Contabilità
nazionale |
❍ I conti della Contabilità nazionale
❍ Soggetti residenti e non residenti, nazionali e non nazionali
❍ Il calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) e del Prodotto Nazionale
Lordo (PNL). Beni intermedi e beni finali
❍ I tre tipi di eguaglianze
❍ La identità keynesiana del reddito nazionale
❍ La identità tra risparmi e investimenti. Grandezze “ex ante” e
grandezze “ex post”
❍ La differenza tra PIL (Prodotto Interno Lordo) e PNL (Prodotto
Nazionale Lordo). Il passaggio dal PIL al PNL.
❍ Il PIN (Prodotto Interno Netto) e il PNN (Prodotto Nazionale Netto).
❍ Il PIL (PNL) al costo dei fattori e il PIL (PNN) ai prezzi di
mercato.
❍ Le equivalenze del reddito nazionale
❍ Il valore aggiunto
❍ Il passaggio dal PIL (Prodotto Interno Lordo) al RNLD (Reddito
Nazionale Lordo Disponibile)
❍ I trasferimenti correnti netti
❍ I trasferimenti netti in conto capitale
❍ I Contributi alla produzione
❍ La formula del risparmio in una economia chiusa
❍ La formula del risparmio in una economia aperta
❍ Imposte dirette e imposte indirette
❍ Il conto della distribuzione del reddito
❍ Il rapporto tra PIL e Valore Aggiunto
❍ Il Conto della distribuzione del Reddito Nazionale Lordo Disponibile
❍ Il Conto delle Risorse e degli Impieghi
❍ La relazione tra risparmi e investimenti in una economia aperta
(prima forma)
❍ La relazione tra risparmi e investimenti in una economia aperta
(seconda forma). Il conto della formazione del capitale.
❍ I conti della Contabilità nazionale
La Contabilità nazionale (che è
una disciplina economica, da non confondersi con la Contabilità di Stato e degli Enti pubblici, che è una disciplina
giuridica che studia le regole di gestione del denaro pubblico) si compone di
una serie di conti o prospetti, molti dei quali espressi sotto forma di
eguaglianze:
▸ Conto del reddito
▸ Conto del PIL
▸ Conto del PNL (RNL)
▸ Conto del RNLD
▸ Conto della distribuzione del reddito
▸ Conto delle risorse e degli impieghi
▸ Conto della formazione del capitale
▸ Bilancia dei pagamenti
▸ Tavola interindustriale
▸ Conto della utilizzazione del reddito
❍ Soggetti residenti e non residenti, nazionali
e non nazionali
Soggetti residenti sono i soggetti
(famiglie e imprese) che si trovano nel territorio dello stato, abbiano o meno
ivi il proprio centro di interesse
Soggetti nazionali sono i soggetti
(famiglie e imprese) che hanno il proprio centro di interessi all’interno del
territorio del paese considerato
Il concetto coincide vagamente
con quello di “cittadino”.
Si considerano aventi
"centro di interessi" nel paese considerato le persone fisiche che vi
risiedono da più di un anno.
I lavoratori residenti da meno
di un anno sono non-nazionali ed i loro salari sono redditi che lo Stato paga
all’estero.
Si considerano aventi
"centro di interesse" nel paese considerato le imprese che svolgono
attività nel paese, comprese le filiali e succursali di imprese estere
Le filiali e succursali di
imprese estere in Italia sono considerate debitrici di redditi di
capitale/impresa (profitti, dividendi di azioni, interessi di obbligazioni) nei
confronti dell’impresa-madre estera.
Le filiali di imprese italiane
all’estero sono considerate soggetti non-nazionali debitori di redditi di
capitale/impresa nei confronti della casa-madre italiana.
L’acquisto di un terreno o di
un edificio all’estero da parte di un nazionale crea un non-residente
non-nazionale fittizio che deve ad un nazionale un reddito per il capitale di
cui dispone. Anche questi redditi sono compresi nei sopra citati “redditi di
capitale/impresa”.
Per “Pubbliche Amministrazioni”
si intendono tutti gli enti pubblici che producono servizi gratuiti o
semigratuiti (senza corrispettivo).
Le Pubbliche amministrazioni
non-nazionali sono considerate sempre non-residenti e fanno parte del Resto del
Mondo (non-nazionali), mentre le Pubbliche Amministrazioni nazionali sono
sempre considerate residenti e fanno parte dei “nazionali residenti”.
Per “Settore estero” o “Resto
del Mondo” si intendono tutti i soggetti (incluse le Pubbliche Amministrazioni)
non-nazionali
❍ Il calcolo del Prodotto Interno Lordo (PIL) e
del Prodotto Nazionale Lordo (PNL). Beni intermedi e beni finali
L’insieme dei beni finali
prodotti dai residenti prende il nome di PIL (Prodotto Interno Lordo)
L’insieme dei beni finali
prodotti dai nazionali prende il nome di PNL (Prodotto Nazionale Lordo)
L’insieme dei beni finali e
intermedi prodotti dai residenti prende il nome di PLV (Prodotto Lordo
Vendibile)
L’aggettivo "Interno"
indica quindi la produzione dei "residenti", mentre l’aggettivo
"Nazionale" indica la produzione dei "nazionali"
Un bene si definisce
"finale" se, nell’anno considerato costituisce il termine finale del
processo produttivo, cioè se non subisce ulteriori trasformazioni.
Un bene si definisce
"intermedio" se nell’anno considerato, dopo essere stato prodotto, viene
reimpiegato per produrre un altro bene.
Un semilavorato (bene
strumentale non durevole) che nell’anno considerato non viene ulteriormente
impiegato, ma va ad aumentare le scorte è pertanto un bene finale
Un macchinario (bene
strumentale durevole) nell’anno di produzione è un bene finale: se viene
acquistato e impiegato quello stesso anno non diviene un bene intermedio, ma
gli verrà sottratto il valore del logorio economico subito (ammortamento).
Beni come le auto sono
considerati beni di consumo se acquistati da famiglie e beni di investimento se
acquistati da imprese.
