LIBERALISMO E LIBERISMO IN SINTESI |
❍ Le societa' premoderne e le loro
credenze
❍ Le idee-cardine del liberalismo
❍ La separazione
tra stato e societa civile. La separazione dei poteri
❍ Le "leggi
naturali" del sistema. La "mano invisibile"
❍ Il principio dello
scambio. L'eguaglianza
❍ LE SOCIETA' PREMODERNE E LE LORO
CREDENZE.
● Cosa
si intende per "società premoderne"?
Per "società
premoderne" intendiamo le società della preistoria, della storia antica,
della storia medioevale e (con qualche cautela che esclude alcune delle idee
del Rinascimento) della storia moderna anteriore all'età illuministica.
● L'idea
fondamentale delle società premoderne è che tutto deve essere guidato
dall'alto.
Una delle concezioni
fondamentali di tali società era che ogni aspetto della vita individuale e
soprattutto sociale viene retto dall'alto: dalla divinità, o da saggi o eroi
ispirati dalla divinità, o da sovrani designati dalla divinità o da antiche
leggi di ispirazione divina.
Ancora nel 1500 Lutero esortava
i principi tedeschi a "bruciare, uccidere, vessare la teppaglia".
L'umanità comune veniva vista come preda di vizi, passioni, incapace di
comprendere il bene proprio e a maggior ragione il bene comune. Lasciare che
essa si governasse da sé avrebbe rappresentato la catastrofe.
La vita della collettività in
una società premoderna si basa su modelli, leggi, norme, riti che provengono da
mitici eroi fondatori, o da profeti ispirati dalla divinità (vedi la legge di
Mosè), o da sovrani che in oriente erano considerati semidei (in oriente) o
amici di dei o ninfe (Minerva, Giove, Era, la ninfa Egeria di Numa Pompilio...)
che li consigliavano e assistevano e combattevano perfino al loro fianco (in
occidente).
La pianta di molte città
babilonesi rispecchiava lo schema delle costellazioni. Le piramidi potrebbero
essere state costruite secondo calcoli di allineamento siderale.
Immensa era l'influenza dei
sacerdoti, che stabilivano le norme molte attività individuali e sociali. Fu da
queste prescrizioni religiose, chiamate nel loro insieme "fas", che
nell'antica Roma nacquero le vere e proprie norme giuridiche, chiamate
“ius" (ordinamento giuridico): in origine la norma giuridica non era altro
che una prescrizione per non sbagliare i propri atti offendendo la divinità.
● Il
mito della perfezione originaria.
Nelle società premoderne sono
diffusi i miti che fanno risalire tutte le arti e le conoscenze su cui si basa
la società, compresa l'invenzione della scrittura, a mitici eroi di natura
semidivina, vissuti nel passato, che le avrebbero insegnate agli uomini.
Nella Bibbia si ritrova un mito
analogo: vi furono degli angeli che, innamoratisi delle donne umane, scesero
sulla terra e si congiunsero con loro, generando la stirpe dei giganti e
insegnando alle donne le "arti proibite" della metallurgia e
dell'alchimia.
Le società premoderne diverse
da quella cristiana non avevano il concetto di "progresso": per esse
la vita consisteva nella ripetizione di gesti e cerimonie sempre eguali,
perfino nella caccia o nella costruzione delle imbarcazioni o nei
corteggiamenti, compiuti o mostrati all'inizio dei tempi da eroi o divinità.
Solo così facendo gli uomini avrebbero attirato su di sé la benedizione del
cielo e avrebbero vissuto come gli uomini di quei tempi felici.
In molte religioni esiste il
mito del paradiso terrestre: anche la religione babilonese, come altre
religioni dell'antichità, credeva che la vita dell'inizio dei tempi fosse
perfetta e che gli uomini dovessero fare ogni sforzo per restaurarla ed
imitarla.
Perfino nella religione
cristiana, il fedele assume come "modello" Cristo; la famiglia assume
come "modello" la sacra famiglia di Giuseppe e Maria; la società
assume come "modello" il popolo ebreo che cammina alla ricerca della
terra promessa guidato da Mosè.
