I PRINCIPALI DISTURBI DEL PENSIERO

 

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I disturbi del pensiero sono di due tipi:

disturbi del contenuto del pensiero

disturbi della forma del pensiero

 

 

DISTURBO DEL CONTENUTO DEL PENSIERO

 

Disturbi del contenuto del pensiero deliranti (deliri):

1)      delirio: vedi la voce Deliri in questo stesso sito

2)      percezione delirante: percepisce correttamente una cosa ma gli da un significato abnorme (es. vede un militare e pensa che ci sia la guerra)

3)      intuizione delirante: “illuminazione” cioè ha improvvisamente la certezza di un’ idea delirante

4)      ecc.

Disturbi del contenuto del pensiero non deliranti

1)    idea prevalente o dominante: è un’ idea che prevale su tutte le altre, temporaneamente o persistentemente ed è legata all’affettività

2)      idee ossessive o idee fisse*: sono con senso di obbligatorietà, sono persistenti e ricorrenti, non si possono eliminare con il ragionamento e la volontà, ecc. (sono quelle presenti ad esempio nel disturbo ossessivo compulsivo pertanto per vedere alcuni tipi idee ossessive o idee fisse, vedi la voce Disturbo ossessivo compulsivo, in questo stesso sito)

3)      monomania: interesse abnorme per un singolo oggetto

4)      egomania: interesse patologico per se stessi

5)      ecc.

 

* Da Psicologia medica e psichiatria clinica e dinamica di Piero di Giacomo, Salomon Resnik, Gianpaolo Pierri – 1980 si ha:

Le idee coatte (o idee fisse o idee ossessive) vengono confuse facilmente con i deliri, perchè insieme a questi sono definiti col nome generico di fissazioni. Se ne differenziano in quanto chi ne soffre ha la consapevolezza della loro natura morbosa...

 

 

DISTURBO DELLA FORMA DEL PENSIERO (o disturbo formale del pensiero o disorganizzazione del pensiero o pensiero disorganizzato o eloquio disorganizzato)

 

Disturbi della forma del pensiero:

 

1)      disturbi del flusso del pensiero (velocità, ritmo, continuità)

 

·        rallentamento ideativo o delle idee o del pensiero o bradipsichismo:flusso delle idee lento cioè i nessi associativi sono lenti

·       arresto del pensiero: caso estremo del rallentamento

·        accelerazione ideativa o delle idee o del pensiero o tachipsichismo:flusso delle idee con maggiore velocità rispetto alla norma, cioè le associazioni sono accelerate (i nessi logici sono allentati ma sostanzialmente mantenuti)

·       logorrea: espressione dell’accelerazione delle idee

·       ideorrea o fuga delle idee: quando l’accelerazione delle idee è al massimo

·        circostanzialità o ridondanza procedurale: pensiero lento e ricco di dettagli di scarsa importanza che rendono il discorso ridondante, dispersivo, ecc. ma mantiene la finalità

·         perseverazione*: il pensiero e le risposte persistono anche dopo che il contesto è superato

·         barrage o blocco: interruzione brusca del flusso di idee e quindi della comunicazione, prima che il concetto sia  completato

·        ecc.

 

2)      Disturbi dei nessi associativi

 

·        dissociazione ideativa o dissociazione delle idee o dissociazione tra idee: mancanza di nessi associativi tra idee, il discorso si presenta con: condensazioni, deragliamenti, blocchi, iperinclusioni, omissioni, ecc. (a differenza della fuga delle idee in cui i nessi associativi sono sostanzialmente conservati qui sono completamente danneggiati)

·       schizofasia o “insalata di parole”o incoerenza: quando la dissociazione ideativa è al massimo, il discorso è formato da parole senza nesso logico e grammaticale (tipico della schizofrenia ebefrenica).

Esempio:

- (dal sito www.sunhope.it/lezpsicopat.pdf )

Domando: “Cosa l’ha spinto a venire qui?” Risponde: “L’occidente. Tutto quello che dal caldo va verso il freddo. Io sono alla deriva. Una gran bella giornata. L’auto è parcheggiata...

·        vischiosità: non riuscire a cambiare argomento, insistendo sullo stesso con insignificanti variazioni

·        verbigerazione: ripetizione di  frasi o parole senza senso

·        particolarismo: incapacità a distinguere l’essenziale dall’accessorio (vedi circostanzialità)

·        condensazione o fusione: due o più frammenti di idee si uniscono in una nuova idea bizzarra ovvero le idee vengono concatenate mettendo insieme degli elementi eterogenei (pensiero dissociato).

