ARGOMENTI VARI DI SCIENZA DELLE FINANZE |
❍ La
finanza straordinaria
❍ L’imposta
straordinaria
❍ I
prestiti pubblici
❍ I
vari tipi di imposte sui consumi
❍ Nozione
e caratteri generali dell’Iva
❍ La
natura e il meccanismo dell’imposta
❍ Le
imposte di fabbricazione
❍ I
monopoli (o privative) fiscali
❍ Le
imposte ipotecarie e catastali
❍ I
dazi doganali
❍ L’imposta
di registro
❍ La
finanza della sicurezza sociale in Italia
❍ I
parametri di Maastricht
❍ La finanza straordinaria
▸ Le entrate straordinarie
sono prelievi di ricchezza destinati a far fronte a spese imprevedibili (spese
straordinarie), che si rendono necessarie al verificarsi di circostanze
eccezionali, come le guerre o le calamità naturali.
▸ La finanza
straordinaria dovrebbe dunque avere la caratteristica della temporaneità e
della emergenza a differenza della finanza ordinaria, che consiste in spese e
prelievi periodici e continuativi.
▸ La distinzione fra
finanza ordinaria e straordinaria è oggi puramente teorica, poiché almeno una
delle fonti di entrate straordinarie (il debito pubblico) è utilizzata dallo
Stato per ricavare entrate costanti.
▸ Le più importanti
fonti di entrate straordinarie nelle moderne finanze sono:
▸ Imposta straordinaria
▸ Prestiti pubblici
▸ Emissione di carta moneta
❍ L’imposta straordinaria
▸ Una imposta
straordinaria può consistere nella istituzione di una nuova imposta o
nell’inasprimento delle aliquote di un tribito preesistente. In quest’ultimo
caso si possono avere l’addizionale (è una aggiunta ad una imposta calcolata
come percentuale dell’imposta stessa) o la sovraimposta (è una imposta che si
applica a seguito di un’altra imposta e si commisura allo stesso imponibile).
▸ Una imposta
straordinaria deve avere i caratteri della temporaneità e normalmente ha un
importo superiore a quello delle imposte ordinarie, che può arrivare a
costringere il contribuente a farvi fronte con il suo patrimonio, essendo
insufficiente il suo reddito.
❍ I prestiti pubblici
▸ I prestiti pubblici
vengono contratti attraverso l’emissione,
da parte del Tesoro dello Stato, di titoli di natura obbligazionaria (titoli
del debito pubblico) il cui possesso dà diritto al rimborso del capitale alla
scadenza più la corresponsione degli interessi. Essi configurano un contratto
di mutuo senza garanzie da parte dello Stato.
▸ L’insieme dei
prestiti pubblici contratti dallo Stato e dagli enti minori costituisce il
debito pubblico.
❍ Classificazione dei prestiti pubblici
▸ In relazione alle
modalità di sottoscrizione si distinguono:
▸ prestiti
volontari
▸ prestiti
patriottici (contratti a condizioni meno favorevoli per il contribuente per
fini patriottici)
▸ prestiti forzosi (imposti dallo Stato ad es. mediante il pagamento di una
parte degli stipendi pubblici mediante buoni del Tesoro)
▸ In relazione al modo
di collocazione sul mercato si distinguono:
▸ prestiti
ad emissione diretta (se offerti direttamente dallo Stato ai sottoscrittori)
▸ prestiti a
emissione indiretta (collocati sul mercato finanziario mediante banche)
▸ prestiti a
emissione mista.
