A L T E R E G O |
Albus e
Corvinus si incontrarono sulla cima dell'altura. I loro cavalli sbuffavano e
scartavano nervosi. Sullo sfondo i monti del Caucaso settentrionale si levavano
formidabili oltre le nubi.
«Ti ho
sconfitto», disse Corvinus, «La mia armata è riuscita ad occupare tutti i punti
strategici. L'inverno è cominciato. Il tuo esercito non può passare. Dovrà
ritirarsi o morire di fame». Portava una casacca nera di stile arabo sotto un
corsetto di cuoio nero e un mantello nero che fluttuava nel vento. Il suo
cavallo era un magnifico purosangue nero come il carbone.
«Guarda dietro
di te, nella pianura» disse Albus. Aveva il mantello bianco e l'armatura a
scaglie di metallo lucido dei cavalieri della steppa. Il suo cavallo era
immacolato.
Corvinus si
tolse l'elmo e guardò in basso. L'esercito di Albus era riuscito a passare e si
accingeva ad invadere l'Anatolia.
«Porcaputtana!»
gridò Jim Black scaraventando a terra cuffie e occhiali di visione virtuale.
Era stato
battuto ancora una volta. La faccenda rischiava di farsi seria, Sheila
continuava a ripetergli che era diventata una brutta ossessione. Passava metà
del tempo in ufficio a studiare soluzioni strategiche al computer, invece di
svolgere il suo lavoro di programmatore della filiale locale della Chase Manhattan Bank.
Il gioco di
ruolo online si chiamava Forge of Empires, ed era la simulazione
di tattica e strategia più apprezzata del momento. Ogni partecipante era un
signore della guerra in una delle varie epoche. Nel momento di inizio della
partita usi, costumi, popoli erano gli stessi della storia reale, ma questa
veniva modificata dalle strategie dei giocatori producendo una storia
alternativa, dove anche la diffusione delle tecniche e delle invenzioni poteva
essere differente.
Il software
era stato sviluppato nel dipartimento di scienze cognitive del MIT – il
celeberrimo Massachussets Institute of
Technology, dal sociologo Daniel Golubitsky come strumento per simulare e
studiare le dinamiche dei gruppi all'interno delle varie società umane.
Golubitsky aveva coinvolto nell'impresa anche la facoltà di Cibernetica e
quella di Storia.
Poi, un
gruppo di studenti del MIT avevano deciso di renderlo disponibile online come gioco di ruolo. La GameSoft
Inc., la più grande società di software di intrattenimento statunitense aveva
dichiarato il suo interesse e aveva messo a disposizione i suoi programmatori
in cambio della licenza esclusiva per sviluppare una versione più semplice,
destinata al mercato consumer.
Il successo
era stato immediato. Ora esistevano due versioni: quella originale, ed
estremamente impegnativa, che continuava ad essere aggiornata con le
innovazioni apportate dal MIT e da Golubitsky, prediletta dai giocatori più
esperti, e quella più popolare, che entusiasmava i ragazzi e i giocatori alle
prime armi.
Tre anni
prima Jim si era divertito a creare un secondo alter ego, chiamandolo "Albus", e a giocare con lui,
alternandosi nel suo ruolo e in quello di "Corvinus". Certe volte li
faceva alleare con avversari diversi, altre volte contro lo stesso avversario.
Poi si era stancato, e Albus era stata una identità che non aveva più
utilizzato.
Due anni
prima, mentre stava giocando una complessa partita strategica nella regione
della Scandinavia e delle Isole Britanniche del VII secolo, il suo esercito del
Nord era stato attaccato da un capo burgundo che era riuscito a sottomettere
Franchi, Longobardi e Ungari. Il Burgundo, che gli aveva inflitto una cocente
sconfitta, era il suo vecchio alter ego:
Albus. Glie lo aveva comunicato via chat:
<albus > ci
si rivede, corvinus
<corvinus > aspetta
un momento! sei tu quello che mi ha battuto? il capo burgundo?
