Paul Wilson, La Quiete

 

 

 

La quiete è lo spazio che, nel silenzio, si percepisce tra i suoni, i pensieri, le esperienze. E’ un luogo quieto dentro di noi, molto in profondità

Qualcuno riesce a raggiungere la quiete pensando a un luogo o a un’esperienza. Un’esperienza estrema vi porta fuori di voi stessi e produce intensi sentimenti di benessere e felicità. Per un momento  ogni cosa sembre al posto giusto e voi sentite di far parte di qualcosa di molto più grande.

Esercizio: Dedicare qualche momento al ricordo di un luogo o di un essere umano all’origine della sensazione che ogni cosa fosse al suo posto e di essere profondamenti rilassati e in pace. Cercare di ricordare con tutti i sensi.

In un posto tranquillo, smettete di ascoltare i singoli suoni: ascoltate ciò che c’è dietro. E’ necessario un notevole scarto di consapevolezza per accorgersi di ciò che non c’è. Vi rendete conto che la caratteristica distintiva di questo  luogo non sono il suo isolamento, il caldo o l’aridità: è lo spazio. A questo punto udrete i singoli suoni come forme in rilievo, mentre siete consapevoli di ciò che si trova al disotto dei singoli suoni. E’ ciò che noi chiamiamo il sottofondo di quiete.

Dobbiamo creare inneschi per la quiete: associazioni pavloviane con posture ecc. Ponendo le mani con il dorso dell’una nel palmo dell’altra, cercando di avvertire la rilassatezza che si diffonde. Per potenziarne l’effetto, facciamo concentrare l’emisfero destro del cervello sulla mano sinistra, focalizzandoci finché non saremo consapevoli solo di questa situazione. Infine, sorridiamo.

La meditazione viene praticata per ottenere adattamento, esplorazione (del proprio io), trascendenza.

Dalla meditazione si ricavano cinque benefici terreni: pace, lucidità, stabilità, leggerezza, benessere. Pace: da un lato ci si distacca da sé, dall’altro ci si sente parte del tutto. Stabilità: si verificano cambiamenti encefalici e encefalografici. Benessere: viene stimolato il parasimpatico.

Le tecniche della quiete realizzano il silenzio interiore, generano immediatezza (fanno vivere nel presente, senza preoccupazioni per passato e futuro)

Le pratiche della quiete: a) rendono più profonda la vostra esperienza spirituale; b) vi aiutano a liberarvi di miti e illusioni che avete coltivato sin dall’infanzia; c) portano ad uno stato di coscienza trascendente.

Ritagliare una pratica regolare allena la mente ad avere una relazione duratura con la quiete. Dopo qualche settimana quasi tutti avvertono una sensazione di sicurezza e appagamento.

Si riducono le attività nelle aree cerebrali correlate ad attività quotidiane, quali il lavoro e il pensiero. Si incrementano le aree del cervello correlate al rilassamento, alla prospettiva olistica, all’intuizione e alla consapevolezza di sé.

Un primo sforzo è cercare di lasciare che le cose accadano seguendo il proprio ritmo, liberandovi dal bisogno di gestire ciò che vi aspetta. Senza sforzo, senza analisi e senza aspettative

In tutte le pratiche di meditazione il corpo influisce sulla mente, la mente sulla coscienza e la coscienza rivela lo spirito o la Quiete.

Tutti gli approcci meditativi portano all’assenza di pensiero, quantomeno discorsivo.

Le pratiche della Quiete prevedono due componenti distinte: una correlata al mondo fisico e l’altra alla sfera spirituale. Queste due componenti o poli sono spesso conglobate in un unico oggetto di discussione o di studio. Questo genera molti equivoci perché, sebbene siano interdipendenti, non hanno nulla in comune.