Esempio:

- (dal sito Leggi argomento – psichiatria, http://nurse.forumup.it/about72-nurse.html)

Vedo una nuvola che assomiglia ad un carro armato  e la definisco nuvola armata.

·        deragliamento o digressione* o allentamento dei nessi associativi: le idee si spostano verso concetti apparentemente diversi da quelli di partenzaovvero passa da un argomento all’altro con la perdita del filo del discorso (i nessi associativi sono danneggiati o allentati)

·        sproloquio: forma estrema di fusione e deragliamento, le parti che formano un pensiero sono amalgamate in modo disorganizzato

·        iperinclusione: inserimento di idee o concetti non riguardanti la discussione (pensiero dissociato)

·        risposte di traverso: risposte che non riguardano la domanda (nessi associativi danneggiati)

·        tangenzialità: incapacità di avere associazioni dirette riguardanti l’argomento cioè risposta indiretta, pertanto le risposte non risultano completamente riguardanti la domanda o sono del tutto irrilevanti (alterazione dei nessi associativi).

Esempi:

- (dal sito Leggi argomento – psichiatria, http://nurse.forumup.it/about72-nurse.html)

Chiedo: “Come stai?” Risponde: “Le foglie stanno cadendo dagli alberi.”

- (Dal sito www.sunhope.it/lezpsicopat.pdf )

Chiedo: “Che cosa l’ha spinto a venire qui?”e lui risponde: “Ho questa sensazione. É sempre presente. È tutto il rumore che mi circonda. S’immagini come ci si sente quando si diffonde ovunque? All’inizio era sul posto di lavoro. Poi nel vicinato. Adesso sembra che sia quasi dappertutto”. 

·        incoerenza: portare avanti contemporaneamente pensieri senza connessione (grave perdita dei nessi associativi)

·        assonanza: associazione di parole simili per suono, ma con un significato diverso ( giochi di parole e rime).

Esempio:

- (dal sito Leggi argomento – psichiatria, http://nurse.forumup.it/about72-nurse.html)

Salto il fosso quando posso, se è rosso.

·        sostituzione: un pensiero principale è sostituito da uno secondario

·        omissione: omissione (incoscia) di un pensiero o parte di esso

·        ecc.

 

3)      Altri

 

·        illogicità:

- (dal sito Pensiero,www.sitolibro.com/dalcervelloallamente/allegati/semeiotica3.ppt):

modalità di pensiero che non segue la logica... con grave alterazione della finalità

- (dal sito Neuropsichiatria infantile, http://www.cspeciali.scform.unica.it/UserFiles/File/Neuropsichiatria%20infatile10.ppt):

alterazione dell’utilizzo dei criteri di connessione logica tra concetti o parti della comunicazione

- (dal sito Leggi argomento – psichiatria, http://nurse.forumup.it/about72-nurse.html):

i concetti sono correttamente associati tra di loro, ma l’idea di fondo non è condivisibile

·        pensiero concreto o concretismo*: tendenza a riferirsi a cose concrete, difficoltà di astrazione e di sintesi, incapacità di riferirsi a cose astratte (fede, politica, ecc.), incapacità di capire modi di dire e proverbi

·        distraibilità: perdere il filo perchè continuamente distratto da stimoli

·        impoverimento: discorso povero qualitativamente e quantitativamente

·        ecolalia: ripetere le parole dette da altri

Esempi:

- Chiedo: “Come si chiama?” Risponde: “Come mi chiamo? Mi chiamo Mario.”

- Chiedo: “Dove vive?” Risponde: “Dove vivo? Vivo a Roma.”

- Chiedo: “ Quanti anni ha?” Risponde: “Quanti anni ho? 40.”

·        neologismi: invenzione di nuovi termini

·        paralogismi: parole usate con un significato diverso da quello che hanno comunemente

·        ecc.