▸ In relazione al
prezzo di emissione dei titoli si distinguono:
▸ prestiti
emessi alla pari (prezzo di emissione pari al valore nominale)
▸ prestiti emessi sotto la
pari (prezzo di emissione superiore al valore nominale)
▸ In relazione alle
modalità di intestazione dei titoli si distinguono:
▸ titoli
nominativi
▸ titoli al
portatore
▸ titoli misti
(nominativi per il capitale, al portatore per gli interessi)
▸ In relazione al
mercato su cui vengono collocati i titoli si distinguono:
▸ prestiti
interni (collocati sul mercato nazionale)
▸ prestiti esteri
(offerti a governi o a risparmiatori stranieri)
▸ In relazione alla
durata si distingue:
▸ debito
fluttuante (prestiti fino a 24 mesi per coprire temporanee deficienze di cassa
dello Stato)
▸ debito
consolidato redimibile (prestiti a lunga o indeterminata scadenza che lo stato
si impegna a rimborsare alla scadenza)
▸ debito
consolidato irredimibile (prestiti a lunga o indeterminata scadenza di cui lo
Stato non garantisce il rimborso o che si riserva di rimborsare a una scadenza
indeterminata, obbligandosi al solo pagamento degli interessi).
❍ I vari tipi di imposte sui consumi
▸ Imposta monofase sul
valore pieno
l’aliquota grava sull’intero valore (valore pieno) di un singolo atto di scambio
(monofase), relativo ad una determinata fase del processo di produzione e
distribuzione
▸ Imposta plurifase
cumulativa sul valore pieno
l’aliquota colpisce l’intero valore (valore
pieno) di un bene o servizio in ogni atto di scambio del processo produttivo e
distributivo (plurifase). E’ cumulativa perché in ogni fase l’imposta colpisce
se stessa, cioè colpisce quella parte del prezzo del bene o servizio che
rappresenta il valore del tributo pagato nei precedenti passaggi.
▸ Imposta plurifase sul
valore aggiunto
colpisce in ogni fase del ciclo produttivo
(plurifase) il valore aggiunto del bene o del servizio, ossia l’incremento di
valore che esso conseguen nei vari passaggi tra i vari operatori. Il valore
aggiunto è in sostanza la differenza tra il valore delle vendite effettuate dal contribuente di diritto (impresa, libero
professionista, artista, importatore) e quello dei beni e servizi impiegati per
la produzione delle merci vendute.
❍ Nozione e caratteri generali dell’Iva
▸ L’iva è una imposta
indiretta sui consumi il cui presupposto è in sostanza il consumo di reddito
per l’acquisto di beni o servizi
▸ E’ una imposta
generale perché colpisce tutti i consumi, salvo alcune eccezioni
▸ E’ proporzionale, ma
ad aliquote differenziate
▸ E’ plurifase sul
valore aggiunto
▸ E’ neutra in quanto,
a differenza dell’imposta plurifase cumulativa,
l’ammontare dell’imposta pagata dal consumatore è lo stesso
indipendentemente dal numero di passaggi che intervengono lungo il processo
produttivo e distributivo.
▸ E’ trasparente,
perché è facilmente determinabile l’importo dell’imposta che grave sul bene o
servizio in ogni fase del ciclo di produzione o commercializzazione
❍ La natura e il meccanismo dell’imposta
▸ I contribuenti di
fatto (“incisi”) dell’Iva sono i consumatori finali del bene o della
prestazione, anche se l’imposta viene accertata nei confronti degli
imprenditori, degli esercenti arti o professioni e degli importatori, che sono
i contribuenti di diritto (“percossi”)
▸ Il soggetto che
effettua la cessione di beni o prestazione di servizi deve addebitare la
relativa imposta a titolo dirivalsa, al cessionario
▸ Così ad es. il
dettagliante acquista il prodotto dal grossista ad un dato prezzo + iva; questa
imposta, pagata sugli acquisti, è detta “a credito”. A sua volta il
dettagliante trasferisce l’imposta al suo cliente facendogli pagare un prezzo
maggiorato + iva; questa imposta, pagata sulle vendite, è detta “a debito”. Il
dettagliante sarà tenuto a versare allo Stato la differenza tra l’iva a debito
e l’iva a credito.