● La
legge della decadenza.
In simili società non esiste
progresso, ma semmai corruzione, decadenza. Esiste la visione pessimistica
secondo cui, quanto più tempo trascorre, tanto più l'umanità si allontana dai
modelli ideali. I miti siberiani contengono lamenti sulla decadenza degli
sciamani o stregoni, che non avrebbero più, come un tempo, la potenza di
scacciare malattie e maledizioni dai loro villaggi.
Nel Canto XIV
dell'"Inferno" di Dante è riportato (versi 94-114) il mito
antichissimo, attestato anche nella Bibbia, delle "quattro età": la
storia umana è simboleggiata da una enorme statua con la testa d'oro (=l'inizio
dei tempi, in cui tutto era perfetto), le braccia e il petto d'argento, le
gambe di ferro e il piede destro, su cui si appoggia, di terracotta (=l'età
ultima, in cui tutto vacilla e crolla).
Gli indù parlavano dei quattro
"yugas" o età. Secondo loro l'umanità sarebbe attualmente nella
quarta ed ultima età, il "kali-yuga" o "età di Kalì la
sanguinaria", età del ferro e del sangue, destinata a concludersi con la
distruzione del mondo. Kalì è la più terribile delle tre incarnazioni della
consorte di Shiva: Parvati, la compagna e moglie; Durga, dea della guerra; e
Kalì, ornata da una collana di teschi e che si onorava con sacrifici umani. La
donna accanto alla divinità simboleggia spesso la forza creatrice che plasma il
mondo materiale secondo il modello divino.
● La
concezione cristiana.
Per la prima volta, col
pensiero cristiano, si afferma l'idea che l'umanità non è destinata a ripetere
sempre gli stessi atti, ma la sua storia è "aperta". Gli antichi
padri della Chiesa, specie Sant'Agostino, vedevano il popolo cristiano come un
popolo in cammino, che grazie all'assistenza della provvidenza può avvicinarsi
sempre più a Dio.
Ma secondo alcuni studiosi
anche questa potrebbe essere una idea che si ricollega a quelle delle altre
società premoderne: occorre ritornare al paradiso terrestre, alla perfezione
delle origini.
● La
concezione liberale, che una società è capace di funzionare senza alcun
intervento dall'alto è rivoluzionaria.
I pensatori liberali sostennero
che gli uomini possono reggersi da se stessi eleggendo i propri rappresentanti
e creando da sé le proprie leggi (contrattualismo).
Questa idea è del tutto nuova e
rivoluzionaria: l'uomo premoderno, anche quello della "polis" greca,
trovava inconcepibile una società che volgesse le spalle alle antiche leggi ed
usanze, alle divinità, per regolarsi da sé. Un simile stato di cose avrebbe
violato la "dykè", legge cosmica che fissava il posto di ogni cosa
nell'universo sin dall'inizio dei tempi, e avrebbe attirato una terribile
punizione.
Ancora nell'età del
mercantilismo i sovrani si ispiravano a questa idea e sentivano il bisogno di
intervenire per regolare dall'alto l'attività economica.
Secondo Dante la società umana
ha bisogno, accanto al Papa, di un imperatore egualmente ispirato da Dio
(teoria dei "due soli") che deve garantire la giustizia e la pace
contrastando gli istinti violenti e viziosi degli uomini, in modo che essi,
costretti a rinunciare alla violenza, possano più facilmente volgersi a Dio.
Machiavelli ancora considerava
il popolo come una "bestia grossa e varia" che andava governata, sia
pur nel suo stesso bene, con le arti "della golpe e del lione":
l'inganno e la violenza.
