Paul Wilson, La
Quiete |
La quiete è lo spazio che, nel silenzio, si percepisce tra i
suoni, i pensieri, le esperienze. E’ un luogo quieto dentro di noi, molto in
profondità
Qualcuno riesce a raggiungere la quiete pensando a un luogo
o a un’esperienza. Un’esperienza estrema vi porta fuori di voi stessi e produce
intensi sentimenti di benessere e felicità. Per un momento ogni cosa sembre al posto giusto e voi
sentite di far parte di qualcosa di molto più grande.
Esercizio: Dedicare qualche momento al ricordo di un luogo o
di un essere umano all’origine della sensazione che ogni cosa fosse al suo
posto e di essere profondamenti rilassati e in pace. Cercare di ricordare con
tutti i sensi.
In un posto tranquillo, smettete di ascoltare i singoli
suoni: ascoltate ciò che c’è dietro. E’ necessario un notevole scarto di
consapevolezza per accorgersi di ciò che non c’è. Vi rendete conto che la
caratteristica distintiva di questo
luogo non sono il suo isolamento, il caldo o l’aridità: è lo spazio. A
questo punto udrete i singoli suoni come forme in rilievo, mentre siete
consapevoli di ciò che si trova al disotto dei singoli suoni. E’ ciò che noi
chiamiamo il sottofondo di quiete.
Dobbiamo creare inneschi per la quiete: associazioni
pavloviane con posture ecc. Ponendo le mani con il dorso dell’una nel palmo
dell’altra, cercando di avvertire la rilassatezza che si diffonde. Per
potenziarne l’effetto, facciamo concentrare l’emisfero destro del cervello
sulla mano sinistra, focalizzandoci finché non saremo consapevoli solo di
questa situazione. Infine, sorridiamo.
La meditazione viene praticata per ottenere adattamento,
esplorazione (del proprio io), trascendenza.
Dalla meditazione si ricavano cinque benefici terreni: pace,
lucidità, stabilità, leggerezza, benessere. Pace: da un lato ci si distacca da
sé, dall’altro ci si sente parte del tutto. Stabilità: si verificano
cambiamenti encefalici e encefalografici. Benessere: viene stimolato il
parasimpatico.
Le tecniche della quiete realizzano il silenzio interiore,
generano immediatezza (fanno vivere nel presente, senza preoccupazioni per
passato e futuro)
Le pratiche della quiete: a) rendono più profonda la vostra
esperienza spirituale; b) vi aiutano a liberarvi di miti e illusioni che avete
coltivato sin dall’infanzia; c) portano ad uno stato di coscienza trascendente.
Ritagliare una pratica regolare allena la mente ad avere una
relazione duratura con la quiete. Dopo qualche settimana quasi tutti avvertono
una sensazione di sicurezza e appagamento.
Si riducono le attività nelle aree cerebrali correlate ad
attività quotidiane, quali il lavoro e il pensiero. Si incrementano le aree del
cervello correlate al rilassamento, alla prospettiva olistica, all’intuizione e
alla consapevolezza di sé.
Un primo sforzo è cercare di lasciare che le cose accadano
seguendo il proprio ritmo, liberandovi dal bisogno di gestire ciò che vi
aspetta. Senza sforzo, senza analisi e senza aspettative
In tutte le pratiche di meditazione il corpo influisce sulla
mente, la mente sulla coscienza e la coscienza rivela lo spirito o la Quiete.
Tutti gli approcci meditativi portano all’assenza di
pensiero, quantomeno discorsivo.
Le pratiche della Quiete prevedono due componenti distinte:
una correlata al mondo fisico e l’altra alla sfera spirituale. Queste due componenti
o poli sono spesso conglobate in un unico oggetto di discussione o di studio.
Questo genera molti equivoci perché, sebbene siano interdipendenti, non hanno
nulla in comune.
Ci sono tre pratiche per la quiete: a) pratica profonda:
focalizza l’attenzione su un singolo oggetto, azione, sentimento, parola, frase
o immagine; b) pratica guidata: conduce l’attenzione lungo un percorso ben preciso. E’ simile alla
prima ma implica l’uso intenzionale del pensiero. Può essere autodiretta –
ossia basata su pensieri che formulate o prendete in considerazione
autonomamente, o seguire le indicazioni di un’altra persona. Si può
paragonare alla preghiera spontanea, ad
alcuni aspeti del tantra, alle meditazioni sui nomi della divinità, sui
mandala, le scritture, alla contemplazione di avvenimenti storici come la via
crucis, alle meditazioni buddhiste legate alla gentilezza amorevole. c) Pratica
consapevole: comincia concentrandocisi su un aspetto del nostro essere –
respiro, sensazioni corporee, emozioni, stati mentali, pensieri – senza
giudicarli o analizzarli.