<albus > proprio
io
<corvinus > non
è possibile! albus è uno dei miei avatar!
<albus > che
posso dirti? come vedi, sono vivo e vegeto e ti sto parlando
Come aveva
fatto l'hacker ad ottenere i codici
di accesso? Non era impossibile, ma non era neanche alla portata di un
cybernauta qualunque. Doveva essere un tipo in gamba. Li aveva cambiati, e Jim
non poté più utilizzare Albus.
Albus gli
mandava la posta elettronica e si collegava al mondo di Forge of Empires da server che però risultavano inesistenti. Jim
non aveva mai interrotto i tentativi di scoprire chi si era impadronito della
sua identità online. Cercò di fare backtracking:
esistevano siti di servizi a pagamento che a partire dall'account di posta elettronica setacciavano Facebook e i social network alla ricerca di qualsiasi contatto in
cui comparisse il nome usato nell'account. Provò ad inviare uno sniffer per intercettare i pacchetti di
dati diretti alla mail di Albus, ma fu tutto inutile. Esauriti i trucchi a sua
disposizione, capì che aveva bisogno di qualcuno molto più bravo di lui.
Click
Rasmussen era stato suo vicino di casa durante l'adolescenza. Aveva fatto
carriera come senior software analyst ai Bell Laboratories. Chissà se si
ricordava ancora di lui. Era riuscito a trovare il suo numero. Gli telefonò.
Non solo
Click si ricordava di lui, ma accettò di buon grado di occuparsi della
faccenda, si fece dare le informazioni necessarie e disse che l'avrebbe
richiamato, e che con l'occasione avrebbero combinato una rimpatriata. Gli
avrebbe presentato, disse, sua moglie e le sue due bambine. Jim gongolò. I
giorni di Albus erano contati. Ma questo era stato sei mesi prima, e Click non
si era fatto più sentire. E nel frattempo Corvinus continuava a subire
sconfitte.
La faccenda
del furto di identità non gli avrebbe fatto né caldo né freddo, e avrebbe
potuto lasciar perdere, se non fosse stato per tre cose che non gli andavano
decisamente giù.
Primo:
Albus, invece di limitarsi a rubargli l'identità, lo aveva palesemente preso di
mira, interveniva in tutte le sue partite, lo tempestava di mail e lo
contattava in chat.
Secondo:
Albus conosceva parecchie – troppe – cose su di lui, e questo non gli piaceva
proprio.
Ma soprattutto Albus lo umiliava: irrideva le sue abilità
strategiche, lo portava in giro per il suo menage
fallimentare con Sheila, e, infine, lo
sconfiggeva sempre.
Oltre tutto
questo, Jim provava una antipatia sorda e personale per il suo antagonista.
Possedevano personalità e stili opposti. Albus prediligeva l'attacco e
l'improvvisazione strategica tanto quanto Jim la pianificazione e la difesa.
In teoria,
chi attaccava si prendeva più rischi. Il gioco era strutturato in modo che le
informazioni sul territorio nemico non fossero disponibili all'avversario, che
doveva acquisirle faticosamente mediante attività di intelligence e ricognizione.
Perciò
Albus, che attaccava immancabilmente, partiva svantaggiato riguardo la
conoscenza del paese e delle zone dei possibili agguati. Ciononostante, vinceva
sempre. Certe volte in extremis,
quando Jim credeva di averlo in pugno, escogitava una soluzione geniale con cui
ribaltava la situazione e spazzava via
le sue forze.
Jim aveva un
talento per la pianificazione, per prevedere i problemi e individuare i punti deboli, suoi e
dell'avversario. Ma procedeva con lentezza, la sua mente doveva analizzare in
sequenza tutti i dettagli. Gli attacchi fulminei di Albus scombinavano
rapidamente i suoi piani e prima che i suoi processi mentali potessero
riorganizzarsi e tenere il passo si trovava a incassare un rovescio dopo
l'altro e infine la sconfitta.