I teorici del liberalismo
affermarono che non solo il popolo poteva reggersi da sé (scriveva Benjamin
Franklin che, se è vero che spesso le persone comuni sono ignoranti riguardo le
questioni di politica ed economia, tuttavia dimostrano di saper scegliere con
grande avvedutezza i loro rappresentanti tra i più capaci), prendendo la
ragione come guida, ma che la società poteva reggersi sull'egoismo dei singoli,
con poche leggi e quasi senza quasi preoccuparsi del funzionamento di tutto
l'insieme. Adam Smith e gli altri economisti classici mostravano come esempio
la vita delle città dei loro tempi: all'alba, una lunga fila di mezzi di
trasporto e di uomini si recava entro le mura per fornire alimenti, vestiario,
lavoro, e tutti gli altri beni che venivano poi distribuiti nel corso della
giornata. Il fatto sorprendente - la vera scoperta - era che NESSUNO in realtà
si occupava di coordinate tutto questo. Nessuno stabiliva quanti carri dovessero
arrivare, e quali beni dovessero trasportare. Nessuno si occupava di stabilire
chi aveva e chi non aveva il diritto a questi beni. Eppure, tutte queste
decisioni venivano prese. Da qui due grandi scoperte: a) il sistema economico è
principalmente un sistema per prendere decisioni; b) i meccanismi del sistema
economico capitalistico sono in grado di prendere automaticamente le decisioni
migliori possibili, senza che alcun sovrano debba occuparsene. Esisteva una
specie di provvidenza (la "mano invisibile") che permetteva di fare a
meno dell'intervento del Sovrano o della Chiesa. Per un uomo premoderno (e
anche per i cattolici più tradizionali) queste idee erano non solo
incomprensibili, ma mostruose: la società doveva essere retta dai sovrani e guidata
dalla Chiesa.
❍ LE IDEE-CARDINE DEL LIBERALISMO
● L'individuo
è il punto di riferimento fondamentale.
L'idea-base del liberalismo è
l'individualismo, cioè il valore dell'individuo, che è il punto di riferimento
di qualsiasi sistema economico o politico. La libertà dell'individuo è il
valore più alto. Non esiste altro punto di riferimento al disopra
dell'interesse dell'individuo, come ad es. la volontà dello stato, gli
interessi della nazione ecc. La libera attività degli individui rende possibile
produrre e realizzare tutto ciò di cui l'uomo e la società hanno bisogno
(imprese, scuole, ospedali, associazioni religiose, culturali ecc.)
L’individuo è in grado di
procurarsi da sé quasi tutto ciò che gli occorre: educazione, previdenza per la
vecchiaia, assistenza sanitaria, lavoro, divertimento)
● Il
contrattualismo.
Il "contrattualismo"
è la dottrina politica secondo la quale la società è stata creata dal libero
patto degli individui per soddisfare i loro bisogni e nessun monarca può
violare le libertà individuali e imporre agli individui imposte, sacrifici,
servizi pubblici o obbiettivi che non siano nel loro proprio interesse.
L’individuo contratta con gli
altri individui per il raggiungimento degli obiettivi comuni. L’applicazione
più interessante si ha in politica: lo stato, il potere del sovrano, nasce da
un libero accordo dei cittadini, che liberamente conferiscono potere al sovrano
o ai rappresentanti che eleggono.
● Razionalismo
Un individuo razionale
accetterà tutti i culti, perché non vede delle evidenze razionali a favore di
una religione piuttosto che di un’altra.
Un individuo razionale
stabilirà delle pene moderate, che mirano alla rieducazione del condannato e
alla prevenzione di futuri reati, e non alla vendetta.
Un individuo razionale rinuncia
alla violenza e si affida all’accordo politico, riconosce che presumibilmente
nessuno possiede l’intera verità e quindi accetta il dibattito, il confronto e
il pluralismo dei partiti.
Un individuo razionale vede con
favore lo sviluppo della scienza e della tecnica
● Valore
dato all’istruzione
I liberali danno una grande
importanza all'istruzione, che permette all'individuo di poter meglio competere
con gli altri e di fare consapevolmente le proprie scelte politiche invece di
seguire senza riflettere leader disonesti e incapaci.
Un individuo che deve competere
deve sviluppare pienamente tutti i suoi talenti. L’istruzione, come mezzo per
sviluppare la propria personalità e le proprie abilità è importantissima.
Inoltre, una società democratica deve essere una società di uomini istruiti, in
grado di scegliere e controllare
l’operato dei propri rappresentanti.