Con la pratica vengono potenziate le parti del cervello
collegate alla felicità e all’entusiasmo. L’attività delle onde cerebrali può
essere sviluppata in permanenza grazie alla pratica della meditazione.I cambiamenti
più pronunciati si verificano dopo 5000 ore e più di pratica, ma dopo pochi
mesi posono essere notate delle variazioni.
Stendetevi e respirate con l’addome. Esercitatevi per un
minuto o due la mattina quando vi svegliate. Ispirate contando fino a quattro
ed espirate contando fino a quattro. Rivolgete l’attenzione alla respirazione.
Tecnica “centra-estendi-ascolta”: a) seduti, centrare
espirando, percependo i tre punti di appoggio del piede e centrando la spina
dorsale; b) estendere, mettendo gli occhi fuori fuoco e passando dalla visione
foveale a quella laterale; c) ascoltare, prima un suono, poi in senso figurato.
▸
Pratica profonda
L’ascolto chiuso si ottiene concentrandosi
sull’espirazione per interrompere la subvocalizzazione inconscia dei pensieri e
il dialogo interiore. L’ascolto esteso attiva l’ascolto periferico:
concentratevi su un suono il più lontano possibile e immaginate di raggiungere
la fonte del suono.
Cercate di ritagliarvi una pausa anche di
qualche minuto per attuare il centra-estendi-ascolta. Cercate di ripeterlo
regolarmente alla stessa ora qualche minuto.
A seconda di quale delle tre pratiche
utilizzate, dopo il centra-estendi-ascolta: a) osserva il tuo respiro (pratica
profonda); b) osserva il tuo flusso di pensiero (pratica guidata); c) osserva
ciò che accade in questo momento (pratica consapevole)
L’esercizio va effettuato concentrandosi sul
presente, abolendo la durata.
Scegliete un luogo di meditazione che sia sempre
lo stesso, con cuscini, panche seiza da meditazione zen e tappetini imbottiti
Tre posture: loto, seiza (su un cuscino e non
con i piedi sulla curva delle ginocchia), seduti. In tutte e tre occorre essere
eretti.
13 minuti alla volta per cominciare.
a) Fase del rilassamento e preparazione; b) Fase
di assestamento o passaggio allo stato meditativo; c) Ci sono dei soprassalti
(“cosa sto facendo?”); d) Si arriva allo stato meditativo.
Si comincia col centra-estendi-ascolta (2
minuti), poi con l’osservazione, ossia la pratica in sé (10 minuti) e poi il
minuto finale quando non si fa nulla e si gode il rilassamento.
Pratica della quiete n. 1 (profonda):
osservatevi inspirare (pensate: “uno”) e espirare (“due”)
Dopo 6 mesi noterete miglioramenti. Dopo 5 anni
sarete cambiati. Alla fine potremo rispondere a domande come: “perché mi trovo
qui?”, “Come dovrei vivere?”, “Come posso ottenere una felicità duratura?”
Aspettative, impazienza, pensieri, stanchezza,
problemi di respirazione, distrazioni fisiche (prurito ecc.) sono ostacoli. I
pensieri vanno trattati con indifferenza.
Per i primi mesi non superate
(prat. profonda) Provate a concentrarvi
sull’area dell’amigdala, stimolandola. Immaginate di vedere e sentire da dentro
la testa.
(prat. prof.) Porsi davanti un oggetto e
osservarlo, anche ad occhi semichiusi dedicandovi continuamente attenzione.
Finché non c’è separazione con l’oggetto (p. 115)
Negli stati meditativi le onde alfa e beta
(correlate alla coscienza attiva nella vita di tutti i giorni) vengono inibite.
Le pratiche profonde producono una tranquillità
superiore ad altri approcci.
▸ Pratica guidata
Segue una linea di pensiero intenzionale che non
lascia spazio ai pensieri indesiderati.