Una barba finta di Babbo Natale
prodotta nell’anno considerato sarà considerata dall’economista bene finale se
viene acquistata da una famiglia per il carnevale,mentre sarà considerata bene
intermedio se viene utilizzata come travestimento da un soggetto pagato da un
supermercato per vestirsi da Babbo Natale ed attirare la clientela: in questo
secondo caso infatti il bene “barba finta” viene distrutto per produrre i
servizi di un’impresa di vendita al dettaglio.
Una cartuccia per fucile sarà
considerata dall’economista bene finale se viene acquistata da un cacciatore o
da un appassionato di tiro a segno, mentre sarà considerata bene intermedio se
viene acquistata dal corpo delle guardie forestali e sparata per abbattere un
cinghiale, perché è stata riutilizzata e incorporata nel servizio
"vigilanza forestale".
Ma se la cartuccia non viene
esplosa essa costituisce aumento delle scorte di munizioni del corpo delle
guardie forestali: pertanto è un bene finale (aumento delle scorte).
Beni finali prodotti dalle
imprese residenti in Italia sono quindi sia i beni di consumo acquistati dalle
famiglie, sia i beni di investimento (strumentali durevoli e non durevoli)
acquistati dalle imprese e non utilizzati in quell’anno, sia i beni e servizi
prodotti dallo Stato, tolto il valore dei beni finali importati.
Ma questo insieme di beni
finali, in una economia aperta, non costituisce ancora il PIL, perché va
sottratto ancora il valore dei semilavorati di importazione utilizzati per
produrli.
Contando anche i beni intermedi
come prodotto dell’anno, gli economisti commetterebbero l’errore di contare due
volte il medesimo bene: non è corretto contare come prodotto dell’anno sia il
ferro delle lamiere che l’auto che è stata prodotta con quelle lamiere.
Pertanto, per ottenere il
prodotto dei residenti essi devono sottrarre dal Prodotto Lordo Vendibile il
valore dei beni intermedi:
PIL = PLV – Beni intermedi
Per quanto riguarda i servizi
non è sempre facile distinguere tra servizi finali (prestati ai consumatori:
es. cinema, ristoranti ecc.) e servizi intermedi, prestati alle imprese (es.
servizi di vigilanza, di trasporto merci ecc.).
Talvolta gli statistici sono
costretti ad adottare delle convenzioni: così, i servizi della Pubblica
Amministrazione sono considerati integralmente finali, mentre i servizi bancari
sono considerati integralmente intermedi.
Un altro problema che si
presenta nel calcolo del PIL è quello dell’autoconsumo. Una parte della
produzione viene direttamente consumata dal produttore. Gli statistici non
hanno modo di quantificare l’autoconsumo, che quindi non viene incluso né nel
PIL né nel PNL.
Un altro problema è quello dei
servizi gratuiti: si pensi alle pulizie domestiche effettuate o alla assistenza
degli anziani effettuate dalle casalinghe. Anche questi servizi non sono
rilevabili dallo statistico. Possiamo quindi dire che quando il proprietario
dell’alloggio sposa la sua domestica il PIL diminuisce.
❍ I tre tipi di eguaglianze
Un segno di uguaglianza può
voler dire cose completamente diverse:
▸ Può indicare una identità, cioè una
eguaglianza vera per definizione:
PIL = PLV – Valore dei beni
intermedi
è una eguaglianza vera per
definizione, per la quale i testi più rigorosi utilizzano, invece che il
simbolo “=” il simbolo “≡” o il simbolo “=def”
▸ Può indicare una equazione, cioè una
eguaglianza valida solo per certi valori delle incognite
x + 3 = 5
che è valida solo per x = 2
▸ Può indicare una legge economica, cioè il
risultato di una osservazione empirica, che mostra come nella maggior parte dei
casi valga la equivalenza considerata:
C = C0 + c ‧ Y
❍ La identità keynesiana del reddito nazionale
▸ Una formula fondamentale della macroeconomia
keynesiana è quella che collega domanda aggregata e offerta aggregata (o
produzione):
Y = C + I + G + E – M
▸ Il membro di sinistra rappresenta l’offerta o
produzione: si tratta del PIL o "Prodotto Interno Lordo": il prodotto
di tutte le imprese, anche straniere, che risiedono nel paese considerato.
▸ Il membro di destra rappresenta la
"domanda aggregata" o "spesa aggregata" o "spesa
totale" (in inglese: AD: "Aggregate Demand") di beni di
investimento, di consumo, di beni pubblici e di beni di importazione fatta alle
imprese residenti.
▸ La formula esprime l’idea keynesiana che la
produzione Y dipende dalla domanda
▸ Per domanda aggregata si intende la domanda di
beni e servizi finali (cioè non intermedi) presso le imprese residenti e la
Pubblica Amministrazione del paese considerato proveniente da:
▸ Famiglie residenti
▸ Imprese residenti
▸ Resto del mondo
▸ Autorità non nazionali
▸ Famiglie non residenti
▸ Imprese non residenti
▸ "C"
è la domanda di beni di consumo
da parte di famiglie residenti presso imprese residenti e non residenti
▸ "I"
▸ E’ la domanda di beni strumentali durevoli e
di beni strumentali non durevoli (incremento delle scorte) da parte di imprese
residenti presso imprese residenti o non residenti
▸ La voce "I" della formula del PIL
comprende investimenti fissi e variazione delle scorte
▸ Gli investimenti fissi sono costituiti
dall’acquisto di beni strumentali durevoli
▸ Esistono tre tipi di scorte:
▸ Beni finiti prodotti dall’impresa e rimasti
invenduti nell’anno considerato
▸ Beni semilavorati prodotti dall’impresa
▸ Beni semilavorati acquistati presso terzi
▸ Un bene che può essere destinato
indifferentemente alla utilizzazione di imprese o famiglie (es. auto) è
considerato bene strumentale, e quindi investimento, se venduto ad imprese,
mentre è considerato bene di consumo se venduto a famiglie.
Fanno eccezione a questa regola
alcuni beni il cui valore viene contabilizzato tra gli investimenti anche se
venduti alle famiglie, come i beni immobili, che sono sempre considerati beni di investimento, anche se costituiti da appartamenti
acquistati da una famiglia.