● Valore
della proprietà
La proprietà è importante per
garantire la indipendenza di un individuo, un individuo che possiede cose di
sua proprietà, è meno influenzabile e vulnerabile di un altro individuo.
Inoltre la proprietà è la giusta ricompensa per coloro che lavorano e si danno
da fare
● La
giustizia sociale è basata sul principio di controprestazione
Ogni individuo riceve (anche
dallo stato) in base a quanto dà
● Libertà
e diritti inviolabili dell’individuo
L’individuo deve godere di una
sfera inviolabile di libertà, al riparo dall’arbitrio del sovrano assoluto. I
suoi diritti inviolabili possono essere limitati solo per tutelare i diritti
inviolabili di un’altra persona.
● Libertà
di iniziativa economica
Libertà in economia si chiama
“libertà di iniziativa economica”. Ciascuno può iniziare una qualsiasi attività
produttiva e scegliere cosa produrre, quanto produrre, in che modo produrre e a
chi vendere.
● Tutti
nascono eguali e la successiva diseguaglianza è un prodotto delle circostanze
● Ottimismo
Fiducia nella scienza, nel
progresso, nello sviluppo economico
● Netta
separazione tra stato e società civile
Mentre in passato il sovrano si
occupava di religione, di economia, di cultura, nella società liberale lo stato
rimane neutrale e si occupa solo di far rispettare le leggi, le “regole del
gioco” concorrenziale
● Separazione
dei poteri
La grande concentrazione del
potere in mano al Parlamento doveva essere controbilanciata dal principio di
separazione del potere giudiziario da quello legislativo e da quello esecutivo
● La
libertà come valore fondamentale per lo sviluppo dell'individuo.
La libertà consente
all'individuo di sviluppare pienamente la propria personalità e la propria
intraprendenza: la libera attività degli individui rende possibile produrre e
realizzare tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno, senza necessità che lo Stato
intervenga.
● L'individualismo
si oppone a ogni forma di tirannide e di dittatura.
L'individualismo si oppone a
qualsiasi forma di oppressione da parte di dittatori che vogliano violare la
libertà degli individui col pretesto di farli agire per la "grandezza
della nazione", per l'"interesse dello Stato" o in base alla
"superiore morale cristiana", ai "veri comandi dell'Islam"
ecc.
● L'uomo
è naturalmente egoista e il suo comportamento naturale ha come scopo soddisfare
esclusivamente i suoi bisogni.
L'uomo è naturalmente egoista e
deve accettare questo fatto senza scandalizzarsi. Egli non sopravviverebbe se
non avesse degli impulsi egoistici che garantiscono la propria sopravvivenza.
L'egoismo è un impulso potente
che, se ben incanalato, può produrre grandi cose. L'altruismo è un impulso
debole, su cui si può fare in realtà modesto affidamento.
Il modello di una società
fondata sull'altruismo è la comunità di religiosi che non hanno nulla di
proprio (tutto è in comune) e non agiscono a scopo di acquisire ricchezza, ma
di aiutare i compagni.
Il modello di una società
fondata sull'egoismo è una società in cui ciascuno sa che, sviluppando i propri
talenti e lavorando sodo riuscirà a fare fortuna e a trasmettere ai figli le
proprie ricchezze.
Dice una famosissima frase di
Adam Smith: "Non dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del
panettiere noi aspettiamo il nostro pranzo, bensì dal riguardo che essi hanno
per il proprio interesse. Noi ci indirizziamo non al loro umanitarismo ma al
loro egoismo e non parliamo con essi delle nostre necessità ma dei loro
vantaggi".
● L'egoismo,
illuminato dalla razionalità e tenuto sotto controllo dalla competizione
(concorrenza) pacifica è benefico per tutta la società (utilitarismo).
Paradossalmente, l'egoismo è
molto più sollecito verso i bisogni altrui (visti come occasioni di guadagno)
che non l'altruismo (che sovente si accompagna alla raccomandazione cristiana
di reprimere i propri bisogni ed istinti).