Ci sono tre pratiche per la quiete: a) pratica profonda: focalizza l’attenzione su un singolo oggetto, azione, sentimento, parola, frase o immagine; b) pratica guidata: conduce l’attenzione  lungo un percorso ben preciso. E’ simile alla prima ma implica l’uso intenzionale del pensiero. Può essere autodiretta – ossia basata su pensieri che formulate o prendete in considerazione autonomamente, o seguire le indicazioni di un’altra persona. Si può paragonare  alla preghiera spontanea, ad alcuni aspeti del tantra, alle meditazioni sui nomi della divinità, sui mandala, le scritture, alla contemplazione di avvenimenti storici come la via crucis, alle meditazioni buddhiste legate alla gentilezza amorevole. c) Pratica consapevole: comincia concentrandocisi su un aspetto del nostro essere – respiro, sensazioni corporee, emozioni, stati mentali, pensieri – senza giudicarli o analizzarli.

Con la pratica vengono potenziate le parti del cervello collegate alla felicità e all’entusiasmo. L’attività delle onde cerebrali può essere sviluppata in permanenza grazie alla pratica della meditazione.I cambiamenti più pronunciati si verificano dopo 5000 ore e più di pratica, ma dopo pochi mesi posono essere notate delle variazioni.

Stendetevi e respirate con l’addome. Esercitatevi per un minuto o due la mattina quando vi svegliate. Ispirate contando fino a quattro ed espirate contando fino a quattro. Rivolgete l’attenzione alla respirazione.

Tecnica “centra-estendi-ascolta”: a) seduti, centrare espirando, percependo i tre punti di appoggio del piede e centrando la spina dorsale; b) estendere, mettendo gli occhi fuori fuoco e passando dalla visione foveale a quella laterale; c) ascoltare, prima un suono, poi in senso figurato.

Pratica profonda

L’ascolto chiuso si ottiene concentrandosi sull’espirazione per interrompere la subvocalizzazione inconscia dei pensieri e il dialogo interiore. L’ascolto esteso attiva l’ascolto periferico: concentratevi su un suono il più lontano possibile e immaginate di raggiungere la fonte del suono.

Cercate di ritagliarvi una pausa anche di qualche minuto per attuare il centra-estendi-ascolta. Cercate di ripeterlo regolarmente alla stessa ora qualche minuto.

A seconda di quale delle tre pratiche utilizzate, dopo il centra-estendi-ascolta: a) osserva il tuo respiro (pratica profonda); b) osserva il tuo flusso di pensiero (pratica guidata); c) osserva ciò che accade in questo momento (pratica consapevole)

L’esercizio va effettuato concentrandosi sul presente, abolendo la durata.

Scegliete un luogo di meditazione che sia sempre lo stesso, con cuscini, panche seiza da meditazione zen e tappetini imbottiti

Tre posture: loto, seiza (su un cuscino e non con i piedi sulla curva delle ginocchia), seduti. In tutte e tre occorre essere eretti.

13 minuti alla volta per cominciare.

a) Fase del rilassamento e preparazione; b) Fase di assestamento o passaggio allo stato meditativo; c) Ci sono dei soprassalti (“cosa sto facendo?”); d) Si arriva allo stato meditativo.

Si comincia col centra-estendi-ascolta (2 minuti), poi con l’osservazione, ossia la pratica in sé (10 minuti) e poi il minuto finale quando non si fa nulla e si gode il rilassamento.

Pratica della quiete n. 1 (profonda): osservatevi inspirare (pensate: “uno”) e espirare (“due”)

Dopo 6 mesi noterete miglioramenti. Dopo 5 anni sarete cambiati. Alla fine potremo rispondere a domande come: “perché mi trovo qui?”, “Come dovrei vivere?”, “Come posso ottenere una felicità duratura?”

Aspettative, impazienza, pensieri, stanchezza, problemi di respirazione, distrazioni fisiche (prurito ecc.) sono ostacoli. I pensieri vanno trattati con indifferenza.

Per i primi mesi non superate

(prat. profonda) Provate a concentrarvi sull’area dell’amigdala, stimolandola. Immaginate di vedere e sentire da dentro la testa.

(prat. prof.) Porsi davanti un oggetto e osservarlo, anche ad occhi semichiusi dedicandovi continuamente attenzione. Finché non c’è separazione con l’oggetto (p. 115)

Negli stati meditativi le onde alfa e beta (correlate alla coscienza attiva nella vita di tutti i giorni) vengono inibite.

Le pratiche profonde producono una tranquillità superiore ad altri approcci.

Pratica guidata

Segue una linea di pensiero intenzionale che non lascia spazio ai pensieri indesiderati.