▸ Gli investimenti fissi riguardano beni
strumentali durevoli. Sono considerati beni strumentali durevoli quelli
destinati ad essere utilizzati per un periodo superiore ad un anno nel processo
produttivo.
Gli altri sono considerati beni
strumentali non durevoli e danno luogo a variazione delle scorte.
▸ Un bene (di consumo o strumentale) invenduto
viene contabilizzato come variazione delle scorte, sempreché non ci sia un
decremento delle scorte.
Così, ad es. un autocarro
invenduto del valore di 20.000 € rappresenterà una variazione delle scorte
dell’impresa pari a 20.000 € solo se l’impresa non vende o impiega beni che
aveva come scorte. Se l’impresa vende parti di autocarro che aveva in magazzino
per un importo di 5.000 €, la variazione delle scorte è di soli € 15.000.
▸ Un bene strumentale durevole venduto viene
contabilizzato come "investimento fisso" nell’anno della sua
produzione
▸ Le vendite di beni strumentali negli anni
successivi alla produzione producono una variazione zero delle scorte
complessive del sistema e spariscono dal conto del reddito: se infatti
l’azienda Alfa vende un suo autocarro all’azienda Beta, il valore delle scorte
dell’azienda Alfa diminuisce, mentre quello delle scorte dell’azienda Beta
aumenta, e la somma complessiva dei beni impiegati come scorte rimane
invariata.
▸ Un bene strumentale non durevole venduto ad
una impresa o invenduto viene contabilizzato come variazione di segno positivo
delle scorte. Un bene strumentale non durevole impiegato nella produzione è
contabilizzato come variazione di segno negativo delle scorte
▸ Le imprese possono acquistare beni strumentali
anche dalle famiglie
Le imprese possono acquistare
anche beni strumentali prodotti negli anni precedenti, ma la somma algebrica
delle variazione delle scorte è in tal caso zero.
▸ Un fabbricato acquistato da un nazionale è
considerato acquistato da residente estero che ce ne deve la rendita.
▸ I beni di investimento importati sono
considerati investimento anche se non di nuova produzione, a differenza di
quelli acquistati all’interno del paese
▸ "G"
è il valore dei servizi non
destinabili alla vendita forniti dallo Stato a famiglie o imprese residenti,
più il valore dei beni di investimento prodotti dallo Stato (strade,
infrastrutture ecc.)
In sintesi, G = Investimenti
pubblici + Consumi pubblici
Anche se "G" viene
usualmente tradotto come "spesa pubblica", "G" non coincide
esattamente con la spesa pubblica: infatti nella spesa pubblica, oltre alla
produzione pubblica di beni, vi sono anche le "spese di trasferimento"
(pensioni, sussidi di disoccupazione ecc.) fatte soprattutto alle famiglie, che
rientrano semmai in "C" (nella misura in cui le famiglie spedono
questo reddito" e non in "G".
Lo Stato non fa profitti con i
servizi pubblici ed essi, inoltre, non hanno valore di mercato (si pensi alla
difesa, alla giustizia) che consenta di attribuire loro un prezzo. Il loro
valore è perciò pari ai costi sostenuti per produrli.
Ciò che gli enti pubblici non
producono gratuitamente ma dietro corrispettivo (imprese pubbliche, come nel
caso degli enti pubblici economici o delle aziende autonome) non è calcolato in
“G”, ma in “C”, “I” o “E” a seconda dei casi.
▸ "E"
è la domanda di beni di
consumo, di beni di investimento durevoli, di beni di investimento non
durevoli, di servizi (servizi bancari, assicurativi, di trasporto offerti da
imprese residenti a soggetti non residenti) fatta alle imprese residenti dal
Resto del Mondo (imprese non residenti, famiglie non residenti, autorità
estere)
▸ "M"
▸ E’ la domanda che i soggetti residenti
(famiglie residenti, imprese residenti e autorità nazionali) fanno alle imprese
non residenti, per beni di consumo e beni strumentali durevoli e non durevoli.
▸ Perché "M" va sottratto da C + I +
G?
Perché per calcolare il PIL,
interessa solo il prodotto italiano contenuto in C + I, e pertanto sottraiamo
ad esempio l’inchiostro giapponese usato dalle imprese italiane per produrre
una penna, o il videoregistratore acquistato da un turista italiano in Giappone
▸ Vengono considerati come importazioni
(sottratte nel conto del reddito) i consumi di italiani (es. turisti)
all’estero.
Vengono considerate come
esportazioni (sommate nel conto del reddito) i consumi di stranieri (es.
turisti) in Italia.
▸ Esistono due voci che creano qualche problema
di sistemazione nella formula C + I + G + E – M sopra indicata.
La prima è il consumo
all’estero dei nazionali non residenti (es. turista italiano che mangia un
panino a Tokyo)
La seconda è il consumo in
Italia dei residenti non nazionali (es. turista giapponese che mangia un panino
a Roma).
Il consumo all’estero dei
nazionali non residenti non rientra né in C (perché questo è il consumo dei
residenti e non dei nazionali) né in M (perché il consumo all’estero di un
nazionale non deve essere sottratto ai beni finali prodotti in Italia).
Il consumo in Italia dei
residenti non nazionali viene incluso nella domanda aggregata (perché
corrisponde ad un prodotto delle imprese residenti: il panino) ma in C anziché
in E.
▸ Le componenti I, G, E sono dette
"componenti autonome" della domanda aggregata, perché non dipendono
dal reddito nazionale, come invece dipendono C ed M (che sono le
"componenti non autonome" della domanda aggregata)
I grafici delle varie
componenti rispetto al reddito sono pertanto:
❍ La identità tra risparmi e investimenti.