❍ Le imposte di fabbricazione
▸ Le imposte di
fabbricazione sono imposte indirette sui consumi, speciali in quanto gravano
solo su determinati prodotti, e di riscossione mediata, perché accertate a
carico del produttore, il quale le trasla sul consumatore attraverso un aumento
del prezzo di vendita.
▸ Il presupposto
dell’imposta è quindi la produzione del bene e il suo importo è commisurato
alla quantità prodotta. In genere colpisce beni di largo consumo la cui
produzione è concentrata in poche grandi imprese (es. l’imposta sul petrolio e
gli olii minerali).
❍ I monopoli (o privative) fiscali
Mentre attraverso il monopolio sociale cioè
l’esercizio di un’impresa pubblica, lo Stato rende accessibile a gran parte
degli utenti un servizio di pubblica utilità, con il monopolio fiscale esso
tende a conseguire un’entrata tributaria riservandosi per legge il diritto in
via esclusiva di produrre o vendere un determinato bene o di gestire una
determinata attività. La differenza tra il prezzo di monopolio praticato dallo
Stato e il costo di produzione rappresenta appunto l’importo dell’entrata
fiscale.
In generale i monopoli fiscali gravano su beni o
servizi di largo consumo, non strettamente necessari e a domanda poco elastica.
Lo Stato, come ogni altro monopolista, pratica prezzi differenziati (ad es. i
tabacchi dalle confezioni più pregiate costano più di quelli confezionati con
minor cura).
I monopoli fiscali vigenti in Italia sono:
· Il monopolio sui tabacchi
· Il monopolio del gioco del lotto e delle lotterie nazionali
· Il monopolio sulla gestione dei giochi di abilità e dei concorsi
pronostici, nonché quello sull’esercizio del gioco d’azzardo nelle case da
gioco comunali
❍ Le imposte ipotecarie e catastali
Le imposte ipotecarie sono dovute per la
trascrizione, l’iscrizione, la rinnovazione, la cancellazione e l’annotamento
delle ipoteche nei pubblici registri immobiliari.
La base imponibile, per la trascrizione, è
quella determinata ai fini dell’imposta di registro.
A seconda degli atti, le imposte ipotecarie sono
in misura fissa o proporzionale, in base ad aliquote indicate in un’apposita
tariffa. Sono riscosse dai competenti concessionari.
Le imposte ipotecarie sono dovute dai pubblici
ufficiali che hanno ricevuto o autenticato l’atto daregistrare e da coloro che
richiedono la trascrizione, l’iscrizione, il rinnovo, la cancellazione e
l’annotazione delle ipoteche.
L’imposta e fissa in alcuni casi, proporzionale
in altri
Le imposte catastali sono pagate per il
compimento delle volture catastali; esse sono commisurate al valore dei beni
immobili accertato ai fini dell’imposta di registro. L’aliquota è
proporzionale. Le imposte catastali sono riscosse, contestualmente alle imposte
di registro dai competenti concessionari
❍ I dazi doganali
▸ I dazi sono imposte
indirette sui consumi che gravano sulle merci nel momento in cui esse entrano
nei confini dello stato (la cosiddetta “linea doganale”).
▸ In rapporto alla loro
finalità possono essere protettivi (se mirano a tutelare le merci nazionali
dalla concorrenza straniera) o fiscali (se mirano solo a far ottenere allo
stato un’entrata tributaria.
▸ In rapporto ai
criteri di applicazione possono essere specifici (se commisurati al peso, al
volume, alle dimensioni e al numero di unità della merce) o ad valorem (se
calcolati n base ad una data percentuale del valore della merce).
▸ La tariffa doganale è
l’elenco di tutte le merci sottoposte a dazi doganali; accanto a ogni voce è
indicato l’importo del tributo per ogni unità di peso ecc. (se il dazio è
specifico) o l’aliquota (se il dazio è ad valorem)
▸ Con l’entrata in
vigore del Mercato Unico tra i paesi della Unione Europea sono stati aboliti
tutti i dazi doganali interni, mentre gli Stati comunitari hanno adottato una
tariffa doganale comune da applicare alle merci dei paesi extracomunitari.