Albus non
era un condottiero che si accontentava di dare scacco al nemico e negoziare la
pace, come faceva Jim. Il suo scopo era l'annientamento
dell'avversario. Era un comandante spietato e sanguinario, che sacrificava
senza un rimorso i suoi uomini. Le perdite del suo esercito erano spaventose. Forge of Empires dava una valutazione e
un bonus allo sviluppo di legami di
lealtà, ma Albus se ne infischiava. Era come il pirata Morgan: i suoi uomini
gli obbedivano anche dopo che, in occasione del saccheggio di Maracaibo, aveva
compiuto il grave atto di tradimento di abbandonare i bucanieri sulla spiaggia
per fuggire con le navi piene di bottino.
I metodi
preferiti di Albus nel trattare con le popolazioni conquistate erano il
terrore, le uccisioni di massa, le torture. Non doveva essere un individuo
gradevole da incontrare di persona, forse addirittura pericoloso. La sua
risposta ad un commento in proposito di Jim era stata: «Smetti di cercare di
scoprire chi sono, o saremo destinati ad incontrarci, cosa che ti auguro
avvenga il più tardi possibile». Poi si era disconnesso.
Oltre che
sullo sterminato manuale online di Forge of Empires, Jim si era documentato a
fondo in biblioteca sui suoi periodi storici preferiti: il IV secolo e il tardo
impero romano; il 1300 e le migrazioni dei popoli della steppa asiatica; il
1600 e la lotta tra i grandi stati nazionali e tra l'Occidente e gli Ottomani.
Conosceva alla perfezione il
funzionamento e la struttura delle balliste, dei trabucchi e dei cannoni
d'assedio; la razione giornaliera di un soldato romano; il numero di miglia che
poteva percorrere un uomo a cavallo; la quantità di biada che consumava un
animale da tiro.
Eppure Albus lo sconfiggeva sempre, e
ad ogni sconfitta seguivano commenti e consigli non richiesti che lo rendevano
furibondo.
«Devi seguire il tuo istinto, Corvinus,
non fare affidamento solo sulle conoscenze e i piani. Fa' ciò che ti suggerisce
l'istinto, per una volta»
«Non è solo
il mio quoziente di intelligenza, Corvinus, quello ce l'hai anche tu. E'
qualcosa che io possiedo e che tu non possiedi. Ciò che fa la
differenza tra un condottiero capace
e un conquistatore»
«Vedi,
Corvinus, se tu perdessi le tue insicurezze, e non pensassi solo alla difesa,
saresti un degno avversario. Il detto: la
miglior difesa è l'attacco non è stato coniato tanto per dire».
Fino a quel
momento Jim non aveva trovato avversari capaci di superarlo in modo netto. Una
sconfitta ogni tanto era inevitabile, nessuno è immune da errori. Jim manteneva
un brillante punteggio di 2000 punti ELO: si trattava di un sistema di
valutazione in uso tra gli scacchisti, che teneva conto non solo del numero di
vittorie, ma anche del rating
dell'avversario.
Ma pur
essendo il suo e quello degli altri migliori giocatori un punteggio elevato,
nessuno riusciva ad eguagliare Albus. In occasione della sua ultima vittoria su
Corvinus alleato ad altri cinque signori della guerra era arrivato a cinquemila punti ELO. All'inizio l'obiettivo
era battere Albus regolarmente. Ma ora
l'ossessione unica della vita di Jim Black era quella di riuscire a battere
Albus almeno una volta.
Sebbene
odiasse Albus di un odio viscerale, era in qualche modo legato a lui da una
strana sorta di cameratismo. In fondo condividevano la stessa passione e lo
stesso gusto per la storia e i suoi protagonisti. Suo malgrado, gli confidava
di quando in quando le sue difficoltà con Sheila. Albus, lungi dal consolarlo o
dargli i consigli sensati di un marriage
consultant lo irrideva ferocemente.