Grandezze “ex ante” e grandezze “ex post”
▸ Una importante identità, valida sia in una
economia chiusa che (come vedremo con gli opportuni aggiustamenti) in una
economia aperta, è quella tra risparmi e investimenti:
I = S
per capirla consideriamo la
figura 0504252259:
Al livello di reddito Y2,
superiore a quello di equilibrio YEQ, la produzione è AB, mentre la
domanda aggregata è solo AC. Le imprese accumulano scorte invendute pari a BC,
che rappresentano un investimento involontario, cioè non programmato. Le
imprese avevano programmato all’inizio (o, come si dice in latino, “ex ante”)
un investimento pari a CD, e invece alla fine (“ex post”: “a conti fatti”)
l’investimento (detto appunto investimento “ex post”) è stato pari a BD.
Al livello di reddito Y1,
inferiore al reddito di equilibrio YEQ, la produzione è EF, mentre
la domanda aggregata è EH. Le imprese, che avevano programmato investimenti “ex
ante” pari a HG, e le famiglie, che avevano programmato consumi “ex ante” pari
a EG, devono invece spartirsi una produzione nettamente inferiore, pari a EF:
sia gli investimenti che i consumi programmati vengono dimensionati: la somma
di consumi e investimenti “ex post” è di EF.
Quanto abbiano visto ci dice
anche che, alla fine dell’anno, sia nel primo che nel secondo caso, gli
investimenti (comprensivi di quelli involontari) sono sempre pari al risparmio.
Infatti, ad un livello di
reddito Y2 il risparmio, dato dalla differenza di un reddito
nazionale pari a AB e di consumi pari ad AD, è stato pari a BD: esattamente
identico all’investimento.
Ad un livello di reddito Y1
il risparmio (negativo) è pari a GF e, supponendo che i consumatori, per
ottenere un consumo EG, abbiano diminuito le scorte di beni di consumo, l’investimento
(negativo) è stato pure esso pari a GF.
❍ La differenza tra PIL (Prodotto Interno Lordo)
e PNL (Prodotto Nazionale Lordo). Il passaggio dal PIL al PNL.
▸ Il PIL misura il valore dei beni finali
prodotti all'interno del paese. Quale differenza esiste quindi tra PNL e PIL?
Parte del PNL è conseguito all'estero. Ad esempio, il reddito dei cittadini
italiani che lavorano in Svizzera fa parte del PNL dell'Italia, ma non rientra
nella definizione di PIL perché non è conseguito all'interno dell'Italia.
D'altro canto i profitti percepiti dai proprietari stranieri, ad esempio
americani, di imprese che operano in Italia fanno parte del PNL degli stati
Uniti e non del PNL dell'Italia, e allo stesso tempo costituiscono parte del
PIL italiano poiché essi sono prodotti in Italia.
▸ Mentre il PIL è il prodotto dei “residenti”,
il PNL è il prodotto dei “nazionali”.
▸ Il PNL (Prodotto Nazionale Lordo) è la stessa
cosa del RNL (Reddito Nazionale Lordo).
▸ Per passare dal PIL (prodotto dei residenti)
al PNL (prodotto dei nazionali) occorre sottrarre al PIL il prodotto dei
residenti non-nazionali ed aggiungervi il prodotto dei nazionali non-residenti:
PIL |
– Prodotto dei residenti non-nazionali |
+ Prodotto dei nazionali non-residenti |
= PNL
(RNL) |
▸ Come abbiamo visto, le imprese italiane
all’estero sono considerate soggetti non-nazionali che pagano a soggetti
nazionali redditi costituiti da profitti e interessi di somme investite.
Le imprese estere in Italia
sono considerate soggetti nazionali che pagano a soggetti non-nazionali redditi
costituiti da profitti e interessi di somme investite
Quindi il “Prodotto dei
residenti non nazionali” si riduce ad un insieme di redditi pagati da nazionali
a non-nazionali
Allo stesso modo, il “Prodotto
dei nazionali non residenti” si riduce ad un insieme di redditi pagati da
non-nazionali a nazionali.
▸ Per passare dal PIL al PNL occorre quindi fare
le seguenti sottrazioni e addizioni:
|
PIL |
1 |
– profitti, dividendi, interessi di
prestiti o obbligazioni, affitti di macchinari, pagati da filiali di imprese estere alla
casa-madre estera |
2 |
– redditi di lavoro pagati da imprese
nazionali residenti a lavoratori non-nazionali residenti |
3 |
– redditi di fabbricati e terreni situati in
Italia pagati a proprietari non-nazionali non-residenti |
4 |
+ profitti, dividendi, interessi di prestiti
o obbligazioni, affitti di macchinari,
pagati da filiali di imprese italiane all’estero alla casa-madre
italiana |
5 |
+ redditi di lavoro pagati da imprese
nazionali non-residenti a lavoratori nazionali non-residenti |
6 |
+ redditi di fabbricati e terreni situati
all’estero pagati a proprietari nazionali residenti |
|
= PNL
(RNL) |
▸ Le voci 1, 2, 3 costituiscono i “redditi
all’estero” e rappresentano ciò che l’Italia deve all’estero per i fattori
produttivi che questo ci ha messo a disposizione.
Comprendono i redditi di
capitale/impresa all’estero (voce 1 e voce 3) e i redditi da lavoro all’estero
(voce 2)
▸ Le voci 4, 5, 6 costituiscono i “redditi
dall’estero” e rappresentano ciò che il Resto del Mondo paga all’Italia per i
fattori produttivi che essa gli ha messo a disposizione.
Comprendono i redditi di
capitale/impresa dall’estero (voce 4 e voce 6) e i redditi da lavoro
dall’estero (voce 5)
▸ Il saldo delle voci 1,2,3,4,5,6 prende il nome
di “Redditi netti dall’estero”
▸ Possiamo pertanto riassumere in questo modo:
PIL |
– Somme pagate da nazionali a non-nazionali
come compenso di fattori produttivi (Redditi all’estero) |
+ Somme pagate da non-nazionali a nazionali
come compenso di fattori produttivi (Redditi dall’estero) |
= PNL
(RNL) |
▸ I redditi del punto 2 dovrebbero essere
sottratti integralmente, come spettanti al Resto del Mondo (non-nazionali), ma
in realtà viene sottratto solo ciò che il lavoratore invia all’estero.
Analoghe considerazioni vanno
fatte per il punto 5.