La pratica guidata è legata ad un proposito: a) un rapporto più stretto col supremo; b) irradiare gentilezza e amore verso un gruppo; c) assimilare il significato più profondo delle scritture; d) condividere la pace e l’armonia con tutti gli esseri senzienti; e) fare dell’anima uno specchio dell’io universale; ecc. E’ possibile utilizzare una sequenza di concetti o solo alcune semplici frasi sulle quali tornare ripetutamente, come un mantra dal significato preciso.

Approccio formale

può spaziare dalle preghiere tradizionali ai passaggi delle scritture, aimantra, alle meditazioni composte

Dopo centra-estendi-ascolta osservate il flusso di pensieri o parole che vi accompagnano ad es. verso il supremo Quando sarete profondamente rilassati,c ominciate ad ascoltare il suono della vostra voce che articola le parole che avete scelto.

Qualcuno potrebbe guidarvi durante i passaggi

Approccio informale

Vi permette di agire a ruota libera. Qui non avete  un insieme di parole definite formalmente da imparare e ricordare, ma solo un abbozzo, una mappa. Vi viene richiesto solo di seguire quella mappa al meglio delle vostre capacità mentre lasciate che i vostri pensieri vi portino dove vogliono.

Esempio: meditazione  buddhista legata alla gentilezza amorevole o metta. Una compassione amorevole che dapprima vi permette di accettarvi e poi di irradiare ad altri.

Centra-estendi-ascolta; poi osserva il sentimento d’amore che irradia dal chakra del petto; immaginate di sentire la vostra voce che articola frasi come “Possa io essere pieno di gentilezza amorevole. Possa io essere felice, in pace, e vivere con serenità.

La luce nel folklore della meditazione.

Centra-estendi-ascolta; poi osserva un immaginario  punto di luce di fronte a te con i pensieri che ti portano verso di esso. Tenendo presente questo punto di luce, lasciate che la vostra mente venga colmata da tutto ciò che si frappone tra voi e l’oggetto della vostra meditazione; sentite parole come: “Io sono un essere di luce. La mia natura è luce. La mia attenzione è concentrata su un puntino luminoso al centro della fronte”.

Se tutto è andato bene potete arrivare a 30 minuti

Pratica consapevole

Le pratiche consapevoli vi rendono cosciente contemporaneamente di più cose e vi fanno vivere nel presente

Se riuscite a essere consapevoli di ciò che accade, nel momento in cui accade, senza interferire o esserne coinvolti, vivete un’autentica rivelazione.

Le pratiche consapevoli vi collocano al centro di ogni esperienza e vi consentono di osservarla con chiarezza. In questo sono simili all’intuizione nel buddhismo o alla pratica vipassana.

a) La vostra attenzione deve portarvi ad includere più che escludere. La pratica consapevole abbraccia l’atto respiratorio nel suo complesso; b) invece di evitare le distrazioni le osservate con atteggiamento neutrale; c) C’è una differenza percettibile nel vostro livello di vigilanza (anche se teoricamente sembrerebbe non esserci)

L’ancoraggio contro eccessive distrazioni è il respiro

Le aree di esplorazione principali sono il corpo, le emozioni e la mente (stati mentali)

Centra-estendi-ascolta; assumete il ruolo dell’osservatore passivo del respiro

Per rendere più agevole la concentrazione, aggiungete delle parole: “uno, due…” contando i respiri

Per rendere più agevole la concentrazione osservate le diverse componenti della respirazione e nominatele man mano che si verificano

I pensieri estranei emergono e passano. Osservateli passivamente e lasciateli passare.

Con la pratica consapevole corpo e mente si trovano in uno stato di pace profonda mentre, anziché piacevolmente sonnolenti, come può capitare con le altre pratiche, conservate la piena consapevolezza di ciò che accade.

Dopo qualche settimana di attenzione al respiro, passate a ciò che percepiscono gli altri sensi

Centra-estendi-ascolta; osservate ogni sensazione fisica che richiama la vostra attenzione; oppure osservate ogni sensazione fisica man mano che si presenta, partando dalla testaper raggiungere la punta dei piedi

Come affrontare sensazioni di disagio (indolenzimento, formicolio…)

Successivamente si può passare ad osservare le emozioni. Non vi lasciate coinvolgere né cercate di cambiarle,approvarle o disapprovarle.