La pratica guidata è legata ad un proposito: a)
un rapporto più stretto col supremo; b) irradiare gentilezza e amore verso un
gruppo; c) assimilare il significato più profondo delle scritture; d)
condividere la pace e l’armonia con tutti gli esseri senzienti; e) fare
dell’anima uno specchio dell’io universale; ecc. E’ possibile utilizzare una
sequenza di concetti o solo alcune semplici frasi sulle quali tornare
ripetutamente, come un mantra dal significato preciso.
▸
Approccio formale
può spaziare dalle preghiere tradizionali ai
passaggi delle scritture, aimantra, alle meditazioni composte
Dopo centra-estendi-ascolta osservate il flusso
di pensieri o parole che vi accompagnano ad es. verso il supremo Quando sarete
profondamente rilassati,c ominciate ad ascoltare il suono della vostra voce che
articola le parole che avete scelto.
Qualcuno potrebbe guidarvi durante i passaggi
▸
Approccio informale
Vi permette di agire a ruota libera. Qui non
avete un insieme di parole definite
formalmente da imparare e ricordare, ma solo un abbozzo, una mappa. Vi viene
richiesto solo di seguire quella mappa al meglio delle vostre capacità mentre
lasciate che i vostri pensieri vi portino dove vogliono.
Esempio: meditazione buddhista legata alla gentilezza amorevole o
metta. Una compassione amorevole che dapprima vi permette di accettarvi e poi
di irradiare ad altri.
Centra-estendi-ascolta; poi osserva il
sentimento d’amore che irradia dal chakra del petto; immaginate di sentire la
vostra voce che articola frasi come “Possa io essere pieno di gentilezza
amorevole. Possa io essere felice, in pace, e vivere con serenità.
La luce nel folklore della meditazione.
Centra-estendi-ascolta; poi osserva un
immaginario punto di luce di fronte a te
con i pensieri che ti portano verso di esso. Tenendo presente questo punto di
luce, lasciate che la vostra mente venga colmata da tutto ciò che si frappone
tra voi e l’oggetto della vostra meditazione; sentite parole come: “Io sono un
essere di luce. La mia natura è luce. La mia attenzione è concentrata su un
puntino luminoso al centro della fronte”.
Se tutto è andato bene potete arrivare a 30
minuti
▸
Pratica consapevole
Le pratiche consapevoli vi rendono cosciente
contemporaneamente di più cose e vi fanno vivere nel presente
Se riuscite a essere consapevoli di ciò che
accade, nel momento in cui accade, senza interferire o esserne coinvolti,
vivete un’autentica rivelazione.
Le pratiche consapevoli vi collocano al centro
di ogni esperienza e vi consentono di osservarla con chiarezza. In questo sono
simili all’intuizione nel buddhismo o alla pratica vipassana.
a) La vostra attenzione deve portarvi ad
includere più che escludere. La pratica consapevole abbraccia l’atto
respiratorio nel suo complesso; b) invece di evitare le distrazioni le
osservate con atteggiamento neutrale; c) C’è una differenza percettibile nel
vostro livello di vigilanza (anche se teoricamente sembrerebbe non esserci)
L’ancoraggio contro eccessive distrazioni è il
respiro
Le aree di esplorazione principali sono il
corpo, le emozioni e la mente (stati mentali)
Centra-estendi-ascolta; assumete il ruolo
dell’osservatore passivo del respiro
Per rendere più agevole la concentrazione,
aggiungete delle parole: “uno, due…” contando i respiri
Per rendere più agevole la concentrazione
osservate le diverse componenti della respirazione e nominatele man mano che si
verificano
I pensieri estranei emergono e passano.
Osservateli passivamente e lasciateli passare.
Con la pratica consapevole corpo e mente si trovano
in uno stato di pace profonda mentre, anziché piacevolmente sonnolenti, come
può capitare con le altre pratiche, conservate la piena consapevolezza di ciò
che accade.
Dopo qualche settimana di attenzione al respiro,
passate a ciò che percepiscono gli altri sensi
Centra-estendi-ascolta; osservate ogni
sensazione fisica che richiama la vostra attenzione; oppure osservate ogni
sensazione fisica man mano che si presenta, partando dalla testaper raggiungere
la punta dei piedi
Come affrontare sensazioni di disagio
(indolenzimento, formicolio…)
Successivamente si può passare ad osservare le
emozioni. Non vi lasciate coinvolgere né cercate di cambiarle,approvarle o
disapprovarle.