▸ In sostanza, dato che la produzione delle
imprese residenti è sempre considerata nazionale si ha:
PIL + Redditi netti dall’estero
= PNL (RNL)
❍ Il PIN (Prodotto Interno Netto) e il PNN
(Prodotto Nazionale Netto).
▸ PIN = PIL – Ammortamenti
▸ PNN = PNL – Ammortamenti
Gli ammortamenti rappresentano
il valore dei beni strumentali durevoli logorati nel corso dell’anno.
❍ Il PIL (PNL) al costo dei fattori e il PIL
(PNN) ai prezzi di mercato.
▸ Sia il PIL che il PNL possono essere calcolati
“al costo dei fattori” o “ai prezzi di mercato”.
Nel secondo caso viene
attribuito ai beni finali un valore monetario pari al prezzo di mercato, mentre
nel primo caso viene attribuito ai beni finali un valore al netto delle imposte
indirette (principalmente IVA) che l’impresa aggiunge al prezzo prima di
vendere il prodotto
❍ Le equivalenze del reddito nazionale
Consideriamo una economia
chiusa (senza scambi con l’estero), esemplificata dalla figura 1, con lo schema
dei rapporti tra famiglie e imprese in un sistema economico semplificato:
L’impresa Alfa produce
automobili, utilizzando lamiere che paga lire 150 all’impresa Beta.
L’impresa Beta produce lamiere,
utilizzando minerale che paga lire 50 all’impresa Gamma
L’impresa Gamma produce
minerale senza utilizzare beni strumentali acquistati da altre imprese
I beni finali prodotti dal
sistema economico consistono in auto per un valore di 300 lire, che
costituiscono l’incasso dell’impresa Alfa (freccia verticale dalle famiglie
all’impresa Alfa)
Ciascuna impresa, una volta
pagato il valore dei beni intermedi utilizzati, distribuisce tutto il rimanente
alle famiglie che hanno preso parte alla produzione.
Dall’impresa alle famiglie che
le hanno ceduto i fattori produttivi di loro proprietà vi è un flusso monetario
di:
▸ Salari e stipendi (rimunerazione del fattore
lavoro)
▸ Profitti (rimunerazione dell’attività
organizzativa dell’imprenditore)
▸ Interessi (rimunerazione del fattore capitale
monetario)
▸ Rendite (rimunerazione del fattore terra o
natura)
▸ Royalties (rimunerazione del possessore del brevetto
o dell’opera dell’ingegno)
Possiamo subito vedere che i
flussi W+P dalle imprese alle famiglie sono pari a 150+100+50 = 300, e cioè
hanno lo stesso valore del prodotto finale, costituito da automobili (300).
In sintesi, tutto il valore dei beni finali prodotti
dalle imprese nell’unità di tempo (mese, anno, etc.) viene distribuito alle
famiglie sotto forma di flusso W+P di salari, stipendi, profitto, royalties,
rendite.
Ma in questo grafico è anche
vero che la produzione eguaglia la domanda aggregata (in questo caso la sola
domanda delle famiglie).
Per “valore aggiunto” di una
impresa si intende la differenza tra il ricavo o il costo dei beni strumentali
non durevoli impiegati. Tutto il valore aggiunto di una impresa va alle
famiglie. Il valore aggiunto di ciascuna impresa è quindi pari al flusso
verticale posto sotto di essa.
Come si vede, in una economia
chiusa, tre sono i concetti equivalenti che danno lo stesso valore:
▸ Valore dei beni finali prodotti (300)
▸ Somma dei valori aggiunti (300)
▸ Domanda aggregata (300)
In sintesi, il reddito
nazionale può essere visto come flusso di produzione, come flusso di redditi
monetari e come flusso di pagamenti.
In una economia aperta è ancora
vero che il valore dei beni finali prodotti è pari alla somma dei valori
aggiunti più le importazioni.
❍ Il valore aggiunto
▸ Come si vede dalla figura 1, il valore
aggiunto, che è dato dalla differenza tra i ricavi della impresa e il costo dei
beni strumentali non durevoli impiegati, comprende:
▸ Salari e stipendi (rimunerazione del fattore
lavoro)
▸ Profitti (rimunerazione dell’attività
organizzativa dell’imprenditore)
▸ Interessi (rimunerazione del fattore capitale
monetario)
▸ Rendite (rimunerazione del fattore terra o
natura)
▸ Royalties (rimunerazione del possessore del
brevetto o dell’opera dell’ingegno)
▸ Come si è detto, tutto il valore aggiunto di
una impresa va alle famiglie. Il valore aggiunto di ciascuna impresa è quindi
pari al flusso verticale posto sotto di essa.
▸ Si parla di “valore aggiunto lordo” per
indicare il valore aggiunto al lordo degli ammortamenti, e di “valore aggiunto
netto” per indicare il valore aggiunto al netto degli ammortamenti.
▸ Più precisamente gli ammortamenti sono
solitamente inglobati nei profitti, e si parla di “profitti lordi” e “profitti
netti”
❍ Il passaggio dal PIL (Prodotto Interno Lordo)
al RNLD (Reddito Nazionale Lordo Disponibile)
▸ Mentre col PIL e col PNL si contabilizzavano
esclusivamente i beni e servizi prodotti, col RNLD si includono anche le somme
che provengono dall'estero e non rappresentano una contropartita di un atto di
produzione, bensì un trasferimento gratuito. A questo punto non si può più
parlare di "Prodotto" di un paese, ma di "Reddito" a
disposizione delle sue famiglie.