Centra-estendi-ascolta; Osservate ogni emozione che avvertite nel momento stesso in cui emerge

Successivamente osservate la mente. Osservate umori e condizioi della mente nel senso più generale del termine: una condizione pacifica, amorevole, inquieta, piacevole ecc. Non resistete; siate consapevoli della transitorietà degli stati mentali e del fatto che non sono necessariamente provocati da un evento esterno.

Centra-estendi-ascolta; osservate lo stato mentale nel quale vi trovate in questo momento

Successivamente osservate i pensieri

Centra-estendi-ascolta; osservate ogni pensiero che emerge e osservatelo anche mentre si allontana.

Pratica continuativa

Una pratica seguita per cinque anni rende molto sereni e felici

Portando totale consapevolezza a tutti gli aspetti della vostra giornata, le pratiche continuative vi pongono esattamente al centro di questo “ora” e vi consentono di vivere realmente ogni aspetto della vita e di assaporare ogni cosa che vedete, udite, gustate, toccate, provate e pensate.

Cominciamo col camminare: porsi al centro  del camminare e osservare questo atto con meraviglia.

Centra-estendi-ascolta; mentre camminate, osservate ogni passo nella sua completezza

Lo stesso metodo può applicarsi al surf, alla danza ecc.

Si può estendere questa attenzione a tutta la giornata, collocandovi al centro di tutto ciò che fate, quando lo fate, e osservandolo con mente aperta e stupore.

A questo punto, dopo una dozzina di esercizi diversi, la postura della ripetizione istantanea dovrebbe essere già associata alla tranquillità.

Estendete la meditazione anche a luoghi che sembrano inadatti: treno, luogo di lavoro, coda al supermercato

Metodi per superare gli ostacoli

Create un cuscinetto tra gli eventi (dedicate del tempo all’inizio e alla fine della pratica per entrare e uscire)

Camminate o fate esercizio fisico (usando la pratica continuativa)

Adottate la postura della ripetizione istantanea

Scegliete di contare il respiro

Tenete gli occhi leggermente aperti

C’è solo una cosa che si frappone tra voi e ciò che volete raggiungere: l’impazienza. Lasciatevi andare e siate parte del processo. Accantonate ogni sforzo, dimenticatevi delle aspettative

 

 

 

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La seconda parte del libro (“Libro B”) si occupa del lato trascendente o spirituale della meditazione, come mezzo per raggiungere l’appagamento spirituale quale che sia la forma prescelta. Se pensate che sia liberazione, risveglio, illuminazione, salvezza, essere con Dio o semplicemente sentirsi sollevati, nei capitoli seguenti scoprirete come raggiungerlo.

Una delle maggiori difficoltà nelle pratiche della quiete consiste nel voler attribuire un significato a ciò che accade. Ma la vita è inconoscibile, al di là dell’umana comprensione. Comunque, con le pratiche B è possibile capire o conoscere a un livello profondo e intuitivo.

La nostra comprensione della realtà deriva in un primo livello dai sensi; in un secondo livello dalla riflessione e dalla razionalità. Incontriamo il mistero quando raggiungiamo il livello di comprensione oltre il complesso corpo-mente. Questo livello si ottiene sospendendo il pensiero, l’analisi e le percezioni sensoriali.

Al terzo livello si incontra lo stato di ineffabilità: la comprensione o l’esperienza non possono essere elaborate mediante la ragione o la logica e non possono essere espresse dalle parole. Si comprende intuitivamente e non intellettualmente.

La reale comprensione si coglie quando si è in grado di accettare la verità di ciò che si sta vivendo. Accettare che una cosa sia come voi sapete che è. Questo fenomeno si chiama noesi.

Cercherete di opporre resistenza

Normalmente si pensa riferendo tutto a se stesso: “cosa ne penso io?”, “che effetto avrà su di me?” ecc. La trascendenza porta a elevarsi a disopra di questa visione limitata.

Come detto, il corpo influenza la mente, la mente influenza la coscienza, la coscienza influenza la quiete.