Centra-estendi-ascolta; Osservate ogni emozione
che avvertite nel momento stesso in cui emerge
Successivamente osservate la mente. Osservate
umori e condizioi della mente nel senso più generale del termine: una
condizione pacifica, amorevole, inquieta, piacevole ecc. Non resistete; siate
consapevoli della transitorietà degli stati mentali e del fatto che non sono
necessariamente provocati da un evento esterno.
Centra-estendi-ascolta; osservate lo stato
mentale nel quale vi trovate in questo momento
Successivamente osservate i pensieri
Centra-estendi-ascolta; osservate ogni pensiero
che emerge e osservatelo anche mentre si allontana.
▸
Pratica continuativa
Una pratica seguita per cinque anni rende molto
sereni e felici
Portando totale consapevolezza a tutti gli
aspetti della vostra giornata, le pratiche continuative vi pongono esattamente
al centro di questo “ora” e vi consentono di vivere realmente ogni aspetto
della vita e di assaporare ogni cosa che vedete, udite, gustate, toccate,
provate e pensate.
Cominciamo col camminare: porsi al centro del camminare e osservare questo atto con meraviglia.
Centra-estendi-ascolta; mentre camminate,
osservate ogni passo nella sua completezza
Lo stesso metodo può applicarsi al surf, alla
danza ecc.
Si può estendere questa attenzione a tutta la
giornata, collocandovi al centro di tutto ciò che fate, quando lo fate, e
osservandolo con mente aperta e stupore.
A questo punto, dopo una dozzina di esercizi
diversi, la postura della ripetizione istantanea dovrebbe essere già associata
alla tranquillità.
Estendete la meditazione anche a luoghi che
sembrano inadatti: treno, luogo di lavoro, coda al supermercato
▸
Metodi per superare gli ostacoli
▸
Create un cuscinetto tra gli eventi (dedicate
del tempo all’inizio e alla fine della pratica per entrare e uscire)
▸
Camminate o fate esercizio fisico (usando la
pratica continuativa)
▸
Adottate la postura della ripetizione istantanea
▸
Scegliete di contare il respiro
▸
Tenete gli occhi leggermente aperti
C’è solo una cosa che si frappone tra voi e ciò
che volete raggiungere: l’impazienza. Lasciatevi andare e siate parte del
processo. Accantonate ogni sforzo, dimenticatevi delle aspettative
– o
– o –
o – o –
La seconda parte del libro (“Libro B”) si occupa
del lato trascendente o spirituale della meditazione, come mezzo per
raggiungere l’appagamento spirituale quale che sia la forma prescelta. Se
pensate che sia liberazione, risveglio, illuminazione, salvezza, essere con Dio
o semplicemente sentirsi sollevati, nei capitoli seguenti scoprirete come
raggiungerlo.
Una delle maggiori difficoltà nelle pratiche
della quiete consiste nel voler attribuire un significato a ciò che accade. Ma
la vita è inconoscibile, al di là dell’umana comprensione. Comunque, con le
pratiche B è possibile capire o conoscere a un livello profondo e intuitivo.
La nostra comprensione della realtà deriva in un
primo livello dai sensi; in un secondo livello dalla riflessione e dalla
razionalità. Incontriamo il mistero quando raggiungiamo il livello di
comprensione oltre il complesso corpo-mente. Questo livello si ottiene
sospendendo il pensiero, l’analisi e le percezioni sensoriali.
Al terzo livello si incontra lo stato di ineffabilità: la comprensione o
l’esperienza non possono essere elaborate mediante la ragione o la logica e non
possono essere espresse dalle parole. Si comprende intuitivamente e non
intellettualmente.
La reale comprensione si coglie quando si è in
grado di accettare la verità di ciò che si sta vivendo. Accettare che una cosa
sia come voi sapete che è. Questo fenomeno si chiama noesi.
Cercherete di opporre resistenza
Normalmente si pensa riferendo tutto a se
stesso: “cosa ne penso io?”, “che effetto avrà su di me?” ecc. La trascendenza
porta a elevarsi a disopra di questa visione limitata.
Come detto, il corpo influenza la mente, la
mente influenza la coscienza, la coscienza influenza la quiete.
Esercizio: Mettetevi in posizione. Lasciate la
frase in sospeso per un momento e e pensate a chi sta guardando questa pagina.