La stessa cura dei figli, che è
una delle forme più importanti di collaborazione tra individui, avviene per
egoismo.
L'egoismo completamente
sfrenato porterebbe rapidamente all'uso della violenza e dell'inganno.
Ma l'uomo è un essere
razionale, e non può non vedere che in tal modo tutti risulterebbero
danneggiati e il soddisfacimento dei bisogni risulterebbe incerto e precario.
La stessa razionalità ed
egoismo umani creano pertanto un patto per evitare la violenza e l'inganno.
Nasce un'autorità voluta da tutti che fa rispettare le regole del gioco, e cioè
della convivenza civile.
● L’egoismo
è temperato dalla concorrenza e da essa trasformato in una forza utile
In una condizione di convivenza
civile l'egoismo è temperato dalla concorrenza non violenta, e in tal modo va a
vantaggio di tutti.
La concorrenza finisce per
regolare ogni ambito dell'attività umana. La concorrenza tra imprenditori
fornisce ai consumatori le merci migliori ai prezzi più bassi; la concorrenza
tra studenti e lavoratori per il posto di lavoro fornisce la manodopera più
capace e qualificata per la produzione, i medici migliori, gli architetti
migliori, gli scienziati migliori; la concorrenza tra gli uomini politici per
ottenere i voti degli elettori fa prevalere i programmi migliori e più vicini
ai desideri della gente; la concorrenza dei filosofi e degli scienziati per far
affermare le proprie idee produce un continuo avanzamento della scienza e del
sapere. Si può dire che tutto il sistema sociale si regge sulla concorrenza,
che premia i migliori e procura vantaggi a tutta la collettività.
Per concorrere gli uomini
debbono incontrarsi alla pari, con eguali diritti di fronte alla legge, senza
che nessuno possa far valere la forza delle corporazioni o i privilegi del
proprio rango.
● Lo
Stato deve intervenire il meno possibile solo per garantire le regole del
gioco.
Lo stato, secondo i liberali,
deve assicurare la giustizia (tribunali), l'ordine pubblico (polizia) e la
difesa (esercito). Deve insomma garantire la difesa dall'esterno e le regole
del gioco all'interno (niente violenza, concorrenza sleale, ecc.).
Per il resto deve lasciar fare
agli individui, e in particolare è sconsigliabile che imponga troppe tasse e
che voglia partecipare alle attività produttive o cerchi di influenzare
l'economia.
● La
molla dell'egoismo e della concorrenza fa sviluppare la personalità umana.
Spinto dalla competizione,
potendo contare solo sulle proprie forze e non su ricchezza o rango sociale,
l'individuo sarà costretto a far fruttare tutti i propri talenti, ad essere
accorto, frugale, parsimonioso e intraprendente.
L'egoismo risveglia
l'intraprendenza umana e fa crescere i commerci, come dice Hume: "poiché
gli uomini si abituano ai piaceri del lusso e ai profitti del commercio, la
loro sensibilità e il loro spirito attivo, così risvegliatisi, li sospingono
verso nuovi progressi in ogni ramo del commercio sia interno sia estero".
Il liberismo è la dottrina
economica del liberalismo: assegna allo stato un ruolo di semplice
"arbitro" nella lotta economica e sostiene che l'attività produttiva
va lasciata alla libera iniziativa privata, perché solo in tal modo si assicura
il massimo impiego delle risorse, la ricchezza e la crescita del sistema
economico.
Lo Stato deve intervenire il
meno possibile, per garantire il rispetto delle "regole del gioco"
della concorrenza e fornire i servizi pubblici più essenziali: difesa, ordine
pubblico, giustizia.
❍ LA SEPARAZIONE TRA STATO E
SOCIETA CIVILE. LA SEPARAZIONE DEI POTERI.
Il potere economico deve
rimanere separato dal potere politico e dal potere culturale.
Lo Stato (il potere politico),
in particolare, non deve intervenire in campo religioso, economico,
scientifico.