Esercizio: Mettetevi in posizione. Lasciate la frase in sospeso per un momento e e pensate a chi sta guardando questa pagina. O a chi sta guardando attraverso i vostri occhi. Intanto, riflettete su chi sta esercitando il pensiero. Riuscite a percepire chi sta riflettendo? Avvertite la presenza della coscienza oltre chi sta leggendo. Da dove viene?

Chi medita da tempo  e virtualmente tutti coloro che hanno avuto l’esperienza della trascendenza ritengono che la coscienza è la costituente fondamentale dell’universo e si manifesta in tutto ciò che sperimentiamo e che ci è familiare.

Nello stile di percezione normale siamo consapevoli della distinzione tra le cose, le analizziamo in parti, qualità, aspetti, relazioni. Invece nel lato B si è consapevoli della loro unità e interconnessione, del TUTTO. Non ci sono forme o concetti distinti. Non tempo e spazio, inizio, centro o fine.

Proseguendo nel lato B il subconscio non sarà più così nascosto. Il sonno e la veglia non saranno così separati.

Premesso che le fasi del percorso possono essere incontrate separatamente, contemporaneamente, possono passare senza averne la consapevolezza o coglierne le differenze, la prima è la perdita della consapevolezza del sé. Quando il dialogo interiore si interrompe è come se la mente e il corpo non esistessero più e si avverte un senso di dissolvimento in qualcosa di più grande.

Questa fase è seguita da un senso di superamento del tempo. Non capite se le fasi durano 10 secondi o 30 minuti. E sentite di avere tutto il tempo del mondo. Inoltre perdete la consapevolezza dello spazio. Forse lo spazio siete voi. Questo spazio vuoto, noto ai buddhisti, è ciò dal quale emerge il mondo materiale che osserviamo.

Quando superate la dissoluzione di tempo e spazio, tutto sembra in qualche modo collegato.Questo porta alle sensazioni di unità e unicità. Si è immersi in un sentimento di beatitudine o benedizione.

Si tratta di rimuovere le interferenze che oscuravano una coscienza che era stata sempre presente in quella forma, non di cambiare forma di coscienza.

Le pratiche A svilupperanno qualità spirituali (compassione, equilibrio ecc.)

Tutti i principali punti di vista si possono dividere in:

Pluralità

Materialismo

le cose stanno come appaiono ai nostri sensi. Parte del materialismo sono anche razionalismo, fisicalismo, ateismo ecc.

Dio unico

Si basa più sulla fede che sulla ragione. Sostiene l’esistenza di un dio separato in eterno dalla sua creazione. E’ conoscibile, ha qualità simili a quelle umane

Tutto

Universo divino

Tutto rientra in un’unica realtà che è in qualche modo divina. Panteismo.

Non-duale

Ogni cosa rientra nel tutto (come l’Universo divino) ma, facendo un passo avanti, afferma che ogni cosa dicui siamo consapevoli è una manifestazione della coscienza, dalle galassie al senso del sé

Storicamente le tradizioni meditative e mistiche sono orientate al Tutto. Nel corso dell’ultimo secolo la corrente non-duale ha attratto sempre più sostenitori non dediti alla meditazione

Se meditate da tempo e uno dei quadri di riferimento illustrati è conforme al vostro modo di vedere il mondo, siete pronti per fare un passo avanti. Se però avete ancora qualche incertezza, potete adottare un altro approccio,che vi permetterà di crearvi quel quadro di riferimento. Stiamo parlando dei fondamenti della verità spirituale. Si possono ricondurre a tre domande:

Qual è la Realtà assoluta?

E’ la verità o il principio soggiacente a tutto ciò che esiste. In funzione dell’interpretazione individuale il principio può essere correlato a una funzione naturale dell’universo, a un essere supremo o creatore a Brahma, al vuoto o alla coscienza pura. Qualsiasi spiegazione va al di lù della comprensione umana, ma in un certo senso è dato per assodato che tale principio esiste

Il filone della pluralità sostiene che a) non c’è un assoluto e la realtà è solo ciò che si può percepire; b) oppure la realtà assoluta è un dio conoscibile e antropomorfo

Il filone del tutto sostiene che la realtà assoluta sia: a) l’universo indivisibile, un altro nome di Dio; b) L’universo indivisibile che può essere scientificamente dimostrato ma che non ha nulla a che vedere con Dio; c) Il tutto trascendente e inconoscibile (Brahma o tutto ciò che esiste o la natura divina); c) Unospazio vuoto indifferenziato

Qual è l’essenza del sé?