❍ L’imposta di registro
▸ L’imposta di registro
colpisce la trascrizione in pubblici registri (“registrazione”) di una vasta
serie di atti giuridici, indicati nel Testo Unico dell’Imposta di registro
▸ La trascrizione in
pubblici registri ha lo scopo di rendere noti a tutti il contenuto dell’atto e
la sua data, nonché di renderne gli effetti validi nei confronti dei terzi.
▸ Gli atti sottoposti a
registrazione si dividono in atti che devono essere obbligatoriamente
registrati e atti per i quali la registrazione è facoltativa. Tra gli atti che
devono essere obbligatoriamente registrati alcuni vanno registrati solo in caso
d’uso in una causa giudiziaria o presso una Pubblica Amministrazione (es. per
ottenere un certificato, una licenza ecc.)
▸ La base imponibile è
rappresentata dal corrispettivo dichiarato nell’atto soggetto a registrazione
(es. il prezzo della compravendita). L’ufficio del registro ha la facoltà di
compiere accertamenti per verificare se il valore dichiarato corrisponda a quello
effettivo.
▸ Soggetti passivi
dell’imposta di registro sono i notai e gli altri pubblici ufficiali che hanno
compiuto o autenticato l’atto, o altrimenti i contraenti
▸ L’imposta si versa ai
competenti concessionari incaricati della riscossione
❍ La finanza della sicurezza sociale in Italia
Per sistema di sicurezza sociale si intende il
complesso degli istitutiprevidenziali, assistenziali e assicurativi pubblici
che provvedono a tutelare il cittadino contro quei fatti dannosi che possono
compromettere o quantomeno limitare le sue capacità lavorative (malattie,
infortuni sul lavoro, vecchiaia, disoccupazione). Le prestazioni economiche
fornite dagli enti previdenziali e assistenziali (indenntà di malattia, di
infortunio, indennità pensionistiche, assegni familiari, indennità e sussidi di
disoccupazione) sono finanziate in parte attraverso i contributi versati dai
lavoratori e dei datori di lavoro e in parte dallo stato mediante le entrate
tributarie.
Il funzionamento degli istituti di sicurezza
sociale si fonda su un sistema di assicurazioni obbligatorie. A differenza che
nelle assicurazioni private l’ammontare dei contributi previdenziali e
assistenziali non è rimesso alla contrattazione privata tra ente e assicurato.
I contributi previdenziali sono infatti commisurati alla retribuzione dei
lavoratori, secondo percentuali stabilite dalla legge. Di conseguenza, anche
l’ammontare delle prestazioni economiche fornite è determinato in base a
criteri stabiliti dalla legge. A differenza che nelle assicurazioni private non
c’è esatta corrispondenza (almeno sinora, nel sistema contributivo, su cui vedi
più oltre) tra i contributi versati e le prestazioni fornite. I cittadini più
abbienti versano somme maggiori del valore delle prestazioni ricevute, mentre i
cittadini meno abbienti versano somme minori.
Dietro il forte aumento in tutti i paesi della
quota di spesa pubblica nel PIL sta proprio l'andamento della spesa sociale.
Alle radici di questo fenomeno vi è l'evoluzoine dell'economia dagli anni
Trenta (gli anni della "grande depressione") in poi.
Le devastazioni della depressione prima e della
gerra poi avevano fatto crescere un bisogno di sicurezza che si riflesse presto
in nuovi impegni dell'azione pubblica. L'aumento della spesa pubblica dei
governi, oltre che per prestazioni sociali, fu dovuto al nuovo approccio
keynesiano che consigliava di aumentare le spese dello Stato per evitare crisi
e disoccupazione.