Secondo lui,
le qualità che servivano nel gioco erano le stesse che erano richieste dalla
vita quotidiana. Anche nei rapporti con Sheila, Albus diceva, bisogna applicare
la massima della guerra: "o si domina o si è dominati". Jim gli
rispondeva che non si potevano trattare così le donne. Albus sghignazzava.
Alla fine di
Marzo Jim fu licenziato perché sorpreso per l'ennesima volta ad utilizzare i
computer dell'azienda per giocare online
anziché lavorare.
Lo tenne
nascosto a Sheila e continuò ad uscire regolarmente e a rientrare negli orari
di ufficio. In realtà, si rintanava nell'internet
point di Baker Street e stava lì otto ore a giocare. Sempre con Albus.
Sempre allo stesso gioco. E perdeva sempre.
Nascondeva
le fatture che arrivavano in una scatola sotto il divano, dicendole che le
aveva pagate. Poi cominciarono ad arrivare le ingiunzioni. La società del
telefono, quella dell'energia elettrica e quella del gas minacciarono di cessare
la somministrazione e diedero un termine per i pagamenti arretrati.
Jim nascose
pure quelle e continuò a giocare. Corvinus e Albus erano impegnati nella
conquista e nella colonizzazione delle steppe dell'Asia centrale. L'epoca era
il Milletrecento, con svariate popolazioni di stirpe mongolica la cui avanzata
avrebbe portato allo scontro con le orde islamiche da ovest.
Lui e Albus
erano due capi locali che stavano emergendo con un gioco di strategia
spregiudicata e violenta come condottieri delle due parti. Corvinus era
riuscito ad unificare gli emirati dell'Arabia e del Golfo Persico e a conquistare
con l'esercito dei suoi vassalli il territorio del Punjab.
Aveva
attraversato il Sutlej ed era avanzato a tappe forzate verso lo Yamuna, fino a
Panipat, ottanta chilometri a nord di Delhi, dove lo attendeva l'esercito
imperiale afghano, forte di centomila uomini. Lui ne aveva ventimila. La
prevedibile strategia degli afghani sarebbe stata quella di sfondare i suoi
ranghi come una gigantesca onda di marea.
La battaglia
era cominciata alle prime luci dell'alba. La carica degli afghani si era presto
infranta contro la barricata di carri e parapetti dietro la quale erano
schierati i suoi artiglieri e moschettieri.
Corvinus aveva
disposto il suo esercito nella classica formazione di Tamerlano, col
contingente principale al centro, fiancheggiato dalle due ali, e gli squadroni
volanti alle estremità. Nelle retrovie teneva pronta una vasta forza di
riserva. Dietro la fila di cannoni, i suoi soldati e i cavalli protetti da
pesanti cotte di maglia erano schierati in attesa, al sicuro.
Aveva scelto
il terreno allo scopo di restringere il fronte. Gli afghani, per attaccarlo, si
erano dovuti incuneare tra le fortificazioni di Panipat e i fossati che aveva
scavato. Quando furono a tiro fece aprire il fuoco. La sua superiorità in fatto
di armamenti era netta. A distanza ravvicinata i grandi cannoni e i moschetti
fecero il loro lavoro con devastante efficacia.
Ordinò alle
ali della cavalleria pesante di premere ai lati e alla velocissima cavalleria
leggera degli uzbechi di aggirare e attaccare alle spalle. In questo modo
impedì agli afghani di ritirarsi dalla linea di fuoco e li trasformò in una
massa di carne per le sue artiglierie.
Quando diede
l'ordine di avanzata alla fanteria, iniziò il massacro finale. Un impero era
stato conquistato con una battaglia durata solo cinque ore, una formidabile
combinazione di tattica, strategia e sangue freddo. Ora avrebbe potuto
utilizzare le feroci truppe indiane contro Albus, che stava riunendo le tribù
della steppa.