O a chi sta guardando attraverso i vostri occhi. Intanto, riflettete su chi sta
esercitando il pensiero. Riuscite a percepire chi sta riflettendo? Avvertite la
presenza della coscienza oltre chi sta leggendo. Da dove viene?
Chi medita da tempo e virtualmente tutti coloro che hanno avuto
l’esperienza della trascendenza ritengono che la coscienza è la costituente
fondamentale dell’universo e si manifesta in tutto ciò che sperimentiamo e che
ci è familiare.
Nello stile di percezione normale siamo
consapevoli della distinzione tra le cose, le analizziamo in parti, qualità,
aspetti, relazioni. Invece nel lato B si è consapevoli della loro unità e
interconnessione, del TUTTO. Non ci sono forme o concetti distinti. Non tempo e
spazio, inizio, centro o fine.
Proseguendo nel lato B il subconscio non sarà
più così nascosto. Il sonno e la veglia non saranno così separati.
Premesso che le fasi del percorso possono essere
incontrate separatamente, contemporaneamente, possono passare senza averne la
consapevolezza o coglierne le differenze, la prima è la perdita della
consapevolezza del sé. Quando il dialogo interiore si interrompe è come se la
mente e il corpo non esistessero più e si avverte un senso di dissolvimento in
qualcosa di più grande.
Questa fase è seguita da un senso di superamento
del tempo. Non capite se le fasi durano 10 secondi o 30 minuti. E sentite di
avere tutto il tempo del mondo. Inoltre perdete la consapevolezza dello spazio.
Forse lo spazio siete voi. Questo spazio vuoto, noto ai buddhisti, è ciò dal
quale emerge il mondo materiale che osserviamo.
Quando superate la dissoluzione di tempo e
spazio, tutto sembra in qualche modo collegato.Questo porta alle sensazioni di
unità e unicità. Si è immersi in un sentimento di beatitudine o benedizione.
Si tratta di rimuovere le interferenze che
oscuravano una coscienza che era stata sempre presente in quella forma, non di
cambiare forma di coscienza.
Le pratiche A svilupperanno qualità spirituali
(compassione, equilibrio ecc.)
▸
Tutti i principali punti di vista si possono
dividere in:
▸
Pluralità
▸
Materialismo
le cose stanno come appaiono ai nostri sensi.
Parte del materialismo sono anche razionalismo, fisicalismo, ateismo ecc.
▸
Dio unico
Si basa più sulla fede che sulla ragione.
Sostiene l’esistenza di un dio separato in eterno dalla sua creazione. E’
conoscibile, ha qualità simili a quelle umane
▸
Tutto
▸
Universo divino
Tutto rientra in un’unica realtà che è in
qualche modo divina. Panteismo.
▸
Non-duale
Ogni cosa rientra nel tutto (come l’Universo
divino) ma, facendo un passo avanti, afferma che ogni cosa dicui siamo
consapevoli è una manifestazione della coscienza, dalle galassie al senso del
sé
Storicamente le tradizioni meditative e mistiche
sono orientate al Tutto. Nel corso dell’ultimo secolo la corrente non-duale ha
attratto sempre più sostenitori non dediti alla meditazione
▸
Se meditate da tempo e uno dei quadri di
riferimento illustrati è conforme al vostro modo di vedere il mondo, siete
pronti per fare un passo avanti. Se però avete ancora qualche incertezza,
potete adottare un altro approccio,che vi permetterà di crearvi quel quadro di
riferimento. Stiamo parlando dei fondamenti della verità spirituale. Si possono
ricondurre a tre domande:
▸
Qual è la Realtà assoluta?
E’ la verità o il principio soggiacente a tutto
ciò che esiste. In funzione dell’interpretazione individuale il principio può
essere correlato a una funzione naturale dell’universo, a un essere supremo o
creatore a Brahma, al vuoto o alla coscienza pura. Qualsiasi spiegazione va al
di lù della comprensione umana, ma in un certo senso è dato per assodato che tale
principio esiste
Il filone della pluralità sostiene che a) non
c’è un assoluto e la realtà è solo ciò che si può percepire; b) oppure la
realtà assoluta è un dio conoscibile e antropomorfo
Il filone del tutto sostiene che la realtà
assoluta sia: a) l’universo indivisibile, un altro nome di Dio; b) L’universo
indivisibile che può essere scientificamente dimostrato ma che non ha nulla a
che vedere con Dio; c) Il tutto trascendente e inconoscibile (Brahma o tutto
ciò che esiste o la natura divina); c) Unospazio vuoto indifferenziato
▸
Qual è l’essenza del sé?