Quando, alla fine degli anni sessanta, le
economie occidentali cominciarono a battre contro il tetto della piena
occupazione, i lvoratori iniziarono a chiedere più sicurezza e non solo più
salario. Ha origine in quel tempo la salita della quota della spesa sociale nel
PIL: pensioni per tutti, assistenza medica per tutti, lotta alla povertà e
all'emarginazione sociale cominciarono ad assorbire quote crescenti di spesa
pubblica e di reddito nazionale.
Oggi le voci di spesa sociale comprendono:
● pensioni di anzianità;
●
trattamenti di fine rapporto;
●
pensioni invalidità;
●
tutela della salute;
●
indennità di malattia e di maternità;
●
assistenza agli anziani;
●
pensioni sociali ai soggetti che non hanno versato contributi;
●
pensioni di guerra;
●
indennità di disoccupazione;
●
cassa integrazione;
●
indennità per gli infortuni sul lavoro;
●
assegni familiari;
●
servizi o altre prestazioni di assistenza sociale.
Il primo problema, prodotto dalla spesa sociale,
che lo stato sociale si è trovato ad affrontare, è quello della elevata
pressione fiscale elevata e del ristagno degli investimenti produttivi e della
creazione di nuovi posti di lavoro: le imprese sono colpite da contributi
sociali troppo alti, da tasse troppo elevate, da difficoltà nel fare gli
investimenti
(perché lo stato si mette in concorrenza con
loro per ottenere il denaro dei risparmiatori), da scarsità della domanda
(perché le imposte elevate fanno diminuire la spesa delle famiglie).
Il secondo problema è quello dell'invecchiamento
della popolazione, dovuto all'aumento della vita media e al fatto che si fanno
meno figli.
L'invecchiamento ha fatto da un lato aumentare
la spesa per cure mediche e quella per pensioni; dall'altro diminuire le
entrate delle imposte sui redditi, perché il numero dei lavoratori è diminuito:
negli anni '60 c'erano 4 lavoratori occupati per ogni pensionato, mentre si
prevede che tra dieci anni vi saranno tre pensionati per ogni lavoratore
occupato.
Per risolvere il problema delle pensioni, quasi
tutti gli stati stanno passando da un sistema previdenziale "a
ripartizione" da un sistema fiscale "a capitalizzazione", che
comporta minori esborsi per lo stato.
Nel sistema a ripartizione lo stato prende i
contributi che riscuote da coloro che lavorano e usa questi fondi per pagare la
pensione a coloro che hanno cessato di lavorare. Non c'è quindi un
"mettere da parte" i contributi e restituirli poi, dopo averli
opportnamente investiti. Il reddito viene direttamente redistribuito da chi
lavora a chi non lavora.
In un sistema a capitalizzazione, invece, i
contributi pgati vengono investiti (in titoli di Stato, in obbligazioni
private, in azioni, in immobili...); e sono questi investimenti, aumentati dai
loro frutti, che serviranno in futuro a pagare le pensioni di chi ha
contribuito. Il sistema a capitalizzazione presenta per l'economia il vantaggio
che i contributi si trasformano in investimenti che aumentano la capacità
produttiva del paese, consentendo così, quando i lavoratori vanno in pensione,
di produrre i beni e i servizi che a loro servono senza toglierli ai lavoratori
occupati.
Una seconda strategia per risolvere il problema
delle pensioni sono le leggi che costringono i lavoratori ad allungare la loro
vita lavorativa.
Una terza strategia è l'incentivazione delle
pensioni private, con sgravi fiscali e incentivi di altro genere.
Occorre distinguere la assistenza dalla
previdenza. La prima consiste in una serie di erogazioni di denaro o servizi a
titolo gratuito (tipico esempio: le pensioni sociali), mentre la seconda
costituisce un “risparmio forzato" dei salari e stipendi dei cittadini che
lo stato impone e che investe per loro conto per garantire una pensione o una
indennità in caso di infortunio o altro.