▸ PIL + Redditi netti dall’estero (REN) = RNL
▸ RNL + Trasferimenti correnti netti (TROCORRN)
= RNLD
▸ In simboli:
PIL + REN + TRCORRN = RNLD
▸ Legenda dei simboli
REN |
= |
REDDITI NETTI DALL’ESTERO Consumi dei non nazionali residenti (es.
un giapponese che mangia un panino a Roma) |
TRCORRN |
= |
TRASFERIMENTI CORRENTI NETTI Saldo dei redditi in entrata in Italia
diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa e dei redditi in uscita
dall’Italia diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa |
❍ I trasferimenti correnti netti (TRCORRN)
▸ I “Trasferimenti correnti netti” (TRCORRN)
sono costituiti dal saldo dei trasferimenti dal e al Resto del Mondo
Vengono chiamati
"trasferimenti" i versamenti di denaro senza contropartita, tra i
quali ad es. le prestazioni sociali (pensioni, indennità di disoccupazione,
assegni familiari ecc.), le rimesse degli emigrati, i sussidi, i contributi
sociali e le stesse imposte, sia le indirette sia quelle dirette sul reddito e
sul patrimonio.
Si tratta di un flusso di redditi
provenienti dall'estero per via di trasferimenti o di altre operazioni
correnti, al netto dei flussi ad identico motivo, diretti verso l'estero. Si
tratta di trasferimenti a titolo gratuito, cioè senza corrispettivo. Ne sono un
esempio le rimesse degli emigranti, cioè la parte di stipendio che un
lavoratore ormai non più nazionale né residente invia al proprio paese di
origine.
In pratica si tratta del saldo
di:
▸ Redditi in entrata in Italia diversi da lavoro
e capitale/impresa
▸ Redditi in uscita in Italia diversi da lavoro
e capitale/impresa
Il prospetto completo è il seguente (si sono sottolineate le
voci più importanti):
· Premi netti di
assicurazione contro i danni
● Rimesse
degli emigranti
● Indennizzi di
assicurazione contro i danni
· Imposte sul reddito
e sul patrimonio
· Contributi sociali
effettivi
· Contributi sociali
figurativi
● Prestazioni
sociali
· Trasferimenti tra
amministrazioni pubbliche
· Trasferimenti alle
istituzioni sociali private
· Aiuti
internazionali
● Trasferimenti privati
con il resto del mondo
● Trasferimenti
correnti diversi
● Contributi
alla produzione
Di queste operazioni correnti
solo quelle contrassegnate con il pallino grande si svolgono anche con l'estero
e rientrano in TRCORRN. Le altre si svolgono tra residenti.
❍ I trasferimenti netti in conto capitale (TRCKN)
I trasferimenti gratuiti netti
in conto capitale (TRCKN) sono il saldo tra i trasferimenti in conto capitale
che vanno da soggetti nazionali a soggetti non-nazionali (TRCK→rm)
e dei trasferimenti in conto capitale che vanno dal Resto del Mondo a soggetti
nazionali (TRCKrm→).
Tra tali trasferimenti ci sono
i legati e le donazioni.
I trasferimenti netti in conto
capitale sono somme diverse dalle rimunerazioni di fattori e dai movimenti di
capitale, perlopiù a titolo gratuito, che in Italia sono utilizzate per
acquistare beni capitali, o beni capitali ceduti all'Italia gratuitamente.
Sono fondi concessi in modo
unilaterale con la specifica destinazione all'investimento ("contributi
agli investimenti") oppure erogazioni eccezionali, non ricorrenti e di
grosso importo ("altri trasferimenti in conto capitale", che
comprendono legati e donazioni, risarcimenti di danni di guerra e simili).
Ma se da un lato la nostra
economia riceve trasferimenti in conto capitale, dall'altro accorda anch'essa
erogazioni a fondo perduto a unità non nazionali sia con la specifica
destinazione all'investimento sia per altri scopi ma in maniera eccezionale e
non ricorrente e per importi elevati. I contributi agli investimenti erogati
dal nostro paese a favore di non residenti riguardano in prevalenza decisioni
dello Stato italiano, obbligato da impegni internazionali verso altri stati o
verso organismi internazionali che realizzano progetti comuni di laboratori,
centro di ricerca e simili. Gli altri trasferimenti in conto capitale sono
anch'essi flussi provenienti prevalentemente dallo Stato italiano, ma privi
della espressa destinazione all'investimento.
❍ I Contributi alla produzione (CP, CPNUE,
CPPA→, CPUE→, CPtot)
▸ I contributi alla produzione (simboli: CP, CPNUE,
CPPA➙, CPUE➙, CPtot) sono versamenti effettuati dalle
amministrazioni pubbliche italiane e dalle Istituzioni Comunitarie Europee ai
produttori nel quadro della politica economica e sociale allo scopo di abbassare
i prezzi di vendita e consentire al tempo stesso una sufficiente remunerazione
dei fattori produttivi. Di regola i sussidi sono erogati alle imprese pubbliche
(ferrovie, poste, trasporti urbani ecc.) i cui beni e servizi sono venduti a
prezzi amministrati, ma possono anche essere accordati ai produttori privati
(agricoltori, cantieri navali, ecc). In pratica i contributi alla produzione
agiscono come se fossero imposte indirette negative perché esercitano un'azione
opposta a quella delle imposte indirette lorde le quali gravando sui prezzi dei
beni, tendono ad elevarli.
▸ Per quanto riguarda la Unione Europea, il
flusso netto dei contributi alla produzione comprende sia il flusso dei redditi
provenienti dall’estero per via dei contributi alla produzione erogati dalla
UE, sia il flusso contrario di imposte versate alla UE.
▸ Esistono anche contributi alla produzione
versati dallo Stato al Resto del Mondo; essi sono parte della voce “Trasferimenti
Correnti” (TRCORR)
❍ La formula del risparmio in una economia chiusa
( = senza scambi con l’estero)
▸ Gli economisti definiscono “risparmio” la
parte di reddito non consumata.
In una economia senza scambi
internazionali la formula del risparmio è semplicemente:
S = Y – C
Riguardo a questa formula non
ha senso chiedersi se Y sia il PIL o il PNL, perché, se non ci sono scambi con
l’estero, i due concetti coincidono.