Nei momenti di trascendenza sentite che l’io non
si limita a una combinazione di corpo,mente e personalità, ma è infinitamente
di più o di meno. Un cristiano si crede un essere spirituale, un’anima con un
sistema corpo-mente. Un buddhista crede che il sé individuale sia un’illusione
e pensa di essere un “non-sé”. Un materialista convinto sostiene che non ci sia
niente oltre i sensi.
Il filone della pluralità sostiene che “io sono
separato dal resto del mondo”: a) tutte le opinioni sul sé sono attività
cerebrali elettro-chimiche; b) oppure il sé è un’entità spirituale indipendente
o anima
Il filone del tutto sostiene che “Io sono parte
integrante del tutto” e afferma che il sé è: a) Una parte indivisibile da tutto
ciò che esiste e descrivibile come energia o coscienza; b) uno con tutto il
resto – forse la coscienza – ma con qualità individuali; c) Un’illusione:
esiste solo il vuoto.
Bhagavan Sri Ramana Maharshi ha insegnato un
sistema di autoindagine finalizzato all’esplorazione della natura
dell’esistenza. Il suo punto di partenza è che ogni essere umano può asserire:
“io esisto”. Poi si cerca di definire cos’è “io”. Quando scompare l’ultimo
pensiero il processo porta all’intuizione della natura della realtà
▸
Come dovrei vivere la mia vita?
▸
Postura; Centra-estendi-Ascolta; Osservate i
punto di origine del pensiero dell’Io. Quando la vostra attenzione è
concentrata e vi sentite al centro del vostro respiro, chiedetevi con un senso
vero di apertura alla scoperta: “Chi sono io?”. Questa domanda attiva un
processo la cui logica è fondamentalmente la seguente: parto sapendo che io
sono la fonte della mia consapevolezza. Tutto ciò di cui sono cosciente – ogni
pensiero, concetto, credenza, osservazione e ispirazione – esiste all’interno
della mia consapevolezza. E’ impossibile per qualsiasi cosa rientri in quel
campo essere “Io” altrimenti della mia
consapevolezza sarebbe qualcos’altro. Come se una macchina fotografica scattasse
una foto a se stessa. Se trovate questo percorso troppo astratto potete
rivolgere il flusso dei vostri pensieri a qualcosa di più tangibile: “Tutti i
miei sensi terreni dicono che l’io deve trovarsi all’interno di quell’organismo
che chiamo “me”. Questo ha senso. Sembra logico. Ma si tratta della totalità
dell’oranismo o di una parte di esso?”
Ricordate, l’io non può essere qualcosa di cui
siete consapevoli. Siete consapevoli del vostro corpo fisico; dei vostri sensi;
della vostra personalità, che col mio intelletto e il mio corpo fisico fa di me
ciò che sono. Quindi neanch’essa può essere l’io.
“Sono consapevole del mio corpo fisico, quindi
non può essere l’io; sono consapevole dei sensi, quindi non possono essere
l’io; sono consapevole della personalità e dell’intelletto; sono consapevole del
mio cervello; sono consapevole dei miei pensieri”
Si arriva infine alla mente; nella meditazione
profonda e nell’assenza di pensiero si è consapevoli della mente e della
coscienza. Questo significa che c’è un “Io” ben oltre la mente.
Alcuni si fermano all’anima; altri dicono “Io ho
un’anima” e quindi l’io sfugge ancora. Contemplando il pensiero “io ho
un’anima” cominciate a capire che quando la mente esplora senza sosta la sua
natura, dopo aver negato tutti i passaggi intermedi esposti fin qui, arriva al punto
in cui non esiste più la mente, non esiste un’animaindipendente e non esiste
neppure il pensiero dell’Io. Siete arrivati ad un luogo di puro silenzio, pura
coscienza. Comprendete che l’io coincide con il sé universale: il sé è tutto,
il mondo, l’universo, Dio e gli dei. Il sé è consapevolezza immediata, definita
come esistenza infinita, coscienza infinita, beatitudine infinita. Ora
comprendete che il sé è solo una manifestazione della coscienza. L’io è
un’illusione, e questo può portarvi a concludere che l’intera esistenza sia uno
spazio vuoto.