In italia non esiste un vero sussidio di
disoccupazione, come in altri paesi, cioè un versamento mensile che dia la
possibilità effettiva di tirare avanti. Il sussidio italiano non viene dato a
tutti coloro che sono disoccupati e non è sufficiente per vivere. Si può
considerare però sussidio di disoccupazione la "cassa integrazione
guadagni" o il “sussidio di mobilità" corrisposto per un certo tempo
a chi viene licenziato. Anche i contributi "regalati" dallo stato a
dipendenti che l'impresa ha bisogno di mettere in pensionamento anticipato sono
in realtà un sussidio di disoccupazione.
Alcuni paesi (tra cui l'Italia) finanziano la
spesa sociale con contributi sociali che gravano sulle imprese e sui
lavoratori; altri paesi (es. Danimarca) finanziano la spesa sociale
esclusivamente con le imposte. L'Italia sta aumentando la quota di spesa
sociale finanziata dalle imposte rispetto a quella finanziata con i contributi
sociali.
Il finanziamento attraverso i contributi è ormai
limitato alla previdenza. Ma poiché gli enti di previdenza (INPS, INAIL ecc.)
sono in deficit (le loro spese superano le loro entrate), anche una parte della
spesa previdenziale viene finanziata con imposte. Per risolvere questo problema
alcuni propongono di separare l'assistenza (che andrebbe tolta all'INPS e
finanziata con imposte) dalla previdenza (che andrebbe finanziata con i
contributi e gestita dall'INPS in condizioni di pareggio di bilancio).
Il sistema di sicurezza sociale italiano è
collegato con alcuni principi stabiliti dalla Costituzione:
●
Art. 2 obbliga all'adempimento dei doveri di solidarietà
●
Art. 3 affida allo stato il compito di rimuovere le diseguaglianze e promuovere
l'eguaglianza effettiva tra i cittadini
●
Art. 31 affida allo stato il compito di agevolare la formazione della famiglia
●
Art. 32 considera la salute come un diritto fondamentale per il cittadino e per
il benessere della collettività
●
Art. 38 garantisce in modo specifico il mantenimento e l'assistenza sociale dei
cittadini inabili al lavoro o sprovvisti dei mezzi per vivere; il diritto alla
pensione in caso di infortunio, malattia, vecchiaia o invalidità,
disoccupazione involontaria
●
Art. 117 affida alle Regioni i compiti di assistenza sanitaria e ospedaliera,
assistenza scolastica e beneficenza pubblica
In Italia
In Italia viene distinta l’assistenza
(prestazioni gratuite a chi non ha versato contributi e si trova in stato di
bisogno) e la previdenza (prestazioni finanziate con contributi versati dal
lavoratore). La previdenza è gestita da enti che raccolgono i contributi dei
lavoratori, mentre l’assistenza è a carico della fiscalità generale. Fino a
poco tempo fa enti di previdenza come l’INPS si dovevano fare anche carico
dell’assistenza, con effetti disastrosi sui loro bilanci.
In Italia gli enti preposti alla previdenza sono
l'INPS (Istituto nazonale per la previdenza sociale), l' INPDAP (istituto
nazionale per la previdenza dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche) e
l'INAIL (istituto nazionale per l'asicurazione contro gli infortuni sul lavoro)
L'Inps copre tutti i dipendenti privati. Le
pensioni sono erogate attraverso tre sistemi: il retributivo (basato sulla
storia retributiva ell'individuo) per i dipendenti più anziani; il contributivo
(basato sui contributi versati nella vita lavorativa) per i dipendenti più
giovani; il misto (basato su ambedue i precedenti, con il contributivo che vale
a partire dal 1995, per i dipendenti che avevano nel dicembre 1995 meno di 18
anni di anzianità contributiva).
Questo assetto, a cui si è arrivati con le
riforme Amato (1992) e Dini (1995) e Prodi (1997), e Berlusconi (2004) dovrà
probabilmente essere ancora cambiato nel futuro, dato che è inadeguato a
fronteggiare le conseguenze dell'invecchiamento demografico.