Nei momenti di trascendenza sentite che l’io non si limita a una combinazione di corpo,mente e personalità, ma è infinitamente di più o di meno. Un cristiano si crede un essere spirituale, un’anima con un sistema corpo-mente. Un buddhista crede che il sé individuale sia un’illusione e pensa di essere un “non-sé”. Un materialista convinto sostiene che non ci sia niente oltre i sensi.

Il filone della pluralità sostiene che “io sono separato dal resto del mondo”: a) tutte le opinioni sul sé sono attività cerebrali elettro-chimiche; b) oppure il sé è un’entità spirituale indipendente o anima

Il filone del tutto sostiene che “Io sono parte integrante del tutto” e afferma che il sé è: a) Una parte indivisibile da tutto ciò che esiste e descrivibile come energia o coscienza; b) uno con tutto il resto – forse la coscienza – ma con qualità individuali; c) Un’illusione: esiste solo il vuoto.

Bhagavan Sri Ramana Maharshi ha insegnato un sistema di autoindagine finalizzato all’esplorazione della natura dell’esistenza. Il suo punto di partenza è che ogni essere umano può asserire: “io esisto”. Poi si cerca di definire cos’è “io”. Quando scompare l’ultimo pensiero il processo porta all’intuizione della natura della realtà

Come dovrei vivere la mia vita?

Postura; Centra-estendi-Ascolta; Osservate i punto di origine del pensiero dell’Io. Quando la vostra attenzione è concentrata e vi sentite al centro del vostro respiro, chiedetevi con un senso vero di apertura alla scoperta: “Chi sono io?”. Questa domanda attiva un processo la cui logica è fondamentalmente la seguente: parto sapendo che io sono la fonte della mia consapevolezza. Tutto ciò di cui sono cosciente – ogni pensiero, concetto, credenza, osservazione e ispirazione – esiste all’interno della mia consapevolezza. E’ impossibile per qualsiasi cosa rientri in quel campo essere “Io” altrimenti  della mia consapevolezza sarebbe qualcos’altro. Come se una macchina fotografica scattasse una foto a se stessa. Se trovate questo percorso troppo astratto potete rivolgere il flusso dei vostri pensieri a qualcosa di più tangibile: “Tutti i miei sensi terreni dicono che l’io deve trovarsi all’interno di quell’organismo che chiamo “me”. Questo ha senso. Sembra logico. Ma si tratta della totalità dell’oranismo o di una parte di esso?”

Ricordate, l’io non può essere qualcosa di cui siete consapevoli. Siete consapevoli del vostro corpo fisico; dei vostri sensi; della vostra personalità, che col mio intelletto e il mio corpo fisico fa di me ciò che sono. Quindi neanch’essa può essere l’io.

“Sono consapevole del mio corpo fisico, quindi non può essere l’io; sono consapevole dei sensi, quindi non possono essere l’io; sono consapevole della personalità e dell’intelletto; sono consapevole del mio cervello; sono consapevole dei miei pensieri”

Si arriva infine alla mente; nella meditazione profonda e nell’assenza di pensiero si è consapevoli della mente e della coscienza. Questo significa che c’è un “Io” ben oltre la mente.

Alcuni si fermano all’anima; altri dicono “Io ho un’anima” e quindi l’io sfugge ancora. Contemplando il pensiero “io ho un’anima” cominciate a capire che quando la mente esplora senza sosta la sua natura, dopo aver negato tutti i passaggi intermedi esposti fin qui, arriva al punto in cui non esiste più la mente, non esiste un’animaindipendente e non esiste neppure il pensiero dell’Io. Siete arrivati ad un luogo di puro silenzio, pura coscienza. Comprendete che l’io coincide con il sé universale: il sé è tutto, il mondo, l’universo, Dio e gli dei. Il sé è consapevolezza immediata, definita come esistenza infinita, coscienza infinita, beatitudine infinita. Ora comprendete che il sé è solo una manifestazione della coscienza. L’io è un’illusione, e questo può portarvi a concludere che l’intera esistenza sia uno spazio vuoto.