Per rispondere alla domanda “Come dovrei vivere
la mia vita?” procedete con le pratiche della quiete e lasciate che le risposte
vengano da sole.
▸
Arrivati alla quiete potete imboccare tre vie:
▸
La via neutrale prevede che la meditazione sia completamente incondizionata, senza
aspettative; vi limitate a praticarla finché non ricevete l’illuminazione
▸
La via strutturata prevede l’uso di una strategia specifica per
spianare la strada alla coscienza. Procedete metodicamente scansando i trucchi
dei sensi, della psicologia e dei concetti per riuscire a osserare ogni cosa
con chiarezza e obiettività. La maggior parte delle pratiche consapevoli opera
in questo modo
▸
La via condizionata richiede un’idea abbastanza
precisa della realtà assoluta – almeno in senso filosofico – che vi
consenta di usare la pratica come
tramite per una comprensione più completa. Gli ambienti mistici es. gli ashram,
sono strutturati per operare un pesante condizionamento, con i miti ecc.
▸
Scorciatoia per intensificare la pratica. Tenete
presente il punto di arrivo (una definizione abbozzata della realtà assoluta)
quindi abbandonatevi al processo e lasciate che siano il subconscio o l’intuito
a condurvi al traguardo..
Attribuite alla vostra seduta di quiete un punto
di partenza (il sé), un punto di arrivo (incontro tra sé e assoluto) e un
processo intermedio (la pratica della quiete)
▸
La pratica guidata infinita
Data la visione che avete del sé e della sua
essenza spirituale (es. l’assoluto è Dio) potete utilizzare questi punti come
partenza e arrivo
Postura di quiete; centra-estendi-ascolta;
Osservate un flusso di pensieri che vi porta (porta la vostra anima) verso un
immaginario punto di luce, verso il supremo. Mentre la vostra attenzione si
riempie del suono del vostro respiro, abbiate bene in mente il soggetto che sta
meditando. Siate consapevoli di voi stessi come anima; indi dirigete
gradualmente l’attenzione verso il
supremo. Procedete dicendo: “questo non è me; quest’altro non è me etc.” Man
mano che procedete il senso dell’umanità rimane dietro di voi. Andate oltre il
pensiero.
E’ possibile andare con la pratica guidata molto
oltre questo cauto e generico flusso di pensieri. Eckart sottolineava l’unità
dell’anima con Dio con la frase: “L’occhio dal quale io vedo Dio è lo stesso
occhio da cui Dio mi vede”. Nella pratica seguente si attua un monologo tratto
dai suoi sermoni
Postura di quiete; centra-estendi-ascolta;
Partecipate con la vostra anima alla ricerca del supremo, osservando un flusso
di di suggestioni basate sulle parole
dei sermoni di Eckart.
Questo approccio si adatta ad una visione teista
(Dio e anima entità separate) ma anche alla sensazioni di unità che emergono
nei livelli più profondi della meditazione. Questo tipo di approccio può essere
usato per ampliare la vostra pratica finché non raggiungete uno stato
continuativo di coscienza dio-anima.
▸
Pratica consapevole infinita
Le pratiche consapevoli di cui abbiamo parlato
nel libro A sono pensate per esplorare ciò che accade nella nostra vita nel
momento in cui accade, con completa obiettività. Si scopre che: a) la vita di
tutti i giorni è in costante cambiamento; b) Le cose non sono quello che
sembrano. Non appena addestrate l’attenzione (es. col respiro) ve ne rendete
conto (es. col respiro).
Una volta consapevoli di questo flusso
incessante (il respiro, le emozioni, i pensieri, la condizione mentale, il
disagio e il dolore, il tempo, il paesaggio, le galassie) cominciamo ad
avvertire le interconnessioni del tutto. Nulla è permanente. Ogni cosa emerge,
si attenua, quindi assume una forma diversa.
Ad un certo punto cogliete il concetto
dell’impermanenza
La pratica consapevole infinita intende dirigere
la vostra consapevolezza verso l’area più estesa del vostro corpo fisico – lo
spazio vuoto che identificate con voi stessi – per rivelare la soggiacente
mancanza di materialità.