Le probabili modifiche ulteriori riguarderanno:
●
Riforma (in parte già attuata) della determinazione dei criteri dell’età
pensionabile, cioè dell’età a cui si può riscuotere la pensione di anzianità e
quella di vecchiaia (attualmente 65 anni).
●
Riforma (in parte già attuata) del rapporto tra l’ammontare della pensione e
quello della retribuzione, stabiliti col metodo retributivo
●
Incentivo allo sviluppo della previdenza privata
Oggi chi va in pensione deve aver raggiunto
l'età pensionabile, avere un numero minimo di anni di contribuzione e avere,
naturalmente, cessato il lavoro. E' ancora possibile andare in pensione prima
dell'età pensionabile (pensioni di anzianità); questo tipo di pensinamento è
molto costoso per le casse previdenziali perché chi se ne va riceve di più,
come pensione, lungo l'arco di vita residua, di quanto abbia contribuito nel
corso della vita lavorativa. L'Inps eroga anche un assegno di invalidità a chi
abbia almeno cinque anni di contributi e una pensione ai superstiti del
pensionato.
Il ruolo dei fondi pensione privati, col
passaggio al sistema retributivo, meno favorevole ai lavoratori, è destinato ad
aumentare, e lo Stato sin d’ora ha disposto sgravi fiscali per le somme
investite in fondi pensione.
Il regime pensionistico dei dipendenti pubblici
è per certi versi più vantaggioso di quello dei privati, ma ci si avvia verso
l'equiparazione.
Secondo la riforma varata dal Governo nel 2004
il trattamento di fine rapporto (Tfr, la cosiddetta “liquidazione”) dei
lavoratori dipendenti può essere volontariamente destinato alla previdenza
integrativa, allo scopo di alimentare i fondi pensione. Inoltre è prevista per
i neo-assunti una riduzione dei contributi previdenziali obbligatori a
condizione che essi acconsentano a devolvere ai fondi pensione il Tfr.
L'assistenza in Italia viene erogata:
●
Dall'Inail con rendite di inabilità e di invalidità (i contributi, a carico
delle imprese, vanno fino ad un massimo del 12% della retribuzione)
●
Dall'INPS, per le indennità di disoccupazione (fino a un massimo di 180 giorni)
e con la Cassa integrazione (per coloro che sono temporaneamente senza lavoro),
per le indennità di maternità, per gli assegni familiari e per le pensioni
sociali (o assegno sociale), per coloro che hanno più di 65 anni e sono
sprovvisti di mezzi;
●
Dai comuni, attraverso i servizi sociali
●
Dal settore privato, che in Italia copre attraverso enti di assistenza e di
volontariato, circa il 40% della spesa di assistenza sociale propriamente
detta.
In un confronto internazionale le spese
pubbliche per l'assistenza sono in Italia relativamente basse.
❍ I parametri di Maastricht
I famosi parametri di Maastricht, che in un
primo momento sono serviti per stabilire quali paesi potevano accedere al
gruppo della moneta unica, sono stati successivamente considerati parametri da
rispettare dai paesi dell’area dell’euro perché vi possa essere stabilità
monetaria
Tali parametri riguardano la stabilità dei
prezzi, la sostenibilità della finanza pubblica, la stabilità del tasso di cambio
e la convergenza dei tassi di interesse.
La inflazione non deve superare il 3%.
Il disavanzo non deve superare il 3% del Pil.
Il debito pubblico non deve superare il 60% del
Pil.
La posizione più delicata è quella di Italia e
Belgio. Il Belgio, pur vantando una bassa inflazione e un basso deficit ha un
debito pari al 135% del Pil.
Quanto all'Italia, essa lo segue a ruota, con un
debito pubblico intorno al 120% del Pil
e che solo recentemente si è messa in regola con gli altri due parametri.