Per
eliminare ogni fonte di distrazione, giovedì Jim, ormai senza soldi, aveva
rubato quaranta dollari dalla scatola che costituiva il loro fondo spese
condominiali e aveva acquistato in un negozio di integratori per culturisti dei
pasti solubili con tutto il necessario per sopravvivere: proteine, carboidrati,
vitamine e sali minerali. Poi era andato nella farmacia all'angolo e aveva
acquistato dei pannoloni per anziani. Al supermercato aveva acquistato otto
pacchi di bottiglie d'acqua. Aveva intenzione di non muoversi dalla sedia fino
a che non avesse vinto.
Albus, come
sempre, attaccò per primo, muovendo dalle steppe dell'est alla conquista del
subcontinente indiano. Lo scontro si prospettava durissimo. Quella sarebbe
stata la resa dei conti.
Sheila non
aveva intenzione di smettere di dargli noia.
«Bill Kosinsky
è tornato in città. Te lo ricordi, era avanti a noi di un anno alla Johnson High School. Ha fatto una
strepitosa carriera come venditore della Tupperware. E' diventato nientemeno
che capo-settore per l'Oregon occidentale. Ha sotto di sé trecento venditori, guadagna ventimila dollari al mese, ha una Studebaker
con targa personalizzata e frigobar. Mi ha fatto vedere l'orologio: è un
Breitling d'oro che peserà duecento grammi: vale quindicimila dollari»
Jim emise un
grugnito inarticolato. Era alle prese con la connessione usb del joystick che
gli stava dando delle grane da due giorni a quella parte.
«Mi ha
invitato all'incontro di wrestling
dell'anno, qui in città, tra Joe la Pantera assassina e Mocho, il pit-bull
della morte. E sai una cosa? Ho intenzione di andarci per mettere il culo
almeno una volta sul sedile di un'auto di lusso».
Era andata
avanti su questo registro per tutto Giovedì. Per sua fortuna Jim era nel pieno
dei preparativi militari e stava conducendo una schermaglia di prova nella
piana dell'Amu Darya contro le truppe locali alleate di Albus, altrimenti
avrebbe cominciato a pianificare la sua eliminazione fisica. Nei rari momenti
in cui si toglieva le cuffie e gli occhiali pensava di stare per impazzire.
Certamente una parte della colpa delle sue disfatte era dovuta all'incessante
chiacchierìccio di Sheila, che gli impediva di concentrarsi a dovere su Albus.
«Lo sapevi
che Bill è stato il mio primo fidanzatino al liceo? Abbiamo pomiciato sotto il
ponte della superstrada la sera del ballo studentesco. Avrei potuto andare con
lui anziché con uno sfigato come te. Tutti ti chiamavano chip Jim, credevamo che dovessi andare a Stanford, ed eccoti invece
qui, come un fallito».
«Quando ti
decidi a pagare la tua parte intera di spese di questo alloggio? Sono stufa di
finanziare i tuoi acquisti hardware».
Jim non
replicava. Lui e Albus erano a capo di armate di trecentomila uomini e controllavano dei continenti.
E Jim non aveva mai potuto sopportare il wrestling,
che nella sua scala dell'american trash
veniva appena dopo l'Oprah Winfrey Show,
Sex and the City e le teleprediche del pastore Robertson.
Una carriera
alla Tupperware, duro lavoro diciotto ore al giorno per quindici anni. Non
pensare ad altro che al fatturato mensile delle vendite dei contenitori di
plastica per alimenti.
Una vita
invidiabile, davvero. Rabbrividì. Aveva finito di riparare il joystick. Si
rimise cuffie e occhiali per far sparire la vista e le chiacchiere di Sheila.
Il giovedì
dopo Albus, dopo giorni di incessanti combattimenti, aveva riportato la
vittoria. Jim aveva scaraventato a terra cuffie ed occhiali. Si era scollegato
e aveva passato il resto della giornata, il fine di quella settimana e quella
successiva in coma etilico, a bere sempre più birra e a deprimersi. Quando
riaccese il computer, era domenica 15 maggio, e aveva una mail nella sua posta elettronica. Era di Albus.