 

 

(*) Tipico della schizofrenia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SINTESI DELL'ARTICOLO

 

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L'ipotesi sostenuta in questo articolo sostiene che almeno alcuni individui suicidi sono caratterizzati da una propensione alla dissociazione manifestata da una relativa insensibilità al dolore fisico e indifferenza al loro corpo. Tre argomenti principali sono discussi: dissociazione e suicidio, gli aspetti psicologici del dolore e dolore e suicidio. Vari studi teorici e sperimentali suggeriscono che certe condizioni di stress conducono allo sviluppo di tendenze dissociative e una volta che queste tendenze sono instaurate, diventano una parte integrale del comportamento suicida. Presenteremo le variabili psicologiche che influenzano la soglia di tolleranza al dolore ed esse includono percezione, motivazione, emozioni e strategie comportamentali e cognitive di controllo del dolore. Queste possono aumentare la soglia di resistenza al dolore in individui con tendenze suicide, rendendo l'atto del suicidio possibile. Le specifiche relazioni tra dolore e suicidio sono poi introdotte attraveso un esame della analgesia nel fenomeno dell'autolesionismo. La considerazione di tutti gli elementi suggerisce che precoci e continui stress conducono al simultaneo sviluppo di tendenze dissociative (inclusa l'indifferenza al corpo e al dolore) e aumentano la vulnerabilità allo stress. Queste predisposizioni possono facilitare il comportamento suicida di fronte all'aumento di uno stress intollerabile, impotenza, disperazione. Vengono citati dati empirici preliminari a supporto di questa ipotesi. Questa ipotesi sposta l'attenzione dalla questione di ciò che causa il suicidio a quella di ciò che agevola il suicidio, e così facendo suggerisce nuove direzioni per la ricerca e la terapia.

 

 

 

UN NUOVO PUNTO DI VISTA SUL SUICIDIO

 

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Numerosi fattori sono stati suggeriti come cause di suicidio: depressione, disperazione, dipendenza dall'alcol, gravi problemi familiari, gravi perdite, solitudine, fallimenti, accumulazione di stress. Tuttavia, non può essere provato per nessuno di questi fattori che essi forniscono la spiegazione del solo suicidio.

Questa situazione suggerisce la necessità di un approccio differente alla comprensione del comportamento suicida. Forse la domanda da porsi non è "cosa causa il suicidio", ma piuttosto quali processi o condizioni mettono in grado un individuo di commetterlo. Il comportamento suicida può essere causato da una varietà di fattori che sono pure implicati da altre patologie. E tuttavia certi tratti della personalità che non sono cause dirette di suicidio possono incoraggiare uno stato che facilita il suicidio. Ho recentemente suggerito che una di tali caratteristiche sia la percezione della morte come un'altra forma di vita. Uno stato mentale che consente di dipingersi la morte come una forma di esistenza piena di pace e soddisfacente facilita la scelta della morte come soluzione ai problemi. Altri facilitatori del suicidio sono le leggi sul comportamento suicida, l'esposizione ai mass media, l'imitazione, la disponibilità di strumenti di suicidio e le norme culturali e religiose.

In questo articolo suggerisco un altro processo che potrebbe mettere in grado una persona fortemente turbata di mettere in pratica un atto di auto-violenza: e cioè lo sviluppo dell'indifferenza al corpo e al dolore fisico. Sostengo che se un individuo è vulnerabile nei confronti di reazioni dissociative nella forma dell'indifferenza al suo corpo e insensibilità al dolore fisico, egli può, in condizioni di grave stress, arrivare al suicidio più facilmente di altri.

Cercherò di formulare questa ipotesi dapprima attraverso un esame delle relazioni generali tra dissociazione e suicidio. Poi discuterò alcuni aspetti della psicologia del dolore, analizzando vari fattori che influenzano la tolleranza al dolore e esaminerò la relazione specifica tra analgesia rispetto al dolore  suicidio. Da ultimo, cercherò di integrare i vari fattori in un processo coerente.

C'è almeno una limitazione per questa ipotesi. Riguarda individui che scelgono un suicidio con mezzi violenti e dolorosi. Sebbene alcuni aspetti del processo dissociativo ipotizzato e dell'indifferenza al corpo possano essere implicati in tutte le forme di suicidio, l'attenzione di questo articolo è solo sui modi violenti di suicidio.