Nel seguente esercizio il punto di partenza è il
sé così come lo concepite:corpo-mente-personalità. Il punto di arrivo è il
momento in cui riuscite a vedere al di là di questa illusione
Postura di quiete; centra-estendi-ascolta;
Osservate lo spazio vuoto che costituisce il sé “fisico”. Portate la vostra
attenzione a livelli sempre più microscopici. Superato lo spazio tra le cellule
arrivate allo spazio vuoto in sé.
Più acquisite familiarità con questa mancanza di
separatezza del corpo fisico e rimanete al centro di questa consapevolezza, più
vi rendete conto che tutte le parti del vostro organismo che chiamate “me”
consistono di spazio vuoto.
▸
Pratica profonda infinita
Tutte le pratiche della quiete sono pensate per
portarvi oltre ciò che la coscienza sperimenta – le cose di cui siete
consapevoli – verso la coscienza in sé. Nella meditazione oggetto e osservatore
si fondono; si è consapevoli a livello intuitivo dell’unità di tutte le cose.
Andate oltre il suono del respiro per arrivare
allo stato di fondo di assenza di suono, al sottofondo di quiete. Andate oltre
i rumori vicini o lontani, oltre il rumore d’ambiente, verso lo spazio
sottostante dal quale emergono.
Il punto di arrivo di questa meditazione è la
visione della realtà fisica come sostenuta dall’essenza unica universale, che
non comprende solo ciò che è manifesto ma anche ciò che non lo è. In superficie
è l’opposto del vuoto della pratica consapevole infinita. Qui consideriamo il
tutto o l’intero, laddove prima c’era il vuoto.
Postura di quiete; centra-estendi-ascolta;
Osservate lo spazio vuoto (ciò che non è manifesto) dietro i suoni. Estendete
la portata dell’udito periferico, prestate attenzione a rumori sempre più
distanti, lasciandoli esistere nel campo dell’udito che si estende sempre di
più. Alla fine il vostro udito si estende in ogni direzione. Più lontano c’è
qualcosa che raramente sentiamo: il rumore ambientale, la base da cui
scaturiscono i singoli suoni. Estendendo ancora l’udito sicolgono dei vuoti nel
rumore ambientale. E’ oltre quei vuoti che concentrate la vostra attenzione.
L’area del non-suono. Del non.pensiero. Il sottofondo di quiete.
In tutto il libro abbiamo usato una metafora
sonora, ma forse siete ronti per guardare alla natura stessa del pensiero.
Invece di concentrarvi sui suoni, concentratevi sui pensieri. O sull’assenza di
pensiero. Accettate i pensieri senza far nulla per ignorarli o evitarli, perché
non vi concentrate su di loro, ma sulla vastità infinita di non-pensiero che
sta dietro ad essi.
Quando si verificano, i momenti di coscienza
ininterrotta e beata passano velocemente, al punto che potreste non notarli per
settimane.
Infine il respiro scompare. E’ oltre i vostri
sensi. Il pensiero scompare. Il sé distinto scompare. C’è solo lo sfondo e il
non-suono e il non-pensiero. Questa è la pura consapevolezza. Questa è la
quiete.
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Pratica continuativa infinita
Postura di quiete; centra-estendi-ascolta;
osservate ciò che state facendo in questo momento. Partecipate pienamente ma
continuate ad osservare. Quando vi dedicate al presente senza analisi o
confronti sperimentate spontaneamente gli aspetti più belli della vita: pace,
amore, compassione, felicità, tolleranza, appagamento ed equilibrio. Portando
la vostra completa consapevolezza su tutto ciò che fate, potete essere al
centro esatto delmomento per tutta la giornata. La prossima volta che bevete un
tè, stirate una camicia, fate l’amore o gli straordinari, portate lo stesso
senso di novità e di scoperta in ciò che fate. Sarete sorpresi da ciò che vi si
disvelerà. Sarete al centro del flusso della vita, assorbiti totalmente anche dalla
più banale delle attività.
Anche se il libro B è una guida per raggiungere
da soli l’illuminazione, avere un insegnante in qualsiasi punto del cammino
potrebbe essere importante.
L’illuminazione non è altro che capire che tutto
ciò che esiste è la quiete. Tutto emerge dalla quiete e a essa fa ritorno.
Quello che siete e tutto ciò che percepite e potete immaginare ne sono una
manifestazione.