-spirituale, e conservala nel tuo cuore.

Dopo: a prima vista l'esercizio può apparire difficile, ma è strutturato in modo tale da procedere dal piccolo verso il grande, per tornare infine al punto di partenza. Puoi suddividerlo in più esercizi e dedicare più tempo per estendere la pace; ma il punto di inizio e il punto finale devono essere sempre gli stessi.

 

Esercizio 3.4.3. Pace per tutti (2)

E' di nuovo lo stesso esercizio, solo che questa volta non ti concentrerai su diversi luoghi (dal piccolo al grande) ma su diverse persone (dalla più facile alla più difficile).

Inizia l'esercizio con una persona che ti sia molto simpatica, nei confronti della quale la pace sia per te un'esperienza ovvia; poi passa a qualcuno con cui hai un rapporto banale e neutro, e infine a qualcuno verso il quale in questo momento senti delle tensioni molto forti, magari pr una completa diversità di carattere, oppure a causa di fatti accaduti fra voi. Scegli tre persone.

Istruzioni: raggiungi la quiete. Abbandonati ad una profonda pace interiore, lasciatene riempire e circondare. Renditene consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Rappresentati la persona che ti è simpatica, ed estendi la tua pace anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Rappresentati la persona "neutrale", ed estendi la tua pace anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Rappresentati la presona verso la quale, in un primo momento, provi tutto tranne che pace: cerca di estendere la tua pace anche a lei. Renditene consapevole ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti".

Rappresentati infine tutte e tre le persone contemporaneamente, e fa' scorrere la tua pace verso tutte, uniformemente. Rafforza il tuo augurio ripetendo di tanto in tanto, interiormente, le parole: "Desidero la pace. La desidero per tutti"

Ritorna ad un profondo raccoglimento al centro del tuo cuore. Abbandonati alla pce, lasciatene riempire e circondare.

Dopo: (1) Puoi suddividere anche questa meditazone in più esercizi, purché inizio e conclusione rimangano uguali.

(2) Se ti riesce difficile augurare autenticamente la pace a una persona antipatica, prendi tempo per questo passo; ma non devi tralasciarlo, o rimuoverlo, o compierlo solo superficialmente. Attento a non comprendere l'esercizio in modo errato: non si tratta di perdersi in sogni di pace, trascurando la realtà, ma piuttosto di destare in noi la forza di realizzare la pace e di demolire i pregiudizi, raffigurandoci come possibile una riconciliazione. Così creiamo la base interiore per i concreti passi di pace nella vita quotidiana.

(3) Se quest'esercizio trova un'eco in te, puoi ripeterlo con altri atteggiamenti. Come abbiamo già accennato, i monaci buddhisti adoperano questo modello per imparare importanti atteggiamenti fondamentali come quelli dell'amore (della benevolenza), della compassione, della disponibilità ad aiugare tutte le creature nel loro sviluppo.

 

Esercizio 3.4.4. Pace per tutti (3)

Gli esercizi che hai eseguito trovano il culmine spirituale nella Via del Bodhisattva, una corrente del buddhismo Mahayana.

E' difficile descrivere quest'elevata spiritualità in un paio di frasi introduttive; forse la si potrebbe vedere così: nel buddhismo originario sta in primo piano l'impulso a trovare, attraverso un nuovo modo di percepire, attraveso un'esperienza interiore liberatoria, la via che conduce fuori da questa vita faticosa, complicata e piena di dolore. Nella spiritualità della Via del Bodhisattva, in aggiunta, viene superato l'impulso come impulso, perché la lotta per trovare la via d'uscita si unisce alla speranza che la propria liberazione torni a profitto di tutte le creature, anzi, che sia possibile soltanto grazie alla mediazine altrui, consapevole o inconsapevole.

La spiritualità del Bodhisattva suggerisce esercizi speciali, con un'accentuazione psicologicamente molto abile, che possono sensibilizzare gli uomini affinché percepiscano ciò che li aiuta nel loro cammino interiore e facciano sì (senza porselo come un fine) che i propri sforzi tornino a profitto di tutti. L'esercizio che segue può far sentire tali esperienze soltanto in modo iniziale.

Istruzioni: Raggiungi la quiete.

Abbandonati ad una pace serena, amorevole, rilassta, lasciatene riempire e circondare. Assaporala come una promessa che la tua vita può risolversi, e si risolverà.

Se durante la meditazione si presentano alla tua coscienza luoghi, momenti, stazioni della tua vita, estendi loro questa pace senza riflettere ulteriormente su di essi.

Se durante la meditazione si presentano alla tua coscienza persone o altre creature, estendi loro questa pace, senza riflettere ulteriormente su di esse.

Continua a raccoglierti nella pace, falla divenire immensa: come augurio, come ansia, come realtà.