 

 

 

DISSOCIAZIONE E SUICIDIO

 

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La dissociazione può essere definita come uno stato della mente caratterizzato da una rottura della continuità dell'esperienza conscia. Ci sono due processi essenziali nella esperienza dissociativa: la scissione o distacco e la perdita di controllo (non in termini di impulsività, ma in termini di capacità di monitorare e controllare il comportamento). La scissione o distacco in questo contesto si riferisce ad un condizionamento della esperienza di una persona nel senso del distacco, del distanziarsi, dell'intorpidimento, di una barriera amnesica, della perdita di senso della realtà, di estremo restringimento cognitivo e di ottundimento emotivo. Tutto questo può prendere la forma di spersonalizzazione, estraniamento, sentimenti di irrealtà del sé e del mondo circostante, analgesia, distorsione delle percezionni corporee, ecc. La perdita di controllo nel caso della dissociazione è espressa da automatismi (sequenze di atti che sono ripetuti al difuori del controllo conscio), comportamenti compulsivi, pensieri ossessivi, disturbi di conversione (disturbi neurologici come paralisi, cecità e parestesie che non possono essere spiegati da cause organiche), flashbacks, eccetera. Le reazioni dissociative possono spaziare da stati altamente patologici, come le allucinazioni degli schizofrenici, a stati normali, come il sogno da sveglio o gli esperimenti di ascolto dicotomico (al soggetto vengono presentati stimoli uditivi diversi all'orecchio destro e a quello sinistro). Nella letteratura medica sono stati descritte reazioni dissociative che possono seguire ad un trauma fisico o emotivo. Esse sono: alterazione della percezione del tempo, senso di distacco, senso di irrealtà, movimenti automatici, ottundimento emotivo, confusione di pensiero, distacco dal proprio corpo, confusione e senso di irrealtà del mondo esterno e del proprio io. In certi eventi traumatici, come ad esempio incidenti, la dissociazione può anche assumere la forma di estrema vigilanza, vividezza di pensiero e di percezione, intensificazione delle emozioni, e aumento del controllo.

E' logico postulare che il comportamento auto-distruttivo richiede un processo dissociativo che restringe sia la percezione del proprio corpo che la esperienza del sé e del mondo. Tale processo dissociativo, è qui ipotizzato, mette in grado il suicida di auto-infliggersi lesioni mortai schermandolo dal dolore e dall'orrore intrinseci al suicidio.

Parecchie teorie sono state avanzate per descrivere il rapporto tra suicidio e dissociazione. Shneidman ha proposto che la dissociazione è parte del processo di suicidio e una parte essenziale dell'atto suicida. Il processo che conduce all'atto suicida è composto di diversi elementi, uno dei quali è un forte condizionamento. Per condizionamento shneidman intende un restringimento della varietà delle idee e opzioni. Il suicida soffre di un tipo di "effetto tunnel". I suoi normali pensieri, emozioni e responsabilià non sono disponibili per la mente conscia, e l'individuo blocca e tiene fuori il passato. Una importante caratteristica cognitiva dell'effetto tunnel è la tendenza a dicotomizzare: un tipo di pensiero "o… o…", "bianco o nero". Baumeister ritiene che alcuni processi dissociativi siano parte integrante dello sviluppo di tendenze suicide, non solo dell'atto suicida in sé. I processi dissociativi che chiama "decostruzione cognitiva" agiscono nel senso di consentire la fuga da esperienze intollerabilmente dolorose. L'individuo cessa di provare emozioni negative e cessa di essere consapevole degli aspetti negativi del proprio io. Baumeister descrive il processo del suicidio come strutturato in una fuga progressiva dal dolore in sei fasi che culmina in uno stato mentale decostruito caratterizzato tra l'altro da diminuita inibizione verso il comportamento suicida e crescente volontà di tentare il suicidio. Il primo desiderio del suicida è di fuggire dal dolore cessando di sentire emozioni negative e di sfuggire all'auto-consapevolezza. Lo stato desideratoè ottenuto tramite ciò che Baumeister chiama rifiuto di pensiero significativo, attraverso dissociazione cognitiva ed eliminazione di tutte le emozioni. Qualsiasi ritorno al pensiero significativo o integrativo richiamerebbe le influenze negative. Egli cita evidenze scientifiche circa il fatto che individui suicidi mostrano dissociazione cognitiva nella forma di pensiero concreto (tendenza a riferirsi a cose concrete, difficoltà di astrazione e di sintesi, incapacità di riferirsi a cose astratte (fede, politica, ecc.), incapacità di capire modi di dire e proverbi)