❍ La formula del risparmio in una economia aperta
S
= RNLD – (C – Cn_naz_res + Cnaz_n_res)
ovvero:
S
= RNLD – Consumi dei nazionali
▸ Legenda dei simboli
Cn_naz_res |
= |
Consumi dei non nazionali residenti (es.
un giapponese che mangia un panino a Roma) |
Cnaz_n_res |
= |
Consumi dei nazionali non residenti (es.
un italiano che mangia un panino a Tokyo) |
Il PIL in una economia aperta
non rappresenta quanto producono i nazionali. Occorre, perciò, considerare per
ottenere il risparmio, non il PIL, ma il PNL. Ma il PNL non considera la
ricchezza che arriva gratuitamente ai nazionali. Occorre quindi riferirsi al
RNLD. In una economia aperta, infine, per ottenere il consumo dei nazionali
bisogna togliere a C (che rappresenta i consumi dei residenti) il consumo dei
non nazionali residenti ed aggiungere il consumo dei nazionali non residenti.
❍ Imposte dirette e imposte indirette
▸ Le imposte dirette sono quelle che colpiscono direttamente
la ricchezza (reddito o patrimonio):
▸ Imposte sul reddito
▸ Imposte sul patrimonio
▸ Le imposte indirette sono quelle che
colpiscono manifestazioni indirette di ricchezza:
▸ Imposte sulle successioni e le donazioni
▸ Imposte di fabbricazione
▸ Imposte sul consumo
▸ Imposte sugli scambi, i trasferimenti e gli
affari
▸ Imposte doganali
▸ Le imposte indirette più importanti dal punto
di vista dell’economista sono l’IVA (imposta sul valore aggiunto), che viene da
alcuni definita una imposta sugli scambi, da altri una imposta sui consumi e le
imposte doganali.
❍ Il conto della distribuzione del reddito
Il
conto della distribuzione del reddito consiste nella seguente formula:
PILpm
= RLDres➙res+nres + RLG + IMPINDres➙ – CPPA➙ – CPUE➙
▸ Legenda dei simboli
PILpm |
= |
PIL ai prezzi di mercato |
RLDres➙res+nres |
= |
Redditi da lavoro dipendente pagati da
residenti a residenti e non residenti |
RLG |
= |
Risultato lordo di gestione = Profitti |
IMPINDres→ |
= |
Imposte indirette pagate dai residenti
sia sui beni prodotti in Italia che su quelli importati, sia allo Stato
italiano che alla Unione Europea |
CPPA➙ |
= |
Contributi alla produzione pagati dalla
Pubblica Amministrazione |
CPUE➙ |
= |
Contributi
alla produzione pagati dalla Unione Europea |
La freccia “→” indica
pagamento, mentre la freccia “←” indica riscossione
❍ Il rapporto tra PIL e Valore Aggiunto
▸ VAcf
= PILcf
▸ VAcf = PILpm – IMPINDPIL
– IMPINDM + CPUE➙ + CPPA➙
▸ VApm = PILpm – IMPINDM
dove la quantità:
IMPINDPIL
– IMPINDM + CPUE→ + CPPA→
non è altro che il saldo tra
ciò che le imprese pagano allo Stato e alla UE e ciò che lo Stato e la UE danno
alle imprese.
▸ Legenda dei simboli
VAcf |
= |
Valore Aggiunto al costo dei fattori |
VApm |
= |
Valore aggiunto ai prezzi di mercato |
IMPINDM |
= |
Imposte indirette pagate sulle
importazioni |
CPPA➙ |
= |
Contributi alla produzione pagati dalla
Pubblica Amministrazione |
CPUE➙ |
= |
Contributi
alla produzione pagati dalla Unione Europea |
❍ Il Conto della distribuzione del Reddito
Nazionale Lordo Disponibile
▸ RNLDpm = RLD + RLG + IMPINDNP
+ RNE + TRCORRN + IMPINDM + CPNUE
▸ Legenda dei simboli:
RNLDpm |
= |
Reddito nazionale lordo disponibile ai
prezzi di mercato |
RLD |
= |
Redditi di lavoro dipendente pagati a
nazionali da nazionali o non nazionali |
IMPINDNP |
= |
Imposte indirette nette (al netto dei
contributi) sulla produzione |
TRCORRN |
= |
TRASFERIMENTI CORRENTI NETTI Saldo dei redditi in entrata in Italia
diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa e dei redditi in uscita
dall’Italia diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa |
❍ Il Conto delle Risorse e degli Impieghi
▸ PIL + M = C + I + G + E
Questo conto non è altro che
una semplice trasformazione algebrica dell’identità PIL = C + I + G + E – M.
Il membro di destra
(“impieghi”) mostra come sono impiegate le risorse del membro di sinistra
(“risorse”) tra consumi, investimenti, esportazioni, servizi pubblici.
❍ La relazione tra risparmi e investimenti in una
economia aperta (prima forma)
Partiamo dalla
formula del Reddito Nazionale Lordo Disponibile ai prezzi di mercato:
RNLDpm
= PILpm + REN + TRCORRN + CPUE→ + IMPIND→UE
Poiché il PILpm è:
PILpm
= C + I + E - M
si ha:
RNLDpm
= C + I + E - M + REN + TRCORRN + CPUE→ - IMPIND→UE
Ricordando che è:
S = RNLDpm
- (C - Cnnaz_res + Cnaz_nres)
si ha:
S = C + I + E
- M + REN + TRCORRN + CPUE→ – IMPIND→UE - (C
- Cnnaz_res + Cnaz_nres)
e cioè:
S – I = C – C
+ Cnnaz_res – Cnaz_nres + E - M + REN + TRCORRN + CPUE→
– IMPIND→UE
e cioè:
S - I = E' -
M' + REN + TRCORRN + CPUE→ - IMPIND→UE
dove
E' = E + Cnnaz_res
(consumi degli stranieri in italia)
M' = M + Cnaz_nres
(consumi degli italiani all'estero)
Si noti che l'espressione:
E' - M' + REN
+ TRCORRN + CPUE→ - IMPIND→UE
non è altro
che il saldo delle operazioni correnti della bilancia dei pagamenti e quindi
possiamo scrivere:
I = S +
Passivo della bilancia delle partite correnti
Questo
significa che gli investimenti di un paese vengono finanziati dal risparmio di
quel paese (S) ma anche dal passivo dell’import sull’export.