<mittente>
albus@nowhere.com
<destinatario>
jblack@aol.com
<soggetto>
meeting
e'
ora che ci incontriamo.
domenica
quindici maggio, alle nove di sera, verrò a trovarti.
Erano le sei
di pomeriggio. La casa era un porcile. Ma, cosa più grave, sloggiare Sheila era
fuori questione, e lui temeva che lei gli facesse fare brutta figura o
addirittura facesse commenti offensivi.
«Stasera
incontrerò il mio corrispondente» le disse
«Bell'incontro
di sfigati» rispose lei, incattivita. Aveva inveito contro Jim per tutta la
settimana.
«Potresti
fare uno sforzo per mostrarti carina» disse lui preoccupato di non fare buona
impressione su Albus.
«Se viene
qui lo mando affanculo, te lo dico subito. Andate in un pub a sbronzarvi come gli sfigati che siete. Questa è la serata di Mina e il sexy Mister Shade. E' la
trentesima puntata, dove Mina concede finalmente uno spogliarello al bellissimo
milionario Mr. Shade. Non me la voglio perdere per due scemi come voi» rispose
Sheila dal bagno. Aveva finito la manicure e si stava facendo un bidet. Terminò
dedicandogli uno sciacquone.
Così non
andava bene. Proprio no. Si collegò in chat.
<corvinus > stasera
è la serata soap di sheila.
vieni
lunedì, deve andare a denver per un convegno.
partirà
alla mattina presto e dormirà lì. nessuno ci disturberà
<albus > verrò
stasera. non ti preoccupare. mi comporterò bene
<corvinus > non
è di te che mi preoccupo. è di sheila
<albus > verrò
stasera. sono in grado di gestire sheila.
E Albus tolse
la comunicazione.
Durante
tutto il pomeriggio Sheila era stata particolarmente esasperante e bisbetica, e
Jim era diventato sempre più preoccupato.
Le nove
erano passate da dieci minuti. Nessuno era arrivato. Forse che Albus aveva
rinunciato a fargli visita? Jim si sentì sollevato, ma una parte di lui era
delusa.
Proprio in
quel momento Sheila stava dicendogli per l'ennesima volta che il clic-clic dei suoi tasti e il boing-boing degli effetti sonori la
stavano facendo uscire scema. Iniziarono a bisticciare.
Stavano
ancora bisticciando quando lui le disse: «Non hai sentito suonare?»
«Brutto
scemo hai le allucinazioni»
«Forse è il
mio amico. Dopotutto è venuto».
«A proposito
dei tuoi amici» lo informò lei, «Ha telefonato quell'altro, Clik Rasmussen, per quella faccenda di
identificare l'origine dei messaggi del tuo corrispondente. Se lo vuoi sapere
era bello incazzato. Mi ha detto di riferirti che i messaggi di questo Albus
provenivano dal tuo computer. E' convinto che tu l'abbia portato
per culo. A che gioco giochi?».
A quel punto
Jim si alzò così bruscamente che la sedia cadde a terra mandando all'aria il
tavolino con il pop-corn. Sheila aggrottò la fronte.
Le luci
lampeggianti colorate della polizia penetravano dalle finestre sulla strada e
si proiettavano sulle pareti. Il tenente Morrison si affacciò alla porta della
stanza dove Fisher stava interrogando l'uomo.
«Hanno
chiuso la donna nella body bag. E'
arrivata l'ambulanza dell'obitorio. Hai finito?»
Fisher
guardò l'uomo. «Sì, mi sembra che tutto sia chiaro. Lui aveva ancora in mano il
coltello da cucina con cui lei è stata fatta a pezzi. C'è solo un dettaglio che
non mi quadra».
Tornò a
consultare il taccuino. «Questo è il domicilio di Sheila Morley e di Jim Black».
Guardò l'uomo. «Lei, come ha detto di chiamarsi?»
«Albus»
disse l'uomo seduto sulla sedia di Jim Black.