Per rispondere alla domanda “Come dovrei vivere la mia vita?” procedete con le pratiche della quiete e lasciate che le risposte vengano da sole.

Arrivati alla quiete potete imboccare tre vie:

La via neutrale prevede che la meditazione  sia completamente incondizionata, senza aspettative; vi limitate a praticarla finché non ricevete l’illuminazione

La via strutturata  prevede l’uso di una strategia specifica per spianare la strada alla coscienza. Procedete metodicamente scansando i trucchi dei sensi, della psicologia e dei concetti per riuscire a osserare ogni cosa con chiarezza e obiettività. La maggior parte delle pratiche consapevoli opera in questo modo

La via condizionata richiede un’idea abbastanza precisa della realtà assoluta – almeno in senso filosofico – che vi consenta  di usare la pratica come tramite per una comprensione più completa. Gli ambienti mistici es. gli ashram, sono strutturati per operare un pesante condizionamento, con i miti ecc.

Scorciatoia per intensificare la pratica. Tenete presente il punto di arrivo (una definizione abbozzata della realtà assoluta) quindi abbandonatevi al processo e lasciate che siano il subconscio o l’intuito a condurvi al traguardo..

Attribuite alla vostra seduta di quiete un punto di partenza (il sé), un punto di arrivo (incontro tra sé e assoluto) e un processo intermedio (la pratica della quiete)

La pratica guidata infinita

Data la visione che avete del sé e della sua essenza spirituale (es. l’assoluto è Dio) potete utilizzare questi punti come partenza e arrivo

Postura di quiete; centra-estendi-ascolta; Osservate un flusso di pensieri che vi porta (porta la vostra anima) verso un immaginario punto di luce, verso il supremo. Mentre la vostra attenzione si riempie del suono del vostro respiro, abbiate bene in mente il soggetto che sta meditando. Siate consapevoli di voi stessi come anima; indi dirigete gradualmente  l’attenzione verso il supremo. Procedete dicendo: “questo non è me; quest’altro non è me etc.” Man mano che procedete il senso dell’umanità rimane dietro di voi. Andate oltre il pensiero.

E’ possibile andare con la pratica guidata molto oltre questo cauto e generico flusso di pensieri. Eckart sottolineava l’unità dell’anima con Dio con la frase: “L’occhio dal quale io vedo Dio è lo stesso occhio da cui Dio mi vede”. Nella pratica seguente si attua un monologo tratto dai suoi sermoni

Postura di quiete; centra-estendi-ascolta; Partecipate con la vostra anima alla ricerca del supremo, osservando un flusso di  di suggestioni basate sulle parole dei sermoni di Eckart.

Questo approccio si adatta ad una visione teista (Dio e anima entità separate) ma anche alla sensazioni di unità che emergono nei livelli più profondi della meditazione. Questo tipo di approccio può essere usato per ampliare la vostra pratica finché non raggiungete uno stato continuativo di coscienza dio-anima.

Pratica consapevole infinita

Le pratiche consapevoli di cui abbiamo parlato nel libro A sono pensate per esplorare ciò che accade nella nostra vita nel momento in cui accade, con completa obiettività. Si scopre che: a) la vita di tutti i giorni è in costante cambiamento; b) Le cose non sono quello che sembrano. Non appena addestrate l’attenzione (es. col respiro) ve ne rendete conto (es. col respiro).

Una volta consapevoli di questo flusso incessante (il respiro, le emozioni, i pensieri, la condizione mentale, il disagio e il dolore, il tempo, il paesaggio, le galassie) cominciamo ad avvertire le interconnessioni del tutto. Nulla è permanente. Ogni cosa emerge, si attenua, quindi assume una forma diversa.

Ad un certo punto cogliete il concetto dell’impermanenza

La pratica consapevole infinita intende dirigere la vostra consapevolezza verso l’area più estesa del vostro corpo fisico – lo spazio vuoto che identificate con voi stessi – per rivelare la soggiacente mancanza di materialità.