I liberisti erano molto polemici nei confronti
delle idee del mercantilismo, tipiche dello stato assoluto del Seicento e del
Settecento. Secondo loro lo stato mercantilista interveniva troppo
nell'attività economica in vari modi:
● Monopolizzando
molte attività economiche e concedendone il brevetto di sfruttamento a
determinati soggetti o categorie di soggetti
● Emanando
un numero eccessivo di leggi per regolare l'attività economica che finivano per
soffocarla (ad es. le leggi sul commercio dei grani, citate anche dal Manzoni
finivano per essere così opprimenti che provocavano carestie)
● Dazi
doganali
Secondo i liberisti andavano
tolti tutti questi ostacoli e altri ancora:
● Servitù
della gleba, che impediva la libera circolazione dei lavoratori
● Corporazioni
di arti e mestieri, che impedivano il libero esercizio dell'attività economica
● Terre
comuni (che impedivano di sfruttare vaste aree agricole lasciandole a pascolo o
a bosco)
❍ LE "LEGGI NATURALI" DEL SISTEMA. LA "MANO
INVISIBILE".
I liberisti avevano la teoria
della "mano invisibile", secondo cui esistono meccanismi (come quello
dei prezzi) che garantiscono che l'attività economica si sviluppi da sé e
proceda nel migliore dei modi senza bisogno di leggi e controlli (tranne quelli
per evitare la violenza e la concorrenza sleale)
L'egoismo è una legge naturale
messa da Dio nel cuore dell'uomo.
Ma l'egoismo di una singola
persona, se fosse libero di sfrenarsi, rovinerebbe tutti gli altri.
Così pure, un egoismo che
volesse affermarsi con mezzi violenti condurrebbe alla catastrofe.
In realtà, nel cuore dell'uomo,
l'egoismo è temperato dalla ragione (concezione illuminista).
E' la ragione a spingere gli
uomini a limitare i loro egoismi e a stipulare un patto per creare una autorità
che impedisca i conflitti violenti e tuteli la proprietà che ciascuno ha
guadagnato con il proprio lavoro.
In tale situazione, a causa
della presenza di altri uomini, la legge distruttiva dell'egoismo viene
temperata dalla concorrenza, cioè dalla lotta pacifica con gli altri per
ottenere il soddisfacimento dei propri interessi.
La concorrenza trasforma una
forza distruttiva in una grande forza di progresso: gli imprenditori in
concorrenza tra loro produrranno prodotti migliori e più a buon mercato; i
politici, facendosi concorrenza di fronte all'elettorato, proporranno i
programmi politici migliori; gli studenti, stimolati dalla prospettiva di un
lavoro rimunerativo, cercheranno di impiegare tutte le loro energie nello
studio; ecc.
❍ IL PRINCIPIO DELLO SCAMBIO.
L'EGUAGLIANZA.
Mentre nell'Ancien Régime
(1600-1700) alcuni individui (nobili, clero) erano in posizione di forza
rispetto ad altri, e in virtù dei propri privilegi si appropriavano per legge
di una parte del prodotto nazionale, i liberali rivendicarono la assoluta
eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e il principio per cui, se un
individuo vuole qualcosa deve scambiarlo con qualcosa di equivalente: denaro,
lavoro, beni, ecc. Questo principio dello scambio o "principio della
controprestazione" è stato affermato anche nei confronti dello Stato: esso
deve fornire servizi pubblici di valore equivalente alle imposte che i
cittadini pagano, evitando gli sprechi e il mantenimento di classi parassite
come la nobiltà.
La proprietà guadagnata con il
proprio lavoro è una importante ricompensa che va lasciata agli individui.
La proprietà è anche garanzia
di indipendenza e libertà: chi ha dei beni non deve dipendere da altri per il
proprio sostentamento e non può essere costretto a comportarsi in modo
contrario alla propria libertà e coscienza.
La cosiddetta "proprietà
dei beni personali" (delle stanze in cui tutelare la propria privacy,
libri, vestiario, strumenti per i propri hobby, auto per gli spostamenti ecc.)
è indispensabile per la manifestazione della personalità di un individuo, e non
può essergli espropriata né messa in comune con altri.