Di tutta la
precedente esposizione l’alunno deve ricordare, che, attraverso semplici
trasformazioni algebriche otteniamo:
RNLDpm
= PILpm + REN + TRCORRN + CPUE➙ +
IMPIND➙UE
da cui:
S – I = C + Cn_naz_res – Cnaz_n_res
+ E – M + REN + TRCORRN + CPUE➙ – IMPIND➙UE
Ponendo:
E’ = E + Cn_naz_res
M’ = M + Cnaz_n_res
si ha la
seguente eguaglianza:
S – I = E’ –
M’ + REN + TRCORRN + CPUE➙ -
IMPIND➙UE
L’espressione al secondo membro non è altro che il saldo
delle operazioni correnti della bilancia dei pagamenti, e quindi:
I = S + Passivo della bilancia delle partite correnti
Ciò significa
che gli investimenti (I) di un Paese sono finanziati dai risparmi del Paese
stesso (S), ma anche dal passivo dell’import sull’export.
Forse che non
è possibile fare investimenti anche con i capitali che arrivano dall'estero,
oltre il saldo negativo della bilancia delle partite correnti? Sì, ma un
qualsiasi movimento di capitali dall'estero ci dà solo valuta straniera: perché
questa produca investimenti è necessario importare; si vede quindi come gli
investimenti si riflettano immancabilmente sulla bilancia delle partire
correnti.
▸ Legenda dei simboli:
RNLDpm |
= |
Reddito nazionale lordo disponibile ai
prezzi di mercato |
PILpm |
= |
PIL ai prezzi di mercato |
REN |
= |
Redditi netti dall’estero (saldo dei
redditi di lavoro e capitale/impresa dall’estero e all’estero) |
TRCORRN |
= |
Saldo dei redditi in entrata in Italia
diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa e dei redditi in uscita
dall’Italia diversi dai redditi di lavoro e capitale/impresa |
CPUE→ |
= |
Contributi alla
produzione ottenuti dalla Unione Europea |
IMPIND→UE |
= |
Imposte indirette versate dai residenti
alla Unione Europea |
Cn_naz_res |
= |
Consumi dei non nazionali residenti (es.
un giapponese che mangia un panino a Roma) |
Cnaz_n_res |
= |
Consumi dei nazionali non residenti (es.
un italiano che mangia un panino a Tokyo) |
❍ La relazione tra risparmi e investimenti in una
economia aperta (seconda forma). Il conto della formazione del capitale.
Per trovare la formula del conto
della formazione del capitale, partiamo dalla seguente ovvia identità:
S + TRCKrm→ -
TRCK→rm = IPNL + variazione K→rm +
variazione AF→rm - variazione PF→rm
che ci dice semplicemente che
le somme ricevute dalle famiglie come Reddito Nazionale Lordo Disponibile e non
spese per consumi (S), aumentate dei trasferimenti netti in conto capitale:
+ TRCKrm→
- TRCK→rm
sono state utilizzate per
acquistare beni di investimento di produzione interna (IPNL) o beni
capitali all'estero (variazione K→rm), o per acquistare titoli
all'estero o comunque per aumentare le attività finanziarie verso l'estero:
+ variazione AF→rm
- variazione PF→rm.
La variazione K→rm
consiste nell'acquisto all'estero sia di beni di investimento che di terreni
che di brevetti. Gli acquisti di beni di investimento all'estero, più IPNL
costituiscono tutti gli acquisti di beni di investimento, cioè I.
Se chiamiamo i rimanenti
acquisti (terreni e brevetti) con ANTBI otteniamo che:
IPNL + variazione K→rm
= I + ANTBI
e quindi tutta la identità
diventa:
S + TRCKrm→ –
TRCK→rm = I + ANTBI + variazione AF→rm –
variazione PF→rm
da cui l'identità:
S = I + ANTBI + variazione AF→rm
- variazione PF→rm + TRCK rm→ - TRCK→rm
da cui ancora:
I = S - ANTBI - variazione AF→rm
+ variazione PF→rm + TRCK rm→ - TRCK→rm
Dall'ultima identità si può tra
l'altro vedere che gli investimenti di un Paese possono essere finanziati o con
il risparmio (S) (che può anche essere negativo) o con un peggioramento della
posizione finanziaria nei confronti del Resto del mondo (variazione PF→rm
- variazione AF→rm), o con un finanziamento netto in conto
capitale (TRCK rm→ - TRCK→rm).
Si potrebbe anche scrivere:
I = S + B
(Indebitamento netto verso l'estero)
▸ Legenda dei simboli:
TRCKrm→ |
= |
Trasferimenti gratuiti in conto capitale
all’estero |
TRCK→rm |
= |
Trasferimenti gratuiti in conto capitale
dall’estero |
K>rm |
= |
Stock di capitale, all'estero, detenuto
da residenti (ad es. edifici o terreni acquistati all’estero da un residente) |
AF>rm |
= |
Attività finanziarie nei
confronti del resto del mondo: titoli esteri o moneta estera detenuta dagli
italiani La proprietà di immobili
all'estero non è considerata direttamente "Attività Finanziaria",
ma dà luogo alla creazione di una "Attività Finanziaria": infatti
le regole della Contabilità Nazionale stabiliscono che ogni acquisto di
terreni e fabbricati all'estero fa nascere un'unità non nazionale alla quale
i nazionali conferiscono un finanziamento pari all'importo dell'investimento.
I guadagni provenienti dal fabbricato sono così considerati come un interesse
per il finanziamento e sono registrati come Redditi di capitale-impresa dal
Resto del Mondo. Costituiscono attività
finanziarie nei confronti del Resto del Mondo: · Biglietti, monete
e depositi a vista trasferibili (in moneta di un paese estero) · Altri depositi (in moneta di un paese
estero) non a vista ma dei quali si può disporre in qualsiasi momento senza
restrizioni · Riserve tecniche di assicurazione · Titoli a breve termine · Obbligazioni · Azioni e partecipazioni · Oro finanziario · Diritti Speciali di Prelievo presso il
Fondo Monetario Internazionale · Crediti a breve termine · Crediti a medio e lungo termine · Altre operazioni finanziarie |