Nel seguente esercizio il punto di partenza è il sé così come lo concepite:corpo-mente-personalità. Il punto di arrivo è il momento in cui riuscite a vedere al di là di questa illusione

Postura di quiete; centra-estendi-ascolta; Osservate lo spazio vuoto che costituisce il sé “fisico”. Portate la vostra attenzione a livelli sempre più microscopici. Superato lo spazio tra le cellule arrivate allo spazio vuoto in sé.

Più acquisite familiarità con questa mancanza di separatezza del corpo fisico e rimanete al centro di questa consapevolezza, più vi rendete conto che tutte le parti del vostro organismo che chiamate “me” consistono di spazio vuoto.

Pratica profonda infinita

Tutte le pratiche della quiete sono pensate per portarvi oltre ciò che la coscienza sperimenta – le cose di cui siete consapevoli – verso la coscienza in sé. Nella meditazione oggetto e osservatore si fondono; si è consapevoli a livello intuitivo dell’unità di tutte le cose.

Andate oltre il suono del respiro per arrivare allo stato di fondo di assenza di suono, al sottofondo di quiete. Andate oltre i rumori vicini o lontani, oltre il rumore d’ambiente, verso lo spazio sottostante dal quale emergono.

Il punto di arrivo di questa meditazione è la visione della realtà fisica come sostenuta dall’essenza unica universale, che non comprende solo ciò che è manifesto ma anche ciò che non lo è. In superficie è l’opposto del vuoto della pratica consapevole infinita. Qui consideriamo il tutto o l’intero, laddove prima c’era il vuoto.

Postura di quiete; centra-estendi-ascolta; Osservate lo spazio vuoto (ciò che non è manifesto) dietro i suoni. Estendete la portata dell’udito periferico, prestate attenzione a rumori sempre più distanti, lasciandoli esistere nel campo dell’udito che si estende sempre di più. Alla fine il vostro udito si estende in ogni direzione. Più lontano c’è qualcosa che raramente sentiamo: il rumore ambientale, la base da cui scaturiscono i singoli suoni. Estendendo ancora l’udito sicolgono dei vuoti nel rumore ambientale. E’ oltre quei vuoti che concentrate la vostra attenzione. L’area del non-suono. Del non.pensiero. Il sottofondo di quiete.

In tutto il libro abbiamo usato una metafora sonora, ma forse siete ronti per guardare alla natura stessa del pensiero. Invece di concentrarvi sui suoni, concentratevi sui pensieri. O sull’assenza di pensiero. Accettate i pensieri senza far nulla per ignorarli o evitarli, perché non vi concentrate su di loro, ma sulla vastità infinita di non-pensiero che sta dietro ad essi.

Quando si verificano, i momenti di coscienza ininterrotta e beata passano velocemente, al punto che potreste non notarli per settimane.

Infine il respiro scompare. E’ oltre i vostri sensi. Il pensiero scompare. Il sé distinto scompare. C’è solo lo sfondo e il non-suono e il non-pensiero. Questa è la pura consapevolezza. Questa è la quiete.

Pratica continuativa infinita

Postura di quiete; centra-estendi-ascolta; osservate ciò che state facendo in questo momento. Partecipate pienamente ma continuate ad osservare. Quando vi dedicate al presente senza analisi o confronti sperimentate spontaneamente gli aspetti più belli della vita: pace, amore, compassione, felicità, tolleranza, appagamento ed equilibrio. Portando la vostra completa consapevolezza su tutto ciò che fate, potete essere al centro esatto delmomento per tutta la giornata. La prossima volta che bevete un tè, stirate una camicia, fate l’amore o gli straordinari, portate lo stesso senso di novità e di scoperta in ciò che fate. Sarete sorpresi da ciò che vi si disvelerà. Sarete al centro del flusso della vita, assorbiti totalmente anche dalla più banale delle attività.

Anche se il libro B è una guida per raggiungere da soli l’illuminazione, avere un insegnante in qualsiasi punto del cammino potrebbe essere importante.

L’illuminazione non è altro che capire che tutto ciò che esiste è la quiete. Tutto emerge dalla quiete e a essa fa ritorno. Quello che siete e tutto ciò che percepite e potete immaginare ne sono una manifestazione.